sabato 30 aprile 2011

MARONI: "SE FOSSIMO NOI DA SOLI A GOVERNARE SAREBBE PIU' FACILE"

"Se fossimo noi da soli a governare sarebbe più facile, ma ci proviamo sempre perché siamo convinti che l’esempio del buon operato che tutti i nostri amministratori danno fa capire ai cittadini, anche quelli che non ci votano, che siamo l’unico punto di riferimento vero per i cittadini, per i nostri comuni nella lotta verso un sistema più giusto, più equo dal punto di vista fiscale, più sicuro dal punto del controllo del territorio”

E Bersani disse: 'Futuro nucleare'


Novembre 2007: l'allora responsabile dello Sviluppo Economico incontra il ministro dell'energia Usa. E gli assicura: «Il programma atomico in Italia è solo sospeso, non chiuso». E al termine firma un accordo che «può cambiare l'atteggiamento degli italiani verso le centrali»

E' un file che non farà piacere a Pier Luigi Bersani quello che Wikileaks e 'L'espresso' svelano oggi, proprio mentre il dibattito sull'energia atomica si è riacceso e il Partito democratico si è schierato contro il piano nucleare del governo.

Perché vi si rivela che quattro anni fa, quando l'attuale segretario del Pd era ministro dello Sviluppo Economico, durante il secondo governo Prodi. E' in questa veste che il 13 novembre 2007 Bersani incontra il ministro dell'energia americano Samuel Wright Bodman, uno degli uomini più fidati dell'allora presidente George W. Bush.

L'incontro ha all'ordine del giorno proprio il futuro dell'energia nucleare in Italia e - rivela l'ambasciatore Richard Spogli presente all'incontro - la prima preoccupazione del ministro italiano è tranquillizzare gli Usa sul fatto che «il referendum del 1987 ha soltanto sospeso e non chiuso i piani nucleari dell'Italia». Quindi «Italy is not out of nuclear power generation», «l'Italia non è fuori dalla produzione di energia atomica», come ha detto Bersani secondo quanto riferisce Spogli.

Una dichiarazione che è musica per le orecchie di Bodman, che spiega a Bersani come «la domanda globale di elettricità crescerà del 50 per cento nei prossimi vent'anni e il nucleare avrà un ruolo importante nel rispondere a questa crescente domanda»: uno statement che Bersani non contesta in alcun modo.

Anzi: al termine del faccia a faccia, Bersani e Bodman firmano il Global Nuclear Energy Partnership, il trattato bilaterale Italia Usa per lo scambio di informazioni sulla ricerca atomica civile: un accordo che, sono ancora parole di Bersani riferite dall'ambasciatore, «può giocare un ruolo importante nel modificare l'atteggiamento italiano nei confronti dell'energia nucleare».

LIBIA: LE SEI 'CONDIZIONI' DI BOSSI AL PREMIER PER IL SOSTEGNO


(AGI) - Roma, 30 apr. - La Lega di Bossi precisa i punti o meglio le condizioni "imprescindibili" al sostegno al governo sulla missioneLibia in vista del dibattito parlamentare di martedi' prossimo alla Camera. Come annunciato li elenca sulle colonne de la ' la Padania' nel testo integrale della mozione che il Carroccio intende presentare:

LA MOZIONE

- intraprendere immediatamente una decisa e forte azione politica sul piano internazionale finalizzata ad una soluzione per via diplomatica della crisi libica che ristabilisca condizioni di stabilita', pace e rispetto dei diritti umani ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti;

- escludere per il futuro qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico;

- a fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, di cui in premessa, che comunque debbono attuarsi nel totale rispetto dell'art. 11 della Costituzione ed esclusivamente come strumento di difesa ad azioni ostili, reali, concrete ed attuali rivolte contro i nostri velivoli ovvero contro la popolazione civile ed in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile stessa e per i nostri operatori;

- non determinare aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione in oggetto, operando nell'ambito degli stanziamenti ordinari per la difesa;

- intraprendere ogni iniziativa finalizzata al superamento delle criticita' conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue di cui in premessa;

- dare piena attuazione alla Risoluzione n. 600071 di cui in premessa promuovendo il reale concorso di tutti i Paesi alleati rispetto alle ondate migratorie in essere, all'asilo dei profughi e al contrasto dell'immigrazione irregolare .

MILANO: La Lega Nord cala il poker: "Vogliamo quattro assessori"

Toto-Giunta, Iezzi svela le carte del Carroccio. Il Pdl punta sugli altri otto posti. Resta il nodo vicesindaco

Umberto Bossi, 69 anni (Filippo Venezia/Ansa)
Umberto Bossi, 69 anni (Filippo Venezia/Ansa)

Milano, 30 aprile 2011 - La Lega Nord cala il poker sul tavolo del toto-Giunta. «Vogliamo quattro assessorati», annuncia a chiare lettere il segretario provinciale dei lumbard Igor Iezzi. Quattro su dodici assessori, un terzo della prossima Giunta Moratti. Elettori delle Comunali permettendo, naturalmente. Il ragionamento di Iezzi è semplice: «Nelle trattative con il Popolo della Libertà abbiamo ottenuto tre candidati presidenti nei nove Consigli di Zona». Tre su nove. Un terzo. «Puntiamo allo stesso rapporto di forza in Giunta». Quattro assessori targati Carroccio. Iezzi non fa nomi. Ma in pole position per l’ingresso nell’esecutivo di Palazzo Marino ci sono il capogruppo in Comune Matteo Salvini, l’assessore Alessandro Morelli, lo stesso Iezzi e il presidente della Zona 2, ora candidato alle Comunali, Luca Lepore. Le alternative sono Piermario Sarina e Marco Giachetti.

I lumbard, nel poker di assessori, puntano a conquistare la poltrona di vicesindaco. È questo il nodo politico più importante del toto-Giunta in versione centrodestra. Sì, perché il Pdl, in particolare la componente degli ex An capeggiata dal ministro Ignazio La Russa, scommette sulla riconferma di Riccardo De Corato come numero due di Palazzo Marino. La battaglia tra Pdl e Lega entrerà nel vivo dopo il 16 maggio o dopo il ballottaggio del 29 e 30 maggio, in caso di vittoria di Letizia Moratti. Intanto, nelle file pidielline, già si pensa agli altri otto posti (o nove, se le richieste della Lega saranno ridimensionate) a disposizione in Giunta. Non sarà facile accontentare tutte le correnti del Pdl, soprattutto dopo il taglio da 16 a 12 assessori previsto a partire dal prossimo mandato. Per far quadrare gli equilibri molto dipenderà dal modo in cui saranno accorpate le deleghe.

I ciellini mirano a riportare in Giunta due assessori uscenti: Carlo Masseroli (Sviluppo del territorio), candidato alle Comunali, e Giacomo Beretta (Bilancio), che invece non corre alle elezioni. L’area capeggiata dal coordinatore lombardo pidiellino Mario Mantovani vuole far tornare in Giunta, dopo il «salto» del mandato in corso, Giulio Gallera, attuale capogruppo pidiellino a Palazzo Marino e numero tre nella lista per le Comunali. Ha delle carte da giocare anche un altro «mantovaniano», Fabrizio De Pasquale. Per lui, nel caso non entrasse in Giunta, sembra già prenotato il posto da capogruppo del Pdl in Consiglio comunale. Gli ex An, oltre a De Corato, tenteranno di strappare un altro assessore. Il nome? Fino a pochi giorni fa il favorito sembrava il consigliere Marco Osnato, fedelissimo di Ignazio La Russa, ma l’inchiesta sugli appalti Aler che vede Osnato indagato potrebbe mutare lo scenario. Le alternative? L’assessore uscente Maurizio Cadeo (la sua nomina come vicepresidente di Amsa è stata stoppata da un parere legale, così come quella da presidente di un altro assessore, Bruno Simini) o l’ex assessore Giovanni Bozzetti. In pole position per il ritorno in Giunta due assessori «morattiani», Giovanni Terzi (Attività produttive) e Mariolina Moioli (Politiche sociali), entrambi candidati nella lista civica Milano al centro. Ma molto dipenderà dal risultato della lista. Possibile che uno dei due debba rinunciare alla poltrona nell’esecutivo Palazzo Marino. Per la Moioli già si parla del ruolo di capo di gabinetto del sindaco.

Alla cultura, al posto di Massimiliano Finazzer Flory, la Moratti potrebbe puntare su un altro intellettuale non iscritto ai partiti. Tramontata, o quasi, l’ipotesi dell’editrice Federica Olivares, rispunta il nome del docente di Estetica Stefano Zecchi. Nel borsino degli assessori, infine, freccia in su per Alan Rizzi (Sport), mentre a Stefano Pillitteri (Servizi civici) i boatos Pdl assegnano la presidenza del Consiglio comunale.

di Massimiliano Mingoia

venerdì 29 aprile 2011

Bossi: «Su Libia c'è mozione della Lega»

Il Senatur rilancia sulla crisi libica. Berlusconi replica: «La coalizione di centrodestra non corre rischi»

Umberto Bossi (Ansa)
Umberto Bossi (Ansa)
MILANO -Bossi da Milano avverte che sulla Libia la Lega ha pronta una mozione tutta sua. Da Gubbio Berlusconi replica che le differenti posizioni di Pdl e Lega sul nostro intervento militare in Libia sono in via di soluzione. E' vero però che la minaccia della Lega di un clamoroso strappo (minaccia che aveva portato il premier Silvio Berlusconi a un pentimento sulla sua scelta di non aver avvisato l'alleato politico dell'escalation militare in atto) all'interno della maggioranza si concretizza. La Lega infatti si differenzierà dal Pdl sulla crisi libica. «Abbiamo presentato una mozione, la potete leggere sulla Padania, in cui tra le altre cose si chiede di stabilire la data in cui si terminano le ostilità» in Libia. Comincia così il nuovo comizio del leader della Lega Umberto Bossi a Milano. Che poi si lancia in una difesa a spada tratta del ministro dell'Economia Giulio Tremonti: «Senza di lui saremmo come la Grecia».

LA MOZIONE - Questi alcuni dei contenuti della mozione della Lega presentata in Parlamento: «Fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate sul territorio libico» e comunque nel «pieno rispetto dell'art. 11 della Costituzione». No ad aumenti della pressione tributaria per finanziare la missione operando invece esclusivamente nell'ambito degli stanziamenti ordinari della Difesa. Intraprendere ogni iniziativa finalizzata al superamento delle criticità derivanti dalla recente sentenza Ue sui diritti umani. Promuovere il reale concorso di tutti i paesi alleati rispetto alle ondate migratorie, all'asilo dei profughi e al contrasto dell'immigrazione irregolare.

BERLUSCONI - La replica del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, arriva quasi subito, da Gubbio, dove il capo del Governo è intervenuto telefonicamente a una manifestazione del Pdl. La maggioranza, ha spiegato Berlusconi, sta «superando» le difficoltà create dagli ultimi sviluppi della guerra in Libia: la coalizione di centrodestra, insomma, «non corre rischi». Berlusconi ha ribadito che sulla questione libica «la Lega sta preparando una mozione per quanto riguarda il nostro doloroso impegno in quel paese. È un problema questo - ha aggiunto il premier - che ha creato qualche scombussolamento e qualche fibrillazione, ma che stiamo assolutamente superando. Già ci sono le loro dichiarazioni (della Lega, ndr) che non hanno assolutamente mai pensato di creare problemi alla nostra maggioranza».

«Va pian» - Ma anche Bossi, nonostante la sua confermata opposizione alla guerra libica, non sembra avere intenzione di portare alle estreme conseguenze il dissenso suo e del suo partito, almeno a giudicare dalla replica in dialetto («Và pian») a un militante del carroccio che gli urla: «Mandiamo Berlusconi a casa». Poi però precisa «Se dici una cosa, però la devi mantenere», ricordando che Berlusconi, «in Consiglio dei Ministri aveva detto "la guerra non si fa"». Poi, ha ricordato, il premier ha incontrato «il presidente francese che non è esattamente una persona tranquilla e si è messo a picchiare i pugni sul tavolo». Il leader leghista ha ribadito la sua contrarietà alla partecipazione italiana ai bombardamenti in Libia: «Noi siamo contrari alla guerra».

PARMALAT - Bossi è apparso deciso a differenziarsi dal premier non solo sui temi di politica estera. E così si è detto scettico sulle possibilità di successo dell'opa annunciata dalla francese Lactalis per acquisire la Parmalat. «Noi avevamo fatto una legge per impedire che ci portassero via la imprese strategiche - ha detto dal palco della festa dei giovani padani - secondo me non riescono a prenderla».

MORATTI - Il «Senatur» ritorna su tutti i suoi tradizionali cavalli di battaglia a cominciare dal federalismo e dallo «spostamento di alcuni ministeri da Roma». Bossi sottolinea che l'introduzione del federalismo fiscale «cambierà il Paese» e aggiunge che «a giorni» arriverà la firma del presidente della Repubblica su tutti i decreti attuativi. «Secondo me la Moratti pensava di andare al mare, invece dovrà lavorare» spiega poi Bossi, rivolto al sindaco di Milano Letizia Moratti, sul palco della festa del movimento Giovani Padani che si svolge nel capoluogo lombardo. «Non ci sono scuse - ha incalzato il leader leghista, rivolto al sindaco uscente in corsa per la riconferma - se vieni rieletta avrai anche i soldi per realizzare le idee, grazie al federalismo fiscale». «E io - ha aggiunto - potrò venire in centro a Milano senza pigliare tutte le buche».

MARONI - Sulla questione libica ritorna più tardi il ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Ieri sono iniziati i bombardamenti italiani, oggi dalla Libia sono arrivati 800 profughi: bombe uguale a clandestini, come ha scritto la Padania, e si sta verificando».

Cota mangia alla mensa dell'ospedale di Novara

(ANSA) - NOVARA, 28 APR - Il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha visitato ieri l'ospedale di Novara, in particolare il Pronto soccorso, e ha pranzato in mensa.

''Volevo rendermi conto di persona - ha spiegato - della situazione. Il Dea di Novara e' il secondo del Piemonte e sono rimasto decisamente soddisfatto''. ''Ci sono problemi strutturali, ai quali l'amministrazione sta ponendo mano, ma - ha aggiunto - ho notato molta competenza e molta capacita' di medici e infermieri di rapportarsi con i pazienti''.

Libia/ Tosi (Lega): Berlusconi spieghi perché ha cambiato idea

"E` stato Berlusconi che in consiglio dei ministri, in accordo con la Lega, ha detto che non avremmo bombardato e poi in maniera unilaterale ha deciso di farlo. Ci spieghi lui perche` ha cambiato idea". Lo ha detto Flavio Tosi, sindaco di Verona, ad Agora`su Rai Tre. "Il vescovo di Tripoli - prosegue Tosi - ha detto che la gente e` in preda al panico e ci sono bombe ovunque. Le bombe intelligenti tanto intelligenti non sono, moriranno i civili e non credo che questo atteggiamento sia conforme all`interesse nazionale. Rispetto a questa vicenda il Presidente della Repubblica e` su una posizione sbagliata perche` non e` interesse dei cittadini ne` della Repubblica".

IL PESO DEI PARTITI IN ITALIA

Barometro Demopolis

È un’Italia sempre più divisa quella che emerge dal Barometro Politico di aprile dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis: con un’opinione pubblica polarizzata in due schieramenti che appaiono contrapposti non solo nelle scelte elettorali, ma anche nella visione della società, nel linguaggio, nel modo di concepire le istituzioni dello Stato.

In un panorama dai confini incerti, l’Istituto Demopolis traccia uno scenario decisamente aperto nella competizione elettorale per la guida del Paese, con le due principali coalizioni in perfetta parità al 42,5%. Nonostante un certo indebolimento registrato nelle ultime settimane, il Terzo Polo - con il suo 13% - eserciterebbe un ruolo determinante per il Senato: in base all’attuale fotografia delle intenzioni di voto, con l'odierno sistema elettorale, nessuna delle due principali coalizioni otterrebbe infatti la maggioranza dei seggi a Palazzo Madama.

Saranno le elezioni comunali di metà maggio e, in particolar modo, i risultati di Napoli, Torino e, soprattutto, di Milano (Moratti-Pisapia) a modificare i rapporti di forza e a fotografare il peso reale dell’area che fa capo a Fini e Casini. Senza dimenticare l’incognita del Movimento di Beppe Grillo sul voto locale.

Secondo i dati dell’ultima indagine dell’Istituto Demopolis sulle intenzioni di voto degli italiani, prima del black out imposto dalle elezioni amministrative, il PDL di Berlusconi otterrebbe oggi il 28%, con la Lega di Bossi in ripresa all’11,4%% e la Destra di Storace e Musumeci all’1,5%; 1,6% per i movimenti alleati del Premier (Forza del Sud, PID di Romano, Noi Sud, ecc).

Nel Centro Sinistra, il Partito Democratico di Bersani, in crescita, si posiziona al 27%, con l’IDV al 5,2% e Sinistra, Ecologia e Libertà di Vendola al 7,8%; al 2,5%, complessivamente, gli altri partiti minori. Nel terzo Polo, secondo il Barometro Politico Demopolis, l’UDC di Casini si attesta al 7%, FLI di Fini al 4,3%, l’API di Rutelli all’1, l’MpA di Lombardo allo 0,7%. Scarse variazioni per il Movimento Cinque Stelle, attestato intorno al 2%.

“Si tratta – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – di uno scenario incerto ed in decisa evoluzione, che potrebbe modificarsi significativamente dopo le Amministrative di maggio. La percezione prevalente, tra i cittadini, è quella di un Paese sospeso, di un Parlamento che – oltre i temi della giustizia – resta bloccato da un interminabile conflitto istituzionale che si trascina da mesi, determinando un crescente distacco ed una profonda sfiducia verso il sistema politico nel suo complesso. Resta consistente, intorno al 22%, il partito del “non voto”, ma soprattutto - conclude Pietro Vento - il numero di quanti, di Centro Destra o di Centro Sinistra, appaiono oggi incerti ed indecisi sulla scelta elettorale nell’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne”.

Approfondimenti e nota metodologica completa su: www.demopolis.it

BOMBA BOSSI: "Può capitare di tutto" "Non possiamo regalare tutto ai francesi"

Umberto Bossi e il "non succede, ma se succede". In questi giorni di tensioni, repliche, smentite, raddrizzamenti di tiro il Senatùr sembra divertirsi a tendere la mano a Berlusconi e tirarla indietro al momento della stretta. Una sorta di strategia della tensione riassunta in poche ore, quelle del comizio di giovedì sera a Domodossola. Dal palco, il leader della Lega assicura: "Speriamo di trovare la quadra con il premier: non voglio far cadere il governo per la Libia". Un segnale di distensione a pochi giorni dal voto in Parlamento sui bombardamenti, il prossimo 3 maggio. Poi, sibillino: "Magari cambia idea". A cambiare idea deve essere, dunque, il Cav perché "la Lega non torna indietro". In quest'ottica, per trovare "la quadra" auspicata ancora una volta da Bossi Berlusconi dovrà fare miracoli.

DOPO CENA GALEOTTO - Il guaio è che il numero uno del Carroccio, dopo il comizio e la cena, ha chiarito meglio un passaggio, inquietante per Berlusconi: se il governo dovesse proseguire sulla linea dei bombardamenti aerei sulla Libia "allora può capitare di tutto, può capitare di tutto". Insomma, non è così sicuro che martedì prossimo i leghisti si astenghino dal votare, anzi. Con tutto quello che ne consegue. "In Consiglio dei Ministri avevo votato contro la guerra. Non va bene perché costa troppo", spiega sostenendo che fino ad ora, per trattenere in Africa gli immigrati, l'Italia ha già speso 15mila miliardi delle vecchie lire. Questione di costi, dunque, e di prospettive: "Con gli aerei in Libia non vinci, alla fine ci toccherà mandare le truppe di terra. Meglio stare fuori dai pasticci".

PUNZECCHIATURE - Anche perché Bossi pare prendere gusto nel punzecchiare il presidente del Consiglio. "Forse è rimasto scombussolato da Sarkozy", ironizza a proposito del vertice romano col presidente francese, tanto criticato dai leghisti. "'Sarkozy gli è saltato addosso dicendo 'Voglio la Parmalat', 'Voglio l’Edison di Milano', voglio questo, voglio quellò, devi fare la guerra'. Gli ha messo paura". Non troppo differente, dunque, da quel "Italia colonia francese" cha ha già fatto rumore nei giorni scorsi. Il caso Parmalat non va giù a Bossi: "Noi avevamo fatto un decreto legge per salvare la Parmalat mettendo dentro le nostre banche, non possiamo perdere tutte le nostre imprese e regalarle ai francesi". Chiusura con volata da campagna elettorale: "A Milano corre Berlusconi. Se perde, perde Berlusconi". Per fare squadra, c'è tempo.

giovedì 28 aprile 2011

UE: BORGHEZIO (LNP), SE NON CONTIAMO, USCIAMO

(AGENPARL) – Roma, 28 apr – "Tutto il mondo civile - Stati Uniti in testa, ma anche vari Paesi europei - persegue e sanziona penalmente l'immigrazione clandestina e relativi racket mafiosi. Ma, sul punto, la Corte di Giustizia sanziona esclusivamente la norma italiana che prevede il reato di clandestinità, con una motivazione che non sta né in cielo né in terra. Come mai? Forse perché in Europa, come ho avuto più volte modo di affermare senza peli sulla lingua, 'l'Italia non conta un c....'. E, allora, cosa ci stiamo a fare in questa UE?". Così Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord Padania.

Immigrati: Zaia, sentenza scellerata, cancella il concetto di confine

Venezia, 28 apr. - (Adnkronos) - ''Dispiace constatarlo, ma non ci sorprende una sentenza che conferma come in questi ultimi tempi dai palazzi di Bruxelles giungano solo notizie destabilizzanti e contrarie agli interessi e alla sovranita' italiani, soprattutto se si parla di immigrazione. Il cuore di questa sentenza e' chiarissimo: cancella, in fatto e in diritto, il concetto di confine. Da oggi, chiunque sa che puo' entrare impunemente in Italia''. A sottolinearlo il Presidente del Veneto, Luca Zaia, in merito alla sentenza Ue sulla vicenda relativa alla gestione del flusso degli immigrati.

SICUREZZA: MARONI, ENTRO UN MESE IN CDM TESTO UNICO SU QUELLA URBANA

(ASCA) - Verona, 28 apr - Entro un mese il ministro dell'interno Roberto Maroni presentera' in Consiglio dei ministri ''una specie di testo unico della sicurezza urbana'', tale da comprendere le norme distribuite in provvedimenti diversi. Lo ha annunciato lo stesso Maroni ad un convegno con alcuni sindaci del Nord a Verona, per risolvere in questo modo, come ha precisato, ''la censura della Consulta''. ''Se questa e' la censura, abbiamo capito che e' necessaria una legge e questa normativa la faremo piu' in fretta possibile - ha spiegato Maroni -. Propongo ai sindaci di mandarci al Ministero i loro contributi per poter inserire nella normativa sulla sicurezza urbana tutte le criticita' ora trattate esclusivamente a colpi di ordinanza e questo potra' comprendere tutto il pacchetto sicurezza dalle norme sulla prostituzione a quelle dell'utilizzo delle mazzette di segnalazione da parte della polizia locale''.

IMMIGRATI/UE: MARONI, ITALIA VUOLE CONTINUARE CON LE ESPULSIONI

(ASCA) - Verona, 28 apr - Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il rimpatrio degli immigrati, come viene concepito dalla Corte di Giustizia europea ''trasforma le espulsioni in una semplice intimidazione ad abbandonare l'Italia entro sette giorni'', per cui ''rende assolutamente inefficace le politiche di contrasto all'immigrazione clandestina''. A margine di un convegno sulla sicurezza urbana a Verona, Maroni ha confermato che ''l'Italia vuole continuare con le espulsioni: con la Tunisia in particolare funzionano bene, sono gia' oltre 600 i tunisini rimpatriati dal 5 aprile e questo funziona anche da deterrente. I rimpatri di tunisini sono stati resi possibili dall'accordo sottoscritto con la Tunisia''.

MARONI INSISTE: "PIU' BOMBE VUOL DIRE PIU' IMMIGRATI"


I

l giorno dopo, "nessun dietrofront". Sulla Libia la Lega tiene duro e dopo le accuse di Umberto Bossi sull'edizione di mercoledì 27 aprile anche giovedì il quotidiano del Carroccio non rinuncia alle critiche: "Bombe uguale più clandestini" è il titolo di prima pagina, una posizione confermata anche dal ministro degli Interni Roberto Maroni in un'intevista a Matteo Pandini su Libero in edicola giovedì 28 aprile.

Berlusconi non ha consultato la Lega, ha scelto di bombardare la Libia da un giorno con l’altro e dà per scontato che Bossi gli dica sempre sì. Per questo il Carroccio è andato su tutte le furie. A spiegarlo è Roberto Maroni. Che parla con un pugno di giornalisti fuori da via Bellerio, al termine di un incontro col Senatur.
Ministro, ci può spiegare cosa vuole la Lega e cosa sta succedendo?
«No alla guerra, no al bombardamento. È una decisione sbagliata che avrà come conseguenza certa un’ondata di immigrati mandati da Gheddafi o che scappano dalla guerra, e come conseguenza incerta la fine del regime. Peraltro siamo sorpresi perché nell’ultimo consiglio dei ministri Berlusconi aveva tenuto proprio questa posizione».
È vero che il premier ha deciso la svolta in Libia senza avvisarvi, e che quindi l’avete appreso dalle agenzie?
«L’ho saputo dalle agenzie. Berlusconi mi ha telefonato verso le nove e mezza di lunedì 25, e poi ha chiamato Calderoli e Bossi. Quindi è veramente incomprensibile. Non riusciamo a capire il perché di una decisione così, già contrastata da Berlusconi stesso in consiglio dei ministri. Ha deciso senza consultare nessuno. Inopinatamente. Noi manteniamo la nostra posizione, non cambiamo idea da un giorno con l’altro».
Eppure il ministro La Russa ha fatto capire che quelle italiane saranno bombe intelligenti...
«Le bombe per definizione non sono intelligenti, perché una bomba non è intelligente. Una bomba devasta, uccide, distrugge. L’intelligenza è risolvere le questioni senza l’uso della forza, ma per via diplomatica. Questa è una posizione intelligente. Le bombe sono un tentativo di raddrizzare una cosa storta che però possono produrre più danno che altro».
Non crede nella vittoria contro Gheddafi?
«Gheddafi ha un arsenale in grado di resistere a cinque guerre mondiali e una disponibilità di risorse straordinaria. Noi troviamo che questa soluzione non porterà a risultati, se non alle conseguenze che ho detto».
Come pensate di uscirne?
«A noi interessa capire come si esce dalla Libia, non come si risolve questa situazione interna della maggioranza. Nel programma di governo non c’era scritto: “noi bombarderemo la Libia”. Teniamo una posizione coerente con la nostra impostazione, i nostri principii e la nostra visione».
Avete programmato incontri con Berlusconi?
«Non mi risulta, sono stato con Bossi tutto il pomeriggio».
Il vostro capogruppo Reguzzoni ha detto che siete sulla linea di Napolitano...
«La posizione della Lega non è stata smentita dalle dichiarazioni del nostro capogruppo, che poi ha rettificato. Dopo le dichiarazioni di Reguzzoni alcuni quotidiani on-line titolavano “retromarcia della Lega”. Non è così, naturalmente. La linea di Bossi è stata illustrata su la Padania. Siamo contro la guerra, siamo contro le bombe. Dopodiché ci sarà un dibattito in Parlamento e lì vedremo, sentiremo, valuteremo e decideremo cosa fare».
Il governo è in pericolo?
«Il governo è in pericolo se non fa, se si limita a fare cose contrarie al sentire comune e non fa quello che deve fare. Questo è l’unico pericolo che corre il governo».
Quindi attendete il dibattito parlamentare.
«Su questa questione ho capito ci sarà un dibattito in Parlamento. Per noi sarà l’occasione di dire la nostra posizione».
Ci sarà il voto?
«Pare di sì, l’opposizione pare che lo richieda. Fino ad allora non vedo la possibilità per noi di cambiare la nostra linea che è stata dettata da Bossi».
Così non si rischia di andare incontro a una pericolosa conta?
«Se c’è il passaggio parlamentare mi sembra inevitabile».
Insomma, siete pronti ad andare contro il Pdl.
«Spero di no, che non accada. Ma non si può dire alla Lega di dire sempre sì. La Lega non può accettare qualunque cosa, anche quelle su cui la Lega è contraria. Non siamo lì solo per portare voti e schiacciare il pulsantino. Siamo partner di governo, chiediamo di essere coinvolti e condividere le decisioni. In questo caso le alternative non sono state seguite. Vediamo cosa accadrà nel prossimo consiglio dei ministri».
Non vi ammorbidirete?
«La linea è quella di Bossi, il resto sono variazioni sul tema che non influiscono sulla linea. Nel prossimo consiglio dei ministri, quando ci sarà, ne discuteremo. Se ci sarà dibattito alla Camera avremo modo di esprimere le nostre ragioni e i nostri motivi per cui diciamo di no».
La Russa ha affermato che Calderoli s’è detto contrario ai bombardamenti perché poco informato. E Berlusconi aveva assicurato che avrebbe convinto Bossi. Non vi ha dato fastidio questo atteggiamento?
«Noi non ci innervosiamo mai, abbiamo la tranquillità delle nostre convinzioni. Bisogna sempre decidere lucidamente, noi non prendiamo decisioni emotive. Abbiamo detto “no” subito con Calderoli, poi è stato ribadito da Bossi e da tutti. Vuol dire che c’è una convinzione profonda maturata nel corso di questi mesi. Abbiamo discusso dentro la Lega di quello che era successo. Da sempre abbiamo sostenuto che l’Italia avrebbe dovuto mantenere la posizione della Germania, cioè di astensione. Non dovevamo neanche dare le basi, invece ora c’è una decisione ancora più offensiva. Noi siamo contrari perché coerenti con le nostre posizioni. Poi dovevamo essere informati di che cosa? Che la bomba è intelligente?».
Da quello che sta dicendo, ministro Maroni, non si capisce il perché della svolta di Berlusconi.
«Questa è la vera domanda. Nell’ultimo consiglio dei ministri aveva frenato La Russa che aveva proposto questa cosa. Berlusconi disse: “non se ne parla”. Poi salta fuori che è lui a proporla. Non so, glielo chiederà Bossi...».
Ripetiamo: siete davvero pronti allo scontro col Pdl?
«Pure nel Pdl ci sono voci diverse, non è granitico. Ho sentito molte voci contrarie. D’altronde è una decisione di governo, non politica del Pdl. È una decisione del presidente del consiglio e non siamo d’accordo. Non è la prima volta che accade, anche su altre proposte poi assunte a maggioranza dal governo».
Su la Padania, col titolo “Berlusconi si inginocchia ai francesi”, ci siete andati pesanti.
«Noi siamo gente genuina, per noi o è bianco o è nero. Non siamo troppo diplomatici. Siamo gente seria e responsabile».


di Matteo Pandini

Ecco l'ultimo schiaffo della Ue: la clandestinità non è un reato

La Corte di giustizia Ue infatti ha bocciato la norma italiana che prevede il reato di clandestinità e l’arresto per gli immigrati irregolari. La norma, secondo quanto è stato deciso, è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri dei clandestini

Sei un immigrato irregolare? Nessuno ti può arrestare. La clandestinità non può essere un reato. è questo l'ultimo schiaffo dell'Europa. La Corte di giustizia Ue infatti ha bocciato la norma italiana che prevede il reato di clandestinità e l’arresto per gli immigrati irregolari. La norma, secondo quanto è stato deciso, è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri dei clandestini. "La direttiva sul rimpatrio dei migranti irregolari osta ad una normativa nazionale che punisce con la reclusione il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non si sia conformato ad un ordine di lasciare il territorio nazionale", riferisce la Corte Ue in un comunicato. "Una sanzione penale quale quella prevista dalla legislazione italiana può compromettere la realizzazione dell`obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali", si aggiunge. Il giudice nazionale, incaricato di applicare le disposizioni del diritto dell`Unione e di assicurarne la piena efficacia, secondo i giudici europei, "dovrà quindi disapplicare ogni disposizione nazionale contraria al risultato della direttiva (segnatamente, la disposizione che prevede la pena della reclusione da uno a quattro anni) e tenere conto del principio dell'applicazione retroattiva della pena più mite, il quale fa parte delle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri".

Su Radio Padania la rabbia della base leghista contro il premier: "Il nano ci prende per i fondelli"

Le camicie verdi non perdonano il premier: "Il nano cala le braghe. Fuori dal governo", intimano i leghisti duri e puri sul forum di Radio Padania, sfogatoio mediatico del Carroccio.

Il caso Lactalis e la querelle sulla Libia sono gli ultimi intoppi di un percorso sempre piu' accidentato. "Siamo succubi di Sarko'", tuonano ora i militanti della Lega. Il refrain e' all'insegna di un nazionalismo in salsa padana. "Per i nostri produttori di latte e' la mazzata finale", si lamenta Teiko. E Valdo e' ancora piu' esplicito: "Il nano ci prende per i fondelli dicendo che 'non si tratta di un'Opa ostile" e che sia 'singolare che sia stata lanciata proprio oggi'. Come dire: 'poffarbacco oggi piove'. La verita' e' che il nano sventola l'italianita' solo quando occorre salvaguardare la sua ghenga di affaristi e sta diventando sempre piu' impresentabile dentro e fuori confini".

Ma e' la decisione di intervenire in Libia, la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza leghista. Cosi' l'utente che si firma Insubriano, prende a prestito le parole di Umberto Bossi per rivolgerle contro il presidente del consiglio: "Berlusconi non ci rappresenta piu': foera di ball!", grida. "Cosi' come non ci rappresentano quanti hanno deciso l'intervento armato in Libia contro i nostri interessi visto che a causa di questa guerra ci riempiranno di profughi".

L'argomento raccoglie consensi entusiastici. Artemisia propone una variante sul tema 'foera di...': "Berlusconi- dice- e' un politico inesistente, un venditore di tappeti taroccati, un alleato pericoloso ed inutile... Foeura da i pee oppure siamo noi i foeura di coo...".

Sul governo Berlusconi, la Lega la pensa come l'androide Roy nel film Blade Runner: "E' tempo di morire". I leghisti ne sono cosi' convinti che dal 5 aprile animano una discussione del forum intitolata "fuori dal governo". E' partito anche un sondaggio interno: "Proviamo a contarci: quanti utenti del forum sono per mollare il nanerottolo?". Cinquanta interventi per dire sostanzialmente una sola cosa: "Il nano si arrangi, siamo stufi degli inviti che fa agli invasori". Di piu': il dibattito e' a tal punto avanzato che vengono passate al setaccio anche ipotesi alternative al governo attuale.

Il limite invalicabile e' la permanenza di Maroni al Viminale: senza di lui i profughi e i clandestini aumenterebbero. "Far cadere questo governo non vuol dire per forza non far parte o non sostenere il successivo", argomenta ancora Artemisia. "Non e' nemmeno detto che non possa essere un nuovo governo di centro-destra, posto che questo sia per noi irrinunciabile". In ogni caso i leghisti non arrivano al punto di affidarsi alla sinistra. Ma con il Pdl non si puo' continuare cosi'. "I nostri alleati- spiegano sul forum di Radio Padania- danno per scontata la nostra adesione, e questo e' il guaio maggiore: liquidare sempre la situazione in modo facile ed equivoco significa infischiarsi delle nostre aspettative... Occorre dare un segno".