martedì 11 febbraio 2014

Sull’Ue Bossi aveva capito tutto. Nel 1998!

Nel 1998 presidente del Consiglio era Romano Prodi, reduce dalla vittoria alle politiche del 1996, ma lo sarebbe stato ancora per poco: il 21 ottobre il suo governo sarebbe caduto, aprendo la strada ad un nuovo esecutivo guidato da Massimo D’Alema. La Lega Nord era all’opposizione, ma non allineata al centro-destra: nel ’96 si è presentata alle elezioni da sola, dopo aver sfiduciato Berlusconi due anni prima. Per il Carroccio erano gli anni della dichiarazione d’indipendenza della Padania, il parlamento del nord di Mantova, gli scontri con le Forze dell’Ordine in via Bellerio, le perquisizioni nelle case dei militanti, i cortei di resistenza fiscale, la “guerra” con il pm di Verona Guido Papalia e il “No” alla Bicamerale. L’euro non esisteva ancora, avrebbe debuttato nei mercati finanziari un anno dopo, nel 1999, e sarebbe circolato nei 12 Paesi Ue che per primi l’hanno adottato (tra cui l’Italia, ammessa proprio nel maggio 1998) a partire dal 1 gennaio 2002. In questo contesto si è svolto il Congresso Straordinario Federale della Lega convocato nei giorni 27-28-29 marzo 1998 presso il PalaTrussardi di Milano. Umberto Bossi, leader del partito allora come oggi, ha parlato sia sabato 28 sia domenica 29. I testi dei discorsi sono disponibili integralmente sul sito on line della Lega. Stupisce rileggere oggi, a 13 anni di distanza, alcune frasi pronunciate da Bossi in quel sabato 28 marzo 1998. Ha parlato della situazione politica di quei giorni, della Bicamerale, ma anche di Unione Europea. Vale la pena riportare due tra le frasi più lungimiranti ‎”L’idea nata nel dopo-guerra per scongiurare altre guerre tra Stati Europei sta ora partorendo un mostro che non genererà né democrazia, né stabilità, né vantaggi economici per tutti. Non può generare democrazia perché il suo parlamento non legifera: è l’Europa dei grandi capitalisti. Il popolo, gli artigiani, gli imprenditori, i cittadini non ci sono oggi né tantomeno ci saranno domani, perché non potrà mai nascere un’Europa politica”. (…) “Comunque la si veda, resta il fatto inconfutabile che l’Europa è solo una difesa del mercato europeo, un protezionismo quindi, che come tutti i protezionismi favorisce le grandissime imprese, i grandi affaristi, che hanno come interlocutore lo Stato nazionale. Sono gli stessi poteri che adesso vivono grazie ai soldi dello Stato di cui sono i padroni e che fanno l’Europa monetaria per essere ancora più padroni dello Stato nazionale. Le leggi finanziarie degli Stati si ridurranno ad un semplice fax inviato da Bruxelles, dal Consiglio d’Europa, terminale europeo delle cento grandi famiglie europee. Con l’ingresso in Europa, l’Italia non avrà più a sua disposizione la leva monetaria, cioè se gli mancano i quattrini non potrà più stampare altri titoli di stato, per favorire l’economia non potrà più svalutare la moneta, perché gli resterà solo la leva fiscale e i quattrini dovrà toglierli maledettamente e subito dalle tasche dei cittadini, evidentemente aumentando la pressione fiscale”. Non si può dire che non ci abbia azzeccato! 
di Riccardo Ghezzi