mercoledì 27 aprile 2011

''Berlusconi si inginocchia a Parigi''. L'ira di Bossi dopo il vertice Italia-Francia

Roma, 27 apr. (Adnkronos) - 'Berlusconi si inginocchia a Parigi' e' l'inequivocabile titolo della Padania che ospita un colloquio, anticipato ieri in serata alle agenzie, con il leader leghista Umberto Bossi. "'Siamo diventati una colonia francese'. E' la sintesi efficace fino alla brutalita' che Bossi escogita -si legge sul quotidiano del Carroccio- per suggellare una giornata che ha visto il governo italiano, nella figura di Berlusconi, del tutto supino di fronte alle richieste del presidente francese". "Berlusconi -dice Bossi alla Padania- pensava che dicendo si' a tutto potesse acquisire nuovo peso internazionale, ma e' il contrario. Non e' bombardando poveracci in Libia che si conta di piu'. Sei forte solo quando sai dire anche dei no". E ora, osserva il Senatur, "dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempira' di clandestini". Il premier ha cosi' "travolto anche l'ottimo lavoro in senso contrario", rispetto alle decisioni prese ieri dagli immigrati a Parmalat, che stanno facendo "Roberto Maroni e Giulio Tremonti: ha fatto far loro la figura dei cioccolatai". E lo stesso ministro dell'Economia in una telefonata con il direttore della Padania, Leonardo Boriani, avrebbe quantificato che la 'sarkozata' e' gia' costata 700 milioni di euro all'Italia: Tremonti, "fedele innanzitutto al proprio ruolo istituzionale di guardiano dei conti pubblici, non poteva che rimarcare -si legge sul quotidiano leghista- il costo che tutta la 'sarkozata', ossia l'attacco alla Libia e il conseguente deflagrare del problema sbarchi, ha gia' fatto sopportare alle casse dello Stato italiano: 700 milioni di euro".

Libia, Tosi: la maggioranza non si spaccherà

''La maggioranza non si spacchera'. Ma nella gestione della crisi libica e nei rapporti con la Francia e' mancata la leadrship del Premier''. E' quanto afferma in una intervista a 'Il Giornale' il sindaco di Verona, Flavio Tosi, spiegando la linea antimilitarista del Carroccio. Secondo Tosi ''si sta andando ben oltre cio' che abbiamo votato. Nessuno aveva mai parlato di armare i bombardieri. E' una novita' sottolinea - non soltanto non approvata, ma anche poco sensata''. ''Il problema - evidenzia - e' che era sbagliato in partenza l'intervento internazionale. La Libia era la realta' piu' stabile del Nord Africa, dove il benessere era piu' diffuso, tant'e' che non esisteva immigrazione libica verso le nostre coste. L'Italia oltretutto era il primo partner commerciale''. Secondo Tosi, inoltre, ''l'intervento e' insensato sia dal punto di vista strategico sia umanitario. Se il metro e': interveniamo ovunque vengano offesi i diritti umani, allora dovremmo fare la guerra a decine di Paesi, la Cina in primis''.

Libia, Camporini: su aerei italiani sistemi per bombardamenti di precisione

Le operazioni militari ''o si fanno o non si fanno. O e' bianco o e' nero, il grigio e' inaccettabile in questo genere di cose''. Lo sottolinea l'ex capo di stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, in un'intervista al quotidiano 'Il Messaggero', commentando la decisione del governo di dare il via ai raid di bombardamento in Libia. A giudizio di Camporini ''l'essere ne' carne ne' pesce e' imbarazzante. Si e' lo stesso corresponsabili ma non si incassano i dividendi. E poi in una stessa coalizione bisogna parlare la medesima lingua''. ''Regole d'ingaggio diverse possono creare problemi e nelle operazioni militari puo' essere pericoloso. Sui Tornado, sugli Amx e sugli Harrier -spiega- sono montati sistemi di precisione in grado di colpire un obiettivo da distanze di 8-9 miglia con un margine di errore di due metri.''. ''La fine del regime di Gheddafi -conclude Camporini- non sara' dopodomani. La coalizione dovra' pero' rimanere salda e non dare segni di cedimento. Anche Milosevic aspettava lo sfaldamento degli alleati. Si arrese solo dopo essersi reso conto che non aveva altre vie d'uscita''.

Nucleare, Romani: no contraddizioni, tempo per nodo sicurezza finché non si risolve quello discorso non si riapre

"Non esistono contraddizioni con l'azione di governo" perche' "ora la priorita' e' il discorso sulla sicurezza". Lo dice il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, al Corriere della Sera a proposito dell'ammissione del premier Silvio Berlusconi sul fatto che lo stop al nucleare sarebbe solo un modo per evitare il referendum. Il ministro precisa che lo stop e' dovuto alla preoccupazione di garantire la massima sicurezza alle centrali mentre "il referendum non pone garanzie sul nucleare: produrebbe un 'no' e basta". Quindi, prosegue, "la realta' ormai e' questa: abbiamo rinunciato a costruire le centrali nucleari e per il futuro prossimo abbiamo intenzione di sviluppare le energie rinnovabili per colmare il piu' possibile il nostro gap energetico". Discorso chiuso dunque sul nucleare? "Dovremo giungere a stabilire parametri di sicurezza validi a livello mondiale. Solo allora potremo riaprire il discorso", conclude Romani.

Nucleare, Rutelli: ora Cassazione dovra' dare via libera a quesito

"Con le sue avventate affermazioni Berlusconi non solo ha rimesso in pista il referendum nucleare ma anche il quorum per gli altri quesiti". Lo dice Francesco Rutelli in un'intervista al Messaggero. "Sul nucleare -osserva il leader di Api- ci ha dato una formidabile mano a vincere". "Ha fatto una incredibile frittata a causa della sua voglia di dire tutto e il contrario di tutto", incalza Rutelli. E a questo punto la Cassazione dovra' dare via libera al quesito referendario: il premier ha detto esplicitamente che lo stop del governo e' in realta' "una moratoria, una sospensione del referendum piu' che un accoglimento delle istanze referendarie. E questo vuol dire una cosa sola: la certezza che la Cassazione manterra' il referendum visto che solo l'abrogazione completa delle norme oggetto dei quesiti annulla la consultazione popolare".

Riforme, Fassina: piano inadeguato, subito sgravi da redditi più deboli

Il piano per le riforme, presentato dal governo Berlusconi, ''e' inadeguato''; servono subito sgravi per i redditi piu' deboli. Il responsabile economico del Partito democratico, in una intervista al Corriere della sera, spiega che nel provvedimento economico dell'esecutivo ''ci sono cose anche utili ma e' come dare l'aspirina a un malato di polmonite''. Fassina spiega quindi cosa avrebbe fatto il Partito democratico: ''da subito avremmo posto come simbolo irrinunciabile l'abbattimento del debito pubblico senza abbandonare la crescita. L'Ocse ha calcolato che a regime le liberalizzazioni sull'economia, gran parte quelle avviate dai decreti Bersani, possono generare ben 11 punti di pil. Se il governo, anziche' fare marcia indietro, avesse proseguito, la crescita del paese sarebbe aumentata''. Sul fronte fiscale Fassina sottolinea che al momento ''non ci possiamo permettere di abbassare le tasse'' quindi occorre ''spostare i pesi'', aprtendo dall'adeguamento a livello europeo delle aliquote sulle rendite finanziarie, che dovrebbero passare dall'attuale 12,5% al 20%. Il responsabile del Pd esclude l'introduzione del quoziente familiare perche' ''costoso e regressivo''. Al posto degli assegni familiari ''introdurremmo un bonus famiglia di 3.000 euro a figlio per tutti, anche ai lavoratori autonomi, con de'calage a crescere del reddito''. Infine nessuna imposta patrimoniale ma ''lotta intelligente all'evasione''.

http://www.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Edicola/Berlusconi-si-inginocchia-a-Parigi-Lira-di-Bossi-dopo-il-vertice-Italia-Francia_311948553683.html

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