lunedì 28 febbraio 2011

Maroni: su villaggio Mineo siamo pronti, aspetto una risposta dei sindaci

«Siamo di fronte a un'emergenza umanitaria senza precedenti. Ci sono 100mila persone in fuga. Bisogna capire la dimensioni di questo fenomeno per affrontare l'emergenza in modo adeguato». Lo ha detto il ministro dell'Interno,Roberto Maroni, parlando con i giornalisti, al termine di un vertice alla prefettura di Catania, durato circa tre ore, per discutere della riconversione del «Residence degli Aranci» di Mineo in «Villaggio della solidarietà» per i richiedenti asilo che giungono dal Nord Africa. Alla riunione hanno preso parte tra gli altri, il commissario straordinario per l'emergenza immigrazione, il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, il presidente della regione Raffaele Lombardo e il presidente della provincia di Catania, Giuseppe Castiglione.

Su Mineo gli enti locali hanno 24 ore per decidere
«Visti i termini legati all'emergenza umanitaria definiti nell'ordinanza firmata dal presidente del Consiglio, ho avanzato questa proposta - ha aggiunto Maroni - e chiesto ai sindaci di farmi sapere entro 24 ore: cioè la disponibilità a realizzare questo progetto oppure no». «Pur potendo decidere da solo - ha proseguito - ho voluto il confronto perchè voglio che sia una decisione condivisa nell'interesse nostro, delle autonomie locali e dai richiedenti asilo».

Il sindaco di Mineo, Castania: Villaggio di Solidarietà non ci convince
«Il ministro Maroni è stato estremamente disponibile a chiarire ogni elemento di criticità che noi sottoponevamo alla sua attenzione sul villaggio della solidarietà che dovrebbe sorgere a Mineo, ma su certe cose non siamo ancora convinti», ha commentato a caldo il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania. Per Castania «non è innanzitutto un problema di sicurezza, ma prima ancora di modello di accoglienza. La sicurezza scaturirà anche a seconda se l'accoglienza sarà efficace o meno. Se è efficace, probabilmente i problemi della sicurezza saranno marginalissimi; se non è efficace saranno esorbitanti. Non pensiamo che mettere 2mila persone insieme, in un sito relativamente isolato o relativamente vicino, possano rappresentare un modello di convivenza civile e sicura». «Nelle prossime ore ci incontreremo con i colleghi sindaci, e quindi cercheremo di dare una risposta che sia quanto più condivisa e unitaria possibile", ha concluso il sindaco.


da Il Sole 24 Ore del 28.02.2011

«Il veneto sia considerato una lingua»: proposta di legge presentata alla Camera

Il documento firmato dal deputato leghista Massimo Bitonci
«Il 17 marzo? I veneti hanno a cuore San Marco il 25 aprile»


VENEZIA - Il deputato della Lega Nord Massimo Bitonciha presentato una proposta di legge per la tutela e la valorizzazione della lingua veneta. Il progetto di legge chiede l'inserimento della lingua veneta tra le lingue riconosciute all'interno della legge n.482 del 1999, la norma che tutela e valorizza le lingue minoritarie in Italia: secondo la legge, ad oggi, lo Stato tutela e valorizza anche lingue come l'albanese o il catalano.

«La proposta di legge - ha spiegato Bitonci - poggia su un concetto assolutamente federalista e attuale, in quanto prevede la tutela e la valorizzazione non solo della lingua veneta, ma di tutte le parlate locali riconosciute a livello regionale». «I veri veneti hanno nel cuore il 25 aprile, giorno di San Marco, e loro patrono, i mille anni di Serenissima non saranno cancellati - è stata la precisazione polemica di Bitonci - con un editto romano dalla nostra memoria; ma al di là di questo, se qualcuno vuole festeggiare il 17 marzo, lo faccia ma lasci libero chi, per amore della propria gente, non ha nulla da festeggiare».

«Ma ora voglio sperare - ha concluso Bitonci - che quei politici veneti che tanto appoggiano e sostengono i festeggiamenti del 17 marzo, e che costeranno al Paese e alle imprese più di 2 miliardi di euro, facciamo altrettanto per questa proposta che vuole valorizzare e tutelare la lingua del nostro popolo veneto, come dice sempre il nostro Governatore Luca Zaia "prima i Veneti"!».

AFGHANISTAN: IL CORDOGLIO DELLA LEGA NORD

Roma, 28 feb - ''Apprendiamo con profondo dolore dell'uccisione del nostro alpino in Afghanistan, colpito in un vile attentato proprio dopo aver compiuto un'operazione di assistenza medica alla popolazione locale. Desideriamo esprimere il nostro piu' sincero cordoglio, anche a nome dei gruppi parlamentari che rappresentiamo, nei confronti della famiglia del soldato ucciso e dei suoi commilitoni e la nostra massima vicinanza ai quattro militari feriti''. Lo dichiarano in una nota congiunta Federico Bricolo e Marco Reguzzoni capigruppo della Lega Nord al Senato e alla Camera.

Prosegue la tregua degli sbarchi di immigrati a Lampedusa. Maroni, oggi, in prefettura a Catania

Palermo, 28 feb.- (Adnkronos) - Prosegue la tregua degli sbarchi di immigrati nordafricani sull'isola di Lampedusa. Anche la notte scorsa, forse a causa anche del maltempo, non sono stati registrati avvistamenti di imbarcazioni con extracomunitari pronti a raggiungere le coste siciliane. Ma secondo le previsioni meteorologiche le condizioni del mare dovrebbero migliorare gia' tra oggi e domani.
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e' giunto in prefettura a Catania per partecipare a una riunione con i sindaci dell'area etnea del Calatino sud Simeto per la presentazione del 'Villaggio della solidarieta'' di Mineo per ospitare i migranti. Alla riunione prenderanno parte il prefetto di Palermo, commissario straordinario per l'emergenza immigrati, Giuseppe Caruso, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e quello della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione.

domenica 27 febbraio 2011

MILLEPROROGHE: VACCARI (LN), FONDI ONCOLOGICI CI SONO, CARTE VANNO LETTE

(ASCA) - Roma, 26 feb - ''Nel Milleproroghe ci sono finanziamenti per il sociale e norme per i nostri allevatori.
Le carte vanno lette!''. Cosi' il senatore della Lega Nord, Gianvittore Vaccari replica agli esponenti dell'opposizione, in particolare Franceschini e Finocchiaro, secondo i quali sono stati tolti i fondi per i malati oncologici a favore delle quote latte. ''Sono stati stanziati per il sociale 120 mln di euro - spiega Vaccari - e, per le attivita' di ricerca, assistenza e cura dei malati oncologici, nonche' per la promozione di attivita' sportive, culturali e sociali, sono previsti 40 milioni di euro. Noi siamo vicini ai malati e non intendiamo strumentalizzarli, a differenza di altri''.

sabato 26 febbraio 2011

Dal Colle «no a vittimismi» Maroni: rischio 50mila arrivi

Nell'emergenza immigrazione della crisi nordafricana occorre «non cedere a vittimismi e allarmismi»: è il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Berlino in visita di stato. Napolitano ha fatto il punto sulla situazione in Maghreb con il collega Christian Wulff e il cancelliere Angela Merkel.
Sottolinea «l'esigenza di una forte solidarietà che - ricorda Napolitano - non è solo dell'Italia o della Germania, ma di tutti». Perchè, spiega il capo dello stato, «il problema non è solo dell'Italia, ma di tutta l'Unione europea». Attenzione, comunque, ai numeri ipotizzati dei flussi di immigrati in arrivo: «Non siamo in grado di fare previsioni, le stime sono premature. Ma è importante un intervento più consistente dell'agenzia Frontex dell'Ue». Insomma, Napolitano ribadisce la necessità di una reazione corale dell'Ue.
«La volontà di portare avanti una politica euromediterranea anche in tema di immigrazione e asilo ha scarseggiato. Quanto sta accadendo - ragiona il presidente della Repubblica - rappresenta una scossa talmente forte e brusca da permettere di superare esitazioni, attendismi, elusività e ambiguità del passato. L'importante - puntualizza - è che dall'Ue arrivi un forte messaggio politico di disponibilità e di impegno a cooperare per lo sviluppo dell'area del Mediterraneo e anche un forte, rinnovato impegno per una politica comune in tema di immigrazione e asilo».
Proprio «come chiesto dal documento diramato tre giorni fa alla fine della missione a Roma dei ministri degli Interni degli Stati membri dell'Ue che si affacciano sul Mediterraneo»: un incontro voluto dal responsabile del Viminale, Roberto Maroni.
Proprio ieri Maroni ha reso noto che i suoi uffici sono alla caccia di 50mila posti letto da recuperare al più presto. Dice il ministro dell'Interno: «Quando Frontex (l'agenzia europea delle frontiere. n.d.r.) dice che dalla Libia c'è il rischio che vada via un milione e mezzo di persone, io sono preoccupato. Nascondere le preoccupazioni - aggiunge il titolare dell'Interno - e lo dico con riferimento alle dichiarazioni di alcuni colleghi ministri ieri a Bruxelles, è un errore grave. Io mi preparo all'emergenza. Non è allarmismo, ma sano e concreto pragmatismo».
Le prefetture di tutta Italia stanno facendo un censimento delle strutture disponibili provincia per provincia (edifici pubblici, alberghi, ex caserme, ecc.) mentre il commissario straordinario per l'emergenza immigrazione, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, sta individuando aree dove installare dei campi attrezzati, con acqua, luce e gas. Al prefetto Caruso sono stati concessi poteri speciali che gli consentono di agire in deroga alle disposizioni vigenti in materia ambientale e paesaggistico, nonchè di requisire ed espropriare le aree da destinare agli immigrati. Un contributo importante può arrivare dalla Difesa: il ministro Ignazio La Russa ha consegnato a Maroni un elenco delle aree militari che possono essere messe a disposizioni, si parla di tre siti a Trapani, Sigonella e Lamezia Terme. Anche perché le strutture del Viminale (centri di accoglienza, centri per richiedenti asilo, centri di identificazione ed espulsione), con una capienza complessiva di circa 8mila posti, sono ormai al tutto esaurito, dopo i circa 6.300 migranti (6.200 tunisini) arrivati in questo inizio d'anno.
Negli ultimi giorni ci sono stati disordini e fughe nel Cie (centro per l'identificazione e l'espulsione) di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), in quello di Trapani e nel Cda (centro di accoglienza) di Pozzallo (Ragusa). Si attende intanto l'ok al Villaggio della solidarietà da allestire nel residence degli Aranci di Mineo (Catania), che ospitava i militari americani di Sigonella. Lunedì prossimo Maroni sarà a Catania per illustrare ai sindaci della zona il progetto, vale ma dire il Villaggio all'ospitalità dei circa 2.200 richiedenti asilo ora alloggiati nei Cara (centri per i richiedenti asilo) che, a loro volta, accoglieranno i clandestini arrivati.

da il Sole 24 ore del 26.02.2011

LEGA: ERGASTOLO PER GLI SCAFISTI

Roma, 25 feb. (TMNews) - Ergastolo per gli scafisti. Lo ha proposto Claudio D'Amico, deputato della Lega Nord e membro della delegazione parlamentare dell'Osce. "Di fronte all'inefficienza dell'Ue ed all'ottusità dei paesi scandinavi nel sottovalutare il problema, per cercare di fronteggiare la possibile partenza di centinaia di migliaia di persone che dal nord Africa si dirigono verso le nostre coste sono necessarie - ha detto - misure forti ed urgenti. Una di queste è sicuramente il prevedere pene severissime per chi si macchia dei reati connessi all'immigrazione clandestina in quanto la previsione di una pena esemplare è uno, anche se da solo non basta, dei metodi migliori di prevenzione dei reati".

"Ho presentato, insieme ad altri 15 deputati, una proposta di legge che prevede l'aumento delle pene per chi si occupa dell'organizzazione e del trasporto di clandestini", ha spiegato D'Amico che ha aggiunto: "La nostra proposta prevede che si passi, nella fattispecie più lieve, dalla pena da uno a 5 anni a quella da 5 a 10 anni, mentre nel caso di presenza di un'aggravante si passa da una pena da 5 a 15 anni ad una pena da 10 a 20 anni per arrivare, nei casi più gravi, in presenza di almeno due aggravanti, alla pena dell'ergastolo. Tra le aggravanti - ha spiegato D'Amico - è stata anche introdotta la nuova fattispecie del traffico di minori non accompagnati, questo a tutela dei tanti piccoli che spesso vengono poi introdotti nei circuiti dello sfruttamento sessuale".

"Le informazioni in nostro possesso - ha ribadito il deputato leghista - ci dicono che il viaggio in barca dal nord Africa al nostro paese viene fatto pagare dagli scafisti circa 1500 euro. Una semplice moltiplicazione ci dice che se venissero portate 300.000 persone l'incasso per i criminali scafisti e le loro organizzazioni sarebbe di 450 milioni di euro. Di fronte all'appetibilità di queste cifre ed al fatto che in gioco ci sono delle vite umane - conclude D'Amico- è necessario mettere sul piatto della bilancia qualcosa di molto pesante, anche l'ipotesi più pesante di tutte: l'ergastolo".

GIANFRANCO MIGLIO: Perché servono tre macroregioni

Anno 1990. (ovviamente) percorrendo i tempi, l’ormai 72enne Gianfranco Miglio, stimato professore noto per la sua dottrina “decisionista”, sorprende tutti dando alle stampe per i tipi di Laterza un memorabile testo, Una Costituzione per i prossimi trent’anni, lunga intervista “sulla Terza repubblica” (quale lungimiranza: Tangentopoli era ancora di là a venire!) a cura di Marcello Staglieno. Col consueto rigore istituzionale, politologico e anche storico, Miglio delineava un radicale e organico progetto di riforme istituzionali, “lanciando” per la prima volta un’idea destinata a fare storia e che sarà ora ripresa dalla Lega Nord al prossimo Parlamento di Vicenza e inserita nel programma elettorale in vista delle prossime elezioni politiche: quella delle tre grandi macroregioni nelle quali suddividere l’imperfetta unità d’Italia. All’epoca la proposta destò scalpore e scandalo: forse solo oggi se ne intravede appieno la grande modernità. La perfetta funzionalità, l’assoluta crescente necessità.
Carlo Passera

Gianfranco miglio
Fin dagli anni dell’opposizione clandestina alla dittatura, mi ero convinto che l’Italia non era, e ormai non poteva più diventare, uno Stato nazionale come la Francia (...). Giudicavo la convivenza possibile soltanto nel quadro di un assetto “federale” o “confederale”, cioè di un ordinamento che riconoscesse le particolarità etniche, storiche, sociali, culturali, economiche e le consuetudini anche giuridiche, delle diverse stirpi, consentendo di mettere in comune soltanto ciò che per tutti fosse utile - o addirittura necessario - gestire in forma unitaria.

STATO MODERNO VERSO LA FINE
Io credo che, nello scorcio del XX secolo in cui stiamo vivendo, sia arrivata a conclusione una intera fase della storia dello Stato moderno: si è esaurito il tempo (quattro secoli buoni) in cui questo organismo ha dominato tutte le forme associative minori, con la staticità, l’immobilità quasi sacrale della sua imponente presenza e l’unitarietà delle sue istituzioni. Punto di riferimento, fermo e incrollabile, per ogni azione volta a negare e distruggere qualsiasi disprezzato “particolarismo”, esso ha tenuto a battesimo una grandissima civiltà: la civiltà appunto “moderna”.
Ma oggi - proprio, e in primo luogo, per le sue grandi dimensioni, e per la sua vocazione all’unità - lo Stato non è più in grado di soddisfare, rendendole prima uniformi, le sempre più diversificate esigenze dei cittadini: esigenze che, sospinte dall’incoercibile capacità inventiva delle nuove tecniche produttive, si moltiplicano e si specificano senza posa, a tutti i livelli, sfuggendo a ogni pretesa, appunto, di uniformità, e possono venire fronteggiate soltanto da strutture politico-amministrative incomparabilmente più articolate e diversificate di quelle tradizionali.
Ciò che sta andando in crisi è la nozione dell’unità dei grandi aggregati politici.
In secondo luogo - e ancora più in profondità - tende ormai ad essere contestata la staticità, l’immutabilità della struttura “Stato”. Ciò che qui va in crisi è l’idea che i cittadini debbano essere “inquadrati” una volta per tutte in un determinato (e soprattutto uniforme) contesto istituzionale: che essi non possano variare, nel tempo, l’assetto derivante dalla loro collocazione sul territorio, e scegliere (con le debite garanzie) come e con chi associarsi, rendendo relativi i confini politico- amministrativi e mutando, a seconda delle esigenze, i loro rapporti di dipendenza dalle aggregazioni “superiori”.
LA VOCAZIONE FEDERALISTICA
In un tale contesto, la vocazione del nostro tempo per il Federalismo (...) si rivela come tendenza verso un modello di gran lunga più generale, contraddistinto dalla relatività dei vincoli politici (e quindi delle unità amministrative) sia per la quantità delle competenze, sia per la durata nel tempo. “Contratti” a termine regolano (e variano) la dimensione delle convivenze istituzionali - non solo territoriali ma anche categoriali - e il loro inserimento nelle strutture più ampie, egualmente volontarie, pattizie e temporanee: dalla micro-comunità e dal piccolo sindacato, alla multinazionale.
MACROREGIONI PER IL FUTURO
Ho già scritto altrove che bisognerà partire da un ormai improrogabile rimaneggiamento dell’attuale ordinamento regionale, nel senso che le Regioni dovranno essere restituite alla loro fondamentale funzione normativa, e a quella organizzativa dei sottostanti enti locali. Nel rivedere (e aggiornare) l’elenco dei settori di competenza, prescritto dall’articolo 117 della Costituzione (che è ormai superato ed è diventato irrazionale) bisognerà stabilire con chiarezza che le Regioni non sono soltanto autorizzate, ma addirittura tenute a cercare e a favorire accordi tra loro: seguendo e assecondando il naturale intreccio interregionale dei bisogni e degli interessi.
Una ricerca condotta anni fa dal compianto professore Innocenzo Gasparini (e purtroppo mai pubblicata) ha dimostrato che le relazioni economiche fra le Regioni padane, fra quelle dell’Italia centrale e quelle dell’Italia meridionale configurano l’esistenza di almeno tre potenziali “macroregioni”. Sono probabilmente proprio queste aggregazioni i futuri soggetti della struttura federale, che potrebbe nascere, pertanto, spontaneamente, senza traumi ideologici e psicodrammi, soltanto assecondandosi il comportamento dei cittadini.
Il crisma di un assetto costituzionale formale dovrebbe consacrare, ad un certo punto, questo nuovo modo di essere dell’unità degli Italiani: aggiungendo, alle tre grandi unità particolari di cui ho parlato, le isole, le altre Regioni a statuto speciale, e un “territorio federale” intorno a Roma (anche per risolvere il problema difficile della “città capitale” e del suo statuto).
COMPETENZE SUDDIVISE
Io credo che all’autorità federale o confederale (l’alternativa concerne il grado di coesione che si vorrà dare alla struttura unitaria) dovrebbero in ogni caso spettare: gli affari esteri generali, la difesa esterna (e in parte anche quella interna: cioè una polizia federale accanto a quella macroregionale), la finanza generale, la giustizia (esclusi i giudici di pace), l’istruzione superiore (universitaria) nonché il coordinamento della ricerca scientifica (la scuola - elementare, media e professionale - dovrebbe essere di competenza macroregionale).
L’aggettivo “generale”, che unisco ad alcune materie, significa che alle macroregioni dovrebbe essere riconosciuta, per esempio, una certa autonomia nella gestione delle relazioni con i Paesi (Regioni) confinanti: un’idea di politica estera “minore” che mi sembra abbia già trovato accoglienza favorevole. Alle macroregioni toccherebbero altresì il prelievo e l’utilizzazione delle risorse finanziarie (sempre però con budget federale e una finanza sottoposta alle leggi federali).
Analogamente, dove parlo di “coordinamento”, alludo al diritto-dovere delle autorità federali a promuovere (attraverso la normazione, da parte del Parlamento) l’armonizzazione delle competenze, delle iniziative e delle attività macroregionali. La questione della ripartizione delle competenze è tuttavia materia fluida ed opinabile: le opzioni sono molte e tutte da discutere. Del resto, a questo proposito, credo che ci saranno presto nuovi modelli, a livello europeo, da studiare e da utilizzare.

Articolo tratto da laPadania del 17/02/2008

venerdì 25 febbraio 2011

LA FALLACI LO DICEVA NEL TESTAMENTO: "STIAMO DIVENTANDO COLONIA DELL'ISLAM"

Una «Cassandra che parla al vento». Così si definisce Oriana Fallaci nelle righe iniziali di La Forza della Ragione. Oltre due anni prima aveva pubblicato un libro fulminante, La Rabbia e l’Orgoglio, divenuto immediatamente un bestseller. Mentre gli italiani (e non solo) facevano la fila per comprare il pamphlet, sui giornaloni la scrittrice toscana veniva fatta a pezzi.

Comici come Sabina Guzzanti, fini intellettuali, politici, colleghi: tutti a berciarle contro le ingiurie più taglienti. Non si rassegnavano, non erano disposti ad ammettere che aveva visto giusto. Proprio come avvenne a Cassandra, nessuno l’ha ascoltata quando parlava di Eurabia, del dilagare islamico nel Vecchio Continente, di come saremmo stati schiacciati - e in parte già lo eravamo - dalle armate musulmane. E adesso Eurabia è qui e noi continuiamo a nascondere la testa sotto la sabbia, anzi, sotto la carta delle migliaia e migliaia di pagine di giornale che ci imbottiscono il cranio con parole come «accoglienza», «democrazia» ogni volta che citano quanto sta accadendo in Nord Africa. «Non mi piace dire che Troia brucia», scriveva la Fallaci, «che l’Europa è ormai una provincia anzi una colonia dell’Islam e l’Italia un avamposto di quella provincia, un caposaldo di quella colonia. Dirlo equivale ad ammettere che le Cassandre parlano davvero al vento, che nonostante le loro grida di dolore i ciechi rimangono ciechi, i sordi rimangono sordi, le coscienze svegliate si addormentano presto».

Bene, adesso le fiamme a Troia sono più alte che mai. Le ondate di immigrati in arrivo sono il culmine di un progetto antico, che da sempre cova tra gli islamici. «L’attuale invasione dell’Europa non è che un altro aspetto di quell’espansionismo. Di quell’imperialismo, di quel colonialismo. Più subdolo però, più infido. Perché a caratterizzarlo stavolta (...) sono anche o soprattutto gli immigrati che si installano a casa nostra». Oriana aveva annusato gli umori fondamentalisti che ribollivano in Stati come la Libia e che oggi, levato il coperchio, stanno saltando fuori. «Perdio, non v’è un solo paese islamico che sia governato da un regime laico, da uno straccio di democrazia! E perfino quelli schiacciati da dittature militari come in Iraq e in Libia e in Pakistan, perfino quelli tiranneggiati da una monarchia assoluta come in Arabia Saudita e nello Yemen, perfino quelli retti da una monarchia più ragionevole come in Giordania e in Marocco, non escono mai dai cardini d’una religione che regola ogni momento della vita e della giornata!», gridava in La Rabbia e l’Orgoglio. In La Forza della Ragione ricordava invece come nel 1979 «i mullah e gli ayatollah spodestarono lo Scià e instaurarono la Repubblica Islamica dell’Iran», rispolverando immediatamente «varie Sure del Corano. In particolare quelle che riguardavano il comportamento sessuale». Anche allora, la rivolta musulmana aveva ottenuto il plauso di tutti i progressisti, innamorati della religione maomettana.

Quella religione costrittiva è la stessa che sta arrivando qui. E si impone facendo leva sulla compassione e la pietà che i “sinceri democratici” nostrani provano per il profugo, soprattutto se con figli e moglie. Il metodo di conquista è la «Politica del Ventre cioè la strategia di esportare esseri umani e farli figliare in abbondanza», che è sempre stato «il sistema più semplice e più sicuro per impossessarsi di un territorio, dominare un paese, sostituirsi a un popolo o soggiogarlo. E dall’Ottavo Secolo in poi l’espansionismo islamico s’è sempre svolto all’ombra di questa strategia». Anche ora, l’espansionismo trova complici. Guardate le immagini sconvolgenti dei bambini uccisi in Libia mostrate da Santoro, leggete le paginate di Repubblica. E poi riprendete in mano l’Oriana che illustrava le strategie di «lavaggio del cervello» politicamente corrette, basate «sull’intervista straziante, ad esempio. Sull’articolo strappalacrime...».

Ma non ci sono soltanto gli intellettuali a battere le mani mentre vengono colpiti «il nostro sistema di vita, la nostra filosofia della Vita. Il nostro modo di pensare, di agire, di amare. La nostra libertà». Ci sono anche i politici entusiasti. Della sinistra c’è poco da dire, sappiamo come la pensa. Ma la Fallaci prendeva di mira anche Gianfranco Fini, il quale poi si è rivelato tra i più ferventi sostenitori del multiculturalismo. Nel 2004, la scrittrice era lapidaria: «Quanto al Suo vogliono -integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!? (...) Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione».

Ora qualcuno, davanti all’esodo di massa, si aspetta aiuti dall’Europa. Sentite che diceva Oriana in proposito: «Ma come si fa a contare su un’Europa che è ormai Eurabia, che il nemico lo riceve col cappello in mano, lo mantiene, e addirittura gli offre il voto?!? Come si fa a fidarsi di un’Europa che al nemico s’è venduta e si vende come una sgualdrina, che i suoi figli li islamizza e li rincretinisce e li imbroglia fin dal momento in cui vanno all’asilo? Un’Europa, insomma, che non sa più ragionare?». Questa era La Forza della Ragione, 2004. Oggi, nel 2011, vale ancora la profezia della Fallaci. Il nostro mondo «sta bruciando. Va in fiamme col nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro. E a proposito: c’è nessuno che abbia voglia di spegnere l’incendio?». Pare di no, cara Oriana, pare di no.

di Francesco Borgonovo

Bossi: Il Federalismo municipale passerà anche alla Camera

"Certo che passerà anche alla Camera". Se io fossi l'opposizione darei la mia collaborazione e lo approverei." Così il leader della Lega, Umberto Bossi, interpellato sul passaggio parlamentare del decreto legislativo sul federalismo municipale, previsto martedi' 01 marzo alla Camera dopo l'ok del Senato. Il varo del Dlgs e' stato sospeso dal Capo dello Stato dopo che la commissione per l'Attuazione del federalismo ha respinto il parere favorevole.

Puglia, scandalo sanità: truffe, tagli e sprechi sgominata banda del Pd

La Procura chiede l’arresto del senatore Tedesco e ferma il suo braccio destro Calcagni. Indagati manager Asl e imprenditori. Ai domiciliari il caposcorta di Vendola


Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica

Manette a chi ha allungato le mani sul business-sanità. L’indecorosa fine del «sistema Pd» in Puglia, ma anche una brutale censura per tutto il centrosinistra nella regione pugliese, sono sancite dal gip di Bari. Che ieri ha chiesto l’arresto dell’ex assessore regionale alla sanità, Alberto Tedesco, subito promosso senatore del Partito democratico ai primi sentori di una rovinosa inchiesta in suo danno. E in danno del suo partito, oltre che dell’ex capo di gabinetto, Mario Malcangi, del direttore generale della Asl di Lecce e di imprenditori vari, spediti ai domiciliari a margine di un procedimento sulla malagestione della sanità (nomine di manager, appalti, concorsi, appoggi elettorali, etc) ricco di intercettazioni e approfondimenti anche nei confronti dell’attività del sindaco di Bari Michele Emiliano e del governatore («inindagabile» per sua stessa definizione, eppure ancora indagato nonostante la richiesta di archiviazione della procura) Nichi Vendola, il cui poliziotto caposcorta è finito ai domiciliari.

Le misure di custodia cautelare potevano essere molte di più, ma il gip Giuseppe De Benedictis ha rigettato una quindicina di richieste cautelari avanzate dai pm Desirée Di Geronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone. Le accuse di questo nuovo tsunami giudiziario, parallelo al filone intrapreso intercettando Giampaolo Tarantini (quello del caso D’Addario), «già in rapporti di partnership con Giuseppe Tedesco, figlio di Alberto» vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione, dalla concussione all’abuso d’ufficio, fino alla frode in pubbliche forniture. Tra gli indagati anche il genero di Tedesco, Elio Rubino, e il capogruppo regionale del Pd Antonio Decaro, accusato d’aver «interferito presso Tedesco al fine di ottenere il suo autorevole intervento al fine di aiutare un candidato che si era presentato al concorso» all’Arpa. E anche se il gip ha «tagliato» il reato dell’associazione per delinquere, lo ha fatto in modo poco lusinghiero, confermando che l’indagine «ha portato alla luce l’esistenza di un collaudato sistema criminale, stabilmente radicato nei vertici politico-amministrativi della Sanità regionale. Un sistema incentrato su logiche affaristiche e clientelari».
EMILIANO E IL «SOTTOSISTEMA» Il gip rimarca «l’importanza strategica duplice (sia economica che politica)» dell’assessorato di Tedesco, utilizzando una telefonata tra lo stesso ex assessore e il sindaco di Bari, Michele Emiliano, all’epoca segretario regionale del Pd. I due, nel 2008, parlano delle voci che indicavano un cambio in vista, con la nomina da parte di Vendola del manager Lea Cosentino (indagata in un altro procedimento) al posto di Tedesco, e intravedono un tentativo di sottrarre al Pd quel posto strategico. Tedesco: «No questa cosa lui (Vendola, ndr) se l’è completamente rimangiata». Emiliano: «Ma niente! Secondo me questa è un’operazione tutta politica, perché lui dice io, in questa maniera mi impadronisco del sottosistema e, ovviamente, nelle prossime elezioni, l’assessorato anziché stare in mano al Pd sta in mano a me».
CONFLITTO «NOTO AI VERTICI»Tedesco venne «processato» dall’opposizione in un consiglio regionale incentrato sul suo conflitto d’interessi, ma Vendola lo confermò comunque nell’incarico. Eppure, scrive il gip, «gli interessi personali e familiari del Tedesco nel settore della sanità pubblica erano ben conosciuti dagli stessi vertici della regione Puglia che non erano tuttavia mai intervenuti per recidere tali cointeressenze». Solo con l’interrogazione, ironizza il gip, i «vertici» «improvvisamente» si «rendevano conto» di tale «incredibile situazione». Ipotizzando di sostituire l’assessore con un’altra persona «peraltro scelta esclusivamente in base alla sua fedeltà nei confronti del governatore».

I DUE PESI DEL GOVERNATORE Vendola dovrebbe leggersi la nota del gip (pagina 128). Lì, relativamente alla sostituzione del direttore sanitario della Asl di Lecce, Franco Sanapo, voluta da Tedesco tramite appunto il direttore generale Scoditti e con il placet di Vendola, il giudice ricorda che il governatore per quell’episodio è stato indagato, e che la procura ne ha chiesto l’archiviazione (allo stato, dopo mesi, non ancora concessa da un altro gip) ritenendo quella rimozione «illegittima ma non criminosa». Ma il gip rimarca come alla luce proprio della richiesta (tradotta in ordinanza per gli altri) suoi coindagati, «una medesima condotta di più persone è stata valutata in modo diametralmente opposto sulla base di una valutazione psicologica diversa operata dalla procura».
NICHI «AD PERSONAM»Un’intercettazione tra Vendola e Tedesco, insiste il gip, sottolinea «la prassi politica dello spoil system che era di fatto talmente imperante nella sanità regionale da indurre il governatore Vendola, pur di sostenere alla nomina di direttore generale un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare con una nuova legge ad usum delphini, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina». Tedesco:«Quello non ha i requisiti (…)». Vendola: «Oh madonna santa, porca miseria, la legge non la possiamo modificare?».
IL PIZZINO PER IL CONCORSO Nel favorire per un concorso all’Arpa il candidato legato al consigliere Pd Decaro, Tedesco si autodefinisce «uomo dei pizzini», parla col presidente della commissione esaminatrice dell’Arpa, Marco De Nicolò, e gli consegna un biglietto col nome del candidato, Sabino Annoscia. Una microspia registra: Tedesco: «Sono diventato l’uomo dei pizzini». De Nicolò: «Mi hai portato… ah, i pizzini, ah». T: «Sì, siccome al telefono nessuno vuole parlare più (…) poi leggiti con calma questa cosa». Più avanti, ancora Tedesco implorerà il direttore per far vincere il candidato, che aveva ottenuto un punteggio basso alla prima prova. Alle rimostranze di De Nicolò («Ci vuole un miracolo») Tedesco taglia corto: «Bisogna farlo (…) trova la maniera, ti prego».
IL SENATORE E LA FAMIGLIA Il gip è certo: anche se Tedesco non è più assessore, quale senatore, può a tutt’oggi esercitare sul tessuto politico e amministrativo, sia a livello locale che nazionale, le medesime condotte illecite realizzate nel tempo in cui era ai vertici della sanità regionale». Rapporti stabili con politici locali, imprenditori della sanità, funzionari Asl. Da oggi Tedesco può esercitare ancora meglio il suo potere locale «forte del prestigio munus publicum di senatore», carica «idonea a garantire, in via strumentale, la prosecuzione degli affari illeciti nel campo delle gestione sanitaria da parte del gruppo di potere». C’è poi la circostanza definita «dirimente» dal gip «che i figli e altri congiunti del senatore Tedesco erano e sono tuttora imprenditori nel mondo della sanità regionale, per cui basterebbe solo questo elemento a dimostrare, oggi, il persistente interesse dell’indagato alle vicende vitali di questo vitale settore».


da Il Giornale del 25.02.2011

INCUBO FONDAMENTALISMO ISLAMICO

A Brescia la polizia ha arrestato sei cittadini del Marocco, legati al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carità). Cinque dei fermati sono stati relegati agli arresti domiciliari, mentre il sesto è in custodia cautelare in carcere. I marocchini, tutti residenti nel bresciano, sono accusati di aver costituito una cellula che aveva come obiettivo l'incitamento alla discriminazione e all'odio razziale e religioso, alla violenza e alla jihad (la guerra santa) nei confronti di cristiani ed ebrei.

L'avvio delle indagini che hanno portato agli arresti risale a più di un anno fa. Nell'inchiesta è stato documentato come i soggetti finiti in manette avessero creato una struttura segreta e all'interno della quale i figli degli affiliati venivano educati all'odio verso cultura e costumi occidentali, nonché di tutte le religioni differenti da quella islamica. Il gruppo non si faceva scrupoli ad utilizzare violenza sia fisica sia psicologica.

LIBIA: MARONI CHIEDE AIUTO SU IMMIGRATI, MA UE NON CONDIVIDE ALLARME

Bruxelles, 24 feb - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni ha chiesto l'intervento dell'Unione Europea per fronteggiare la potenziale ondata di immigrati provenienti dalla Libia, che secondo lui potrebbero arrivare anche a 1,5 milioni di persone. Ma i paesi della Ue non sembrano disposti a concedere nuovi fondi e aiuti e ritengono eccessivo l'allarme lanciato dall'Italia.

''Chiedo all'Europa di adottare tutte le misure necessarie per fronteggiare una catastrofica crisi umanitaria'', ha detto Maroni entrando al meeting di Bruxelles della Gai (Giustizia e Affari Interni). ''Un'invasione di un milione, un milione e mezzo di persone che metterebbe qualsiasi paese in ginocchio''.

Ma fonti diplomatiche interpellate dall'AFP hanno evidenziato i molti dubbi dei paesi membri sull'allarme lanciato dall'Italia. ''Stanno gridando al lupo, al lupo! Si parla di una crisi umanitaria potenziale e non di qualcosa concretamente in atto'', ha detto un diplomatico presente alla riunione. Maroni ha chiesto anche ''una posizione comune sull'asilo politico'' e di dividerne i costi fra tutti i paesi. Ma il ministro dell'Immigrazione svedese, Tobias Billstrom, ha fatto notare come il suo paese, che ha solo 9 milioni di abitanti, lo scorso anno ha concesso asilo a 32 mila persone, mentre l'Italia, un paese di 53 milioni di residenti, chiede aiuto dopo che sulle sue coste sono sbarcati solo 5.000 tunisini.

Anche Austria e Germania hanno minimizzato l'allarme del governo italiano. ''Non c'e' nessun flusso di rifugiati in questo momento. Cerchiamo di non provocarlo noi parlandone'', ha detto il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maiziere, a cui ha fatto eco il collega belga Melchior Wathelet, per il quale non e' il caso ''di giocare a spaventarci fra di noi''.

Bruxelles, dal canto suo, vorrebbe dotare di un budget adeguato il Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale, in modo che possa acquistare navi, elicotteri e velivoli, ma molti paesi, in modo particolare la Germania e quelli del nord Europa hanno detto no ai finanziamenti. Gran Bretagna e nazioni scandinave, inoltre, si sono nettamente rifiutate di accogliere richieste di asilo da parte di persone che si trovano in altri paesi Ue come rifugiati.

da Ag. ASCA del 24.02.2011

giovedì 24 febbraio 2011

Media leghisti/ Renzo Bossi nuovo responsabile del coordinamento di La Padania, Radio Padania Libera e Tele Padania

Mercoledí 23.02.2011 11:40 Renzo Bossi è da lunedì il nuovo responsabile dei media della Lega Nord. Secondo il Corriere della Sera, "il trota" è stato nominato dallo stesso Umberto Bossi, su proposta di Roberto Calderoli, al posto del sottosegretario agli Esteri Stefano Stefani al coordinamento di La Padania, Radio Padania Libera e Tele Padania.La decisione sarebbe arrivata dopo la figuraccia fatta con l’ok e poi lo stop alla diretta di Lucia Annunziata dalla sede di Radio Padania, cogliendo di sorpresa gli stessi parlamentari leghisti e le redazioni di radio, tv e quotidiano, che stanno ancora cercando di capire quali saranno le conseguenze della nuova nomina. Stefani, del resto, non ha mai messo bocca sulle scelte editoriali delle tre testate leghiste, lasciate libere di muoversi secondo l'impostazione data dai rispettivi direttori. L'incarico a Bossi junior avrebbe quindi lo scopo di dare unità alla linea politica dei tre media.

MILLEPROROGHE: BOSSI, OGGI IN CDM VEDIAMO COME ANDARE AVANTI

Umberto Bossi
(ASCA) - Roma, 23 feb - Sul milleproroghe oggi pomeriggio il Governo decidera' in un Consiglio dei Ministri straordinario quale strategia adottare. Lo ha spiegato il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, parlando con i giornalisti al Senato.

Nel corso della riunione dell'esecutivo, ha aggiunto Bossi, si decidera' anche se mettere la fiducia alla Camera sul federalismo municipale.

Saviano ha il padre alla sbarra

L’autore di Gomorra, icona della sinistra italiana è alle prese coi guai giudiziari diel padre, medico sotto processo per un storia di prestazioni inesistenti, prescrizioni e ricette fasulle, rimborsi non dovuti

Gian Marco Chiocci - Luca Rocca

L’imbarazzo dell’autore di Gomorra. Roberto Saviano, neo-icona della sinistra italiana, per qualcuno addirittura il suo prossimo leader, purtroppo per lui è alle prese coi guai giudiziari di suo padre, Luigi, medico di base alla Asl di Napoli, sotto processo per un storia di prestazioni inesistenti, prescrizioni e ricette fasulle, rimborsi non dovuti.
I fatti risalgono al periodo 2000-2004, ma il 19 maggio prossimo il tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Raffaello Magi, l’estensore della sentenza Spartacus al clan dei casalesi) dovrà decidere se accorpare al procedimento riguardante il papà dello scrittore un secondo filone, nel quale vengono contestati reati che sarebbero stati commessi fino al 2006 e che vede alla sbarra gli stesi imputati per gli stessi reati. Luigi Saviano è imputato, insieme ad altri medici e professionisti, con l’accusa di truffa, ricettazione, corruzione e concussione ai danni dell’Asl. La vicenda, là dove si parla del ruolo dei medici di base, viene così descritta dalla procura che si è battuta per il rinvio a giudizio del genitore dell’illustre figlio e di altri coindagati: «Avevano il ruolo di stilare ricette riportanti prescrizioni fittizie di esami di laboratorio, con l’inserimento di nominativi, corrispondenti a propri ignari assistiti (che non hanno riconosciuto le prescrizioni loro attribuite) su ricettari loro assegnati». L’aggravante sta nel danno patrimoniale, «di rilevante quantità», subito dalle aziende sanitarie locali che, sempre secondo i pubblici ministeri campani, «hanno provveduto alla liquidazione di quanto richiesto». Nelle carte in mano ai magistrati si parla anche dell’esistenza di un vero e proprio «mercato di notevoli dimensioni, ad oggetto la falsificazione e la spedizione di ricette mediche che vengono scambiate con assoluta semplicità da persone che non tengono minimamente conto dei gravi danni arrecati all’Erario».
Nelle contestazioni mosse a Luigi Saviano, nero su bianco si parla del «suo ruolo in seno all’organizzazione, in particolare quello di assicurare ai gestori di tali centri un ingiusto profitto derivante da una serie cospicua di ricette riportanti prescrizioni fittizie di analisi cliniche». Su 54 pazienti interrogati «solo 9 hanno asserito di aver eseguito le diagnostiche loro prescritte, il dato è significativo per dimostrare l’intera percentuale (85 per cento) di incidenza delle false prescrizioni redatte da Saviano Luigi e portate in liquidazione» in centri riconducibili a un altro indagato. I pm hanno ascoltato anche le pazienti del «nonno di Gomorra», che hanno negato di aver mai fatto gli esami clinici che invece risultano realizzati a loro nome.
Un primo esempio. Gli accertamenti ormonali e gli esami allergici di Carmela A. non sarebbero mai stati eseguiti. La stessa donna rivela che «nel 2002 non mi sono nemmeno recata a Caserta per effettuare né prestazioni specialistiche». C’è poi Rosario A. e il suo presunto problema al ginocchio: «Io godo di buona salute in genere – dice il primo - non soffro di particolari patologie per cui debba sottopormi con frequenza a cure o ad indagini diagnostiche». Una seconda donna, Vincenza C., smentisce di aver mai effettuato «indagini ormonali» nel 2002: «Confermo che il mio medico di base è il dottor Saviano Luigi – dice a verbale -, nel corso del 2002 non solo non sono andata a Caserta per fare prestazioni specialistiche» ma «non ho effettuato alcun prelievo di sangue negli ultimi 4 anni in alcun centro della Campania». Nel 2006 l’allora legale di Saviano padre, Marina Di Siena, aveva commentato così l’iscrizione del suo assistito nel registro degli indagati: «Il dottor Saviano è stato in realtà vittima di una truffa, per un episodio che risale a un periodo a cavallo fra il terzo e il quarto trimestre del 2004». Secondo la tesi difensiva, insomma, il padre di Roberto sarebbe una parte lesa di altrui raggiri, essendo all’oscuro di tutto perché ricoverato in un ospedale di Napoli dov’era in cura per problemi infettivi. La parola passa ora al tribunale, anche se il processo sembra destinato a finire in prescrizione. Giuridica, non medica.

da Il Giornale 24.02.2011