mercoledì 31 agosto 2011

Manovra, Castelli: da pedaggiamento autostrade (oggi gratuite) possibili 350 milioni già dal 2012

"Nel momento in cui il governo sta cercando le coperture per la manovra, ricordo che ormai da un mese il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricevuto da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti la bozza di Dpcm di attuazione della riscossione di pedaggi sulle tratte autostradali ancora gratuite.

L’attuazione di questa norma di legge consentirebbe già dal 2012 un gettito di almeno 350 milioni di euro annui.

In questi giorni per Roma circola un manifesto del Pd che recita “Paghino quelli che non hanno mai pagato”. Condivido pienamente.

Con questo provvedimento finalmente verrebbero chiamati a pagare tutti quei fortunati che fino ad ora, al contrario dei “somari” del nord, hanno usufruito di autostrade gratuite. Ribadisco ancora una volta che siamo di fronte a una disposizione di legge vecchia di oltre un anno. Mancano soltanto gli atti amministrativi susseguenti che inspiegabilmente non vengono adottati”.

Lo dichiara il Vice Ministro alle Infrastrutture e trasporti della Lega Nord senatore Roberto Castelli.

Roma, 31 agosto 2011

"Salve" le pensioni, la Lega rilancia: superprelievo sopra i 200mila euro

Ottenuto il successo sulle pensioni, la Lega non si ferma. Fonti interne al Carroccio rivelano adAffaritaliani.it che la prossima battaglia dei deputati e senatori padani sarà quella di introdurre nella manovra un superprelievo.

"Noi proponiamo sopra i 200mila euro, poi decida Berlusconi. Ma bisogna farlo", spiega un esponente di spicco della Lega. La notizia è destinata a riaccendere le polemiche nella maggioranza, in realtà mai sopite. Il movimento guidato da Umberto Bossi vuole colpire i redditi più alti e resta fermissimo sulla riduzione ai tagli agli enti locali e sul no all'aumento dell'Iva.

La manovra è cambiata ancora: il governo, sotto pressioni della Lega (come anticipato da Affaritaliani.it), ha fatto retromarcia sulla norma che escludeva la laurea e la leva militare dal calcolo delle pensioni di anzianita'. La decisione e' stata presa da Pdl e Carroccio dopo le dure contestazioni giunte non solo dai sindacati ma anche da parte della maggioranza. Con il taglio della misura sulle pensioni, il problema e' ora trovare le risorse compensative, considerando che, secondo i calcoli dei tecnici, gia' mancana una cifra intorno ai 5 miliardi di euro. Intanto si fa senire la Ue secondo la quale l'Italia dovra' tenere in maggior considerazione le misure per la crescita economica e rispettare comunque gli obiettivi su cui si e' impegnata.

Mancano, denuncia il numero due di Fli, Italo Bocchino, "dai 5 ai 7 mld" e quindi si riaffaccia lo spettro di un condono edilizio visto come il fumo negli occhi dall'opposizione. Opposizione che oggi ha rinforzato i suoi attacchi alla manovra "recessiva" (Fli), e "farsa scandalosa " secondo il Pd, che oggi e' partito a testa bassa contro la manovra. "Ancora una volta abbiamo vinto una battaglia di buon senso sull'ultima invenzione del governo relativa alle pensioni. La verita' e' che a guidare l'Italia oggi non c'e' un governo, ma una serie di persone che tirano a sorte. Il dramma e' che questa situazione continua a far perdere la credibilita' del paese di fronte al mondo ed ai mercati", ha detto la presidente del Pd, Rosi Bindi.

Rincara la dose la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro, secondo la quale "Quello che sta avvenendo sulla manovra sfiora la farsa ma rimane comunque scandaloso. C'e' da gioire per la cancellazione di una norma ingiusta e incostituzionale come quella sulle pensioni ma ora ci troviamo di fronte a una manovra che non esiste".

"Berlusconi ha poco da brindare davanti a una manovra come questa, che e' ancora senza numeri e introduce inaccettabili discriminazioni tra i cittadini, come quella clamorosa sulle pensioni. La realta' e' che questa maggioranza e' in stato confusionale e si prepara all'ennesimo cambio di rotta". E' afferma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.

All'opposizione scatenata risponde il ministro Saverio Romano (Pid), che accusa: "Troppo spesso ci troviamo di fronte ad una opposizione contraddittoria. Da un lato chiede riforme strutturali e dall'altro lamenta e contesta qualsiasi intervento che vada concretamente in questa direzione, peraltro tenendo ben sempre presenti le esigenze dei cittadini"." La manovra - che certamente tiene conto dei saldi invariati - ha il pregio - secondo Romano - di non mettere la mani nelle tasche degli italiani. Ed e' una risposta credibile rispetto al difficile quadro internazionale che stiamo attraversando.

Pensioni, c'è il veto della Lega.

L'accordo di Arcore non tiene e la partita si riapre. Domani potrebbe essere posta la fiducia.

MILANO - C'è il veto della Lega sulle pensioni e la partita sulla manovra si riapre. Secondo le indiscrezioni che rimbalzano in questi minuti da Roma, salterebbe la stretta sul riscatto della laurea e del servizio militare, mentre si torna a parlare di aumento dell'Iva e contributo di solidarietà. Insomma, l'accordo di Arcore con la riedizione della manovra come ipotizzato lunedì a casa di Silvio Berlusconi avrebbe già mostrato la corda novità introdotte in manovra dal vertice che potrebbero saltare dopo la battaglia annunciata dai sindacati e la sollevazione di medici e magistrati. In mattinata si è svolto un faccia a faccia tra il ministro leghista per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli e il titolare del Lavoro Maurizio Sacconi, accompagnati dai tecnici dei rispettivi dicasteri «per approfondire la materia previdenziale, in particolare non solo per l' impatto finanziario ma soprattutto per l' impatto sociale» come recitava un comunicato del ministero guidato da Calderoli.

VALANGA DI EMENDAMENTI - Intanto è iniziato Senato, Commissione Bilancio, l'iter di modifica del provvedimento varato alla vigilia di Ferragosto dal governo. Un «assalto» di 1.300 emendamenti da votare per cambiare la manovra. Un percorso che sulla carta prevederebbe in serata la sintesi da parte di governo e relatore. Il governo sarebbe orientato a porre domani la questione di fiducia.

Calderoli: "Doppia aliquota per calciatori e politici"

Il ministro: "Abbiamo deciso di tassare la casta, tassiamo anche le altre caste". Pirlo: "Pronti, ma devono farlo tutti". Tommasi: "Il 10 settembre scenderemo in campo". Emendamento del Carroccio per estendere il contributo a tutti gli sportivi

Pirlo, Rossi alla Juve? Sarebbe bello           - immagine

Roma, 30 agosto 2011 - “Come ha detto ieri Buffon, noi calciatori abbiamo fatto di tutto per giocare, fino all’ultimo, solo che magari le societa’ preferivano non giocare, avevano altri interessi, non e’ stato trovato un accordo mentre magari con un buon senso si poteva trovare”. Dal ritiro della Nazionale italiana a Coverciano, Andrea Pirlo torna sulla mancata intesa per il contratto collettivo che ha portato allo slittamento della prima giornata di serie A.

“Alla fine, per come la gente parla, il problema sono stati i calciatori ma noi volevamo giocare - ha aggiunto - Dietro a questa vicenda c’e’ un conflitto fra giocatori e societa’ per altri problemi, e la politica in certe cose non doveva entrare. Pero’ quando si parla dei calciatori vogliono mettere il becco un po’ tutti ed e’ stato cosi’ anche questa volta. Noi siamo pronti a pagare ogni tipo di tassa, come sempre. Se ne metteranno altre, non sara’ un problema, l’importante e’ che lo facciano tutti”.

CALDEROLI: I CALCIATORI PAGHERANNO LA SUPERTASSA - "I calciatori pagheranno un contributo di solidarietà per i redditi sopra 90 mila e 150 mila euro con aliquote doppie: 10 e 20%. Sono davvero mefistofelico": lo annuncia il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. "Come Lega - spiega - abbiamo presentato un emendamento al Senato per il quale i calciatori e tutti gli sportivi professionisti pagheranno il doppio rispetto a quanto originariamente previsto. In sintesi, il contributo di solidarietà per i cittadini è sparito, ma resta per i parlamentari. E visto che la casta ha deciso di tassarsi, tassiamo anche le altre di caste".

Dunque, sottolinea Calderoli, "per loro resta il contributo sopra i redditi da 90 mola e 150 mila euro, ma le aliquote sono doppie: sborseranno il 10 e il 20%". Per Calderoli è "impossibile" che i calciatori possano far pagare il balzello alle società perché "abbiamo specificato che non possono rivalersi sui club nemmeno sotto forma di premi. Sono davvero mefistofelico", conclude.

Sulle pensioni "abbiamo tenuto sull’età delle donne e sugli altri requisiti, ma abbiamo ceduto su un privilegio che non era mai stato toccato per cui tutti andranno in pensione dopo 40 anni di lavoro effettivo. Chi ha riscattato università e militare comunque lo vedrà riconosciuto come contributi versati".

TOMMASI - “Si giocherà il 10 e l’11 settembre: la nostra volontà è solo quella di scendere in campo”. Damiano Tommasi, presidente dell’Aic, annuncia la fine dello sciopero che ha portato al rinvio della prima giornata di Serie A in seguito al mancato accordo tra Figc e Assocalciatori. “Resta il problema dell’articolo 7, quello relativo agli allenamenti differenziati - ha detto Tommasi ai microfoni di Crc Radio - ma è un problema di interpretazione ed è urgente giocare”.

“Ci siamo confrontati - ha spiegato il presidente dell’Aic - e possiamo dire che l’Assemblea della Lega di Serie A di giovedì sarà determinante, perché da lì passa la soluzione del problema. Sono assolutamente ottimista che si giochi il 10 e l’11 settembre, per quanto mi riguarda sono stato ottimista fino all’ultimo anche venerdì scorso”.

E il contributo di solidarietà? "Abbiamo sprecato pagine e parole per giorni. Se avessimo firmato un contratto che lo prevedeva, oggi saremmo la barzelletta d’Italia". Solo di fronte all’emendamento Calderoli, che prevede un contributo doppio solo per i calciatori, osserva: "Lui è il vicepresidente del Senato, non è il primo che passa per strada. Avrà le sue ragioni. Ciascuno può avere le sue simpatie e antipatie, per fortuna c’è il Parlamento. Magari ci si può chiedere perché parlamentari e calciatori: si individuano in queste categorie le caste, ma noi non siamo una casta".

PAGANO ANCHE ALLENATORI E DS - Il contributo di solidarietà sui calciatori è esteso a tutti gli sportivi professionisti, compresi allenatori, e direttori tecnico-sportivi e riguarda non solo le retribuzioni, ma anche i premi. E’ quanto prevede un emendamento alla manovra presentato dalla Lega Nord.

L’emendamento, a firma Garavaglia e Vaccari, prevede che il contributo “si applica alle retribuzioni e ai corrispettivi nonchè alle premialità, comunque denominati, corrisposti agli sportivi professionisti di cui alla legge 23 marzo 1981 n.91 e tali oneri non sono traslabili nè direttamente nè indirettamente sul datore di lavoro”.


http://qn.quotidiano.net/politica/2011/08/30/571432-calderoli_contributo_solidarieta_giocatori_pagheranno_doppio_come_politici.shtml

Pensioni, si riapre il fronte

Calderoli vede Sacconi. Timori sulla copertura della manovra

ROMA - Sembrava tutto risolto, con soddisfazione generale: contento Berlusconi, contento Tremonti, contento Alfano, contenti i leghisti. Ma sono bastate poche ore per togliere il sorriso dal volto dei protagonisti. E far riprecipitare nel caos la manovra (riscritta lunedì ad Arcore per la terza volta dopo la prima di luglio e quella varata il 12 agosto) e soprattutto la maggioranza.
A ieri sera, praticamente ogni nuovo capitolo inserito durante il mega summit era tornato in discussione, a partire da quello che ha suscitato le maggiori proteste e indignato sindacati e categorie interessate: l'intervento sulle pensioni con l'impossibilità di far valere ai fini del raggiungimento dei 40 anni di servizio gli anni riscattati per la laurea e il servizio militare. E tanto sembra riaperta la partita che torna anche l'ipotesi di mettere mano da subito all'Iva, che era invece stata difesa da Tremonti come strumento indispensabile da usare nella delega fiscale per evitare tagli pesantissimi ai servizi sociali.

«Cambieremo la norma sulle pensioni» dicono nel Pdl, perché «così com'è è iniqua e forse anche incostituzionale». C'è chi si spinge ad ipotizzare perfino un ritiro tout court del provvedimento, che secondo chi gli ha parlato ieri non piacerebbe nemmeno al premier che ne avrebbe capito la portata e l'impatto in termini di impopolarità solo a cose fatte e che invece si era battuto per un innalzamento generale dell'età pensionabile. Ma i tecnici, i ministri, i capigruppo ritengono «molto improbabile» una cancellazione della misura, anche se ammettono che «qualcosa dovremo fare». In tempi stretti, strettissimi. Perché stasera dovranno essere depositati gli emendamenti, dopo un vertice di maggioranza al Senato, e domani un Consiglio dei ministri già convocato potrebbe servire per dare l'ultima decisiva veste alla manovra e varare il maxi emendamento del governo sul quale a questo punto potrebbe essere posta la fiducia.

Per questo stamattina si vedranno il ministro Sacconi, il collega Calderoli e i tecnici del Tesoro per decidere cosa fare rispetto alle modifiche sulle pensioni che, scrive in una nota il leghista, vanno valutate per bene «non solo per l'impatto finanziario ma soprattutto per l'impatto sociale». Frase che chiarisce bene quale sia lo stato di confusione e di subbuglio nel Carroccio, il cui quotidiano di partito La Padania titola oggi «Manovra in discussione, c'è bisogno di un'ulteriore riflessione». Anche sui tagli ai Comuni, che a quanto sembra secondo Maroni sarebbero ancora troppo alti, giustificando l'ira dei sindaci. Tra i quali quell'Alemanno che però Berlusconi con i suoi ha bacchettato: si lamenta solo per coprire le sue defaillance , è il senso dell'accusa.

Ma il caos è totale perché in queste ore a preoccupare non è solo una singola misura o una singola protesta, ma l'intero impianto della manovra: «Diciamo che abbiamo qualche difficoltà a mettere nero su bianco in termini di emendamenti i punti decisi nel vertice di Arcore...», dice con un eufemismo un ministro del Pdl, spiegando che il rischio di una mancanza di copertura delle misure previste c'è tutto. C'è chi arriva a quantificare in «quattro-cinque miliardi» il buco per arrivare al pareggio di bilancio del 2013. E se alla fine i saldi non dovessero tornare «finirà - si lamenta un altro ministro - che taglieranno ancora i nostri dicasteri, e noi non sappiamo davvero come potremo andare avanti».

Ma la paura è anche per l'immediato futuro: se la manovra dovesse davvero rivelarsi insufficiente, non sarebbero più procrastinabili interventi decisi sull'età pensionabile (magari addirittura già in manovra) e magari altri tagli, perché la sola Iva non basterebbe a coprire i buchi.
In questo clima, spicca l'assenza quasi ostentata del ministro Tremonti. Lui, che la manovra non avrebbe voluto toccarla per evitare altre lotte fratricide e il rischio di sballo dei conti, attraverso il suo portavoce fa sapere che non è a Roma, e il suo telefono «non ha campo». Come a dire, io vi avevo avvertito, adesso vedetevela voi. E tra i suoi amici c'è chi ironizza: «Vogliono togliere l'intervento sulle pensioni? Benissimo, rimettano il contributo di solidarietà...». Perché in qualche modo, tra stasera e domani, i conti dovranno tornare. «Altrimenti - commenta sconfortato un fedelissimo del premier -, sarà l'intero governo a doverli fare con il Paese».

martedì 30 agosto 2011

È (quasi) ufficiale: Renzi vuole rottamare Bersani alle primarie


Mettersi in lizza per la leadership del centrosinistra? Pare che per Matteo Renzi, il capo indiscusso dei rottamatori, sia arrivato il momento. Da sempre in aperta contrapposizione con l’attuale dirigenza del Pd rilancia il suo progetto e sfida ufficialmente Bersani. O meglio quasi ufficialmente

Uno di noi ci sarà, ma spero che ne troviamo uno migliore di me. Io voglio fare il sindaco di Firenze, dopodiché credo che uno di noi dovrà essere candidato alle primarie. Magari troviamo una splendida 35 enne capace, che fa il ‘mazzo’ a tutti. Deve essere certo che ci devono essere le primarie, e bisogna che le regole siano le stesse che hanno permesso di vincere a Bersani, Veltroni e Prodi

Insomma più o meno una discesa in campo, seppur velata da alcune perplessità tattiche per non bruciarsi troppo in anticipo. Intanto però il suo gruppo soffre già di un’importante defezione: è ormai insanabile la rottura con il suo compagno di rottamazione Civati, consigliere regionale lombardo. Alla base della “fine dell’amore” una differenza di visione piuttosto palese: mentre Renzi è sempre più riformista e moderato con posizioni spesso scomode per la sinistra italiana, Civati è sempre stato più inquadrato nei tradizionali schemi ideologici del centrosinistra.

Ma Renzi pare non preoccuparsene e continua a elargire critiche al segretario giorno dopo giorno: accuse sulla gestione della vicenda di corruzione del braccio destro di Bersani, Penati e attacchi sulla corsa esagerata a inseguire la Camusso sullo sciopero Cgil.

Il Sindaco di Firenze continuerà con questa strategia fortemente critica nei confronti delle tattiche di Bersani&soci e propone dal 28 al 30 ottobre, alla Stazione Leopolda, la convention dal titolo “100 cose concrete per l’Italia” che servirà da trampolino di lancio per la sua sempre più probabile avanzata verso la “rottamazione finale”


http://www.polisblog.it/post/11205/e-quasi-ufficiale-renzi-vuole-rottamare-bersani-alle-primarie

La vice di Pisapia va al Ramadan con il velo: "Una bella pluralità, servono più moschee"

Milano - Questa mattina, al richiamo del muezzin, "Allah akbar" (in arabo "Allah è grande"), diverse centinaia di fedeli musulmani della Casa della cultura islamica di via Padova, si sono radunati nel campo di calcio messo a disposizione dall'oratorio di S.Giovanni Crisostomo, per festeggiare la fine del Ramadan. In un silenzio irreale, per Milano, inginocchiati ciascuno sul proprio tappeto da preghiera, hanno concluso il mese lunare del digiuno purificatore. Una sorta di Quaresima cristiana. Alla fine del rito, dopo lo scambio degli auguri, ha preso la parola Mahmoud Asfa, direttore della Casa della cultura islamica di via Padova: "Dopo 30 anni, riceviamo il vicesindaco", ha detto, accogliendo Maria Grazia Guida, che si è presentata con il capo coperto da un velo di seta corallo, in segno di rispetto.

Non basta una moschea "Una moschea unica rischierebbe di mettere a repentaglio questo bel mosaico di pluralità". Lo ha detto il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida, intervenendo alla celebrazione della festa conclusiva del Ramadan. "Le diverse comunità islamiche che ho incontrato - ha continuato - chiedono il riconoscimento e la valorizzazione dei diversi luoghi di culto". Alla cerimonia di celebrazione della fine del Ramadan a Milano, oltre al vicesindaco Maria Grazia Guida erano presenti monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile relazioni ecumeniche e interreligiose della diocesi di Milano, l'assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, Aldo Brandirali, esponente di Comunione e Liberazione, "che per primo - ha spiegato Asfa - ha iniziato un dialogo serio con la nostra comunità".

Boni: nessun rispetto per i milanesi "Il fatto che il vicesindaco di Milano si sia recato, in occasione della chiusura del Ramadan in uno dei luoghi più caldi del capoluogo come via Padova, teatro di ignobili rivolte messe in atto da bande di stranieri, rappresenta una mancanza di rispetto per tutti gli italiani che da sempre subiscono le conseguenza della convivenza forzata con i luoghi di culto islamici". Così Davide Boni, presidente leghista del Consiglio della Regione Lombardia, ha commentato l’odierna presenza del vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida, alla festa per la fine del Ramadan presso il campo sportivo della parrocchia di via Cambini, in zona via Padova. "Un atto che dimostra come l’attuale amministrazione, dopo le generose aperture nei confronti dell’edificazione di una grande moschea a Milano e di una sorta di sanatoria per i centri di preghiera abusivi, abbia già scelto chi sono le persone con le quali intende dialogare" ha proseguito Boni, sottolineando "chissà che il prossimo passo della Giunta Pisapia non sia quello di issare la mezzaluna sul balcone di Palazzo Marino a decretare che il vento è davvero cambiato e al posto della tramontana del Nord soffia ormai forte il ghibli arabo".

Italia, Scalfaro, Zero presenze, € 15.000 al mese di stipendio!

L’ex-Presidente della Repubblica intasca un “vitalizio d’oro” senza mai presentarsi al Senato! Uella!




ROMA – Il 93enne ex-Presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro, grande moralizzatore delle donne con la minigonna negli anni ’60 del secolo scorso (usava schiaffeggiarle per strada il Democristo-talebano ante litteram!), oggi assai vicino alla corrente cattolica del Partito democratico, percepisce unostipendio mensile di 15mila euro per il suo “incarico” di Senatore a vita (un istituto 800esco in vigore in Italia, così come la figura del Prefetto, che nessuno è ancora riuscito a scardinare!).

Tutto a posto e regolare? Direi proprio di no. L’anziano parlamentare “a vita” da tempo immemore (dal 2008 per l’esattezza!) non si reca più nell’Assemblea del Senato della Repubblica a Roma, ma il vitalizio se lo becca eccome!

Qualche anno fa, el sciur Scalfaro, però, dichiarava: “Basta con le pensioni d’oro!”. Eppure prende 4.766 € di pensione al mese dopo 30 mesi di “lavoro” come parlamentare e altri quindicimila con lo stipendio senatoriale! Vergogna, pajasc!

Nella scorsa legislatura era uno dei Senatori più presenti in aula, poiché il suo voto era determinante per tenere in vita il Governo di Centro-sinistra di Romano Prodi (Pd). Scalfaro diceva che era un suo dovere partecipare al voto, e non perché il suo voto era determinante, ma perché un suo preciso dovere di Senatore!

E adess? Non ci sono più doveri da Senatore da rispettare?

Se l’età non gli consente più di svolgere il suo incarico, può sempre dare le dimissioni! Qualche euro di risparmio per la sua “amata” Italia, difesa contro i “barbari Leghisti”, sarebbe ben accetto da chi tira la fine del mese con pensioni ridicole o stipendi da fame, e sono tanti nel “Belpaese”!


http://www.mattinonline.ch/5583/italia-scalfaro-zero-presenze-%E2%82%AC-15000-al-mese-di-stipendio

Retroscena. Sulle pensioni la Lega pronta alla battaglia

Martedí 30.08.2011 12:48


Di Tommaso Cinquemani

maroni bossi calderoli

La manovra è ancora calda, appena uscita dal vertice di Arcore tra Bossi e Berlusconi, che già arrivano i primi scossoni. Secondo quanto è in grado di riferire Affaritaliani.it il gruppo del Carroccio al Senato sta preparando un emendamento da presentare in Aula per modificare la norma che elimina il conteggio della leva militare per andare in pensione.

"La quasi totalità dei senatori leghisti è contro questo provvedimento e stanno stilando un emendamento per dare battaglia in Aula", svela ad Affari una fonte addentro alle cose del Carroccio.E il riscatto dell'università? Su questo le posizioni sono meno chiare, qualcuno vorrebbe includerlo nel testo, ma lo schieramento è diviso.

Basta ascoltare Radio Padania per capire quali sono gli umori che percorrono la base del Carroccioe che quindi influenzano le decisioni dei parlamentari, sempre molto attenti a non far infuriare i sostenitori. Tra i militanti il provvedimento proprio non va giù. "Ho lavorato un anno per lo Stato ed è giusto che mi venga riconosciuto", è il pensiero di fondo degli interventi.

La vera questione adesso è come reagirà Bossi all'emendamento. Il patto con Berlusconi e Tremonti è ormai consolidato e voci all'interno della maggioranza, contattate da Affari, danno per certa l'apposizione della fiducia. Bossi si trova così nella scomoda posizione di chi ha stretto un accordo vincolante senza avere alle spalle il sostegno di parlamentari e militanti.

Un colpo alle coop: meno privilegi fiscali

Ridotte le esenzioni sul reddito di impresa, le cooperative verranno trattate sempre più come aziende

Strumenti utili

Roma È l’eterna partita tra i governi di centrodestra e il mondo cooperativo, bianco e rosso. Fino a ieri è sempre finita con mezze rinunce o con un pareggio, cioè con compromessi che facevano salve alcune prerogative dell’economia mutualistica in cambio della eliminazione di alcuni dei vantaggi fiscali. Ieri il vento è cambiato e le coop sembrano essere destinate ad assomigliare sempre di più alle altre aziende. L’eliminazione dalla super Irpef a carico dei redditi sopra 90mila euro sarà compensata con misure anti elusione, ma anche «con la riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative», recitava il comunicato del vertice di Arcore.
In sostanza verranno ridotte le esenzioni dalla imposta sul reddito di impresa, che è il principale beneficio fiscale di cui godono e valgono circa 750 milioni di euro.

Il mondo delle coop è diviso, dal punto di vista fiscale, in due. Da una parte quelle che hanno mutualità prevalente, cioè quelle che realizzano più del 50% del fatturato con i soci. Ad esempio una cantina sociale e un frantoio che offrono servizi soprattutto ai soci, oppure coop di consumo che hanno clienti per la metà tesserati. Sono le coop classiche, che nascono per iniziativa di persone per rispondere a necessità precise. Poi ci sono quelle a mutualità non prevalente, cioè che si rivolgono soprattutto all’esterno, vendendo beni e servizi a non soci.

Fino al 2001 le coop non dovevano pagare imposte sugli utili. Poi arrivò la prima grande stretta, per opera sempre di Giulio Tremonti, che limitò i benefici a quelle sociali. In seguito, sempre l’attuale ministro dell’Economia, con la riforma del diritto societario, stabilì che le società a mutualità prevalente potevano avere un’esenzione Ires del 70%, mentre per le altre, quelle più simili ad aziende normali, solo del 30%. Un paio di anni fa, un’altra stretta che limitò l’esenzione delle prime al 55% nel caso si tratti di grandi aziende. È ad esempio il caso dei classici supermercati Coop (quelli della Legacoop), che nelle regioni rosse hanno per clienti molti soci, ma che sono dei veri e propri colossi della distribuzione.

La stretta potrebbe concentrarsi proprio su queste, facendo calare le due percentuali di esenzione. Oppure Tremonti potrebbe decidere di tornare alla vecchia formula e fare salve solo le cooperative sociali (ad esempio quelle che offrono servizi di assistenza ai malati) trattando le altre come aziende normali. I risparmi dovrebbero aggirarsi intorno alla metà del valore dell’esenzione, quindi 300 - 400 milioni di euro.

Una scelta, quella presa ieri dal governo e dalla maggioranza, che creerà qualche malcontento e non solo nella sinistra. E non è un caso che nei giorni scorsi si sia fatto sentire soprattutto il presidente di Confcooperative Luigi Marino: «Non vorrei che dietro questa ipotesi di colpirci ci fosse ancora l’idea sbagliata che identifica il mondo delle coop come sostenitore di una parte politica. E che si voglia quindi usare l’arma del taglio alle agevolazioni fiscali per ammorbidire o rispondere con intransigenza alle opposizioni. Il mondo è cambiato». E il riferimento è anche al fatto che già da un anno il mondo della coop ha avviato un processo di unione attraverso l’Alleanza che comprende Legacoop (quelle rosse), Confcooperative (di ispirazione cattolica) e Agci (la centrale laica).
Ma è più probabile che il governo abbia iniziato dalle coop quel processo di semplificazione dei regimi fiscali, che presto, quando verrà attuata la delega, potrebbe investire anche i circa 160 miliardi di euro di benefici fiscali con valore assistenziali che si sono stratificati negli anni.

Il mondo della cooperazione ha dalla sua numeri sempre importanti per l’economia nazionale e anche in questi anni di crisi ha dimostrato di reggere meglio di altri.
Nel complesso ci sono 80mila cooperative con un milione e 400mila occupati, 130 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di soci. In dieci anni l’impatto delle aziende sul Pil è aumentato dal 2,7 per cento al 7,6 per cento. Segno che sono importanti per l’economia italiana.
Ma anche - e questo deve essere stato il ragionamento che ha spinto i governi di centrodestra ad occuparsene dal 1994 fino a ieri - che le aziende cooperative sono pronte per fare il salto definitivo e diventare un po’ più simili alle altre.

Calderoli: "Contributo solidarietà, i giocatori pagheranno il doppio, come i politici"

Sciopero,Calderoli chiede passo indietro

Roma, 30 agosto 2011 - “I calciatori pagheranno un contributo di solidarietà per i redditi sopra 90 mila e 150 mila euro con aliquote doppie: 10 e 20%. Sono davvero mefistofelico”: lo annuncia il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. “Come Lega - spiega - abbiamo presentato un emendamento al Senato per il quale i calciatori e tutti gli sportivi professionisti pagheranno il doppio rispetto a quanto originariamente previsto. In sintesi, il contributo di solidarieta’ per i cittadini e’ sparito, ma resta per i parlamentari. E visto che la casta ha deciso di tassarsi, tassiamo anche le altre di caste”.

Dunque, sottolinea Calderoli, “per loro resta il contributo sopra i redditi da 90 mola e 150 mila euro, ma le aliquote sono doppie: sborseranno il 10 e il 20%”. Per Calderoli e’ “impossibile” che i calciatori possano far pagare il balzello alle societa’ perche’ “abbiamo specificato che non possono rivalersi sui club nemmeno sotto forma di premi. Sono davvero mefistofelico”, conclude.

"SOSTENIBILE " - Secondo Calderoli, la manovra ora “è sostenibile” e “non abbiamo ricattato nessuno”. E alle critiche dell’opposizione risponde: “Sbagliano”.
“In verità - spiega il ministro - eravamo ad un giro di boa, era il momento più difficile e l’abbiamo superato con una manovra che esce più sostenibile e più seria di prima. Ad Arcore c’erano anche i responsabili - aggiunge Calderoli - che hanno portato proposte concrete e condivisibili. Abbiamo vissuto una bella giornata segnata da una filosofia di coalizione e non di ricatto come sostiene qualcuno. C’è stata condivisione con tante teste, tanti pensieri e una sintesi finale”.

In concreto, spiega ancora il ministro, “è stato tolto, come chiedevamo, il contributo di solidarietà e non è passata l’Iva. In effetti poi le persone fisiche sono sparite dalla norma contro l’evasione perché fare un emendamento che li colpisce era piuttosto complicato. Ma i furbi che agiscono tramite prestanome sono più rari e comunque ci torneremo nella riforma fiscale. In compenso è stata accettata la parte della tassa sulle società di comodo e posso dire che l’epoca del trust per non pagare le tasse è finita”.

40 ANNI EFFETTIVI - E sulle pensioni “abbiamo tenuto sull’età delle donne e sugli altri requisiti, ma abbiamo ceduto su un privilegio che non era mai stato toccato per cui tutti andranno in pensione dopo 40 anni di lavoro effettivo. Chi ha riscattato università e militare comunque lo vedrà riconosciuto come contributi versati”.

lunedì 29 agosto 2011

Pensioni su effettivi anni di lavoro. L'Iva non si tocca. Via anche il super-prelievo. Abolizione province e dimezzamento parlamentari.

MILANO - Resterà in vigore solo per i redditi dei parlamentari il contributo di solidarietà sui redditi più alti, il cosiddetto super-prelievo inizialmente previsto oltre i 90 mila euro e che verrà cancellato dalla manovra. Previsto invece un più articolato intervento sulle pensioni . Sono questi due degli accordi raggiunti a casa di Silvio Berlusconi, ad Arcore. Un vertice durato sette ore al quale hanno preso parte tra gli altri Umberto Bossi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La manovra sembra andare incontro a una profonda riscrittura ma i saldi, hanno assicurato fonti della maggioranza, restano invariati. Per Tremonti il nuovo accordo raggiunto nella maggioranza va «molto bene».

PROVINCE E PARLAMENTARI - Si fa molto lunga e in salita la strada per l'abbattimento dei costi della politica. La maggioranza si è accordata per cancellare tutte le province ma l'abolizione potrà essere fatta solo per via costituzionale, con i tempi che comporta. Lo stesso vale per il dimezzamento del numero dei parlamentari. Sono stati salvati i piccoli comuni ai quali verrebbe chiesto tuttavia di accorpare i servizi.

STRETTA SULLE SOCIETA' DI COMODO - Contrariamente alle attese, l'Iva non sarà aumentata Il provvedimento presentato a Ferragosto dal ministro Tremonti mantiene la Robin Tax e ci sarà poi «una stretta sulle società di comodo». Il contributo di solidarietà, è stato annunciato, sarà sostituito da «nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonchè riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative»

PENSIONI - Il calcolo sarà effettuato soltanto in base agli «effettivi anni di lavoro». Il raggiungimento degli anni di anzianità non dovrebbe più tener conto degli anni di servizi militare prestato e degli anni universitari che «verranno scorporati» mantenendo immutato l'attuale regime previdenziale. Gli anni in questione, però, verranno computati per il calcolo della pensione.

«FRONDISTI» SODDISFATTI - I critici della maggioranza«sembra che abbiano ottenuto qualcosa» ha commentato il deputato Pdl Guido Crosetto per il quale «le notizie uscite dal vertice sembrano positive. È stato utile aprire un dialogo, anche duro, all'interno della maggioranza e del governo. Forse non è tutto ciò che tutti noi avremmo voluto, ma è altrettanto importante mantenere solida la maggioranza».