(AGI) - Milano, 29 feb. - Lega Nord ancora in piazza per ribadire la propria contrarieta' al Governo Monti. Si preannuncia un fine settimana intenso: venerdi' scendono in campo Roberto Maroni e Roberto Calderoli e sabato il Segretario federale Umberto Bossi. Il primo appuntamento, venerdi', alle 21 presso "Il Cupolone" in Via Forze dell'Ordine a Sant'Angelo Lodigiano (LO), con un incontro pubblico con Maroni, Calderoli e Andrea Gibelli. L'iniziativa, organizzata dalla Segreteria Provinciale della Lega Nord di Lodi e' pensata per fare il punto sull'azione di questo governo, che secondo il partito del 'Carroccio' "sta danneggiando pesantemente il Nord. E' un governo che non aiuta le imprese, e dimentica il federalismo fiscale". Sempre "contro il Governo delle tasse" e' organizzata la 'Fiaccolata per la liberta'', che si terra' a Monza (ore 18, in piazza Citterio), sabato 3, alla presenza del leader del partito Umberto Bossi. E proprio seguendo le indicazioni di quest'ultimo, dopo la manifestazione del 22 gennaio scorso a Milano, la mobilitazione si sposta dunque nelle province, (AGI)
mercoledì 29 febbraio 2012
Maroni:"Class action contro Tesoreria unica".
L'ex ministro dell'Interno annuncia un'azione di risarcimento danni a Governo e Stato coinvolgento Pd e Pdl. Sul "tesoro" della Tanzania:"I soldi sono rientrati". Velina verde:"Dovranno pagare profumatissimamente"
Una class action contro il Governo e lo Stato per la questione della Tesoreria unica voluta da Monti che prosciuga le casse dei Comuni; i soldi investiti da Belsito in Tanzania "che sono rientrati"; gli autori della "Velina Verde" - blog online che lo ha messo nel mirino riservandogli insulti protetti dall'anonimato - che hanno il tempo contato e infine una Lega che "sta uscendo dalla tempesta interna" e si "allena" per diventare il primo partito del Nord.
A "svelare" i prossimi obiettivi e i retroscena del Carroccio è l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni che martedì sera - a margine della cena organizzata per lui dalla sezione di Luino sull'onda della mobilitazione seguita al maldestro tentativo di "imbavagliarlo" -, ha concesso un'intervista in esclusiva ad InInsubria parlando dei temi di attualità e di quelli interni al partito che più hanno imbarazzato e infastidito la Lega e suoi militanti nell'ultimo periodo.
UNA CLASS ACTION CONTRO LA TESORERIA UNICA
E' l'argomento del momento, quello che più sta facendo arrabbiare sindaci e amministratori del Carroccio: la Tesoreria unica voluta dal decreto delle liberalizzazioni di Monti di fatto preleva i fondi accantonati dalle amministrazioni e li concentra a Roma. E la norma prevede il trasferimento di metà della liquidità degli enti locali al Tesoro proprio nella giornata odierna.
"E' un provvedimento incostituzionale che di fatto lede l'autonomia di Regioni, Province e Comuni andando nella direzione opposta al federalismo - sostiene Maroni -.
E' la norma piu' centralista che un governo abbia attuato negli ultimi 40 anni e che toglierà ai Comuni piu' virtuosi il denaro per consegnarlo alle banche e a Roma Capitale. Per questo la battaglia della Lega sarà senza quartiere".
Finora il Comune di Varese e quello di Morazzone, attraverso i sindaci Fontana e Bianchi, hanno depositato in Tribunale un'istanza per il blocco delle somme per impedire che vengano trasferite alla Tesoreria unica nazionale. Anche il Veneto di Zaia si è mosso in questa direzione.
Ma l'obiettivo della Lega nel breve termine è quello di una mobilitazione generale delle amministrazioni locali per bloccare il blitz firmato Mario Monti, prima del secondo prelievo in calendario a breve.
"La Lega Nord chiamerà gli enti locali a una class action - spiega Maroni - Chiederemo a Pdl, Pd e Liste civiche di unirsi a noi per un'iniziativa comune che ha lo scopo di tutelare il risparmio dei cittadini e l'autonomia delle amministrazioni. Prepareremo un'azione legale contro il Governo e lo Stato per risarcimento danni legato al trasferimento di questi fondi. Chi degli altri partiti non ci starà, dovrà spiegare ai cittadini il perchè del loro comportamento".
IL TESORO IN TANZANIA
I fondi della Lega in Tanzania, e in altri luoghi esteri, è stato uno dei motivi di imbarazzo dentro al Carroccio in questi ultimi, turbolenti, mesi. Adesso anche su questo fronte si sta facendo pulizia.
"Di questa imbarazzante situazione ho parlato anche domenica con Umberto Bossi - ci spiega Maroni -. Dai soldi del partito ho sempre voluto rimanere lontano, ma questa situazione imponeva chiarezza. La notizia migliore è che questi fondi sono rientrati in Italia. E' un bene: devono essere nella totale disponibilità del partito e messi a disposizione della nostra attività politica. Non ha senso disporre di milioni di euro fermi sul conto se ci sono delle sedi che faticano a pagare l'affitto.
Come finirà la vicenda? E' una partita che deve essere chiusa definitivamente per sapere come sia stato deciso di gestire la cosa in questi termini. Poi, in materia così delicata, si porteranno avanti sistemi di gestione diversi".
"E' una cosa da bambini dell'asilo: tirano il sasso e si nascondono, scrivono falsità sul mio conto e non hanno il coraggio di dirmi le cose in faccia. Ma ci sto arrivando, anzi io so già chi sono e tra non molto dovremo fare i conti".
Maroni si riferisce ovviamente alla "Velina verde", il blog anonimo carico di veleno contro l'ex ministro dell'Interno che negli ultimi mesi ne ha scritte di tutte.
Una valangata di falsità che hanno avuto l'effetto di compattare ancora di più la base attorno al "Bobo". E anche se non lo dà a vedere, è ovvio che una "macchinetta di fango" che funziona a ripetizione sparando tra un'isola dei Caraibi e l'Islanda un po' di incazzatura la possa dare.
"La cosa che più mi fa... arrabbiare - si sfoga Maroni -, sono i metodi da Casal di Principe, quelli che si basano sulle minacce anonime. Avendo combattuto contro veri professionisti per 3 anni e mezzo (mafia e camorra nel suo ruolo da ministro, n.d.r.) questi mi fanno sorridere. Qualcuno che voleva intimorirmi è già stato beccato (i responsabili dello striscione "Bobo ocio" apparso a Brescia, n.d.r.) e tra non molto toccherà alla Velina verde. Ma si crede davvero che un ex ministro dell'Interno non possa sapere certe cose?".
Questo l'hanno pensato in molti e adesso la "resa dei conti" è più vicina. "Io so chi sono, ma non ho interesse a denunciare - continua Maroni -. Voglio che ad arrivarci siano le indagini che la magistratura sta portando avanti. Per me non è una questione politica e se ne occupano i miei avvocati. La cosa più fastidiosa? Quella dove parlano di collusioni con la camorra: è una cosa che in sede di risarcimento danni dovranno pagare profumatissimamente. E poi il fatto che si nascondano dietro un blog. Con tutto quel ranccore dovevano venire da me, dirmi le cose in faccia. Io faccio così. Ho imparato da Bossi".
PRIMO PARTITO AL NORD
Infine, il progetto a medio termine, quello delle amministrative e poi delle politiche del 2013.
"Le amministrative in solitaria saranno un bene - conclude Maroni -. La Lega, ormai unica forza all'opposizione contro la nuova Triplice, deve sfruttare questo periodo per ritrovarsi, superare le difficoltà degli ultimi periodi, coinvolgere gente onesta come noi e compattarsi intorno alle nostre tradizioni".
Alcuni sondaggi danno il Carroccio in crescita notevole, ben oltre lo "storico" 10%. Per altro verso il Pdl perde consensi e attraversa una fase di manifesta difficoltà.
"E' lavorando adesso, in questo periodo di calma apparente, che costruiamo il nostro futuro. Diventare primo partito del Nord è un obiettivo alla nostra portata. Poi tante cose potranno cambiare".
GIUSTIZIA: LEGA PROPONE ELEZIONE DIRETTA GIUDICI DI PACE - DDL COSTITUZIONALE AL SENATO PER GIUDICE ELETTO DAL TERRITORIO
(ANSA) - L'elezione diretta del giudice di pace da parte dei cittadini. Questa la proposta della Lega Nord che ha presentato un proprio disegno di legge delega alla commissione Giustizia del Senato dove si esamina la riforma della magistratura ordinaria.
''Riteniamo che sia necessario che la giustizia - spiega il
senatore del Carroccio Roberto Mura - diventi sempre piu' vicina e accessibile ai cittadini, attraverso una figura, quella appunto del giudice eletto, che sia moralmente e socialmente legittimato a rappresentare una comunita', rispetto alla quale si senta responsabile. Il fatto che il territorio possa eleggere magistrati e' un momento di grande democrazia e l'espressione piu' completa del primo assunto del titolo IV della seconda parte della Costituzione: ''La giustizia e' amministrata nel nome del popolo''.
Mura sottolinea che ''questa norma costituzionale, che consente l'elezione diretta di chi amministra la giustizia, e' sempre stata ignorata dai poteri centralisti e antidemocratici''. ''Si tratta - afferma il senatore Mura - di una battaglia storica per la Lega Nord, iniziata con l'allora Ministro pro tempore Roberto Castelli, sotto la spinta decisiva del segretario Bossi, ma fino ad oggi non si e' mai riusciti a trovare una maggioranza che facesse fare un passo in avanti alla democrazia italiana''. Secondo l'esponente leghista ''nella situazione attuale l'elezione diretta dei giudici di pace sarebbe quanto mai importante, considerato il ruolo ormai cruciale svolto dai giudici onorari, che esitano piu' di un milione e 200mila cause all'anno, in un ambito di competenza che si e' allargato sempre piu' in ambito sia civile che penale''. (ANSA)
Lega: Un tetto agli stipendi d'oro dei Manager
ROMA - Un tetto agli stipendi d'oro. La Lega vuole stabilirlo per legge per tutti coloro che ricevono retribuzioni a carico delle finanze pubbliche. Quindi non solo per i manager della pubblica amministrazione, di cui si sta occupando il decreto della presidenza del Consiglio all'esame delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, ma anche ad esempio per i manager Rai e i presidenti delle Autorità indipendenti. Tali stipendi, secondo la proposta di legge targata Carroccio e presentata oggi a Montecitorio, devono essere equiparati allo stipendio lordo annuo dei parlamentari, cioè 122.220 euro.
La proposta di legge è stata già assegnata alle Commissioni della Camera e, ha spiegato il presidente dei deputati Lega, Gianpaolo Dozzo, "ci auguriamo venga calendarizzata dalla prossima settimana". Il capogruppo ha fatto sapere che il voto del Carroccio sul parere delle Commissioni al decreto del governo non è scontato: "La bozza circolata ieri non andava bene. Votiamo a favore solo se ci sono tempi certi di attuazione". La presidente della commissione Attività Produttive, Manuela Dal Lago, ha ricostruito la genesi della pdl presentata oggi alla stampa: "Nasce da un emendamento che avevo presentato al decreto Salva-Italia cui il governo aveva dato parere negativo e Pd e Pdl avevano votato contro. Quindi abbiamo presentato un ordine del giorno cui l'esecutivo ha dato parere favorevole".
Napolitano E' la favolosa corte di Re Giorgio: costa sette volte quella della regina d'Inghilterra
In sei anni i costi del Quirinale sono saliti di 12 milioni di euro. Il Capo dello Stato aumenta anche lo staff
Le cifre dei comunicati ufficiali sono mirabolanti ogni anno. Se si presta attenzione al segretario generale del Quirinale, Donato Marra, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe un destino già segnato: sarà sua la poltrona di Sergio Marchionne in Fiat-Chrysler. Perché è sicuro: un manager così, capace di rivoltare come un calzino i conti del Quirinale, di risparmiare 60,5 milioni di euro (comunicato Quirinale del 12 febbraio scorso), di mandare a casa 394 dipendenti (stesso comunicato) senza che Susanna Camusso aggrotti un sopracciglio e senza nemmeno gli accordi di Pomigliano, dove mai lo puoi trovare?
Lasciata passare l’euforia delle autocelebrazioni quirinalizie, Libero è andato a spulciare i conti veri del Quirinale. Scoprendo tutt’altra realtà. Che peraltro fa sobbalzare sulla sedia quando è messa a confronto con i conti del presidente della Repubblica più importante d’Europa (Nicolas Sarkozy) e con la monarchia più potente e tradizionale del vecchio continente (quella della Regina Elisabetta di Inghilterra). Se gli altri hanno dei re, guardando solo quanto si spende, in Italia è certo che abbiamo un imperatore. Che - propaganda a parte - è sempre più costoso.
Già perché la sorpresa è quella. La fiction dei risparmi del Quirinale non trova corrispondenza nei numeri della realtà. L’anno dell’addio di Carlo Azeglio Ciampi - il 2006 - il Quirinale aveva un fondo di dotazione di 216 milioni di euro. Nel 2012 sarà di 228 milioni di euro. Se la matematica non è un’opinione, si tratta di 12 milioni di euro in più. Quando si taglia la spesa, questa si riduce, non aumenta. I 60,5 milioni di risparmi calcolati da Napolitano sono quello che grazie a un trend di spese pazze, il Quirinale avrebbe pensato di spendere di più, e che invece non ha osato buttare via dalla finestra come era costume. Lodevole intento, ma non si tratta di una riduzione dei costi. Il complesso di spese per la monarchia inglese nel 2006 contava su una dotazione pubblica (fra contributo diretto e prestiti) di 38,5 milioni di euro. Oggi quella somma è di 34,2 milioni di euro. Questa è una riduzione di spesa vera. Nello stesso periodo dunque la Regina Elisabetta è costata ai contribuenti inglesi l’11,1% in meno, mentre il presidente Napolitano è costato ai contribuenti italiani il 5,5% di più. Anche la dotazione dell’Eliseo è cresciuta nello stesso periodo. Era di 108,9 milioni di euro, ed è diventata di 110,6 milioni di euro. In percentuale significa un rincaro dell’1,5%, e cioè una crescita di costi quasi quattro volte inferiore a quella del Quirinale.
Di vero nelle celebrazioni del Colle c’è solo la riduzione numerica del personale. Che è consistente, essendo passata dai 2.158 dipendenti dell’ultimo anno di Ciampi agli attuali 1.787 dipendenti. Però è a stata a doppia velocità: grazie al blocco del turn over e alla riduzione del personale militare e di ruolo e dei comandi da altre amministrazioni, il totale si è ridotto. È aumentato però il personale a contratto legato al mandato del presidente della Repubblica (in sostanza il suo staff): da 85 a 103. Il numero è clamoroso, perché è il doppio dello staff della Regina di Inghilterra (49) e superiore del 25% allo staff del presidente francese (78). Anche il totale - ridotto - del personale della presidenza della Repubblica italiana è clamoroso quando viene messo a confronto con la monarchia inglese (423 dipendenti fra Regina, addetti alle proprietà immobiliari della Corona e impiegati nelle compagnie di trasporto reali) e con lo stesso Eliseo (943 dipendenti).
Nonostante la riduzione numerica, fra Ciampi e Napolitano è riuscita ad aumentare anche la spesa per il personale, passata da 205,8 a 221 milioni di euro. Gli stipendi in sé sono diminuiti (da 134,6 a 132,8 milioni di euro), ma sono aumentati i contributi previdenziali e assistenziali (da 71,2 a 88,2 milioni di euro). Anche qui salta all’occhio una differenza sorprendente con la monarchia inglese e con la presidenza francese. Ogni dipendente del Quirinale costa mediamente 123.670 euro all’anno. È quasi il doppio dei 74.160 euro che spende per dipendente l’Eliseo, ed è esattamente il triplo di quanto costa ogni dipendente della casa reale inglese: 43.546 euro. Se per il Quirinale si dovesse usare lo stesso confronto internazionale fatto per politici e manager pubblici, bisognerebbe dimezzare gli stipendi con effetto immediato. Peraltro - a parte la volenterosa notarella emessa ogni anno dal segretario generale Marra (con perimetro spesso differente e non confrontabile con gli anni precedenti) - il Colle più alto della politica italiana ha un altro primato assoluto in Europa: è l’istituzione meno trasparente che esista. L’Eliseo trasmette i suoi conti dettagliati alla Corte dei Conti francese, che pubblica ogni anno un rapporto a disposizione di tutti. La Regina di Inghilterra pubblica ogni anno un rapporto di oltre un centinaio di pagine con tutti i conti e le spese della monarchia. Si trovano tutti gli stipendi del suo staff, si racconta che è stato restaurato perfino il water della toilette reale, e quanto è costato. Sono indicati costi e consumi volumetrici di gas, elettricità, combustibile. È indicato con i costi nel dettaglio ogni volo o treno preso dalla Regina, dal suo staff e dai membri della famiglia reale per spostamenti dentro e fuori il Paese.
di Franco Bechis
martedì 28 febbraio 2012
Immigrati: Riccardi, Consiglio Ministri ha approvato Piano Rom
(ASCA) - Roma, 28 feb - Venerdi' scorso ''e' stato approvato in Consiglio dei ministri il Piano Rom''. Lo ha annunciato il ministro per l'Integrazione e la cooperazione, Andrea Riccardi, durante l'audizione al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen ricordando che ''70 mila Rom sono cittadini italiani e altri 70 mila sono extracomunitari o comunitari''.
L'approvazione del Piano Rom, ha aggiunto Riccardi, ''in sede europea e' stata salutata con grandissimo interesse perche' ho trovato il commissario Reding piuttosto innervosito sulla politica italiana nei confronti dei Rom''.
''Sta lavorando presso il mio ministero - ha sottolineato Riccardi - un Tavolo Rom per la realizzazione del Piano che verra' consegnato oggi o domani alle autorita' europee''.
Il Tavolo, ha proseguito il ministro, ''lavora per promuovere una politica di integrazione Rom che riguarda 4 grandi aree urbane e 4 assi: scuola, lavoro, salute e casa''.
Zaia: "Roma non avrà i soldi del Veneto"
Ricorso al Tar contro
il trasferimento dei fondi
FABIO POLETTI
MILANO
Il Governatore del Veneto Luca Zaia giura che non poteva fare diversamente: «E’ solo legittima difesa. Altrimenti tanto vale consegnarsi...». I toni sono da guerra, la solita guerra del Nord targato Lega contro la Capitale. Ma almeno la prima battaglia contro lo spostamento a Roma delle Tesorerie provvedimento contenuto nel decreto sulle liberalizzazioni - sembra averla vinta la regione del Nord Est. Il decreto approvato un mese fa prevede che la liquidità di cassa al 24 gennaio debba essere trasferita per il 50% a Roma, alla Tesoreria centrale, entro il 29 febbraio. Il provvedimento non piace all’Anci, all’Upi che raccoglie le Province ma il Veneto è il primo a non mugugnare e basta. E ieri mattina il Governatore Luca Zaia si è rivolto al Tar per impedire che la banca che fa da tesoriere al Veneto, trasferisca entro domani a Roma metà della liquidità di cassa: «Unicredit non può mandare i soldi a Roma senza la nostra autorizzazione. Adesso vediamo cosa succede dopo la diffida».
A chiedergli se questa sua iniziativa sia una specie di federalismo fai-da-te, Luca Zaia prima risponde snocciolando numeri: «Dovremmo trasferire 8 miliardi di euro. Sono soldi investiti che fanno girare le 600mila imprese del Veneto. Cosa succederebbe se il governo chiedesse alle banche di trasferire a Roma il 50% dei depositi dei cittadini?». Poi la butta in politica: «Sono soldi nostri. Da Governatore di questa Regione ho sempre detto: “Prima il Veneto”. Con il governo Monti invece c’è l’apoteosi del centralismo. Spero che tutti gli Enti Locali ci seguano, dobbiamo costruire una falange macedone contro Roma». Nell’attesa sono al lavoro gli uffici legali. Oltre all’intimazione a Unicredit, al ricorso davanti al Tar e alla Corte Costituzionale c’è pure un’istanza al tribunale di Venezia «contro questo abuso che si profila come un’appropriazione indebita ai danni del Veneto».
Il rischio è che le mosse della regione del Nord Est possano fare scuola. Graziano Delrio presidente di Anci vorrebbe bloccare il trasferimento che su scala nazionale vale 9 miliardi di euro: «Il provvedimento non è stato nemmeno concertato». Dalle Province stesse grida di dolore: «Così torniamo indietro di trent’anni...». Le indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi assicurano che il governo starebbe valutando le proteste degli enti locali. Ma il tempo stringe, mancano 24 ore alla scadenza del termine imposto dal decreto, e il Governatore del Veneto vorrebbe che si bloccasse tutto e subito: «Questa è una appropriazione indebita».
Il fatto è che almeno in questo angolo del Nord governato dalla Lega, la battaglia contro la Tesoreria centrale ha una marcia in più. Quella del «Nord che lavora» contro «Roma ladrona». Alla fine solo slogan ma Luca Zaia giura che c’è molto di più: «Togliere i soldi alla nostra Regione può provocare danni incalcolabili. Il Veneto è la Baviera italiana. Quegli otto miliardi di euro sono la benzina nel motore delle imprese. Da noi le cose funzionano: non ci sono strade che finiscono nel nulla in mezzo ai campi. E poi perché spostare a Roma i soldi dei veneti? Noi non abbiamo 1900 miliardi di debito... Meglio, molto meglio che i nostri soldi ce li amministriamo noi. Almeno sono al sicuro. E poi sarebbe meglio che il governo Monti si desse un colpo di reni federalista perché noi ne abbiamo le tasche piene, di fare sempre quelli che pagano come Pantalone».
lunedì 27 febbraio 2012
Liberalizzazioni: Zaia, no soldi a Stato
(ANSA) - VENEZIA, 27 FEB - Il Veneto ha diffidato il proprio tesoriere, Unicredit Banca, a trasferire le risorse della Regione alla tesoreria unica nazionale, in base al decreto liberalizzazioni. ''Abbiamo presentato oggi un ricorso al Tar - ha detto il presidente Luca Zaia - affiche' sia intimato al nostro tesoriere di non consegnare i soldi allo Stato''.
"Noi non vogliamo - ha aggiunto - che il Governo porti via tramite la Tesoreria i soldi della Regione, delle Province e dei Comuni".
domenica 26 febbraio 2012
Mills/ Bossi: Pensavo fosse condannato, ma suoi voti servono
Leader Lega parla di sentenza che ha prosciolto Berlusconi
Sassuolo (Modena), 26 feb. (TMNews) - "Spero proprio che Berlusconi sia stato assolto perché era innocente. Pensavo che fosse condannato, invece i suoi voti sono determinanti per il Governo Monti". Così il segretario della Lega Nord Umberto Bossi ha commentato la sentenza del processo Mills che ha prosciolto l'ex premier per prescrizione.
"A volte a pensare male ci si prende - ha detto Bossi nel suo comizio a Sassuolo, nel modenese - Berlusconi è stato più abile di me. Poi magari non aveva commesso niente come sostiene, però vista dal di fuori è una brutta impressione". "Il processo l'ha superato a gonfie vele - ha aggiunto - i giudici non sono ciechi e sordi, vivono anche loro il momento politico. L'abbiamo capito anche noi".
"A volte a pensare male ci si prende - ha detto Bossi nel suo comizio a Sassuolo, nel modenese - Berlusconi è stato più abile di me. Poi magari non aveva commesso niente come sostiene, però vista dal di fuori è una brutta impressione". "Il processo l'ha superato a gonfie vele - ha aggiunto - i giudici non sono ciechi e sordi, vivono anche loro il momento politico. L'abbiamo capito anche noi".
venerdì 24 febbraio 2012
Zaia vs Caldoro - Tesorerie, un piano per bloccare 7 miliardi di versamenti allo Stato
Depositato il ricorso. Incarico a Bertolissi per opporsi all’accentramento delle casse degli enti locali deciso dal governo. Zaia: "Vogliono portarci via il salvadanaio"
VENEZIA — L’aveva promesso. E l’ha fatto. Il governatore Luca Zaia ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la decisione del governo di accentrare in una tesoreria unica, a Roma, tutti i soldi depositati dagli enti pubblici nelle banche del Paese. L’incarico è stato affidato agli avvocati Mario Bertolissi, il costituzionalista di riferimento della Regione, e Andrea Manzi del Foro di Roma. Il tempo, però, stringe: entro il 29 febbraio, infatti, i Comuni, le Province e la stessa Regione dovranno trasferire alla tesoreria statale la prima tranche del 50% ed è improbabile, se non impossibile, che per allora si arrivi ad una sentenza della Consulta. Per questo nella delibera portata ieri fuori sacco in giunta dal vice presidente Marino Zorzato si legge anche la richiesta ai giudici di sospendere subito l’esecuzione delle norme contestate del decreto Salva Italia. Nell’attesa, avverte Zaia, «faremo in modo di opporci anche ai versamenti perché non credo al mero effetto-annuncio del ricorso. Stiamo dunque cercando di capire se ci sono gli strumenti per bloccare i pagamenti dovuti nelle scadenze previste dal governo».
A dimostrazione del fatto che non si tratta di un accanimento del Veneto nei confronti del governo Monti, Zaia mette in fila un paio di numeri: «Finora abbiamo impugnato 2 provvedimenti firmati da Monti e 5 da Berlusconi. Loro ce ne hanno impugnati 4 mentre con l’esecutivo precedente eravamo a quota 8». Insomma, a sentire Zaia la questione è tecnica, non politica anche se è pur vero che Berlusconi è stato in sella per tre anni, mentre Monti sta a Palazzo Chigi solo dal 13 novembre, dunque il ritmo non promette nulla di buono per il futuro. «Questo governo, d’altra parte, ha segnato la morte del federalismo - torna a picchiare il governatore - ed ogni sua decisione va nella direzione del centralismo più sfrenato. Con la tesoreria unica ci stanno rubando il salvadanaio e noi, investiti di questa responsabilità anche dagli altri enti locali del Veneto, siamo pronti a dichiarargli guerra». Anche perché qui si parla di soldi veri, liquidi: si stima che potrebbero prendere la via di Roma tra i 7 e gli 8 miliardi di euro (solo quelli bloccati nelle casse della Regione dal patto di stabilità ammontano a detta di Zaia attorno a 1,35 miliardi). «Il ritorno alla tesoreria unica - si legge nella delibera - comporterà la riduzione delle entrate sino ad oggi derivanti dalle giacenze nella tesoreria regionale per interessi attivi sui depositi nonché un aumento dei costi per il servizio prestato. Inoltre con le disposizioni in esame viene inibita la possibilità per la Regione di utilizzare la propria liquidità per eventuali investimenti finanziari diversi da quelli in titoli di Stato».
Scenari apocalittici per le ragionerie degli enti locali ma tutt’altro che rassicuranti anche per le famiglie e le imprese, secondo Zaia, «visto che perdendo questa ingente liquidità, le banche saranno costrette a rivedere i loro impieghi. E non è un caso che nonostante l’abbattimento dello spread stiano aumentando i tassi d’interesse sulla raccolta». Una circostanza, quest’ultima, confermata anche dal rappresentante dell’Abi in Veneto, Amedeo Piva: «E’ inevitabile che questa decisione del governo, a cui ci opponiamo, finisca per avere ripercussioni sui tassi di raccolta e su quelli degli impieghi e costringerà gli istituti a rivedere questi ultimi. Personalmente, mi associo alla lettera già scritta dal presidente nazionale dell’Abi, Giuseppe Mussari, al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani». Missiva in cui, in buona sostanza, Mussari chiede a Errani di creare un asse banche-Regioni per convincere il governo a fare dietrofront su un provvedimento definito «dirompente e sconcertante». Intanto esplode la polemica politica, alimentata anche dal rilancio del presidente della Campania Stefano Caldoro che ha chiesto di utilizzare parte dei soldi accentrati nella tesoreria unica (che il governo vorrebbe in realtà a garanzia delle future aste dei Bot) per saldare i debiti accumulati con i fornitori al Sud dalla pubblica amministrazione. «Caldoro vaneggia, ci vuole cornuti e mazziati» tuona l’eurodeputata LN Mara Bizzotto, mentre il segretario del Pd Rosanna Filippin, pur dicendo un secco no alla proposta di Caldoro, avverte: «La priorità dev’essere la modifica del patto di stabilità ». D’accordo Antonio De Poli dell’Udc: «Tutto il resto sono solo tristi sceneggiate».
www.corriere.it
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Calderoli: “Monti e Napolitano hanno cancellato il federalismo”
ROMA, 22 FEB – ”Fino a ieri la mia era l’unica voce, nel deserto, a urlare quanto stava succedendo al Federalismo. Oggi vedo che i tutti rappresentanti degli enti locali si lamentano del fatto che il percorso della riforma federalista si e’ interrotto”. Lo dice il coordinatore delle segreterie della Lega, Roberto Calderoli.
”Il problema – aggiunge – non e’ che il Federalismo non va piu’ avanti, il vero problema e’ che e’ stato cancellato da decreti legge, firmati da Mario Monti e avallati da Napolitano, che si assumeranno la responsabilita’ storica di aver smantellato questa riforma epocale”.
giovedì 23 febbraio 2012
GOVERNO: LEGA CONTRO NUOVA CARTA ACQUISTI, 'REGALO' A IMMIGRATI
Milano, 23 feb. - "Il governo Monti continua a chiedere sacrifici ai cittadini padani, ma si appresta a fare l'ennesimo regalo agli immigrati". E' la denuncia del deputato della Lega Nord, Marco Rondini, che fa riferimento al disegno di legge recante 'disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo' del quale si e' discusso in commissione Affari Sociali alla Camera. "Nel testo all'articolo 60 ai commi 1 e 2/A - spiega Rondini, in una nota - si prevede la sperimentazione finalizzata alla proroga del programma 'carta acquisti' nei Comuni con piu' di 250mila abitanti fra la popolazione in condizione di maggiore bisogno per contrastare la poverta' assoluta". "Il decreto - sostiene - fissa i nuovi criteri di identificazione dei beneficiari per il tramite dei Comuni, con riferimento ai cittadini comunitari ovvero ai cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo". "Questo - conclude - vuole dire che i benefici finiranno quasi completamente nelle tasche degli immigrati".
Borghezio: "Discriminate le modelle padane" Attacco agli stilisti: "Basta con slave o extracomunitarie"
europarlamentare della Lega siscaglia contro il mondo della moda: "Anche riviste come Vogue schifano le donne padane, poi veicolano i loro prodotti con volti non padani. E’ inaccettabile". E annuncia ricorso al Giurì di autodisciplina pubblicitaria contro la modella tunisina Emira
Modelle a una sfilata di Alberta Ferretti (AFP)
Milano, 23 febbraio 2012 - “La moda padana deve usare volti padani. Basta con modelle slave o extracomunitarie che spesso arrivano irregolarmente in Italia. Gli stilisti ma anche riviste come Vogue diretta da Franca Sozzani, che schifano le donne padane, vivono per la maggior parte in Padania poi veicolano i loro prodotti con volti non padani. E’ inaccettabile. Se venissero invece escluse le rumene o le bosniache allora sì che si parlerebbe subito di razzismo?”.
A scagliarsi contro il mondo della moda è Mario Borghezio, europarlamentare della Lega, ospite di KlausCondicio, programma di Klaus Davi su You Tube. Borghezio annuncia ricorso al Giurì di autodisciplina pubblicitaria contro la modella tunisina Emira, in Italia da 10 anni, interprete di uno spot che tratta i temi del lavoro femminile e definisce le sue protagoniste “donne forti per Costituzione”.
“Su temi così delicati - dice - non si deve fare speculazione: per noi che siamo invasi e per quelli che sono strumento di questa migrazione di popoli indotta e in qualche caso non voluta. Sappiamo quali enormi racket veicolano le ragazze portate da noi. Se condizionatori dell’opinione pubblica come le grandi agenzie pubblicitarie, vogliono strumentalizzare la questione dell’immigrazione e dell’integrazione siamo davanti a un pericolo grave. Questo è un argomento su cui non si deve scherzare”. Per Borghezio, infine, gli stilisti sono “esterofili e ingrati”. “E’ grave che diano lavoro a slave, rumene, ungheresi e russe e non a belle ragazze piemontesi, liguri, venete o lombarde”.
MILLEPROROGHE: CAMERA, GOVERNO BATTUTO SU ODG LEGA ++ RIFERITO AL CANONE RAI, SOLO PD VOTA CON GOVERNO
(ANSA) - ROMA, 23 FEB - Governo battuto per la seconda volta nell'aula della Camera, questa volta su un ordine del giorno della Lega al decreto milleproroghe relativo al canone Rai. Il testo, su cui il governo aveva espresso parere contrario, e' passato con 303 voti a favore, 165 voti contrari e 10 astenuti.
Conformemente al governo ha votato solo il Pd.
Il testo approvato impegna il governo a valutare l'opportunita' di stilare un elenco degli apparecchi su cui si debba pagare il canone Rai, indicando anche la tipologia dei soggetti tenuti al pagamento del canone.
Il riferimento e' alle polemiche suscitate dalla decisione dell'azienda di viale Mazzini, di imporre il pagamento del canone anche ai possessori di palmare o altri strumenti 'atti o adattabili alla ricezione del segnale radiotelevisivo'.
Federico Gregorio: “Lo Ius soli è improponibile”
TORINO. Il consigliere regionale Federico Gregorio è oggi intervenuto in Aula in merito al dibattito sull’estensione del diritto di cittadinanza ai bambini nati sul suolo italiano.
“In questo momento una proposta del genere è fuori luogo ed avrebbe implicazioni drammatiche – ha detto Gregorio – La nostra priorità ora più che mai è quella di garantire cibo, servizi, sanità ed istruzione ai nostri cittadini, non di aprire le porte all’immigrazione di massa che certamente farebbe seguito alla possibilità di ottenere in modo automatico la cittadinanza italiana”.
“Dallo Stato per il 2012 non abbiamo ricevuto alcun contributo per il socio assistenziale, e mi sembra paradossale che a fronte di una situazione del genere si possa sostenere l’opportunità di estendere a centinaia di migliaia di nuovi cittadini servizi che già noi facciamo fatica a mantenere e garantire”.
Federico Gregorio ha poi fatto riferimento alla normativa europea e alla legislazione degli altri Paesi:
“L’attribuzione automatica della cittadinanza italiana per semplice nascita sul territorio nazionale sarebbe un caso unico in Europa. Inoltre la normativa europea prevede la cittadinanza solo per chi abbia risieduto per almeno quattro anni nello stato in cui la vuole richiedere. Che senso avrebbe penalizzare i comunitari rispetto agli extra Unione Europea, dal momento che questi avrebbero molta più facilità nel raggiungere tale obiettivo?”
Il Consigliere ha concluso precisando: “La nostra ferma opposizione a tale proposta non è di stampo razzista come a molti fa comodo credere, bensì identitario: l'acquisizione della cittadinanza deve essere considerata come un'assunzione di responsabilità individuale del singolo, che si impegna ad avere i requisiti necessari per poter essere accolto ed integrato definitivamente nella comunità, con le implicazioni storiche, culturali ed identitarie che questo comporta. L’Italia lascia la libertà, a chi lo desidera, di acquisire la cittadinanza dopo un prefissato periodo di residenza, pertanto appare del tutto inopportuno ampliarne ulteriormente l’applicazione come si vorrebbe in alcune delle proposte in esame”.
Riccardi,stop norme vessatorie immigrati Sono d'accordo con il ministro Cancellieri
(ANSA) - ROMA, 21 FEB - "Con il ministro Cancellieri siamo d'accordo per eliminare tutte quelle norme vessatorie, quei ritardi inspiegabili, quelle lentezze burocratiche che rendono umiliante per gli stranieri la richiesta di permessi, certificati, documenti". Lo ha detto al Senato il ministro per l'integrazione Andrea Riccardi, aggiungendo che "con il ministro dell'Interno presto andremo in visita nei Cie, che sono una risposta solo parziale al problema. Vogliamo verificare la vivibilità del loro ambiente".
Immigrazione, Italia condannata Ue: respingimenti illegali
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia a pagare gli immigrati respinti verso la Libia nel 2009
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la politica dei respingimenti verso la Libia avvenuti nel 2009 e ha deciso che il governo dovrà pagare 15mila euro a 24 profughi africani. Il caso è il cosiddetto 'Hirsi Jamaa contro l’Italià e deriva dal ricorso di 11 profughi somali e 13 eritrei che, nella notte tra il 6 e 7 maggio 2009, furono intercettati a sud di Lampedusa e consegnati alle autorità libiche. Un comportamento che, secondo i giudici di Strasburgo, si è tradotto in una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, in quanto i profughi "furono esposti al rischio di maltrattamenti in Libia" nonchè a quello di "venire rimpatriati in Somalia ed Eritrea".
Lega ostruzionista sul «reato tenue»
ROMA
L'ostruzionismo minacciato dalla Lega per bloccare l'approvazione della riforma sul "reato tenue", si è materializzato ieri quando l'aula della Camera ha cominciato a esaminare gli emendamenti all'articolo 1 della proposta di legge sulla «particolare tenuità del fatto». A raffica, per quasi due ore i deputati del Carroccio hanno sparato contro quello che chiamano «svuotaprocessi», «amnistia mascherata», «depenalizzazione generalizzata», «vergogna», e sarebbero andati avanti così per giorni visto che in questa fase i tempi non sono contingentati,
bloccando l'aula, dov'è atteso il "milleproroghe". Di qui la decisione della maggioranza di rinviare l'esame e il voto a marzo, quando (per regolamento) scatterà il contingentamento dei tempi e, quindi, la tagliola sugli interventi dei leghisti. Ora la Capigruppo deciderà se riprendere già alla fine della prossima settimana o in quelle successive.
Un copione scontato, salvo per l'assenza in aula del governo, che non è passata inosservata. Il "reato tenue" era stato inserito dal ministro della Giustizia Paola Severino nel ddl varato prima di Natale su depenalizzazione e messa alla prova, in quanto misure necessarie a deflazionare il processo penale. Poi, però, era stato stralciato, ma come segno di rispetto nei confronti della Camera dove la riforma era già arrivata a buon punto. Il testo licenziato dalla commissione Giustizia, sebbene più restrittivo di quello proposto dal governo, ha avuto
il via libera dell'Esecutivo, che ieri, però, non si è né visto né sentito.
Ma a parte l'assenza del governo, nei primi due giorni di dibattito in aula non ci sono state sorprese, tanto meno voci dissonanti nella maggioranza. Il rischio è che come con la «svuota-carceri» qualche deputato (soprattutto nel Pdl) prenda le distanze, sensibile alle argomentazioni del Carroccio. Argomentazioni che fanno leva sulla «certezza della pena», sulla «sicurezza», sulla «legalità» e che, al di là della loro fondatezza, possano far breccia nell'opinione pubblica, rendendo impopolare la riforma.
Il testo stabilisce che un reato può essere archiviato o l'imputato che lo ha commesso può essere prosciolto se, per le modalità della condotta, la sua occasionalità e le esigue consiguenze dannose o pericolose, il fatto viene valutato dal giudice «di particolare tenuità». Ne resta traccia nel certificato penale e la sentenza consente alla parte offesa di chiedere il risarcimento dei danni, ma il processo si chiude subito, senza trascinarlo – come accade oggi in molti casi bagatellari – fino in Cassazione, a scapito di processi più seri. Secondo la
Lega è una riforma che «dà troppo potere ai giudici» e «lede i diritti dei cittadini» che vogliono che chi commette un reato «paghi, e paghi in carcere».
Donatella Stasio - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/KiczG
mercoledì 22 febbraio 2012
Stucchi (Lega): Pd, Pdl e Udc in un vicolo cieco
ROMA — “I partiti che sostengono il governo Monti, Pd, Pdl e Udc, si sono resi corresponsabili di tantissime decisioni sbagliate dalle quali adesso è davvero difficile prendere le distanze. Forse questo aiuta a spiegare perché oggi trovino difficoltà sia a costruire alleanze credibili alle elezioni amministrative, sia ad individuare sul territorio candidati vincenti disposti a scommettersi coi loro simboli”. Così in una nota il deputato bergamasco della Lega Nord Giacomo Stucchi.
“L’esito delle elezioni per il rinnovo delle amministrazioni locali – continua Stucchi – sarà determinante per capire come evolverà il prosieguo della legislatura ma la sensazione è che attualmente la maggioranza si sia cacciata in un vicolo cieco”.
Lega, Camera butta soldi per le natiche dei deputati. Sostituiti i cuscini degli scranni, una vergogna
(ANSA) - ROMA, 22 FEB - ''In un momento in cui il governo chiede immensi sacrifici ai cittadini, qualche mente geniale ha pensato di rifare le poltrone dell'Aula della Camera affinche' i deputati possano avere maggiore conforto per le loro natiche. E' una vergogna di cui i cittadini devono essere informati per trarne le giuste conseguenze''. E' la denuncia lanciata dal deputato della Lega Nord, Davide Cavallotto.
Salvini ad Affaritaliani.it: Berlusconi è un traditore. Sta con Monti solo per salvare Mediaset
"Silvio Berlusconi è un traditore. Prima di tutto ha tradito i suoi elettori". E' il durissimo attacco all'ex premier lanciato da Matteo Salvini, eurodeputato della Lega Nord e vicesegretario del Carroccio lombardo. "Le 600 sedi della Lega in Lombardia ricevono tutti i giorni centinai di telefonate di ex elettori e di ex elettrici del Pdl incazzati neri", rivela Salvini ad Affaritaliani.it. "Sia sulle tasse, sia sulla casa, sia sul federalismo, Berlusconi sta facendo l'esatto contrario di ciò per cui ha preso i voti al Nord".
E ancora: "A livello politico nazionale in questa fine di febbraio del 2012 Lega e Pdl sono lontani quanto Lega e Pd. Ormai sono la stessa roba". E Alfano? "Non mi faccio gli affari di casa altrui, ma mi sembra uno abbastanza in gamba. Però sostenendo questo governo il Pdl sta contribuendo a dissanguare il Nord, i padani e i suoi stessi elettori. Se pensano di ripartire con un nuovo inno e un simbolo la gente non ha l'anello al naso. Sanremo ormai è finito".
Infine l'affondo personale contro il Cavaliere: "Tutti ci ricordiamo il tracollo di Mediaset in Borsa nei giorni del cambio di governo... Evidentemente Berlusconi ha deciso di sostenere Monti perché ha a cuore le sue aziende di famiglia. Una cosa penosa ma che si può anche capire dal punto di vista personale. Ma le forze che reggono questo governo sono tali per cui sia Pdl che Pd sono soltanto degli ostaggi. Per fortuna la Lega non è ostaggio di nessuno".
Il governo degli immigrati: permessi più lunghi
Raddoppia il documento per il soggiorno, esteso fino a due anni. L'esecutivo dei prof taglia anche i balzelli previsti da Maroni
Il governo raddoppierà la durata dei permessi di soggiorno. Secondo quanto riferito dall'esecutivo, il provvedimento permetetrà di tagliare della metà i costi per l'immigrato, dilatandone però la presenza in Italia. In arrivo anche gli sconti sulla tassa di soggiorno, ossia il contributo - da 80 a 200 euro - dovuto per il rilascio del documento dopo l'entrata in vigore del decreto Maroni-Tremonti dello scorso 30 gennaio.
Tasse per tutti ma non per loro - Il pacchetto di provvedimenti servirà anche ad informatizzare le domande per snellire procedure e iter burocratici. I ministri dell'Interno, Annamaria Cancellieri e dell' Integrazione, Andrea Riccardi, all'inizio dell'anno avevano promesso un intervento per correggere la tassa, considerata particolarmente pesante in un periodo di crisi economica: tasse per tutti, insomma, ma non per gli immigrati. Prendendo spunto dalla riduzione del balzello, il governo ha poi deciso di lavorare su un provvedimento più organico, che comprende anche il raddoppio del permesso di soggiorno. La Cancellieri ha parlato di una vera e propria "rivoluzione", mentre il Pd si è detto favorevole alle iniziative.
Governo soddisfatto - Come detto, il raddoppio del permesso si tradurrà in un risparmio per gli immigrati, che dovrà versare il contributo di ottanta euro una volta in meno: il documento avrà una validità fino a due anni. Il governo ha valutato anche l'ipotesi di tagliare altri costi del documento, quali i 30 euro dovuti per il servizio di Poste Italiane, ma la cosa non è stata ritenuta fattibile. Riccardi ha parlato di "soluzione equilibrata. Con il ministro Cancellieri siamo d'accordo per eliminare tutte quelle norme vessatorie, quei ritardi inspiegabili, quelle lentezze burocratiche che rendono umiliante per gli stranieri la richiesta di permessi, certificati, documenti".
martedì 21 febbraio 2012
Il paese che vieta il kebab
Continuano i divieti al più noto dei piatti tipici arabi in Italia, il kebab. I negozi etnici sono stati banditi dal centro storico di Spirano, in provincia di Bergamo.
NO AI NEGOZI ETNICI - Il divieto fa parte di un piano del sindaco, a capo di una maggioranza leghista, per tutelare le attività tradizionali. Le minoranza insorgono: “E’ razzismo”, ripetono. L’amministrazione ha imposto lo stop anche ai luoghi di culto non cattolici. Lo racconta L’Eco in un articolo a firma di Elena Tiraboschi:
LE MINORANZE PROTESTANO: “RAZZISMO” – Le minoranze bollano il provvedimento degli uomini del Carroccio come negazione della libertà di espressione. Continua ancora L’Eco di Bergamo:No a kebab e negozi etnici nel centro storico di Spirano. Questo il diktat inserito nel Piano di governo del territorio. Un divieto che si è concretizzato in una seduta consiliare fiume (due serate) durante la quale è stata approvata in via definitiva la corposa variante al Pgt. La proposta è stata presentata con un emendamento della maggioranza leghista guidata da Giovanni Malanchini: «Per preservare i caratteri storici e di tradizione del vecchio nucleo del nostro paese – recita – si chiede di inserire nel comma “a” dell’articolo 27 del piano delle regole, fra le destinazioni d’uso non compatibili, la frase “apertura di negozi etnici nell’abitato del centro storico”, come previsto dall’articolo numero 150 del Testo unico del commercio approvato dalla Regione Lombardia nel 2010». In sostanza si mettono al bando i negozi etnici di qualunque tipo: niente phone center, transfer money, kebab, ristoranti e via dicendo. «Una norma non legata all’etnia del titolare – specifica il sindaco – bensì alle categorie merceologiche e soprattutto all’alimentare. Vogliamo tutelare le attività tipiche e tradizionali del centro anche nell’ottica della riqualificazione che sta subendo, pensiamo al rifacimento di alcune vie principali e al divieto inserito, sempre nel Pgt, di installare parabole e impianti di condizionamento in facciata, con l’obbligo di rimuovere quelli esistenti».
Ma la decisione della Giunta leghista coglie impreparate le minoranze presenti alla seduta, che nulla sapevano dell’intenzione del Carroccio, motivo per cui il dibattito sull’argomento è stato breve. Questo non toglie che alcuni consiglieri dell’opposizione abbiano da ridire. «È inaudito negare la libertà di espressione a una cultura diversa dalla nostra, quando potrebbe invece arricchirci», ha detto durante la seduta l’ex sindaco Gabriella Previtali (Lista civica Spirano), aggiungendo, in separata sede, che «si tratta di puro razzismo». Da parte sua il voto contrario all’emendamento, così come per «Spirano democratica » di Giuseppe Zanotti, ormai sempre più a braccetto con la lista Previtali. «Ritengo sia un emendamento assurdo e illogico, che non favorisce l’integrazione – ha sottolineato Romeo Dossena del Pd –. Secondo questa modifica, a questo punto, non si potrebbe nemmeno aprire, per esempio, una bottega tipica siciliana. Si tratta di un atto coercitivo, che non qualifica questa amministrazione e che potrebbe avere anche ripercussioni negative. Ci chiediamo inoltre se non possa essere considerata anticostituzionale: ci documenteremo a riguardo». Astensione invece per Carmen Gatti di «ViviAmo Spirano» mentre il Pdl di Emilio Nozza Bielli era assente alla seduta per incompatibilità dei consiglieri con alcune aree trattate nel Pgt. «È indifferente che ci siano oppure no negozi etnici nel centro storico – ha specificato il consigliere Gatti –, l’importante è che rispettino le norme».
NIENTE MOSCHEE - Il Pgt ha detto no anche ai luogi di culto non cattolici. Racconta Tiraboschi:
http://www.giornalettismo.com/archives/203677/il-paese-che-vieta-il-kebab/Ma oltre alle limitazioni per gli esercizi commerciali non tradizionali nel centro storico, all’interno del piano, precisa il primo cittadino, viene confermata l’impossibilità di realizzare sul territorio edifici di culto diversi da quelli cattolici. Infatti viene individuata come unica area per edifici di culto quella ora occupata dalla chiesa parrocchiale. Per gioco forza non sarà dunque possibile costruire qualcosa di diverso, «a meno che non si abbatta la chiesa», specifica il sindaco. Questa è una questione che era già emersa nel febbraio 2009, quando la Lega era in minoranza e la Previtali guidava la maggioranza. All’epoca, all’approvazione del Piano di governo del territorio, la Lega chiedeva di stralciare il punto in cui si rendeva possibile sul territorio la rea-lizzazione di edifici di culto diversi da quelli cattolici. «Abbiamo accolto la proposta – spiegava Vittorino Pata, all’epoca assessore all’Urbanistica – perché effettivamente si tratta di una questione che si riprenderà solo sulla base degli sviluppi futuri del paese. Ora non è essenziale ». «Di fatto – dice Malanchini – si conferma quanto già previsto dal Pgt dell’amministrazione Previtali. Non si deve interpretare questo come una limitazione alla libertà di culto, ma come la volontà di prevenire quei problemi legati alla sicurezza che spesso derivano da edifici di culto non tradizionali».
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