giovedì 31 gennaio 2013

PD: BITONCI (LNP), "L'ITALIA GIUSTA DI BERSANI? E' QUELLA SENZA IL VENETO


(AGENPARL) - Venezia, 31 gen - "Un barattolo di Nutella, l'iscrizione all'ordine dei giornalisti della Lombardia, birre, cotolette e DVD. Queste sono alcune delle voci di spesa che i consiglieri regionali uscenti del PD lombardo si sono fatti rimborsare.

Così come i colleghi di partito del gruppo consiliare laziale, promossi ovviamente nelle liste per le politiche, vedi Daniela Valentini e Marco Di Stefano.

Il tutto nel più assoluto silenzio dei media, come sempre quando gli scandali riguardano il PD - spiega Massimo Bitonci, capolista al Senato per la Lega Nord Liga Veneta - Questa è l'Italia giusta che ha in mente Bersani?

La Lega ha un'idea diversa: quella di macroregioni autonome, ciascuna capace di autodeterminarsi e di essere più efficiente. Più il potere è decentrato, più i cittadini sono in grado di controllarlo.

E magari di evitare che qualcuno mangi Nutella a sbafo".

mercoledì 30 gennaio 2013

Lombardia: Quelli che facevano la morale. Tra i rimborsi del Pd la Nutella, un ombrello, un big mac, quadri d’autore…


Lo scandalo sui rimborsi per i consiglieri regionali in Lombardia bussa alle porte dell'opposizione. I capigruppo di Pd, Sel, Idv, Udc e Pensionati al Pirellone sono indagati per peculato nell’inchiesta sulle presunte spese pazze fatte coi rimborsi regionali. Sono Luca Gaffuri (Pd), Chiara Cremonesi (Sel), Stefano Zamponi (Idv), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Gianmarco Quadrini (Udc). In totale sono 29 gli inviti a comparire che i finanzieri stanno notificando in queste ore ad altrettanti consigliere dell’opposizione in Regione Lombardia.
Un barattolo di Nutella da 2 euro e 70 centesimi  acquistato da Gaffuri capugruppo PD. L’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia nel 2008 pagata 101 euro, è uno tra gli acquisti piu’ curiosi effettuati da Carlo Spreafico, uno dei consiglieri uscenti del Pd indagati per peculato nell’inchiesta sulle presunte spese pazze coi rimborsi regionali al Pirellone.
Tra le altre spese sospette anche 160 euro ‘investiti’ da Rinaldi Gomme nel giugno del 2008, acquisti per 126 e 66 euro alla ‘Cartolibreria dello studente’ nell’ottobre 2008.

E ancora risultano acquistati un mini ombrello automatico a 9 euro e 40 centesimi, birre, una cotoletta, coni gelato piccolo e medio, big mac e coca, un corso d’inglese in dvd ‘speak now’, materiale fotografico per 953 euro e due quadri d’autore. Complessivamente Spreafico ha speso 47.720,34 euro nel 2008, 2009 e 2010.
Un master dal titolo 'vincere le elezioni' a 59 euro: sono alcune delle spese contestate a Chiara Cremonesi "in qualita' di Presidente del Gruppo Sel e consigliere presso la Regione Lombardia", convocata in Procura dai pm il 5 febbraio per difendersi dall'accusa di peculato. Nel 'carrello' della Cremonesi e del suo gruppo, che ha speso 11.4827,70 euro tra il 2010 e il 2012, finiscono anche abbonamenti settimanali ai mezzi pubblici e parcheggi, una piantina floreale da 5 kg a 30 euro, 6534 euro sborsati il 20 marzo 2012 per l'ottimizzazione dei contenuti all'interno del sito, progetto a favore di www.giuliocavalli.net, manifesti 'Lega Ladrona' e 'Formigoni go home'.

DISABILI, SALVINI: "MERITANO RISPETTO, NON SQUALLIDA DERISIONE"


Ad Albertini forse sfugge che pure un grande della storia contemporanea come Sir Wiston Churchill era, in quanto poliomielitico, un “disabile”. E non mi pare abbia fatto un brutto lavoro”. 
Usa l’ironiaMario Ponticello, presidente dell’associazione paraplegici di Lombardia per rispondere a Gabriele Albertini che oggi ha augurato a Roberto Maroni di “superare molto velocemente l’influenza perché vogliamo competizioni reali e non con disabili”.
Risponde per le rime anche Matelda Mazzocca, medico, esperta di fonometria, candidata in Regione Lombardia per la lista civica Maroni Presidente: “Quelle dell’ex sindaco di Milano – afferma – sono parole che non stanno né in cielo né in terra. Qualsiasi disabile, anche il più grave, – fa notare – è sempre in grado di comunicare e colloquiare con il prossimo”.
Parole confermate da Diego Borella, ipovedente, rappresentante del Corecom e membro dell’Unione italiana ciechi: “Questa volta – sottolinea – con gli insulti, Albertini è andato davvero troppo oltre”.
Risponde al candidato governatore di Udc e lista Monti anche il segretario della Lega Nord-Lega Lombarda, Matteo Salvini, ricordando che la priorità di Maroni e della Lega sarà garantire trasporto e assistenza scolastica agli oltre 5000 ragazzi disabili che frequentano le scuole superiori della Lombardia. 
Sono persone – sottolinea l’esponente leghista – che meritano rispetto e non squallida derisione”.

Lombardia/ Ira leghista su Albertini per riferimento a disabili L'ex sindaco di Milano: Era augurio recupero abilità al confronto


Milano, 30 gen. (TMNews) - Per Andrea Gibelli (Lega), vice presidente uscente della Regione Lombardia, gli auguri di pronta guarigione di Gabriele Albertini a Roberto Maroni, fermato oggi dall'influenza, contenevano "una battuta di cattivo gusto" sui disabili. "Il mondo dei disabili è un valore nella società e nel mondo produttivo, va rispettato e non va usata ironia fuori luogo", ha detto l'esponente leghista a margine di un convegno di Cisl e Uil al quale ha sostituito Maroni.

Dal canto suo Albertini, che aveva augurato a Maroni di "superare ampiamente e molto velocemente l'influenza perché vogliamo competizioni reali e non con disabili", ha precisato su Twitter che il suo riferimento era "un augurio per il recupero dell'abilità al confronto".

Una precisazione che non ha però evitato che il segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini, rincarasse la dose delle critiche leghiste. "Che tristezza, che squallore, che cattiveria. Con Maroni presidente, l'impegno della Lega Nord è di garantire il trasporto e l'assistenza scolastica agli oltre 5.000 ragazzi disabili che studiano nelle scuole superiori in Lombardia. C'è chi insulta, c'è chi fa" ha scritto su Facebook.

Lega/ Maroni fermato da febbre, cancellati appuntamenti di oggi

ASA - Era atteso, tra l'altro, a convegno di Cisl e Uil a Milano
Milano, 30 gen. (TMNews) - Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord e candidato alla presidenza della Regione Lombardia, ha annullato tutti i suoi appuntamenti di oggi a causa di un forte attacco influenzale. Lo riferisce l'ufficio stampa del Carroccio. L'ex ministro dell'Interno era atteso, tra l'altro, alle 8 ai microfoni di una radio privata e alle 11.45 a un convegno organizzato da Cisl e Uil a Milano dove sarà sostituito da Giacomo Stucchi e Andrea Gibelli.

martedì 29 gennaio 2013

LOMBARDIA:STUCCHI,MARONI PRESIDENTE E STOP STALLO ECONOMICO


(ANSA) - ROMA, 29 GEN - 'Maroni Presidente della Lombardia, con le sue scelte di governo dirette a ridurre la pressione fiscale per sostenere al contempo l'economia e l'occupazione locale, innescherebbe un effetto domino positivo su tutti i comparti economici regionali'. Cosi' in una nota il vice segretario federale e deputato della Lega Nord, Giacomo Stucchi.
'Un simile sviluppo - continua il parlamentare - con la creazione di nuovi posti di lavoro e la produzione di reddito da parte delle imprese, farebbe uscire la Lombardia dall'attuale situazione di stallo economico ma anche dalla morsa nella quale e' stretta da una politica asfissiante e vessatoria dello Stato centrale, che deprime e sfrutta le potenzialita' locali per fomentare spesso una spesa pubblica inefficiente'

LEGA. MARONI: CHE VINCA O PERDA IN LOMBARDIA LASCERO' SEGRETERIA

(DIRE) Roma, 29 gen. - "Io comunque passero' la mano da segretario federale della Lega e il congresso dovra' essere convocato per l'autunno o al massimo nella primavera del 2014. Se vincero', saro' il garante istituzionale del percorso verso la macroregione del Nord, mentre il nuovo segretario dovra' realizzare il progetto politico del nuovo partito del Nord. Se invece perdero', mi faro' da parte perche' ritengo che un leader che si candida non puo' riciclarsi se viene sconfitto". Lo ha detto Roberto Maroni, in una intervista al quotidiano online L'Indipendenza.
"Sara' differente dal passato- ha aggiunto- quando, quando davanti a una sconfitta elettorale della Lega si cercava il capro espiatorio: ad esempio nel 1999, con il flop delle elezioni europee al 4,5%, il capro espiatorio fu Domenico Comino, buttato fuori al congresso straordinario di Varese. Oggi, siccome la decisione di fare certe alleanze e' stata solo mia, mi assumero' per intero la responsabilita' di una eventuale sconfitta, rimarro' nella Lega, ma faro' il passaggio di consegne. A quel punto il movimento dovra' fare reset, inventarsi qualcosa di nuovo e cercarsi un segretario piu' giovane".

LEGA: MARONI, L'EVOLUZIONE E' VERSO IL MODELLO CATALANO NOI GIA' PASSATI DA PARTITO FEDERALE A PARTITO CONFEDERALE

(ANSA) - MILANO, 29 GEN - 'La mia idea e' che si debba passare dai partiti personali, e anche la Lega e il Pdl lo sono stati, a un vero partito territoriale. Una reale rappresentanza del Nord e' quello che serve e che dovrebbe mettere insieme le forze nordiste': lo afferma, in una intervista a Gianluca Marchi, il segretario della Lega Roberto Maroni.

E rispondendo ad una domanda se il modello sia quello della CiU catalana Maroni replica: 'Esatto, CiU, che e' la somma di due partiti, ha un unico simbolo, cioe' e' il modello confederale che e' anche quello della Lega, la quale al congresso dell'anno scorso e' passata da partito federale a partito confederale. Qual e' la grande differenza che in pochi hanno compreso? Se un partito e' federato, su un determinato territorio c'e' spazio per un solo soggetto politico. Se invece e' confederato, c'e' lo spazio per piu' soggetti politici.
Questa e' la mia visione: la Lega non puo' essere il partito che ingloba tutto nella propria pancia, ma deve farsi promotrice di un'evoluzione della rappresentanza politica che vada in parallelo con l'evoluzione delle istituzioni: la macroregione e' una novita' assoluta che deve avere come espressione un partito macroregionale, il quale non puo' essere la coalizione. Secondo me il processo, che richiedera' del tempo, dovra' prevedere un coordinamento cosi' stretto tale da condurre al modello catalano'.


Lombardia, Maroni:legge su 75% tasse al Nord in primi 75 giorni governo



MILANO (Reuters) - Trattenere il 75% delle tasse in Lombardia è possibile senza modificare la Costituzione, ma semplicemente cambiando una legge ordinaria dello Stato, che Lega e Pdl sono pronti a varare nei primi 75 giorni di governo, in caso di vittoria alle urne della loro coalizione.
Lo ha detto oggi il segretario della Lega Nord Roberto Maroni.
"Lo fa il Parlamento, se vince la coalizione di cui facciamo parte è nel programma e (verrà fatto) nei primi 75 giorni del governo", ha spiegato Maroni in una conferenza stampa per illustrare il programma delle prossime Regionali, che lo vedono candidato alla guida del Pirellone per Lega e Pdl.
In caso di vittoria di altri, la Lega per raggiungere l'obiettivo assicura 'un braccio di ferro' con chi guiderà l'esecutivo.
Quanto al programma per le Regionali, Maroni annuncia in caso di vittoria l'azzeramento dell'Irap, una moratoria di tre anni per le imprese per adempimenti amministrativi e burocratici, una fiscalità di vantaggio per contrastare la delocalizzazione delle imprese lombarde e l'impegno a investire almeno il 3% del Pil regionale in ricerca e innovazione.
Il tutto sarà finanziato con il progetto di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia, che potrebbe concretizzarsi in una cifra dai 10 ai 16 miliardi di euro in un anno.
Maroni ha posto anche un obiettivo ambizioso come 115.000 nuovi posti di lavoro all'anno nei primi tre anni anche per i giovani under 35.
Per quanto riguarda Expo, in caso di vittoria Maroni ha promesso un'Esposizione universale 'de-mafizzata', con il lancio di una task force regionale per evitare infiltrazioni mafiose, che collaborerà con la Prefettura.
Nel programma c'è anche un punto dedicato alle start up per i giovani talenti che prevede una no tax area per le imprese under 35 per i primi tre anni.
Quanto alla scuola, Maroni punta al rafforzamento e l'autonomia delle scuole nella scelta degli insegnanti e nell'offerta formativa.
(Sara Rossi)
- Sul sito www.reuters.it 

lunedì 28 gennaio 2013

MONTI: GARAVAGLIA, PARLA DI RIDUZIONE TASSE? MA SE HA PORTATO PAESE ALLA ROVINA...


"Che a parlare di un calo delle tasse sia proprio Mario Monti, ovvero colui che ha aumentato le imposte per 45 miliardi in un anno riuscendo a darli anche alle banche compresi i 4 miliardi al Montepaschi, farebbe sorridere se non fosse che proprio lui ha portato il Paese sull'orlo del baratro e al disastro economico".

Lo dichiara Massimo Garavaglia, responsabile economico della Lega Nord commentando le parole del premier sulla riduzione delle tasse.

"Che ci sarà da fare una nuova manovra - prosegue Garavaglia - è il segreto di Pulcinella. Tra calo del Pil rispetto alle previsioni, risorse necessarie per gli esodati e cassaintegrati siamo già a un buco pari a circa 20 miliardi. La manovra però andrà fatta con tagli alla spesa e non con nuove tasse come invece ha fatto finora Monti"

Lombardia/Maroni: Agire per tenere 75% tasse dovere morale


Non è solo un nostro diritto proseguire su questa strada 

Milano, 28 gen. (TMNews) - Per Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord e candidato alla presidenza della Regione Lombardia, "non è solo un nostro diritto, ma anche un dovere morale, in un momento di crisi come questo, fare di tutto per tenerci i nostri soldi qua". Un riferimento alla proposta leghista di trattenere sul territorio il 75% delle entate fiscali pagate al Nord. "Una legge è stata fatta in questa direzione, quella del federalismo fiscale" che introduceva costi standard, "purtroppo è rimasta bloccata, perché il Governo Monti l'ha messa in pausa e non è applicata. Noi vogliamo proseguire su questa strada" ha aggiunto Maroni durante un incontro con i commercianti nelle sede milanese dell'Unione del commercio nell'ambito della Giornata di Mobilitazione Nazionale di Rete Imprese Italia.

domenica 27 gennaio 2013

Mps/ Maroni: Se vere le tangenti, meglio non dare soldi pubblici "Andrebbe presa, nazionalizzata, risanata e poi rivenduta"

Milano, 26 gen. (TMNews) - "Se nella vicenda del Monte dei Paschi di Siena ci sono state delle tangenti, allora è meglio non dare soldi pubblici". E' quanto ha affermato Roberto Maroni, leader della Lega e candidato presidente alla Regione Lombardia ospite della trasmissione "In Onda" su La7, sottolineando che la banca "andrebbe presa, nazionalizzata, risanata e poi rivenduta", citando come esempio quanto fatto nel Regno Unito con Bank of Scotland.


Il leader del Carroccio ha anche ricordato che uno dei punti del programma del suo partito è la "valorizzazione del sistema bancario territoriale", sottolineando di non riferirsi a un colosso come Mps ma "al modello del credito cooperativo, piccole realtà a vocazione territoriale che prestano attenzione al luogo dove sta la banca".

sabato 26 gennaio 2013

Lombardia: Maroni, se perdero' faro' il consigliere

Varese, 26 gen. (Adnkronos) - ''Io mi sono candidato solo in Lombardia e non ho un paracadute a Roma come tanti altri. Se vincero' faro' il presidente della Regione Lombardia e se perdero' faro' il consigliere regionale nella mia regione. Questa e' serieta' e onesta'''. E' quanto ha tenuto a precisare il segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni, in occasione della presentazione dei candidati della sua lista civica di Varese.

venerdì 25 gennaio 2013

MONTI: MARONI, FA PROPOSTE OSCENE, E' PROFESSOR INCIUCIO

(AGI) - Milano, 25 gen. - Mario Monti "e' il professor inciucio, prima col Pd poi col Pdl ma gli dico una cosa: lasci stare la Lega, con la Lega non c'e' proprio possibilita' alcuna". Cosi' Roberto Maroni ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano di commentare le 'aperture' del Presidente del Consiglio a una possibile collaborazione, in futuro, col partito di Silvio Berlusconi, nel caso in cui il Cavaliere facesse un passo indietro. Mario Monti "si e' messo col peggio del peggio, Casini e Fini, e fa queste proposte oscene ai cittadini italiani, ma si dice prima del voto con chi si sta".

giovedì 24 gennaio 2013

Lega Nord, Matteo Salvini arriva a Genova: “I giovani e il futuro”


matteo salvini







Genova. Matteo Salvini in arrivo a Genova. Sabato 26 Gennaio, la Lega Nord – Liguria e il Movimento Giovani Padani della Liguria saranno protagonisti al Teatro della Gioventù di Via Cesarea n. 16 a Genova, per un doppio evento.
Alle ore 16.00, si terrà il dibattito “I Giovani e il Futuro”, cui parteciperanno responsabili regionali dei movimenti giovanili, rappresentanti di scuola, università e mondo del lavoro. Una importante occasione di confronto sui temi legati ai giovani del territorio, le problematiche, le proposte, le prospettive, cui seguirà, alle ore 17.30, l’incontro pubblico “Prima il Nord! Le ricette della Lega per il Cambiamento”, alla presenza del Capogruppo Lega Nord Regione Liguria Edoardo Rixi, del Segretario Nazionale Lega Nord Liguria Sonia Viale e, come ospite speciale, l’europarlamentare Matteo Salvini.Genova. Matteo Salvini in arrivo a Genova. Sabato 26 Gennaio, la Lega Nord – Liguria e il Movimento Giovani Padani della Liguria saranno protagonisti al Teatro della Gioventù di Via Cesarea n. 16 a Genova, per un doppio evento.
“I giovani sono per noi una priorità”, spiega Sonia Viale, capolista Lega Nord in Liguria per la Camera dei Deputati, “e questo incontro ne è la conferma. ‘Più futuro per i giovani’ è uno dei punti cardine del programma elettorale della Lega Nord, uno dei 12 progetti promossi da Roberto Maroni per far ripartire il Nord. Anche in Liguria vogliamo dimostrare quanto crediamo nelle nuove generazioni e, con Matteo Salvini come ospite d’eccezione, presenteremo al pubblico tutte le nostre proposte”.

Fini: Accordo con Vendola per la cittadinanza agli immigrati


L'ex missino Gianfranco vuole l'inciucio con il rosso Nichi in nome degli stranieri. Poi ammette: "Sono pronto a una disfatta elettorale"

Fini sposa pure Vendola:
"Cittadinanza immigrati,
subito un patto con lui"
Fini-Vendola: il nuovo mostro





















Il compagno Gianfranco continua nella sistematica opera: rinnegare se stesso. Ora, Fini, lo dice chiaro e tondo: è pronto al patto col "demonio", che per un ex missino è il rosso Nichi Vendola. "Con lui - ha spiegato il leader futurista a Omnibus su La7 - sono pronto a un accordo per fare una legge sulla cittadinanza degli immigrati. La politica è fatta di contenuti. Il tema della cittadinanza è un tema attuale che riguarda il confronto parlamentare". La giornalista Maria Teresa Meli gli fa così notare la stranezza di un'alleanza tra post-fascisti e post-comunisti. E Gianfranco: "Questo è un modo di ragionare vecchio. Spero che nei prossimi venti giorni, invece di continuare a ragionare di alleanze, si parli di contenuti". Non solo l'inciucio tra Mario Monti e Pier Luigi Bersani, ma anche quello tra Fini e Vendola, pronti a stringersi la mano in nome della cittadinanza agli immigrati.
Disfatta elettorale - Fini parla poi del suo futuro politico, e lascia intendere di essere conscio di andare incontro a una disfatta elettorale: "Può accadere ed è già accaduto che chi si prende delle responsabilità poi non venga premiato. Ho messo in conto la possibilità che alle elezioni Fli possa non essere premiato dai voti". Il partito del presidente della Camera, negli ultimi giorni, ha registrato numerose defezioni, mentre le liti interne continuano a dilaniare il movimento. Ma Gianfry nega: "Nessuna ribellione dentro Fli tra i non candidati. Le liste - ha aggiunto - determinano ovunque dei problemi. Sottolineo che chi si è presa la responsabilità di mantenere inalterata la legge elettorale dovrebbe prima o poi prendersi le proprie responsabilità".
Le liste e Cosentino - Per quel che riguarda le liste, Fini cerca anche di intestarsi il merito della cacciata di Nick Cosentino da quelle del Pdl: "Sollevai il problema con Berlusconi. Chiesi se fosse opportuno, davanti alle inchieste che lo riguardavano, tenere Nicola Cosentino all'interno del Pdl". Poi Gianfry guarda in casa sua, e a chi gli chiedeva se fosse davvero stato Pier Ferdinando Casini a imporre i candidati nella lista unica per Monti al Senato ha risposto: "Se vogliamo continuare a raccontarci delle barzellette". Infine una battuta sulloscandalo Mps e sul gettito Imu che corrisponde alla cifra girata da Monti al banco sense: "Non mi permetto di dare consigli al premier - ha premesso Fini -, ma da presidente della Camera credo che farebbe bene il governo Monti a riferire immediatamente in Parlamento, anche se è sciolto, e in Commissione, circa quello che è a conoscenza su questa vicenda".

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1168151/Fini--Accordo-con-Vendola-per-la-cittadinanza-agli-immigrati-.html#.UQEASgaadug.facebook

mercoledì 23 gennaio 2013

MPS è costata più dei tagli della riforma Fornero

"La banca del PD" nel 2012 e' costata 3,9 miliardi agli italiani. Il caso Mussari, che alcuni blog definiscono "il peggior presidente dell’Abi di sempre", rischia di affondare l'intero sistema finanziario italiano e portarsi con se' Bankitalia. L'opinione di RED.

Il segretario del PD Pierluigi Bersani e il presidente dimissionario dell'ABI Giuseppe Mussari.
Il segretario del PD Pierluigi Bersani e il presidente dimissionario dell'ABI Giuseppe Mussari.
ROMA (WSI) - Capita spesso di leggere dei veri e propri esercizi di comprensione su quale sia il potere su cui, in ultima istanza, poggia il Pd. Se ne parla in termini di geografia del sistema politico, un centrosinistra che tende al centro, oppure di geografia economica. Allora si parla del radicamento territoriale del Pd nelle ex-zone rosse. Oppure, facendo esercizio più sociologico, si parla della permanenza della rappresentanza, da parte del Pd, di residui di classe operaia, di pubblico impiego o di una sua forte rappresentanza nei confronti dei pensionati. In tutti i casi si tratta di simulacro ovvero, di fatto, il Pd è solo un simulacro di rappresentanza di regioni che sta portando verso il declino e di ceti sociali ai quali offre solo un progressivo impoverimento.

Ma allora, ci si domanda, quale è la vera base sociale, produttiva del Pd? Sicuramente la si trova nelle evoluzioni del mondo delle coop in tre principali rami: grandi opere, grande distribuzione e immobiliare (sul rapporto tra Ipercoop e mattone ci sarebbe molto da scrivere. Su Senza Soste ora in edicola c'è un'inchiesta in questo senso). Ma si tratta solo di una parte del radicamento del potere reale del Pd.

Se si comincia a osservare Unipol, il cui titolo ultimamente è in salute, si capisce come da (molto) tempo il principale partito del centrosinistra presidi un altro grande potere delle società postindustriali: il ramo finanziario-assicurativo. Eccoci quindi ad uno storico potere italiano, nel ramo bancario, nel quale il radicamento Pd può vantare una lunga storia. Ci riferiamo al Monte dei Paschi che è controllato direttamente dal Pd senese quindi su una base territoriale con rilievo nazionale. Ora non ha importanza descrivere qui la guerra tra bande che si è aperta nel Pd a Siena con la crisi di Mps, una guerra che nessuno in Toscana riesce a spegnere tale è l’autonomia del partito democratico senese dal resto della regione. Bisogna soprattutto brevemente raccontare come l’Mps, grazie alla acquisizione sbagliata di Antonveneta e ad una lunga serie di operazioni speculative andate a male, da almeno un lustro si trova in cattive acque. Tanto che, nell’autunno del 2012, il governo Monti decreta, su un testo approvato da un relatore Pd ed uno Pdl, un aiuto alla banca senese pari a 3,9 miliardi di euro. Aiuto poi messo in discussione dal Bce ma superiore, dal punto di vista finanziario, ai "risparmi" che la riforma Fornero ha prodotto con i tagli alle pensioni.

Questo per dire in che genere di politiche si è gettato il Pd. Per salvare una propria banca da uno sbilancio epocale, di proporzioni gigantesche, è entrato nel governo Monti legittimando le politiche di trasferimento delle risorse dello stato dalla spesa pubblica agli aiuti ai bilanci delle banche. Monti si è occupato, per dare un’idea sommaria dell’operazione, degli aiuti a banche greche, spagnole, portoghesi (che finiranno, in una partita di giro, alle banche tedesche e francesi) e al Pd è toccato il corposo aiuto a Mps. Aiuto che è servito, tra l’altro, ad evitare che la banca fosse commissariata dallo stato, disintegrando il residuo potere piddino senese e nazionale nei corridoi di Mps. Queste storie hanno sempre la caratteristica di fornire nuovi capitoli. Pochissimi giorni fa, con delle prove fornite dal Fatto Quotidiano, esce la prova inoppugnabile che Mussari, allora presidente di Mps e fino a poche ore fa presidente dell’associazione delle banche italiane (praticamente un ministro), aveva fatto una pesante operazione di cosmesi finanziaria con il bilancio 2009 del Monte dei Paschi. In poche parole aveva acquisito come attivo una serie di pericolosi derivati, contratti con una banca giapponese, che altro non erano che letali bombe ad orologeria nei bilanci della banca senese. E bravi Monti e il Pd, con il concorso del Pdl, che hanno decretato aiuti, e di quali proporzioni, ad una banca che è piena di vere e proprie bombe ad orologeria finanziarie. Tutto questo per sottrarre la banca ad un vero controllo pubblico.

Nel frattempo Mussari, che alcuni blog finanziari definiscono "il peggior presidente dell’Abi di sempre" si è dimesso, dichiarandosi innocente, dall’associazione italiana dei bancari. Resta uno sbilancio di dimensioni ciclopiche in Mps, con risorse considerevoli tolte ai beni pubblici per immetterle in una voragine di debiti privati. Tutto questo, naturalmente, senza che Mps abbia minimamente migliorato la propria offerta finanziaria a imprese, famiglie, singoli, coppie in cerca di mutuo. Si è presa una parte notevole di denaro pubblico per farla sparire nel niente di una voragine di bilancio.

A questo punto chiedersi cosa sia veramente il Pd non fa certamente male. Al di là delle operazioni di creazione di simulacro per attirare elettori resta la sostanza materiale di un potere profondamente immobiliare (Ipercoop non è solo grande distribuzione), legato alle grandi opere (le cooperative edilizie) e speculativo-finanziario (Unipol e Mps). Si tratta di tipici poteri del liberismo odierno nazionale, quello legato al circuito mattone-moneta. Un circuito a cui le attuali politiche dell’eurozona di trasferimento, per quanto convulso ed instabile, delle ricchezze dalla spesa sociale ai bilanci delle banche va benissimo. Ma anche un partito molto diverso non solo dalla propaganda che fornisce di sé ma anche dall’immagine che comunemente si fanno anche i suoi avversari. Eppure basta seguire gli interessi materiali per sapere, in politica e non solo, chi si ha davanti.
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MPS: LEGA, BUCO 3,9 MLD QUANTO AMMONTA IMU PRIMA CASA

ROMA, 22 GEN - ''Si parla tanto di abolizione dell' Imu sulla prima casa, ricordiamo che ammonta a 3,9 mld di euro esattamente quanto il governo Monti ha regalato a Mps''. E' il commento della Lega Nord, con Massimo Garavaglia, sulle dimissioni di Mussari dall' Abi dopo il buco di 3,9 miliardi di Mps dovuto all' operazione Antonveneta. Ricorda il parlamentare della Lega che ''l'intervento statale in Mps e' di quasi 4 miliardi, senza che tuttavia lo Stato possa poi dire la sua. Infatti in cambio lo Stato, e quindi i contribuenti, ricevono carta straccia. L'unica consolazione e' che grazie alla Lega, con nostro emendamento - ricorda infine il sen. Garavaglia - Profumo, che firmava ai banchetti del Pd ed oggi e' presidente di Montepaschi non potra' avere premi extra''.

Cameron: "Se saro' rieletto subito un referendum sulla Ue"

(AGI) - Londra, 23 gen. - Con un discorso che ha gia' suscitato infuocate reazioni, il premier britannico, il conservatore David Cameron, si e' impegnato a un referendum entro 5 anni sulla permanenza o meno nell'Unione Europea, qualora vincesse le prossime elezioni. Rispondendo alle pressioni dagli euroscettici anche nel suo partito, il premier ha detto che il Regno Unito, che si uni' alla Comunita' Economica Europea 40 anni fa, non vuole uscirne, ma che la delusione per l'Ue "e' a picchi mai cosi' alti". "E' tempo che i britannici possano dire la loro, e' il momento di risolvere la questione europea nella politica britannica", ha detto; e il suo partito, Tory, fara' campagna elettorale nel 2015 promettendo di rinegoziare l'adesione all'Ue. Cameron ha infatti spiegato che alle prossime elezioni chiedera' ai britannici "che autorizzino il governo conservatore a negoziare un nuovo accordo con gli alleati europei"; e sottoporra' a referendum questo "nuovo accordo" con l'Ue. "Daremo ai britannici un referendum con una scelta molto semplice, rimanere nell'Ue con queste nuove condizioni o venirne fuori complessivamente. Sara' un referendum dentro o fuori". All'Ue ha chiesto maggiore flessibilita', di evitare una maggiore integrazione politica e restituire poteri al Parlamenti nazionali (Londra fara' un audit per capire quali poteri ora in capo a Bruxelles possano essere restituiti ai Paese membri), una 'ricetta' che sara' difficilmente vendibile agli altri partner. Cameron ha accompagnato la sua proposta con un'appassionata difesa della permanenza all'interno dell'Ue (ha detto che lottera' "con il cuore e l'anima", ma per un'Unione piu' snella e competitiva, costruita attorno a un mercato unico consolidato) e ha avvertito gli elettori che, se il Paese decidera' di uscire, sara' "un biglietto d'andata, e non un biglietto d'andata e ritorno". "Non sono un britannico isolazionista", ha osservato, ma ha insistito che il blocco deve cambiare e raggiungere una maggiore competivita' in un momento in cui aumenta la distanza con i cittadini. "Non voglio solo un miglior accordo per il Regno Unito, voglio anche un miglior accordo per l'Europa", ha aggiunto, denunciando la "sclerosi" nei meccanismi decisionali a Bruxelles. "So che ci sara' chi dira' che la visione delineata e' impossibile da realizzare, che i nostri partner non collaboreranno, che il popolo britannico si e' posto su un inevitabile cammino di uscita; e che se non stiamo bene dopo 40 anni nell'Ue, non staremo mai bene. Ma mi rifiuto di assumere un atteggiamento disfattista, per la Gran Bretagna o per l'Europa". Il discorso, rimandato in varie occasioni, era molto atteso; e mentre il premier parlava la sterlina e' scesa ai livelli minimi sul dollaro da 5 mesi mesi. Gelida, come prevedibile la reazione dei partner europei.

FISCO: ZAIA,CON SPESA PUBBLICA VENETO RISPARMI ITALIA 28 MLD


(ANSA) - ROMA, 23 GEN - Se in Italia si applicassero la spesa pubblica e i parametri utilizzati in Veneto, l'Italia sarebbe in grado di risparmiare ogni anno 28 miliardi di euro: lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia nel corso di un forum dell'ANSA, aggiungendo che 'questi 28 miliardi sarebbero in sostanza un terzo dell'abbattimento del debito pubblico'.
Secondo il governatore sarebbe opportuno che nel nostro Paese 'venissero applicati gli elementi virtuosi delle Regioni piu' virtuose. E invece l'Italia e' su un binario morto perche' il debito pubblico cresce - ha sottolineato Zaia - e gli spreconi continuano a sprecare'. A livello fiscale, ha aggiunto, 'la Lega e' bene attenta ai progetti di sussidiarieta', ma non puo' continuare il fatto che ogni anno 18 miliardi di tasse vadano a Roma. Solo per chiarezza mi piace ricordare che nella mia Regione una siringa costa 6 centesimi, mentre in tante altre regioni italiane - ha concluso - continuano a costare 25'.

Pdl-Lega/ Maroni: Nome premier dettaglio non così significativo "Come qualcuno vuole fare credere"


Milano, 23 gen. (TMNews) - Per Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord e candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrodestra, l'indicazione del candidato premier della sua coalizione è "un dettaglio non così significativo come qualcuno vuol fare credere". Lo ha detto durante La telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5.

"La legge - ha ricordato - prevede che sia indicato il capo della coalizione che è Silvio Berlusconi, il premier lo sceglie il Presidente della Repubblica. Noi quando vinceremo le elezioni, se le vinceremo a livello nazionale, indicheremo di comune accordo un candidato premier". Maroni ha confermato comunque la propria stima per Angelino Alfano, indicato da Silvio Berlusconi come possibile aspirante a Palazzo Chigi, ma ha ribadito che la Lega ha intanto indicato Giulio Tremonti.

Tosi molla Berlusconi “Dopo il voto ognuno va per la sua strada


Il numero due della Lega fa autocritica sull'alleanza : “In dieci anni con il Pdl non abbiamo concluso niente”
MICHELE BRAMBILLA INVIATO A VERONA

Flavio Tosi ci riceve nel suo ufficio da sindaco, che s’affaccia sulla splendida piazza Bra e sull’Arena. L’ultima volta che lo avevamo intervistato, Bossi reagì dicendo che l’avrebbe espulso dalla Lega. Tosi si comportò da signore e, in un mondo in cui si usa smentire tutto - anche le smentite - confermò l’intervista parola per parola. «Alla fine è andata com’è andata», ci dice ricordando l’episodio. Ha vinto lui. Oltre che essere di nuovo sindaco di Verona, è segretario nazionale veneto della Lega. Ma ora ha davanti una campagna elettorale difficile: per la prima volta, il Veneto è in bilico. La vittoria del centrodestra non è scontata. 
 Tosi, la sua è una delle regioni decisive. Il Pd ha sondaggi che lo danno praticamente alla pari con voi.  
«Una volta il divario era abissale, e ora non più: questo è vero. Ma al Pd sanno benissimo quale sarà l’esito: vinceremo noi. Se Berlusconi ha scelto l’alleanza con la Lega, che per lui è molto svantaggiosa, è perché sa che era l’unica strada per vincere in Lombardia e in Veneto». 
 Perché dice che per Berlusconi è un’alleanza svantaggiosa?  
«Veda lei: rinuncia a fare il premier e lascia la presidenza della Lombardia, che era del Pdl, alla Lega. Non dev’essere stato facile, per Berlusconi, far digerire ai suoi il rinnovo dell’alleanza con noi». 
Veramente quelli che l’hanno presa peggio sono stati i militanti leghisti. O sbaglio? 
«Ammetto: non l’hanno presa bene. Specialmente i primi giorni, è stata dura far accettare questo nuovo patto con il Pdl». 
 Soprattutto ai leghisti veneti?  
«Eh sì, perché ai leghisti lombardi si può almeno dire che prenderanno il governatore della regione. Qua è stato più difficile. Ma ora, parlando con la gente, stiamo cominciando a far capire che l’importante era che la Lega ottenesse le tre regioni del Nord. In questi giorni cominceremo le riunioni con i candidati, per spiegare loro qual è il messaggio che devono portare alla base». 
 Cioè qual è il rospo da ingoiare?  
«Credo che il rospo lo debba ingoiare di più Berlusconi. Ripeto: perde candidatura a premier e Lombardia in cambio, forse, di un pareggio al Senato. Forse». 
 Berlusconi ha ceduto subito, sul ruolo di candidato premier?  
«Per niente. Ma Maroni ha tenuto duro. Anche per le nostre pressioni. Noi veneti siamo stati molto utili, a Maroni, in questa trattativa». 
 Parla del Pdl più come di un nemico che come di un alleato.  
«Beh, è chiaro che passate le elezioni ognuno va per la sua strada. È un anno che siamo già fortemente divisi. E non su questioni di forma, ma di sostanza». 
 Cioè: sta dicendo che il giorno dopo il voto l’alleanza non esiste più?  
«Salvo l’ipotesi, francamente improbabile, che si vinca, non vedo perché la Lega debba continuare a camminare con chi, in quasi dieci anni di percorso comune, non ci ha portati da nessuna parte. Se guardiamo alle riforme, chiediamoci che cosa abbiamo portato a casa». 

È vero che i leghisti veneti sono arrabbiati anche perché, dopo il lombardo Bossi, il partito è finito in mano a un altro lombardo?  
«No. La Lombardia vale il doppio del Veneto per abitanti e per forza economica. E poi Maroni era la persona giusta». 

Alcuni sondaggisti dicono che i leghisti delusi potrebbero votare Grillo. Le risulta?  
«È possibile. Di certo i nostri non voterebbero mai né Berlusconi, né Monti, né il Pd. O votano Grillo o non votano. Però guardi: un calo della Lega è da mettere in conto, ma stiamo recuperando». 
 E il 17 e passa per cento attribuito alla lista Monti in Veneto?  
«Non mi pare realistico, se do retta al sentire della gente. C’è crisi, c’è arrabbiatura perché nonostante i sacrifici e le tasse l’economia non riparte». 
 Oggi, commentando le liste, i giornali veneti scrivono: Tosi ha epurato i bossiani.  
«E non è vero. Ho cercato un forte rinnovamento, ma il paletto dei due mandati vale per tutti. Nessuno dei nostri candidati ha già fatto due mandati parlamentari. Le liste del Pdl invece sono piene dei soliti paracadutati». 
Ma quanto ce l’ha con il Pdl?  
«Siamo alleati, ma siamo anche in competizione». 
Berlusconi ha escluso Cosentino, Dell’Utri, Papa e Scajola. Non le basta?  
«Penso che questa scelta gli sia costata molto. Per sua fortuna, l’ha fatta. Non l’avesse fatta, è chiaro che noi l’avremmo fatto notare. Con tutte le riserve che ho sull’alleanza con lui, gli riconosco di aver compiuto finalmente un gesto di discontinuità. Ma resta il fatto che Berlusconi non rappresenta il cambiamento». 

Lombardia: Maroni, nessuna secessione. Saro' governatore di tutti


Lombardia: Maroni, nessuna secessione. Saro' governatore di tutti

23 Gennaio 2013 - 09:17

(ASCA) - Roma, 23 gen - ''Voglio fare il governatore come ho fatto il ministro, non di una parte ma di tutti i lombardi''.

Lo sostiene il segretario della Lega Nord e candidato alla presidenza della regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo a 'La Telefonata' su Canale 5.

Nel caso Maroni dovesse vincere le tre principali regioni del Nord - Lombardia, Piemonte e Veneto - sarebbero a governo leghista e questo da molti viene visto come un avvio del processo di secessione, fa notare il conduttore Belpietro.

''Non sono tre leghisti ma tre governatori'', replica Maroni che aggiunge: ''Fare il governatore e' una cosa seria, bisogna farlo bene. Ed io, da ministro del Lavoro prima e dell'Interno poi, ho dimostrato di non guardare agli interessi del partito''.

Maroni poi chiarisce che ''non puo' essere considerata una premessa alla secessione'' l'obiettivo di mantenere in Lombardia il 75% delle tasse che i lombardi pagano. ''Questo - spiega - significa solo tenere i soldi nostri, valutati in 16 miliardi di euro annui e da impiegare per abbassare le tasse alle imprese e in interventi per le famiglie''. E' ''un punto del programma nazionale dell'accordo Pdl-Lega ed e' stato concordato ascoltando anche i governatori Pdl del Sud'', aggiunge Maroni.

martedì 22 gennaio 2013

Lombardia: Maroni, un presidente leghista per tutelare gli interessi della Lombardia

CREMONA, 21 GEN. - “I sondaggi ci danno in crescita, rispetto a quando e' cominciata questa avventura. Sara' la prima volta che un leghista diventa presidente della Regione Lombardia”. Lo ha detto Roberto Maroni, candidato alla presidenza della Regione Lombardia quest’oggi a Cremona.“Ho deciso di candidarmi quiperche' voglio portare avanti gli interessi della Lombardia e, a differenza di altri, non ho il paracadute - ha spiegato -. Se vinco faccio il governatore, se perdo resto in Lombardia a fare il consigliere d'opposizione. Gabriele Albertini, invece, e' anche candidato al senato conla Lista Monti”. Maroni, che oggi ha presentato i candidati della lista civica che lo appoggia ha aggiunto: “Ho fatto la lista civica che porta il mio nome, con persone vere che sono espressioni del territorio, come ha fatto Flavio Tosi a Verona - ha aggiunto -. Il programma, in fase di definizione, sara' pronto il 24 e il 25 gennaio. Mi sto spendendo per ottenere la vittoria e ribadisco, come ho già detto in più occasioni, che il 75 per cento delle tasse, pari a 16 miliardi di euro, pagate dai lombardi resteranno in Lombardia. Con quei soldi toglieremo l'Irap alle imprese, tratteremo nella nostra regione i soldi incassati con il bollo dell'auto, per cui riusciremo a dare i libri gratuiti agli studenti, e faremo la macro regione del Nord, formata da Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli''. Maroni ha poi polemizzato con il candidato del Pd Pierluigi Bersani che aveva bocciato la sua proposta di trattenere in Lombardia il 75 per cento delle tasse e ha detto: “Adesso sapete chi vuole che i soldi restino qui e chi invece vuole che vadano a Roma”. Sull'occupazione, il segretario della Lega ha aggiunto : “Se vinciamo elimineremo la legge Fornero, una bomba sociale soprattutto per i 200mila esodati che non hanno nessun futuro”. 

INFRASTRUTTURE: TELEGRAMMA SEN. DIVINA A MARIO MONTI SU STATALE DEL CAFFARO

ROMA, 22 GEN - A causa del repentino crollo della Rocca di Anfo in Val Sabbia in provincia di Brescia, eretta nell’omonimo comune nel XV secolo dalla Repubblica di Venezia e in stato di grave degrado nonostante sia una proprietà del Demanio, la statale del Caffaro è rimasta chiusa a causa dei detriti che hanno invaso la sede stradale. Lo afferma il senatore della Lega Nord, Sergio Divina che ha inviato un telegramma urgente al premier Mario Monti. ''Crollata la rocca di Anfo, proprietà demanio statale. Chiusa strada statale del Caffaro principale via di collegamento tra la Lombardia e le stazioni sciistiche di Pinzolo e Madonna di Campiglio - si legge nel telegramma del parlamentare trentino - si chiede l'immediata attivazione di sgombero della strada dai detriti per ripristino del flusso veicolare al fine di non penalizzare ulteriormente turismo locale già gravemente compromesso dalla congiuntura economica negativa''. La richiesta di Divina a Monti e' motivata per evitare le gravissime ripercussioni sull’economia della val Sabbia e delle località turistiche invernali di Pinzolo e di Madonna di Campiglio in provincia di Trento.

lunedì 21 gennaio 2013

LAVORO: MARONI, SE VINCIAMO CANCELLIAMO LEGGE FORNERO


(ANSA) - MILANO, 21 GEN - 'La riforma Fornero varata dal Governo Monti e' stata un danno' ed 'e' una vera e propria bomba sociale i cui effetti saranno ancora piu' evidenti fra qualche anno: nel nostro programma c'e' la cancellazione della legge Fornero e la risoluzione del dramma degli esodati'. Lo ha detto il segretario della Lega, Roberto Maroni, intervistato su Telelombardia.
Maroni ha anche spiegato che cosa il centrodestra intende fare, se andra' al Governo, in materia di evasione fiscale. 'Il contrasto all'evasione fiscale e' fondamentale - ha detto - Nel nostro programma nazionale e' previsto che i contribuenti potranno scaricare fatture e ricevute in questo modo avranno interesse al rispetto della legge'.

Lombardia/ Maroni: Dirigenti sanità scelti da società apolitiche "E in base alle loro competenze e capacità"

Milano, 21 gen. (TMNews) - In caso di vittoria del centrodestra, i dirigenti della sanità lombarda saranno selezionati in base al merito e da società esterne e indipendenti dalla politica. Lo ha affermato il leader della Lega Roberto Maroni, candidato alla presidenza della regione Lombardia per il centrodestra. "I dirigenti della Sanità saranno selezionati in base ai curricula, quindi per le loro competenze e capacità - ha detto Maroni - La selezione sarà fatta da società terze, specializzate, imparziali e apartitiche. Nella Lombardia che ho in testa - ha proseguito Maroni, intervistato al programma "Orario continuato" su Antenna tre - questi saranno i criteri di selezione".

ELEZIONI, LEGA NORD PRESENTA ESPOSTO CONTRO TG LA7


ROMA, 20 GEN "Non ho alcun dubbio sul fatto che anche la direzione del tg La7 abbia piena consapevolezza che siamo in piena campagna elettorale e quindi con il regime della par condicio. Eppure, incredibilmente, il telegiornale condotto da Mentana continua a ignorarci. Nelle ultime tre edizioni non c'è nessun riferimento alla Lega Nord, nemmeno una parola sui nostri programmi elettorali e le nostre iniziative. Un trattamento inaccettabile che ci costringe, nostro malgrado, a presentare senza indugi un esposto all'Agcom per il ripristino immediato della nostra presenza. Non solo c'è una violazione delle norme in vigore ma anche un'indecente parzialità nel dare le notizie che è sempre più insopportabile".

Lo dichiara Davide Caparini, responsabile della comunicazione per la Lega Nord

Financial Times: «Monti? Non è l'uomo giusto»


Altro che investitura a guidare l'Italia, come si poteva pensare dopo gli elogi ricevuti a inizio mandato.
Il Financial Times ha bocciato Mario Monti.
La dura sentenza del quotidiano inglese è arrivato dalla penna  di Wolfgang Munchau che ha firmato un commento al vetriolo dal titolo «Monti is not the right man to lead Italy», cioè «Monti non è l'uomo adatto a guidare l'Italia».
INCAPACE CONTRO LA MERKEL. Una frase che ha ricordato a molti la stroncatura dell'Economist su Silvio Berlusconi nel 2001.
Nell'articolo il premier italiano è stato giudicato «incapace di tener testa alla Merkel che non vuole una banca centrale forte» e il suo operato caratterizzato da «promesse di riforme poi sfociate in un rialzo delle tasse».
A Monti il Ft non ha perdonato nemmeno la sua 'salita' in politica. Alludendo al ruolo di tecnico super partes che  il premier si era ritagliato, un civil servant che una volta ultimato il suo lavoro sarebbe tornato a vita privata.
QUARTA VIA ALL'ITALIANA. La situazione dell'Italia descritta dal quotidiano economico inglese non è delle più rassicuranti. Anzi. Secondo il Ft, «ancora una volta, un governo europeo ha sottovalutato l'impatto prevedibile di austerità. Dopo aver mostrato quasi nessuna crescita per un decennio, l'economia italiana si attarda in una recessione lunga e profonda».
«Come gli altri paesi sulla sponda meridionale della zona euro, l'Italia deve affrontare tre opzioni. Il primo è quello di rimanere nell'euro e prenderne da solo il peso sia l'adeguamento economico, in termini di costi unitari del lavoro e inflazione, sia di bilancio. Il secondo è quello di rimanere nella zona euro, subordinata alla regolazione condivisa tra creditori e Paesi debitori. Il terzo è quello di lasciare l'euro. I successivi governi italiani hanno provato una quarta opzione, stare nell'euro, concentrarsi a breve termine solo sul risanamento dei conti pubblici e attendere».
HA SOLO AUMENTATO LE TASSE. E qui è arrivata la prima critica Monti. In vista delle prossime elezioni «Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo ha cercato di introdurre modeste riforme strutturali».
Dall'altra parte, prosegue il Financial Times sulla situazione italiana, Pierluigi Bersani pur avendo sostenuto le politiche di austerità, adesso tenta di prenderne le distanze. Il leader del Pd si è inoltre mostrato esitante rispetto alle riforme strutturali anche se potrebbe avere, rispetto a Monti, una chance maggiore, seppur marginale, nel confronto con Angela Merkel grazie alla sua migliore possibilità di collaborazione con Francois Hollande, il presidente francese socialista.
Monti invece, ha proseguito il quotidiano, da premier non ha detto alla cancelliera tedesca «che l'impegno per la moneta unica sarebbe dovuto dipendere dall'unione bancaria, dagli eurobond e da politiche economiche più espansive da parte di Berlino».
ITALIANI SALVATI DA DRAGHI. Infine la stoccata più perfida. Secondo il giornale inglese il professore della Bocconi ha sempre detto di aver salvato l'Italia dalla catastrofe finanziaria e dal suo predecessore Silvio Berlusconi, ma «la maggior parte degli italiani sa che questo compito è stato svolto da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea».
Munchau ha concluso il suo commento augurandosi che la «storia accordi a Monti un ruolo simile a quello giocato da Henrich Bruning, il cancelliere tedesco tra il 1930-1932. «Anche lui è stato parte di un consenso prevalente sul fatto che non ci fosse alternativa all'austerity. L'Italia ha ancora poche scelte. Ma le deve fare», è stata l'amara conclusione.

Lunedì, 21 Gennaio 2013

sabato 19 gennaio 2013

LOMBARDIA: MARONI, BERSANI? VUOLE NOSTRI SOLDI PER IL SUD

(ANSA) - LODI, 19 GEN - Trattenere il 75% tasse, 'e' possibile farlo' e 'Bersani abbia il coraggio di dire che non lo vuole e che vuole che i nostri soldi continuino a essere spesi per il sud'. Cosi' Roberto Maroni, segretario della Lega e candidato presidente della Regione Lombardia, ha replicato al segretario del Pd arrivando a Lodi per una serie di appuntamenti pubblici.

ELEZIONI: GARAVAGLIA, SU LISTE CIVETTA SE NON GOLPE POCO CI MANCA


(AGI) - Roma, 19 gen. - "Ore 12.28: Sgarbi annuncia sua candidatura con la lista civetta 'Prima il nord'. Ore 14.34, la Cassazione boccia simbolo civetta Samuele Monti. Ore 14.35 la Cassazione ammette simbolo civetta 'Prima il Nord'. Sempre alle 14.35 la Cassazione boccia simbolo civetta 'Grande Sud'". E' il film della giornata che, visto dal senatore della Lega Nord Massimo Garavaglia, "se non e' un colpo di Stato ci manca poco".
"Neanche Scelba avrebbe osato tanto, ne' tantomeno - prosegue - gli ermellini della legge truffa di 60 anni fa. Come faceva Sgarbi a candidarsi prima della sentenza della Cassazione ? Viva il Nord, il vero nord".