mercoledì 31 ottobre 2012

Matteo Salvini: "In Lombardia ipotesi Liste Civiche."


Nel pieno del braccio di ferro tra Lega Nord Pdl per la candidatura del prossimo presidente chiamato a guidare la Regione Lombardia (da un lato Maroni, dall'altro – gradito anche a Formigoni – Albertini, in attesa di un terzo ipotetico nome), il segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini, annuncia che il partito sta lavorando attorno all'ipotesi di liste civiche con a capo Marco Tizzoni, l'ex berlusconiano, titolare di un negozio di elettrodomestici, salito alle cronache nazionali per aver rifiutato i voti della 'ndrangheta alle ultime elezioni amministrative per il comune di Rho, dove si presentò in una lista civica collegata alla Lega. Un gesto con cui, in questi tempi adusi alla corruzione istituzionale, si è aggiudicato la definizione di “eroe”, pronunciata dal segretario federale della Lega Roberto Maroni. E proprio attorno a lui, conferma Salvini, si sta ragionando sulla composizione di liste con candidati lontani dalla politica. Una sorta di "lista degli onesti".
Per ora non posso ancora pronunciarmi sui nomi – dice Salvini – ma stiamo selezionando, sul territorio, imprenditori, artigiani, professionisti con un profilo integro”.  
Contattato sull'ipotesi, Tizzoni sembra entusiasta: "Mi fa piacere che ci si stia muovendo sull'esempio del sindaco Tosi a Verona. È un modello che giova soprattutto a noi ex forzisti ed ex berlusconiani. Per il momento, a dir la verità, nessuno mi ha contattato. Mi piacerebbe maturare un discorso concreto sulla lista. Quali sono le proposte?  Possiamo finalmente sganciarci da Comunione e Liberazione? Dobbiamo tenere il listino bloccato?”. Anche sulla ripresa così rapida della Lega, Tizzoni sembra convinto: "Mi sembra abbiano cacciato molto velocemente i responsabili dello scandalo per ricostituirsi. Non si può dire lo stesso del Pdl, ad esempio”. Il ticket Maroni-Albertini non gli dispiace: “Albertini è una persona onesta; il suo lavoro come sindaco di Milano è stato buono. Ho apprezzato quando denunciò la questione Sea-Serravalle, in tempi ancora non sospetti. Però, se proprio devo muovergli un appunto, non capisco perché stia con il Pdl. Non vorrei che conservasse il vecchio apparato formigoniano, sarebbe un peccato. Ragionando attorno a Maroni, invece, credo che abbia decisamente più esperienza per guidare la Regione”.
Anche Matteo Salvini, sulle candidature, utilizzato toni cauti.
Dopo le primarie interne alla Lega, che hanno decretato Maroni vincitore cosa risponde all'accordo che sembrerebbe già chiuso, da settimane, nel pdl, sul candidato Albertini, ex sindaco di Milano?
“Starei molto attento a valutare le decisioni prese nelle stanze del partito. Lo scenario è in continuo mutamento e molto dipende, anche, dagli esiti degli accordi nazionali. Albertini ha fatto delle cose buone e delle altre molto meno buone, ma la Lega è pronta a partecipare a nuove primarie di coalizione col Pdl. Non siamo noi a decidere: l'ultima parola spetta ai nostri cittadini”.
Nel toto-nomine è stato fatto anche il suo nome. Sarebbe pronto a candidarsi in prima persona?
“Sono lombardo, sono orgoglioso della mia terra e sarebbe utile, ma la soluzione migliore è Roberto Maroni. Lo ha deciso il nostro elettorato”.
Quando si andrà a votare?
“È qualcosa che non dipende da noi, ma sarebbe inutile gettare soldi e disturbare i cittadini, convocandoli alle urne a così stretto giro tra regionali e politiche. Però, vorrei fosse chiaro: noi siamo pronti da domani mattina. Non abbiamo paura”.  

Il governo approva il riordino delle Province "Saranno 51 comprese le città metropolitane"


L'annuncio su Twitter del ministro Patroni Griffi: "Via libera al decreto". Secondo il governo è un processo "irreversibile": 35 gli accorpamenti, elezioni a novembre 2013 operative da gennaio 2014

FOTO LAPRESSE
13:52 - Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per il riordino e la riduzione delle Province italiane. Lo si legge in un tweet del dipartimento della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi mentre la riunione di governo è ancora in corso. "Il decreto prevede 51 province comprese le città metropolitane", scrive il ministro.
Il riordino delle Province "è di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review", ha riferito Patroni Griffi a Palazzo Chigi dopo l'approvazione del provvedimento. "Dalle 86 provincie di Regioni a statuto ordinario arriveremo a 51 province, comprensive delle città metropolitane". "Il processo è irreversibile - ha aggiunto Patroni Griffi e da gennaio verranno meno le giunte provinciali". "Il governo si è mosso tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale delle Province - ha proseguito - sono Province nuove per dimensioni e per sistema di governance".

Grazie al riordino, secondo il governo sarà possibile dimezzare i costi, risparmiando 40 milioni di euro l'anno. E "per assicurare l'effettività del riordino delle Province senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta". 

Province accorpate, elezioni a novembre 2013
"Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014", dice il ministro nella conferenza stampa a palazzo Chigi. A novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici.

Città metropolitane operative dal 2014
"Dal 1° gennaio 2014 - spiega la nota di Palazzo Chigi - diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto". 

Più tempo alle Regioni a statuto speciale
Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale "ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più". Lo ha detto il ministro Patroni Griffi a Palazzo Chigi, aggiungendo che "la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro".

Paura per eventuali ricorsi? Andiamo avanti
"Alcuni già ci sono stati, noi andiamo avanti con il nostro timing perché crediamo nella legittimità degli atti. Ovviamente come ogni atto in questo Paese, sono soggetti ad un sindacato giudiziario. Noi andiamo avanti con il nostro timing". Risponde così Patroni Griffi a chi gli chiede se il governo non tema che da parte delle Regioni possano arrivare ricorsi.

Divieto di cumulo degli stipendi
Per chi ricopre cariche in organi comunali e provinciali, il dl prevede il divieto di cumulo degli stipendi: bisognerà scegliere se mantenere uno o l'altro. Inoltre vengono aboliti gli assessorati e si stabilisce che gli organi politici dovranno avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.

Lega, Maroni: «Il governo si dimetta adesso»


Il segretario federale del Carroccio: «Legge di stabilità pessima».

















La Lega insiste nel suo attacco frontale a Monti: «Dopo aver approvato questa pessima legge di stabilità, questo governo ha ben poco da dire e da fare ed è bene che si dimetta e si vada ad elezioni anticipate anche a marzo», ha detto il segretario della Lega Roberto Maroni a margine di un incontro pubblico all'Ispi.
Interpellato sulle primarie del centrodestra, Maroni ha poi chiuso il discorso in maniera chiara: «Ho letto che saranno primarie del Popolo della libertà e quindi, non essendo io del Pdl, non sono interessato».
«PDL-UDC SAREBBE INCOERENTE».Però del partito di Berlusconi ne parla eccome: «In Lombardia il Pdl vuole l'accordo con Casini che in Sicilia (alleato con la sinistra) ha fatto perdere il Pdl: quando si dice la coerenza», ha scritto su Twitter.
Maroni ha poi svelato i suoi progetto per l'Europa: una Unione delle regioni e non più degli Stati Nazionali, con un 'Europremier' eletto direttamente del popolo e un parlamento bicamerale che abbia uno dei rami espresso dalle regioni.
Il segretario della Lega ne ha parlato in un dibattito pubblico su l'Italia e la politica internazionaleche si è tenuto la sera del 30 ottobre all'Ispi di Milano.
«Io sono perché il capo della commissione Ue sia eletto dal popolo, una sorta di Europremier, che avrebbe poteri veri come il presidente degli Stati Uniti. Sono per un parlamento bicamerale con un Bundesrat europeo che rappresenti le regioni».
«UN'OCCASIONE STRAORDINARIA NEL 2014». Il leader leghista ne ha discusso con l'ambasciatore Giancarlo Aragona, presidente dell'Ispi, con Maurizio Caprara, corrispondente diplomatico del Corriere della Sera e con Giovanni Puglisi, rettore dello Iulm.
Una cornice, quella dell'istituto dedicato agli studi sulla politica internazionale che può apparire insolita per il Carroccio ma che è servita a Maroni per spiegare quella che è la posizione che il suo movimento ha maturato nei confronti dell'Europa, tenendo conto anche delle spinte indipendentiste di Catalogna e Scozia giudicate con simpatia.
«Abbiamo una occasione straordinaria da cogliere con le elezioni europee del 2014, spero che si possa in quell'occasione proporre a tutti i Paesi Europei un sistema che ridisegni le istituzioni Ue, proprio nella chiave di superamento dell'attuale architettura e dell'attuale impostazione sugli Stati nazionali».

Martedì, 30 Ottobre 2012

martedì 30 ottobre 2012

Lombadia, Salvini: con Maroni presidente via i ticket che Formigoni non vuol diminuire

"Roberto Formigoni ormai è un disco rotto". Lo afferma il segretario nazionale della Lega Nord-Lega Lombarda, on.  Matteo Salvini in relazione alle dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia che, fra le altre cose, ha detto che: "E' la Lega che ha mandato in crisi l'alleanza in Lombardia, che ha tradito i patti".
"Caro Celeste - replica il numero uno del Movimento di Roberto Maroni in Lombardia - se avessi evitato di nominare assessore uno che adesso è in galera per legami con la 'ndrangheta, la Lega non sarebbe stata costretta a reagire. Quando c'è puzza di mafia, la Lega stacca la spina".
Infine Salvini ha anticipato quale sarà uno dei primi impegni di Maroni dopo che sarà diventato governatore della Lombardia: "Ridurre quei ticket sui farmaci che il Ciellino, forse per far dispetto alla Lega, proprio non vuole diminuire".

Sta per entrare in vigore il Grande Fratello bancario. Accrediti, debiti, investimenti: all'Erario sarà tutto noto


Serpico sta già scaldando i muscoli. Il supercervellone posizionato nei sotterranei romani della Sogei è pronto a mangiarsi i dati di tutti i movimenti bancari dei contribuenti italiani per scatenare quella che Attilio Befera considera l’offensiva finale contro l’evasione fiscale. Il conto alla rovescia è già partito. Dal prossimo 31 ottobre entrano in vigore le disposizioni contenute nell’articolo 11 del cosiddetto decreto Salva Italia firmato dal premier Mario Monti. Poche righe di testo impattando devastante sulla vita dei cittadini italiani. Si tratta infatti della comunicazione dei dati contabili all'anagrafe tributaria da parte di banche e operatori finanziari. In altre parole milioni e milioni di informazioni sui più piccoli movimenti dei nostri conti correnti, delle nostre carte di credito, dei nostri libretti, dei nostri titoli e dei nostri risparmi sotto qualsiasi forma e a qualsiasi titolo detenuti finiranno nel grande database gestito da Serpico. Qui il cervellone provvederà a confrontarli con quelli provenienti dalle società telefoniche, dai gestori di luce e gas, dalle assicurazioni e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Dopodiché i dati potranno prendere due vie. Una porta al redditometro, il mostruoso meccanismo che, stando alle intenzioni degli ideatori, sarebbe addirittura in grado di prevedere una nostra futura evasione, elaborando in anticipo quale sarebbe il nostro profilo di contribuente “congruo”. In sostanza Serpico, che dietro la minacciosa immagine del superpoliziotto nasconde l’acronimo Servizio per le informazioni sul contribuente, sulla base delle nostre spese e del nostro stile di vita sa prima di noi quante tasse dovremo pagare. Se poi la cifra non coincide potrebbero essere guai, soprattutto se non sarete in grado di dimostrare, ricevute alla mano, per quale motivo avete pagato meno tasse di quelle stabilite dal vostro algoritmo.
Ma se il super computer individua anomalie rilevanti nei movimenti bancari, i dati finiscono direttamente, senza passare dal redditometro, all’ufficio accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, che provvederà subito ad aprire un fascicolo a vostro carico.
Al di là degli scontrini del bar o le ricevute della palestra, è chiaro che tutto ruoterà intorno al nuovo strumento consegnato dal professore della Bocconi nelle mani di Befera, (il quale ha profondamente ringraziato). Non è un caso che, malgrado la presentazione avvenuta più di un anno fa, il direttore dell’Agenzia delle entrate abbia continuato a far slittare l’operatività del redditometro, che avrebbe dovuto essere pronto per le dichiarazioni dei redditi della scorsa primavera. Dal 31 ottobre gli ormeggi si potranno mollare. E Befera infatti ieri ha ribadito l’intenzione di attivare il redditometro entro le prossime settimane. Per entrare veramente in funzione, però, Serpico dovrà aspettare il prossimo 31 marzo. È quella la data prevista per l’invio annuale di tutte le movimentazioni da parte delle banche. La quantità di informazioni che finirà nei sotterranei della Sogei è sconfinata. Oltre ai conti correnti, che saranno passati al setaccio con verifiche di tutti gli addebiti, gli accrediti e i saldi contabili, il Grande fratello fiscale controllerà tutte le operazioni fuori conto, con l’esclusione dei pagamenti con bollettini postali sotto i 1.500 euro. Nel calderone finiranno anche i conti deposito in titoli od obbligazioni, gli strumenti di gestione collettiva del risparmio, i certificati di deposito e i buoni fruttiferi. Befera potrà ficcare il naso anche nelle vostre cassette di sicurezza, dove potrete mettere ciò che volete, purché facciate sapere al fisco tutte le volte che le aprite e le chiudete. E non pensate di cavarvela con prodotti di finanza strutturata, come i derivati, su cui neanche voi siete in grado di capire bene se vi abbiano portato quattrini o meno. Anche in questo caso l’Erario vuole sapere il numero totale dei contratti accesi e chiusi nell’anno. Inutile dire che il controllo si effettuerà su carte di credito, di debito, prepagate e ricaricabili. Così come finiranno sotto la lente gli acquisti di oro e metalli preziosi o gli incrementi dei riscatti di polizza effettuati nei 12 mesi. In tutto si tratta di 51 voci, che comprendono e racchiudono ogni singolo istante della vostra vita. Compresi quelli che voi non sapete, come ad esempio un movimento bancario con un artigiano che evade regolarmente le tasse e che, casualmente, vi ha rimesso a posto il tetto. Chi glielo spiega, poi, all’ispettore del fisco che con il tizio non avete mai avuto alcun rapporto tranne quell’unica transazione?
Ma i problemi non finiscono qui. Chi ci assicura che i nostri dati saranno utilizzati solo a fini istituzionali e saranno adeguatamente protetti? Nessuno. A provvedimento appena varato, il primo allarme fu lanciato dall’allora garante della Privacy, Francesco Pizzetti, che nel gennaio scorso paragonò lo Stato di polizia fiscale all’epoca del terrorismo. «Anche quella fu», disse Pizzetti parlando di «strappi forti» allo Stato di diritto, «una situazione eccezionale, che poi ebbe un termine. Altrettanto auspico che accada nella lotta all’evasione». Anche perché, ha aggiunto l’ex garante, «è proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili fuorilegge». 
Nascono anche da qui i numerosi paletti chiesti dall’authority per la Privacy all’Agenzia delle Entrate nel parere sul provvedimento espresso lo scorso aprile. Paletti resi necessari dal fatto che, come appare evidente dal testo del Garante, il Fisco non ha gli strumenti adatti a gestire in sicurezza una tale quantità di dati. L’idea di Befera era di utilizzare il sistema informatico Entratel, che già gestisce i flussi di dati dell’anagrafe tributaria. Idea stoppata con decisione dall’authority, poiché il servizio non «risulta adeguato alla trasmissione dei dati per via delle voluminose quantità di scambi previste». Basti pensare, rivela il garante, che già oggi per «via della enorme quantità di dati da trasmettere è stato ritenuto necessario in alcuni casi utilizzare supporti ottici (dvd) per l’invio all'Agenzia . Il rischio che i problemi non siano ancora risolti è più che concreto. Come dimostra il fatto che l’Agenzia delle Entrate, malgrado la fretta di attivare lo strumento, ha inviato la risposta alle obiezioni del Garante formulate ad aprile solo lo scorso lunedì. Resta da capire se le contromisure prese dal Fisco saranno sufficienti a tranquillizzare l’autorità ora guidata da Antonello Soro. Di sicuro, è difficile che il garante possa rispondere in tempo per il 31 ottobre. Il che significa che Befera, con tutta probabilità, dovrà pazientare ancora un po’.

Immigrati: in Italia 5 mln di ''regolari''. E nel 2065 saranno 14 mln


Immigrati: in Italia 5 mln di ''regolari''. E nel 2065 saranno 14 mln


(ASCA) - Roma, 30 ott - Il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011, un numero appena piu' alto di quello stimato lo scorso anno (5.011.000 rispetto a 4.968.000). E' quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2012 realizzato dalla Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes.

Nel 2011 il Ministero degli Affari Esteri ha rilasciato 231.750 visti per inserimento stabile, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, mentre sono stati circa 263 mila i permessi di soggiorno validi alla fine del 2010 che, dopo essere scaduti, non sono risultati rinnovati alla fine del 2011.

Il numero stimato dei comunitari (1.373.000, per l'87% provenienti dai nuovi 12 Stati membri) e' stato ottenuto applicando ai residenti a fine 2010 lo stesso tasso d'aumento riscontrato tra i soggiornanti non comunitari nel 2011. Le principali collettivita' sono risultate: Romania 997.000, Polonia 112.000, Bulgaria 53.000, Germania 44.000, Francia 34.000, Gran Bretagna 30.000, Spagna 20.000 e Paesi Bassi 9.000.

La ripartizione della stima totale per aree continentali vede prevalere l'Europa, tra comunitari (27,4%) e non comunitari (23,4%), seguita dall'Africa (22,1%), dall'Asia (18,8%) e dall'America (8,3%), mentre le poche migliaia di persone provenienti dall'Oceania e gli apolidi non raggiungono neppure lo 0,1%.

Tra i soggiornanti europei non comunitari (1.171.163), gli albanesi sono i piu' numerosi (491.495). Seguono 223.782 ucraini; 147.519 moldavi; 101.554 serbi e montenegrini; 82.209 macedoni; 37.090 russi; tra i 20mila e i 30mila ciascuno, i bosniaci, i croati e i turchi.

Per quanto riguarda il continente africano, alla fine del 2011 i marocchini risultano essere la prima collettivita', con 506.369 soggiornanti (i piu' numerosi anche tra tutti i non comunitari). Le altre grandi collettivita' africane provengono da Tunisia (122.595), Egitto (117.145), Senegal (87.311), Nigeria (57.011), Ghana (51.924); seguono Algeria (28.081) e Costa d'Avorio (24.235); quindi, con circa 15 mila soggiornanti, Burkina Faso e, con 10 mila soggiornanti o poco meno, Camerun, Eritrea, Etiopia, Mauritius e Somalia. In totale, i soggiornanti africani sono 1.105.826.

Gli immigrati dall'Asia, che alla fine del 2010 hanno inciso per il 12,7% sull'insieme dei residenti stranieri nell'Unione Europea, nell'anno successivo sono arrivati a incidere in Italia per 6 punti percentuali in piu', per un totale di 924.443 soggiornanti. In particolare, l'Italia e' lo Stato membro che nell'UE accoglie le collettivita' piu' numerose di cinesi (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152.382), bangladesi (106.671) e srilankesi (94.577), mentre e' il secondo Stato per quanto riguarda la presenza di indiani (145.164) e pakistani (90.185).

La componente americana totalizza nel suo complesso 415.241 soggiornanti. Le principali collettivita' provengono dal Peru' con 107.847, dall'Ecuador con 89.626, dal Brasile con 48.230 e dagli Stati Uniti con 36.318, seguite - con circa 20mila soggiornanti ciascuna - dai cittadini della Colombia, di Cuba e della Repubblica Dominicana e quindi - con circa 10mila - di Argentina, Bolivia ed El Salvador.

E NEL 2065 SARANNO OLTRE 14 MLN - L'immigrazione in Italia continuera' a crescere. Secondo le previsioni sul futuro demografico del paese (scenario medio), infatti, nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sara' l'esito di una diminuzione degli italiani di 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l'estero (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite): in questo nuovo scenario demografico gli stranieri supereranno i 14 milioni.

AUMENTANO PERMESSI SOGGIORNO - I permessi di soggiorno in vigore alla fine del 2011, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione (archivio del Ministero dell'Interno revisionato dall'Istat), sono stati 3.637.724, in leggero aumento rispetto ai 3.536.062 del 2010 (+2,9%).

MEZZO MILIONE DOMANDE ASILO IN 61 ANNI - In Italia, dal 1950 al 1989 sono state 188 mila le domande d'asilo e dal 1990 (anno di abolizione della riserva geografica) fino al 2011 se ne sono aggiunte circa 326 mila per un totale, dal dopoguerra ad oggi, di oltre mezzo milione.

La media annuale e' stata di circa 8mila domande, superata di quasi quattro volte nel 2011 (ma anche nel 2008 e nel 1999, quando le domande furono piu' di 30mila). Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall'Europa dell'Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) e' stato definito positivamente (una su tre ha riguardato il riconoscimento dell'asilo e le altre la protezione sussidiaria o umanitaria, per un totale di 7.155).

Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo piu' nell'isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60 mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). In Italia, per far fronte alle esigenze di accoglienza, si dispone di 3 mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in collaborazione con gli Enti locali, le Regioni e il mondo sociale, e di 2 mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre e' di altri 3 mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati.

IN ITALIA 2,5 MLN LAVORATORI STRANIERI - Anche nel 2011, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75mila unita', gli occupati nati all'estero sono aumentati di 170mila. Attualmente gli occupati stranieri, incluse anche le categorie non monitorate dall'indagine campionaria dell'Istat, sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell'occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stranieri e' aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti piu' in piu' rispetto alla media degli italiani), mentre il tasso di attivita' e' sceso al 70,9% (9,5 punti piu' elevato che tra gli italiani). I neocomunitari, che tra i residenti incidono per un quarto, nell'archivio Inail raggiungono quasi un terzo tra i lavoratori nati all'estero occupati come dipendenti e il 40% tra i nuovi assunti del 2011.

Nell'attuale congiuntura la forza lavoro immigrata continua a svolgere un'utile funzione di supporto al sistema economico-produttivo nazionale per la giovane eta', la disponibilita' e la flessibilita' (caratteristiche che, purtroppo, spesso si traducono in forme piu' o meno gravi di sfruttamento). Gli immigrati sono concentrati nelle fasce piu' basse del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all'83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari.

Motivati dal bisogno di tutela, sono oltre 1 milione gli immigrati iscritti ai sindacati, con una incidenza dell'8% sul totale dei sindacalizzati e del 14,8% sulla sola componente attiva. Del resto, gli archivi dell'Inail attestano che essi sono maggiormente soggetti al rischio infortunistico: tra i lavoratori nati all'estero, in controtendenza con l'andamento generale, gli infortuni sono infatti cresciuti, raggiungendo un'incidenza media del 15,9% sugli infortuni complessivi a fronte del 15% dell'anno precedente. Le ispezioni condotte nel 2011 hanno riscontrato in situazione irregolare il 61% delle aziende sottoposte a verifica, in circa la meta' dei casi per lavoro nero, condizione che accresce l'esposizione dei lavoratori al rischio di infortunio sul lavoro.

SOPRATTUTTO COLLABORATORI FAMILIARI - I collaboratori familiari (poco piu' di 750 mila quelli nati all'estero assicurati presso l'Inps) rappresentano la categoria piu' numerosa tra gli immigrati e costituiscono una risorsa preziosa per un paese in cui ogni anno 90 mila persone in piu' diventano non autosufficienti, dove il bisogno di assistenza aumentera' con il crescente invecchiamento della popolazione autoctona (aumento degli ultra65enni dall'attuale 20,6% della popolazione al 33% previsto a meta' secolo).

Seguono gli infermieri stranieri (un decimo del totale) che assicurano un apporto indispensabile al servizio sanitario nazionale e a molte strutture private.

Anche il settore agricolo, scarsamente attrattivo nei confronti degli italiani, per molti immigrati costituisce una prospettiva di inserimento stabile (allevamenti e serre) o un'opportunita' limitata a determinati periodi dell'anno (lavoro stagionale) o quanto meno al momento dell'ingresso, al punto che l'agricoltura e' stato il solo settore ad aver registrato, per gli immigrati, un saldo occupazionale positivo.

Altri settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale sono l'edilizia, i trasporti e, in generale, i lavori a forte manovalanza: dai dati messi a disposizione dalle organizzazioni delle cooperative, risulta che gli immigrati incidono per oltre un sesto nelle cooperative di pulizie e per oltre un terzo in quelle che si occupano della movimentazione merci.

L'attenzione alle percentuali permette anche di segnalare la rilevanza assunta dagli immigrati in altre categorie, seppure quantitativamente non rilevanti.

I marittimi in Italia, la cui flotta per tonnellate di portata e' al 14* posto nel mondo e tra i primi nel comparto crocieristico (dati di Confitarma), sono 60 mila (su un totale mondiale di 1.372.000) e sul personale operante a bordo gli stranieri incidono per il 40%, in provenienza soprattutto dalla Romania, dall'India e dalle Filippine (dove a Manila, dal 2007, opera una sede distaccata dell'Accademia della Marina Mercantile Italiana per formare lavoratori del posto che suppliscano alla nostra mancanza di maestranze).

42,5 MLN COSTRETTI A FUGA IN ALTRI PAESI - Nel 2011 sono state 42,5 milioni le persone costrette alla fuga in altri paesi, di cui 15,2 milioni i rifugiati e 26,4 gli sfollati interni.

Nello stesso anno sono state presentate 895 mila domande di asilo (primo paese gli Stati Uniti con 76mila casi): di esse, 277 mila sono state presentate nell'UE, con 51 mila casi in Francia (primo paese) e 37.350 in Italia.

Sono tanti i focolai di guerra, alcuni conosciuti e altri dimenticati, e 1,2 miliardi di persone vivono in regimi dispotici (34) o in 'Stati fragili' (43) alle prese con degrado, poverta' ed emergenze.

ETICHETTATURA: VALLARDI, ''APPROVATA NOSTRA LEGGE, CITTADINI SAPRANNO FINALMENTE COSA MANGIANO''


''Finalmente i cittadini sapranno cosa comprano e soprattutto cosa mangiano. Al massimo fra 60 giorni su ogni prodotto alimentare venduto nel nostro Paese i consumatori troveranno il luogo di produzione, l'azienda produttrice la data, la veridicità del contenuto''. Parola di Gianpaolo Vallardi sena
tore leghista e primo firmatario del disegno di legge sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari, approvato all'unanimità in sede deliberante oggi pomeriggio in commissione agricoltura del Senato. Il provvedimento passa ora all'esame della camera.

''Fino a oggi era possibile -prosegue Vallardi- spacciare per made in Italy anche un alimento che per l'80% era prodotto all'estero. La contraffazione secondo le stime delle associazioni di categoria costa alle aziende agricole 164 milioni di euro al giorno: è chiaro che gli agricoltori non aspettano altro che mettere la parola fine a questo bollettino di guerra''.

'Il nostro provvedimento rende immediatamente attuativa la legge 3 del 2011 meglio conosciuta come legge Zaia, purtroppo stoppata dagli interessi dei grandi cartelli e delle multinazionali. L'unica vera risorsa del paese è l'agricoltura, è doveroso valorizzarla e proteggerla: per questo è obbligo del Governo e del Parlamento rendere al più presto operativa la legge sull'etichettatura per tutelare la salute dei cittadini e un settore trainante della nostra economia troppo spesso trascurato".

Elezioni in Regione, Salvini stoppa Formigoni


Scontro tra il Pdl e il Carroccio. Il Celeste scommette su Albertini, ma il segretario della Lega Lombarda replica: ''Formigoni incorona Albertini come suo successore. A me interessa chi incoroneranno i cittadini lombardi''. Commento sul voto in Sicilia: "Non abbiamo paura dei grillini. L'astensionismo significa che la politica schifa parecchio"
Roberto Formigoni e Matteo Salvini insieme (Newpress)
Roberto Formigoni e Matteo Salvini insieme (Newpress)
Milano, 30 ottobre 2012 - Non accennano a raffreddarsi i rapporti fra la Lega Nord e Roberto Formigoni. A tenere alta la temperatura della discussione politica è la scelta del prossimo presidente della Lombardia. Il Celeste continua a puntare sull'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini e il Carroccio insiste a stopparlo. Sul profilo Facebook  il segretario della Lega Lombarda MatteoSalvini: ''Formigoni incorona Albertini come suo successore. A me interessa chi incoroneranno i cittadini lombardi''.

Parlando poi dell'astensionismo, l'esponente del Carroccio ha affermato: ''Se più della metà della gente non è andata a votare neanche Grillo significa che la politica schifa parecchio. Mi auguro che in Lombardia ci sia più partecipazione e più coinvolgimento''.IL BOOM DEI GRILLINI IN SICILIA - ''Il boom di Grillo in Sicilia si ripeterà alle elezioni nazionali? Ben venga, noi come Lega Nord non abbiamo paura di Grillo'', ha poi detto Salvini commentando l'exploit del M5S alle elezioni in Sicilia alla trasmissione ''L'Aria che tira'', su La7. ''Io i grillini li voglio vedere alla prova dei fatti come a Parma - spiega Salvini -, voglio vedere se sono capaci o incapaci. A Milano e in alcune città lombarde li stiamo mettendo alla prova e non mi sembra che brillino per proposte per la risoluzione di problemi, dalla sanita' agli autobus''.

Ddl diffamazione: Lega Nord, e' pastrocchio ma si prosegua in Aula


(ASCA) - Roma, 29 ott - Il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa ''e' un pastrocchio'', del resto la Lega Nord ha ''sempre detto che questo provvedimento non va bene''. Ma un ritorno in commissione ''sarebbe la sua morte sicura'': per questo ''e' bene che si prosegua il dibattito in Aula''. Lo ha detto il senatore Sandro Mazzatorta intervenendo in Aula del Senato.

''Ognuno si deve prendere le proprie responsabilita' - ha aggiunto Mazzatorta - si discuta allora in Aula e si modifichi in Aula quanto non va bene''. In ogni modo, ha chiarito Mazzatorta, ''noi voteremo contro la riduzione delle multe''.

Anche Coesione nazionale si e' dichiarata in Aula contraria al ritorno in commissione.

lunedì 29 ottobre 2012

Città metropolitana veneta, Zaia divide i sindaci: contrarie Venezia e Belluno


Il governatore Luca Zaia e il sindaco di Venenzia Giorgio Orsoni (archivio)
di Alda Vanzan su gazzettino.it

VENEZIA - Una città metropolitana di Venezia di cui facciano parte non solo Padova e dintorni, ma tutti i 581 comuni del Veneto. La proposta del governatore Luca Zaia per evitare di spaccare la regione, ossia di avere da una parte i favoriti della futura "Città Stato" e dall’altra i cittadini di serie B ancora più penalizzati, fa discutere i sindaci. C’è chi appoggia la proposta, chi tentenna, chi la boccia. Di certo, a due giorni dalla decisione del Governo sul riordino delle province, il dibattito si riaccende.

Approva la proposta di Zaia il collega leghista Gian Paolo Gobbo: per il sindaco di Treviso «la vera area metropolitana è la PaTreVe per le interconnessioni già esistenti e per i progetti di gestione dei servizi. Io penso a tre macroaree - dice Gobbo - La PaTreVe più Rovigo, Vicenza con Verona, Belluno. Il che di fatto coincide con l’area unica di cui parla Zaia». Non ci sarà a Treviso una convocazione del consiglio comunale per deliberare il passaggio con Venezia, come invece sta avvenendo nel padovano: «Vediamo prima cosa fa il Governo».

Si arrabbia, invece, Giorgio Dal Negro, presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni veneti: «Zaia poteva pensarci prima. Certo, la responsabilità non è del governatore, ma del consiglio regionale che non ci ha ascoltato ed è arrivato a decidere di non decidere: noi avevamo proposto di salvare Treviso con pochi metri quadri in più, di puntare sulla specificità di Belluno, di unire Padova e Rovigo. Adesso andrà a finire che il Governo, il cui scopo è diminuire gli enti, farà tre enti: le due province di Vicenza e Verona, poi caccerà tutti gli altri nella città metropolitana di Venezia. L’avevamo detto ai 60 consiglieri regionali, ora vadano tutti i 60 a consolarsi in Chiesa».

La proposta di Zaia non trova sponda in Giorgio Orsoni: «Il suo è un modo elegante per dire di no alla città metropolitana - dice il sindaco di Venezia - Pensare che tutta la regione possa essere città metropolitana è una vecchia idea di alcuni ambienti e forse cerca anche di recuperare un ruolo centrale della Regione. Capisco che Zaia voglia porsi il problema del resto del territorio, ma lo deve affrontare la Regione. E, comunque, la città metropolitana di Venezia potrà portare un beneficio anche al resto del Veneto». Venezia potrebbe "annettere" Padova prima e seconda cintura urbana - dice Orsoni - e «un’appendice di Treviso, ma non certo fino a Vittorio Veneto. Bisogna partire dale relazioni esistenti, ben fotografate da uno studio dell’Ocse».

Di andare con Venezia neanche ci pensa Jacopo Massaro, sindaco di Belluno: «Non convocherei il consiglio comunale per deliberare di far parte della città metropolitana, noi siamo un territorio montano e abbiamo bisogno della nostra provincia, di un ente intermedio, soprattutto per contrastare lo strapotere dei nostri confinanti, Regioni e Province a statuto speciale». Non tutti, nel bellunese, la pensano così: il bastian contrario è Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, fedele al programma del 2008 del Pdl che dice abolizione delle Province. «Sono l’unico che non ha difeso la Provincia di Belluno, non sono neanche andato alla manifestazione dei lumini e mi sono piovute non poche critiche addosso: il deputato Maurizio Paniz avrebbe voluto che mi cacciassero, stia tranquillo: sarà lui a essere cacciato». De Carlo non contesta la proposta di Zaia, anzi:«Diciamo che è una provocazione che serve per ridiscutere e soprattutto agire. Di certo questa architettura dello Stato nel 2012 non è più sostenibile, è troppo pesante e la pesantezza ricade sui cittadini: bisogna smantellare le istituzioni che i cittadini percepiscono come inutili, accorpare i comuni, puntare sulle macroaree».

Bruno Piva, sindaco di Rovigo, sta con Zaia: «La mossa di Padova di questi ultimi giorni di passare con Venezia mi ha sconcertato. Sembra che qualsiasi soluzione prospettata sia fatta per penalizzare Rovigo. A me - dice il sindaco - piaceva l’ipotesi di due aree metropolitane, Vicenza con Verona da una parte e la PaTreVe dall’altra. E Rovigo per quanto mi riguarda sarebbe stata più funzionale con Vicenza e Verona, avrebbe potuto costituire la loro "porta d’acqua"». E adesso? «A questo punto - sostiene Piva - direi che fare una sola città metropolitana con tutti i Comuni veneti come ha proposto Zaia, è l’unica ipotesi percorribile».

Il 25 le elezioni per la regione di Barcellona, che da sola produce il 20% del Pil spagnolo e sogna l'indipendenza


Il 25 le elezioni per la regione di Barcellona, che da sola produce il 20% del Pil spagnolo e sogna l'indipendenza

Il vento dell'indipendenza spira forte a Barcellona. L'11 settembre 2012, mentre il mondo era intento a ricordare quanto avvenne undici anni fa a New York, nella città dove riposano le spoglie di Gaudì oltre un milione di persone si sono risvegliate orgogliosamente catalane e sono scese in placa Catalunya per farlo sapere a Madrid. Come dire quasi il 15% della popolazione di tutta la comunità autonoma, neonati e anziani compresi. In realtà prima di esplodere così clamorosamente nel giorno della Diada, la festa nazionale della Catalogna, il fuoco dell'indipendentismo ha covato per mesi sotto la cenere. La causa separatista, storicamente sostenuta dal partito di sinistra della Esquerra Republicana de Catalunya, non è mai andata oltre il 30% dei consensi, ma oggi ha conquistato la maggioranza dei cuori catalani. Un desiderio che, il 25 novembre, potrebbe tradursi in voto nelle elezioni che il presidente Artur Mas ha convocato anticipatamente dopo il no del governo spagnolo all'ipotesi del nuovo patto fiscale avanzata dal parlamento di Barcellona che, per tutta risposta, il 27 settembre ha sfidato apertamente Madrid votando con 83 sì su 135 una risoluzione non vincolante sulla possibilità di organizzare un referendum sull'indipendenza.
FINANZIAMENTI REGIONALI - Quello economico è uno dei terreni di scontro con il governo nazionale. Il sistema di finanziamento spagnolo, infatti, prevede un meccanismo di ridistribuzione che penalizza le regioni più floride a vantaggio di quelle più depresse tanto che, dopo i trasferimenti statali, succede che queste ultime hanno spesso più risorse delle prime. In questo modo la Catalogna, considerata uno dei quattro motori d'Europa insieme a Baden-Württemberg Lombardia e Rodano-Alpi, si ritrova ad essere più povera di molte altre realtà spagnole.
UN QUINTO DEL PIL - Ogni anno Barcellona, che garantisce da sola quasi il 20% del prodotto interno lordo nazionale, vede partire sulla via di Madrid il 24% della propria ricchezza e ritornare solo il 10%.
STRANGOLATI - Le cose sono andate più o meno bene fino a che la crisi non ha alleggerito anche i portafogli dei catalani. La disoccupazione che avanza (anche se in Catalogna rimane di svariati punti percentuali sotto la media nazionale), il no della corte costituzionale al nuovo statuto catalano (già approvato con un referendum dopo ventotto anni di trattative con Madrid) e soprattutto i tanti tagli previsti dal nuovo piano di austerità deciso dal governo nazionale hanno spinto i catalani a scendere in piazza come mai avevano fatto nella loro storia. La manifestazione dell'11 settembre e il no del galiziano Mariano Rajoy al nuovo patto fiscale hanno fatto il resto. L'Assemblea Nacional Catalana, associazione indipendentista trasversale guidata dalla battagliera Carme Forcadell, è nata a marzo del 2012 e in pochi mesi ha raccolto novemila iscritti. La Catalogna si sente strangolata da Madrid. I nuovi tagli del governo centrale, che vorrebbe portare il deficit annuale della regione dall'attuale 4% del Pil all'1,5% (quando nel resto della Spagna è al 7,4%), pesano su tutti i catalani: i dipendenti pubblici si sono visti tagliare gli stipendi, gli investimenti sono stati congelati ed è stata introdotta una tassa, particolarmente invisa, di un euro su ogni ricetta medica. Barcellona non ci sta e vorrebbe essere la capitale del ventottesimo stato europeo.

Regioni, Maroni:pronto a lasciare Roma se la Lega mi candida alla Lombardia


ROMA - «Se la Lega mi chiedesse questo sacrificio, di candidarmi governatore della Lombardia, io sono pronto a farlo anche dimettendomi domani dal parlamento di Roma».
Lo ha detto Roberto Maroni dal palco di una festa del Carroccio. «Stiamo già lavorando al programma per la Regione Lombardia», ha aggiunto il segretario della Lega per il quale «questa è la madre di tutte le battaglie», perché permetterebbe di «realizzare il sogno» di guidare le principali regioni del Nord tutte insieme.

domenica 28 ottobre 2012

Maroni: «Si è conclusa un'era» Il segretario della Lega: «Vogliamo trasformare la Lombardia in una regione a Statuto speciale»


«È finita la sua era, ora se ne apre una nuova»: Bobo Maroni saluta Milano e la Lombardia con questo pensierino affettuoso nei confronti di Roberto Formigoni. Il segretario della Lega parla da un hotel a due passi da San Siro dove ha riunito il mondo delle professioni per la seconda tappa degli «stati generali» del nord. Inevitabile, per il segretario leghista, commentare la novità del consiglio regionale dimissionario e la notizia delle imminenti elezioni per il Pirellone. «La Lega vuole essere protagonista», scandisce Maroni, prima di spiegare: «Abbiamo uomini e abbiamo idee per il governo di questa Regione. Io voglio costruire un'ampia coalizione attorno a un progetto per una Lombardia più autonoma e più pulita». Infine, la proposta: «Vogliamo trasformare la Lombardia in una regione a Statuto speciale». Quanto all'alleanza col Pdl, il leader del Carroccio conferma di voler «proseguire l'esperienza di governo maturata in questi anni con il Pdl», ma anche, nel caso, di essere pronti «ad andare da soli».
La polemica continua anche il giorno dopo. I veleni della crisi nata di fatto sull'onda dell'arresto dell'assessore Zambetti, sono tutt'altro che smaltiti. La replica del presidente in carica è immediata. Il «cinguettio» di Formigoni è un ruggito: «Maroni dice che è finita l'era Formigoni e si apre l'era della Lega. Forse è vero il contrario: è finita l'era della Lega e continua la mia». Anche la contro-risposta arriva a tempo di record: «La Lega è immortale», sibila Maroni: «La questione settentrionale è la Lega e la Lega è la questione settentrionale. Capisco che tanti vogliano coprire questo spazio, ma la Lega ha radici profonde. Si rassegni chi vuole vederci sparire presto».
Il Celeste e i barbari sognanti. Sullo sfondo rimane la questione delle questioni: che cosa sarà del centrodestra nazionale, dell'alleanza siglata ai tempi da Bossi e Berlusconi. Il lungo discorso del Cavaliere, ieri pomeriggio da villa Gernetto, ha confermato di fatto che le primarie per la leadership nazionale si faranno e non è da escludere che Formigoni decida, una volta traghettata la «sua» Lombardia al voto invernale, di partecipare alla corsa. Nelle prossime ore, nei prossimi giorni si saprà se i piani del «governatore a vita» (celebre definizione dello stesso Berlusconi) portano davvero a Roma. Ieri è arrivato l'altolà preventivo firmato Daniela Santanchè: «Formigoni dovrebbe pensarci bene se presentarsi alle primarie. Io non glielo consiglio». Intanto - a proposito di coalizione e di alleanze - dice la sua anche il presidente della Provincia Guido Podestà: «Mi ritrovo nelle considerazioni di Maroni, che vuole un'ampia coalizione. Ma il buon governo in Provincia, il cui perno si regge sull'alleanza tra Pdl e Lega, è un traguardo raggiunto anche grazie alla capacità di allargare il consenso anche all'Udc».
Formigoni si spinge oltre e annuncia (via Twitter, ovviamente): «In Lombardia i giochi sono praticamente già fatti; una coalizione di moderati veri con candidato Albertini per continuare il nostro buon governo!».

Andrea Senesi per corriere.it

sabato 27 ottobre 2012

Formigoni cade e se la ride, ma la Lega ha raggiunto il Pdl nei sondaggi


Sorride. Arriva per ben tre volte in sala stampa a stringere la mano ai giornalisti. Dice: «Ve l'avevo detto». Soddisfatto e sorridente, aggiungendo poi che «in politica bisogna saper guardare lontano come nel gioco degli scacchi». Racconta dei suoi tweet e passa tutta la mattinata al telefono. Non si ricordava da mesi un Roberto Formigoni così in forma. Se le indagini della procura di Milano avevano scalfito l'umore del governatore lombardo questa estate, dopo lo scioglimento del consiglio regionale, il Celeste sembra essere tornato più combattivo che mai.
Tanto contento che durante la conferenza stampa un giornalista glielo domanderà pure: «Ma non stride questa sua soddisfazione con la fine della legislatura lombarda?». Proprio qui sta il punto. Formigoni strappa una vittoria contro la Lega Nord di Roberto Maroni, portando alle dimissioni tutti i consiglieri del Popolo della Libertà e «vedendo» il voto a gennaio, cosa che fino a giovedì in molti non pensavano neppure. Eppure oggi «finisce un'epoca», come ricorda il segretario del Partito Democratico Maurizio Martina. Dopo 17 anni di formigonismo, dal 2013 si dovrà cambiare aria. L'asse tra Comunione e Liberazione e Carroccio si è rotto, almeno al momento. 
Per il Carroccio è un giorno amaro. Anche se Matteo Salvini, europarlamentare arrivato in fretta e furia da Bruxelles per intervenire in consiglio, ha provato a camuffare la debacle. «Grazie alla coerenza della Lega Nord i lombardi voteranno presto, senza listini salva-Minetti e per una Regione Lombardia più stabile e senza infiltrazioni mafiose». Eppure i leghisti chiedevano il voto in aprile, insieme con le politiche, mentre adesso, con lo scioglimento anticipato del consiglio c'è la possibilità che si vada a votare tra dicembre e gennaio.
In pochi sembrano crederci, anche perché se si votasse il 16 dicembre bisognerebbe presentare già le liste il 15 novembre. Ma Formigoni ha assicurato di aver parlato con il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, che gli avrebbe detto che in Lombardia si andrà presto al voto: a decidere sarà lei e non è detto che alla fine, tramite qualche decreto, non si arrivi all'election day insieme con le politiche. 
In generale, l'ultima giornata del consiglio regionale al Pirelli, segna una sconfitta per tutta la coalizione di centrodestra, già frantumata in vista delle prossime elezioni e in cerca di un candidato. È stato l'ultimo giorno dell'igienista dentale Nicole Minetti, ignorata per tutta la seduta dai giornalisti, che questa volta si sono concentrati di più sulle questioni politiche. Finisce pure la carriera dell'ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati, che, travolto dalle indagini su Sesto San Giovanni, tornerà a fare il professore al liceo.
Adesso la giunta continuerà il suo iter in amministrazione ordinaria, con un occhio alle prossime elezioni. E in questo senso la Lega, pur battuta sulle dimissioni dei consiglieri, strappa un sondaggio favorevole. Secondo Swg nelle regioni del Nord sarebbe alla pari del Pdl, con il 13,2 %. È una magra consolazione, ma che comunque potrà valere in vista della campagna elettorale. Le indagini sugli esponenti del Pdl iniziano a pesare. E il Carroccio sembra voler impostare la sua campagna elettorale proprio contro la mafia e la 'Ndrangheta, che hanno portato in carcere l'ex assessore alla Casa Domenico Zambetti per voto di scambio: l'ultimo arresto tra i tanti, determinante per la fine della legislatura.


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/portineria-milano/formigoni-cade-e-se-la-ride-ma-la-lega-ha-raggiunto-il-pdl-nei-sondaggi#ixzz2AW0S04LQ

Maroni: finita l'era Formigoni, già pronti al voto


Maroni
Maroni
Milano, 27-10-2012
"E' finita l'era Formigoni, se ne apre una nuova e la Lega vuole esserne protagonista": lo ha detto Roberto Maroni parlando a Milano con i cronisti, a margine di un incontro con le professioni. Il segretario della Lega ha aggiunto, a proposito del voto in Lombardia "noi siamo pronti a votare anche subito". 

Per le elezioni anticipate in Lombardia, "non c'e' alcun accordo con il Pdl: noi abbiamo le idee chiare ed abbiamo fatto delle primarie, adesso vediamo: se si riuscira' a costruire l'alleanza con il Pdl bene, se no andremo da soli". 

Le primarie annunciate dal Pdl, secondo Roberto Maroni sono "interessanti e utili per ristrutturare tutto il centrodestra, se saranno di coalizione". Il segretario della Lega ha spiegato di attendere di conoscere le regole ma, ha aggiunto "siamo interessati se c'e' un percorso di riorganizzazione della alleanza, depurata dalle cose negativa".

Rispondendo ad una domanda dei giornalisti a Milano sulla condanna di Silvio Berlusconi ha detto: "Non ho letto la sentenza e neppure le motivazioni, non sono in grado di dare un giudizio ma e' una sentenza molto pesante. Del resto - ha osservato Maroni - Berlusconi aveva gia' detto l'altro ieri che non si sarebbe ricandidato".

venerdì 26 ottobre 2012

REGIONE, : "PARLIAMO CON TUTTI MA NON CON FORMIGONI" (OMNIMILANO)

Milano, 26 OTT - La Lega e' disposta a parlare "con tutti, ma non con Formigoni". Lo ha affermato il segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini, a margine dei lavori del Consiglio regionale. "Il problema non e' con chi parl
are nel Pdl", ha anche detto. "Stiamo lavorando al programma abbiamo come candidato Roberto Maroni, chi ci sta ci segue". Quanto alla 'crisi politica' in Regione, Salvini ha sottolineato: "la Lega aveva promesso di andare a votare e si fara'. Aveva promesso di togliere il listino per non avere piu' Minetti paracadutate dall'alto in Consiglio ed e' stato fatto" "Non abbiamo paura del voto anzi l'abbiamo chiesto - ha concluso - ma chiamare 10 milioni di persone al voto 2 volte in pochi mesi ci sembra sciocco".

Elezioni, sondaggio: Grillo tallona il Pd. Al nord Lega-Pdl pari

Roma, 26 ott. (TMNews) - Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo accorcia le distanze dal Pd: a dividere i primi due partiti italiani, almeno nei sondaggi, sono ora meno di due punti. E' quanto emerge da un sondaggio Swg sulle intenzioni di voto nelle regioni settentrionali, fatta eccezione per l'Emilia Romagna, realizzato in esclusiva per Agorà, su Rai Tre.

Nella stessa zona di indagine, il Pdl e la Lega Nord sono alla pari con il 13,2%, al 4,2% l'Udc.

In generale, sempre secondo il sondaggio Swg, il Movimento 5 Stelle continua ad avanzare, scende il Pd. Pur perdendo mezzo punto rispetto alla settimana scorsa, il Pd si conferma primo partito italiano con il 25,4%, inseguito però dal Movimento 5 Stelle, che guadagna un punto in sette giorni attestandosi al 22%.

Sale al 15% il Pdl, che guadagna quasi un punto rispetto alla settimana scorsa: "Un dato - precisa Roberto Weber, presidente Swg - che però non è legato all'annuncio di Berlusconi di non ricandidarsi premier". La stessa cifra, ma in negativo, indica invece il calo di Sel (-0,7%). "Un altro dato significativo - afferma Weber - è anche l'Idv, in calo da 4 settimane. Significativo è anche il risultato dell'Udc, che è sempre fermo, non sale mai".

Lombardia: Maroni, rientrate minacce ritorsione Veneto e Piemonte

(ASCA) - Treviso, 25 ott - ''Ricordo che a Roma siamo all'opposizone, in Piemonte e in Veneto, non mi pare che l'alleanza sia messa in discussione dalle vicende lombarde com'e' giusto che sia. Il Veneto e' Veneto, il Piemonte e' Piemonte. Cio' che succede in Lombardia rimane circoscritto in Lombardia''. Cosi' Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord risponde ai cronisti che gli chiedono se quanto accadra' in Lombardia avra' ricadute in Veneto e in Piemonte oltre che nelle future alleanze. ''C'e' stata qualche minaccia di ritorsioni all'inizio su Veneto e Piemonte che saggiamente e' rientrata. In Veneto e Piemonte le due giunte possono continuare a governare, in Lombardia vederamo cosa succedera'''.

giovedì 25 ottobre 2012

Veneto: Zaia, cacciatori di teste per nuovi DG Ulss


(ASCA) - Venezia, 25 ott - Saranno i valutatori della Praxi Spa, azienda internazionale specializzata in consulenza organizzativa nel processo di miglioramento, sviluppo e rinnovamento di Aziende ed Enti Pubblici, i ''cacciatori di teste'' che faranno la selezione delle candidature presentate per la nomina a direttore generale delle Ullss venete.

Ne da' notizia il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, informando che l'incarico, dopo regolare procedura, e' stato affidato, con decreto del segretario regionale per la sanita' Domenico Mantoan, alla Praxi Spa per un importo totale di 38.599 euro, con un ribasso del 46,833% rispetto alla base d'asta.

''Cominceranno subito - aggiunge Zaia - per presentarmi a breve una rosa di candidati che, secondo le loro valutazioni, sono i piu' idonei per ricoprire l'incarico. Sara' all'interno di questa che scegliero' i nuovi managers della sanita' veneta. Non ci saranno ne' raccomandati ne' amici di qualcuno, ne' persone legate alla politica che, come ho sempre detto, da queste scelte deve stare fuori''.

''L'unico vero criterio di valutazione che mi interessa - aggiunge Zaia - e' la professionalita', la disponibilita' totale a mettere al servizio della comunita' le proprie conoscenze, l'esperienza manageriale. Per affrontare le difficili sfide che attendono un sistema sanitario di valore come il nostro - conclude Zaia - occorrono i migliori e tali saranno i prescelti''.

LOMBARDIA: SALVINI (LNP), REGIONE BEN AMMINISTRATA, MAFIA PROBLEMA NATO AL SUD


(AGENPARL) - Roma, 25 ott - "Maroni si arrabbiò con Saviano perchè diceva che la Mafia si era insediata al nord grazie all'appoggio e al silenzio della Lega.
La mafia non è nata propriamente in Valtellina. Io rivendico 12 anni di buon governo della Lombardia, se avessimo avuto il sentore di Mafia saremmo andati a votare subito, come stiamo facendo ora. " 

Lo ha detto il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo su La7.

Trasparenza Lega Nord, conti online ogni mese


(ANSA) - Milano: La Lega Nord presenta il rendiconto del gruppo della Camera e annuncia una operazione di trasparenza sui propri conti con la pubblicazione mensile online.
Il rendiconto va dal 1 febbraio 2012 al 30 settembre 2012, ovvero è relativo alla gestione del nuovo capogruppo Paolo Dozzo. Il saldo è in attivo per 1 milione e 663 mila euro, a fronte di entrate per 2.191.835 euro e di uscite per 1.777.933 euro a cui vanno aggiunti 666 mila euro dei fondi per rischi contenziosi e spese impreviste.
La voce delle uscite più alta, al di là di contributi e tasse (600 mila euro) riguarda gli stipendi del personale che assommano a circa 380 mila euro (il personale in carico al gruppo è composto da 35 persone).
A seguire ci sono le spese per le collaborazioni, 342 mila euro; e quelle per gli eventi e la comunicazione, 223 mila euro. In consulenze sono stati spesi circa 60 mila euro, mentre il per funzionamento del gruppo (90 mla euro) e quello dell'ufficio di presidenza (22 mila) sono stati impiegati circa 112 mila euro.
SCANDALO DA DIMENTICARE. Al di là dei numeri, la presentazione dei conti ha visto la partecipazione di tutto il gruppo dirigente leghista alla Camera e, in sala, dell'ex presidente Reguzzoni. Il Carroccio intende cancellare l'immagine negativa determinata dagli scandali della gestione Belsito dei fondi di partiti che portarono alle dimissioni da consigliere regionale di Renzo Bossi e, di fatto, all'uscita di scena dello stesso Umberto.
«Lo scandalo non ha inciso», ha affermato Dozzo rispondendo ai cronisti che hanno sollevato la questione in conferenza stampa. «Da aprile non prendiamo alcuna indennità come gruppo».
LE PROPOSTE DELLA LEGA. E a chi gli chiedeva se la Lega abbia preso in considerazione la riduzione dei costi della politica, lo stesso Dozzo ha risposto che il Carroccio «ha presentato un progetto di legge per l'abolizione del rimborso elettorale ed il finanziamento dei partiti, e proposto un taglio dei parlamentari».
Sulla gestione dei fondi al Senato da parte dell'onorevole Stiffoni, che avrebbe regalato 4 mila euro ai senatori lo scorso anno, Dozzo ha chiosato: «Alla Camera non ha dato nulla».
Anche l'ex capogruppo Reguzzoni è intervenuto rivendicando di aver lasciato al gruppo quasi 2 milioni sul conto: «Alla Camera i regali che abbiamo fatto come gruppo sono stati al massimo una cravatta per gli uomini e una rosa di stoffa per le donne a Natale, cioccolatini per i giornalisti. A Pasqua abbiamo regalato una foto. Insomma, tutte cose di poco valore».

(Ansa)