lunedì 31 ottobre 2011

Pdci, Diliberto pro-casta: "Stipendio dei parlamentari va difeso"


ROMA, 30 OTT – ''Lo stipendio ai Parlamentari e' stato introdotto con la Costituzione perche altrimenti in Parlamento ci andavano solo i ricchi''. Va controcorrente il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto. E difende la casta.
''So gia' che queste mie parole susciteranno scandalo, ma dobbiamo stare molto attenti all'antipolitica. Anche noi di sinistra. Ci sono pezzi di nostro elettorato che sono attratti dalle seducenti chimere dell'antipolitica. Noi non dobbiamo demonizzare questa parte di elettorato. Questi elettori pensano – ha argomentato Il segretario dei Comunisti Italiani – che l'antipolitica sia la soluzione del problema. Noi sappiamo che non e' cosi' ma dobbiamo capire le ragioni di questo consenso. Togliatti non demonizzava ili fascismo, voleva sconfiggerlo, ma lo studiava, cercava di capire le ragioni del consenso che aveva. Se vince l'antipolitica vince la vera casta, che non e' quella dei politici, ma quella dei ricchi''. 
Diliberto si e' poi scagliato conte la proposta di tenere fuor dal Parlamento i condannati. ''Ci sono condanne e condanne. Negli anni Sessanta il Parlamento era pieno di condannati, ma era gente che era stata condannata per l'occupazione delle terre, per resistenza a pubblico ufficiale. Quelli in Parlamento era bene che ci fossero'' ha concluso Diliberto. ''Questa contro l'antipolitica e' una battaglia culturale che noi dobbiamo combattere''.


http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/pdci-diliberto-pro-casta-stipendio-dei-parlamentari-va-difeso-1001367/

mercoledì 26 ottobre 2011

Bossi,Fini vada a quel paese


Mia moglie? Ognuno in pensione con regole che ci sono


(ANSA) - ROMA, 26 OTT -Cosa vuol dire a Gianfranco Fini? ''Di andare a quel Paese''. Cosi' risponde Umberto Bossi, al suo arrivo a Montecitorio. Poi, in riferimento alle critiche alla baby-pensione di sua moglie, aggiunge: ''Quando uno va in pensione, ci va con le regole che ci sono''.

Rimosso un quadro della Madonna, protesta in una scuola di Palermo


Il caso all’istituto Borgo Molara. La decisione dopo le richieste di una mamma musulmana. Niente preghiere in classe. La preside: “Sono garante di un'istituzione che deve vedere tutti egualmente rappresentati”


PALERMO. I genitori di una scuola materna ed elementare di Palermo protestano per la rimozione dall'atrio dell'istituto di un quadro raffigurante una Madonna, tolto perché una mamma di religione musulmana ha fatto notare che la sua bambina avrebbe subito una discriminazione religiosa. Così la nuova dirigente del plesso "Andrea Sole" di Borgo Molara, Melchiorra Greco, ha anche disposto che di argomenti religiosi si parli soltanto nelle ore di religione ed ha proibito si recitino preghiere e si festeggino Natale e Pasqua.    
Ma i genitori - secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia oggi in edicola - non ci stanno e ieri si sono riuniti in una saletta del plesso per affrontare la questione. "Vogliamo - dicono - che i nostri figli mantengano la loro identità culturale e religiosa". La preside, a capo di una direzione didattica che comprende 5 plessi e un migliaio di alunni, spiega che "la mamma della bambina musulmana ha soltanto rivendicato il diritto di non aver impartiti insegnamenti cattolici. Sono garante di un'istituzione che deve vedere tutti egualmente rappresentati. Avevo persino pensato di realizzare un angolo interreligioso". I simboli non sono tutti banditi: nessun problema per il crocifisso in classe, "ci sono sentenze europee - osserva la preside - che lo consentono" e neanche per l'albero di Natale: "Se la decisione é condivisa non ho nulla in contrario". 


Scontri Roma, Maroni: maggiori tutele alle forze di polizia


Roma, 25 ott. (Adnkronos) - "Dalla consultazione preventiva con le forze politiche, prima di portare i provvedimenti di legge all'esame del Consiglio dei ministri, sono emerse considerazioni non unanimi sulle proposte che ho avanzato". E' quanto conferma il ministro dell'Interno, Roberto Maroni riferendo nell'aula di Montecitorio sugli incidenti ad opera dei 'black-bloc' durante la manifestazione degli 'indignati' a Roma del 15 ottobre.
La consultazione, spiega il titolare del Viminale, è stata avviata perché "consapevole che le proposte sulle manifestazioni pubbliche investono la sfera di diritti costituzionalmente garantiti". Maroni conferma comunque che presenterà in ogni caso al Consiglio dei ministri un provvedimento che si articola in diverse parti, "lasciando poi alla discussione in Parlamento la definizione delle iniziative, sulle quali non ho raccolto l'unanimità dei consensi".
Il ministro dell'Interno riassume i provvedimenti che sottoporrà all'esame del governo e del Parlamento: "Introduzione del daspo anche per le manifestazioni pubbliche; possibilità dell'arresto in flagranza differito; introduzione di nuovi reati tipici delle manifestazioni pubbliche come il possesso e il lancio di materiale pericoloso e il divieto di portare caschi protettivi e maschere antigas".
Inoltre, "maggiori tutele per le forze di polizia in servizio di ordine pubblico, come pressantemente richiesto dalle forze dell'ordine, cui intendo dare una risposta; e la previsione di una forma di garanzia per il ristoro di tutti i danni commessi a persone o cose nel corso delle manifestazioni". Provvedimento quest'ultimo che, ammette Maroni, "è la misura che è risultata essere la meno condivisa e la più controversa ma sulla quale - sottolinea il titolare del Viminale - mantengo la mia convinzione".
Sul fronte delle indagini, Maroni rende noto che "l'attività degli organi inquirenti e investigativi, in questa settimana, è proseguita intensamente e ha portato alla convalida dei dodici arresti già eseguiti e dei due fermi di polizia giudiziaria". Il titolare del Viminale ricorda che "le investigazioni sono affidate a un pool, al quale concorrono la Digos della questura di Roma e il Ros dei carabinieri, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma". Maroni osserva che "dalla manifestazione del 15 ottobre, altre manifestazioni si sono svolte in Italia", cita il sit-in della Fiom a Roma e la protesta No-Tav in Val di Susa e sottolinea che "non si sono verificati incidenti, dimostrando che la gestione dell'ordine pubblico funziona bene, grazie all'efficacia e all'efficienza del dispositivo di prevenzione posto in essere dal ministero dell'Interno".


A Ballarò si chiude la parabola di Fini Fa l'anti Cav e si allea in diretta con Vendola

Altro che super partes: a Ballarò show del presidente della Camera che dà il via alla sua campagna elettorale insultando premier e governo. Persino Vendola si accanisce meno anche se sarebbe più credibile di Fini e del suo Fli fermo al 4%...




Quando sorride, lo fa con il sorrisetto di chi gongola. Se si fa serio, ha l’aria grave dello statista. E anche di chi lo aveva detto, lui sì e con coraggio. Non è vero, perché Gianfranco Fini il Pdl e la maggioranza e il governo li ha lasciati, erano i giorni che poi portarono all’ormai fatidico 14 dicembre scorso della rinnovata fiducia in Parlamento, per ben altre motivazioni. Chiedeva più confronto nel Partito e nel governo, che tradotto significa una fetta maggiore di potere, mica metteva in discussione la leadership e la premiership di Berlusconi. E però adesso che tira aria da avvoltoi sul cadavere, adesso vale tutto.
Anche, soprattutto, mettersi sulla faccia il compiacimento per l’Ue che dà gli ultimatum, i ministri riuniti in mille vertici per trovare un’intesa impossibile da trovare, Sarkozy e la Merkel che se la ridono sull’affidabilità dell’Italia.E vale mettersi sulla faccia, oltre al compiacimento, anche l’aria di complicità persino con uno come Nichi Vendola, che il Fini di non troppo tempo fa avrebbe disdegnato non fosse altro che per l’orecchino sul lobo.
Fini poi che dopo l’addio al centrodestra e dopo la batosta della fiducia, con il suo Fli non è scomparso solo perché ancora non si è votato, fiuta la possibilità di risorgere, e non si trattiene. Un’occasione vale l’altra,ma i dibattiti e i convegni li seguono in pochi. La platea televisiva di Ballarò invece è da sfruttare al massimo, e allora eccolo, seduto accanto al governatore della Puglia, affondare la lama. «Da parte di Silvio Berlusconi c’è un deficit di autorevolezza all’interno del Consiglio dei ministri», dice dal pulpito della presidenza della Camera e dalla poltrona negli studi di Floris. Si riferisce alla gestione dei conti, appaltata in esclusiva a suo giudizio al ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
«In tanti casi-spiega-il presidente del consiglio ha detto sconsolato “Tremonti non me lo fa fare...”:Tremonti è di fatto il dominus assoluto della politica del governo». Così non è ben chiaro se le colpe siano del premier o del ministro, né è questa la sede per discettare sul fatto che se il Cavaliere con Fini era un despota non si capisce perché poi sia un agnellino impaurito con Tremonti. Fini qui deve solo insistere e magari, già che c’è,dire due paroline buone anche sul Terzo polo, e due cattive sulla Lega, lo sapete voi che la moglie di Bossi è una baby pensionata?: «Magari la gente non lo sa», ecco, adesso grazie al presidente della Camera un altro po’ di veleno è stato versato.
Insistere, comunque, e ha voglia Maria Stella Gelmini a contestare «la terza carica dello Stato che fa politica», è la campagna elettorale, bellezza, «troppo nervosa» ironizza Gianfranco. Poi affonda ancora: «C’è un deficit di credibilità del nostro governo enorme anche a livello europeo. Ho molti dubbi che generici impegni siano sufficienti. Gli altri paesi difendono i loro interessi difendendo i nostri interessi. Il contagio minaccia tutti». E se non vara la patrimoniale, il governo, è perché «il più ricco contribuente italiano si chiama Berlusconi».
Persino Vendola si accanisce meno. Solo che Vendola sarebbe stato più credibile. Fini invece ha stampato in faccia anche quel sondaggio, che dà il suo Fli al 4 per cento. Un brutto baratro.

di Paola Setti
ilgiornale.it

Accordo senza pensioni di anzianità

di Barbara Fiammeri 
 ROMA. A un passo dalla crisi, nonostante la mancata rottura con la Lega. Silvio Berlusconi è il primo ad esserne consapevole. Oggi si recherà a Bruxelles per rassicurare le autorità europee e soprattutto i mercati del rilancio dell'Italia. Ma è un'impresa ardita nonostante i tentativi di rassicurare operati da Angelino Alfano che in serata annunciava urbi et orbi «l'accordo» con la Lega. Bossi in realtà ha concesso assai poco. Nulla sulle pensioni di anzianità, la carta che più d'ogni altra il premier avrebbe voluto giocarsi. Qualcosa forse sull'età di vecchiaia delle donne. 
La responsabilità etica del premier (di Roberto Napoletano) 
"Vedrete lo convincerò aveva detto qualche giorno fa il Cavaliere, speranzoso che l'aut aut europeo imponesse anche a Bossi di ammorbidirsi. Ma nelle ultime ventiquattr'ore si è dovuto ricredere. Ore di confronto, di vertici avevano fatto fare ben pochi passi avanti. All'ora di cena Berlusconi e Letta erano soli a Palazzo Grazioli assieme ai ministri Brunetta e Romani per mettere giù la lettera da consegnare a Bruxelles. Tremonti aveva da tempo lasciato la residenza del premier, quasi a voler lasciare intendere in modo plastico che lui con quel che lui con quel testo aveva poco a che fare. E anche i leghisti si tenevano a distanza. 
 Bossi aveva dato mandato a Calderoli e Maroni di trattare ma lui personalmente si era tenuto a distanza. Solo in serata, richiamato dal premier, ha rotto gli indugi varcando il portone dio Palazzo Grazioli. Ma cambia poco. 
Il rischio, quello che ora davvero si teme, è la reazione dei mercati, l'asta dei titoli di venerdì, l'innalzamento dello spread. Berlusconi lo ha detto esplicitamente ieri durante il vertice ad oltranza cominciato fin dal mattino e nel quale è tornato a ripetere: «Se sono io il problema, sono pronto a farmi da parte». Un'ipotesi che lo stato maggiore del Pdl ha respinto, così come i leghisti. L'obiettivo di tutti in prima battuta è infatti quello di prendere tempo. Bossi deve far titolare anche oggi La Padania di non aver mollato chi ha lavorato per 40 anni e Berlusconi deve evitare in ogni modo di creare pericolose fratture all'interno della maggioranza, le sole che potrebbero sfrattarlo da Palazzo Chigi. Insomma cercare di andare avanti il più possibile per per ostacolare i tifosi del governo tecnico, che sia la Lega che il Cavaliere temono. Il traguardo è tagliare il panettone, arrivare a Natale, poi succeda quel che succeda, alla peggio saranno le elezioni anticipate. Questo il programma. E per realizzarlo Berlusconi è pronto a tutto, anche a presentarsi a Bruxelles con una lettera di intenti, senza troppe specifiche, senza nessun articolato che ne espliciti i reali contenuti. Senza neppure il decreto sviluppo.
Una scelta che certo non ha fatto piacere al Quirinale. Giorgio Napolitano poche ore prima aveva infatti ribadito che è giunto il momento di «definire le nuove decisioni di grande importanza» annunciate dal premier. Si racconta che il Capo dello Stato abbia atteso a lungo il risultato del confronto tra il Cavaliere e la Lega e anche che abbia espresso perplessità sui contenuti iniziali della missiva. Tant'è che nel primo pomeriggio si era perfino sparsa la voce di una possibile rinuncia di Berlusconi ad andare a Bruxelles, prontamente smentita subito dopo dal portavoce del premier Paolo Bonaiuti.
Il clima però è stato fino all'ultimo di grande incertezza. Qualcuno (nel Pdl) addirittura ipotizzava un colpo di scena con la salita al Colle del premier. Un falso allarme che però era stato animato anche dal rinvio della partenza di Napolitano, atteso stamane a Bruges. Berlusconi punta a una tregua, spera che il rischio Italia per l'euro induca i partner europei a non infierire. Ma appunto è solo una speranza, aggrappata agli scongiuri del Senatur che con la mano mostra le corna mentre esce da Palazzo Grazioli. 

Il Sole 24 ore
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-10-25/accordo-senza-pensioni-anzianita-233651.shtml?uuid=Aaq8Q3FE

Crisi: a Torino Lega Nord propone di riaprire 'case chiuse' E' un modo di fare cassa senza pesare sui cittadini onesti

(ANSA) - TORINO, 25 OTT - Per ''fare cassa'' e fronteggiare la crisi finanziaria degli enti locali, a Torino la Lega Nord propone di ''riaprire le case chiuse''.

Lo fa con un ordine del giorno presentato oggi in Comune dal gruppo consiliare che ritiene cosi' di poter ''far fronte alla situazione economicamente drammatica e risolvere, al tempo stesso, vari problemi di salute pubblica, sicurezza, criminalita', decoro urbano e diritti umani''.

lunedì 24 ottobre 2011

CRISI: LEGA, NO A PATRIMONIALE E ALLA RIFORMA DELLE PENSIONI



09:16 24 OTT 2011 
(AGI) - Roma, 24 ott. - "La Lega e' contraria alla riforma delle pensioni e alla patrimoniale". Lo afferma il capogruppo dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, in una telefonata con Maurizio Belpietro. "Andremo in Consiglio dei ministri e li' vedremo - dice Reguzzoni -, la Lega propone incentivi per le mamme che accetteranno il part-tinme nel pubblico impiego".

venerdì 21 ottobre 2011

La mostra dei trans finanziata coi nostri soldi Ecco i costi del politicamente corretto a Milano


Ancora sprechi nel capoluogo lombardo. Sotto accusa, tra i tanti provvedimenti dell’amministrazione Pisapia, ce n’è uno stanziato a dire il vero dal consiglio di zona 2. Stanziati fondi pubblici per l'essenziale "Tansgender day of remembrance"







Non saranno cifre da capogiro, ma danno il senso. «E per noi» affermano i consiglieri comunali della Lega davanti a un poster che riproduce un pacchetto di sigarette e avverte l’«Orange system nuoce gravemente alla salute dei milanesi» assicurano che «in tempi di crisi i soldi vanno spesi in maniera diversa». Sotto accusa, tra i tanti provvedimenti dell’amministrazione Pisapia, ce n’è uno stanziato a dire il vero dal consiglio di zona 2. L’11 ottobre ha stanziato 2.250 euro per l’iniziativa «20 novembre. Giornata mondiale in ricordo delle vittime dell’odio e del pregiudizio contro le persone transessuali». La spesa servirà soprattutto a promuovere e organizzare la mostra «Transgender day of remembrance». Mentre il Carroccio, fa presente il consigliere Alessandro Morelli, «a Palazzo Marino ha cercato di introdurre biglietti Atm da 50 centesimi per mezz’ora per compensare la stangata di inizio settembre, cerca di aprire gratis i parcheggi di interscambio nelle serate dei bus notturni, ma la replica della giunta è sempre che non ci sono i soldi, pensiamo che sarebbe meglio iniziare a risparmiali da iniziative come la giornata dell’“orgoglio trans“. Senza voler fare discriminazioni». Ma il punto, avverte, è che si tratta di appuntamenti (e spese) create dalla sinistra solo per un tento politico, perchè a differenza di altre iniziative votate nella stessa seduta e richieste da Anpi, Teatro nel Trotter o Teatro della Memoria, «in questo caso il proponente è proprio il Consiglio di zona 2, la maggioranza che vuole riaffermare un riconoscimento che neanche è stato sollecitato da associazioni gay o trans».
Non è l’unico spreco denunciato dalla Lega. Segnala, per dire, il corso di arabo per arabi votato dal consiglio di zona 8, e riapre una polemica - quella sulle case ai rom - su cui «forse non ci siamo spesi in modo abbastanza serio in campagna elettorale ed è finita con la nostra sconfitta anche per quello» fa autocritica il capogruppo Matteo Salvini, e facendo di nuovo il processo all’ex assessore Mariolina Moioli che adesso siede sui banchi dell’opposizione. Il presidente del consiglio di zona 8 Simone Zambelli assicura infatti che per tutte le famiglie nomadi che avevano allestito una tendopoli sotto il cavalcavia Bacula «è stata trovata una soluzione abitativa». Ma «non ci è stato riferito nulla in aula, e per noi le case popolari vanno ai milanesi in lista di attesa».


giovedì 20 ottobre 2011

Regioni: Zaia governatore piu' gradito, 60,2% apprezzamenti


(ANSA) - VENEZIA, 20 OTT - Il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega Nord) si conferma sul gradino piu' alto del podio dei Presidenti delle Regioni più apprezzati in Italia.

Zaia distanzia di poco il suo collega della Lombardia Roberto Formigoni (Pdl) e il presidente della Toscana Enrico Rossi (Pd).
La graduatoria - almeno a stare alla terza rilevazione trimestrale Monitoregione di Datamonitor realizzata tra luglio e settembre - evidenzia un 60,2% di apprezzamenti per Zaia (con un calo dello 0,4%), del 60% per Formigoni (-0,6%) e del 59,4% per Rossi (+1,2%).

mercoledì 19 ottobre 2011

Nuovo statuto per il Veneto «Si completa il Risorgimento»


Atteso da 10 anni, votato all’unanimità. L’impegno: abolire i vitalizi dei consiglieri e limite di due mandati

L'applauso dell'assemblea dopo l'approvazione dello Statuto (archivio)
L'applauso dell'assemblea dopo l'approvazione dello Statuto (archivio)
VENEZIA—Il Veneto ha il suo nuovo Statuto. Atteso da dieci anni, da quando cioè l’allora governatore Giancarlo Galan depositò la prima proposta di revisione della Carta datata 1971, poi naufragato malamente due volte (la seconda senza neppure approdare in aula), è stato approvato ieri all’unanimità dal consiglio regionale. «Con questo voto il Veneto chiude il suo Risorgimento» ha commentato il presidente Luca Zaia, citando Luigi Einaudi come già fece al Bo, in occasione della celebrazione dei 150 anni dell’Unità («Solo quando tutti avranno avuto la loro autonomia - disse il padre della Repubblica - solo allora avremo davvero un Risorgimento unitario»). Al di là delle parole, solenni e forse ridondanti, a volte sono piccoli episodi sfuggenti a rivelare l’importanza del momento. L’assessore Renato Chisso, ad esempio, che corre da un usciere per farsi prestare la cravatta, dimenticata in ufficio. Pietrangelo Pettenò, fustigatore dell’aula con emendamenti a nove code, che immortala col cellulare l’immagine elettronica dell’emiciclo a pallini verdi, che sta a significare: «Sì, all’unanimità».
La commozione, vera, del presidente della commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin, il decano dell’aula, che chiude (o forse ancora no, chissà) con la medaglia più ambita al petto una lunga carriera politica che lo vede protagonista a Palazzo Ferro Fini dal 1990. E poi la standing ovation al termine del dibattito, le strette di mano tra maggioranza e opposizione dopo il voto, i brindisi a bagnare uno Statuto che suo malgrado, perché costretto dal regolamento del consiglio, è l’icona della Politica: nasce dall’incontro obbligato a metà strada e dunque è il figlio legittimo di tutti i partiti che siedono in laguna, dai comunisti ai leghisti. E tutti i partiti, al di là di qualche comprensibile delusione, possono dire di ritrovarvi un po’ di loro stessi. «Licenziamo questo Statuto all’unanimità - ha sottolineato Tesserin - un fatto che non si era visto qui nel 1971 e mai finora in alcuna altra Regione italiana. Quel che non è riuscito negli anni della speranza, riesce oggi, in un momento mai così difficile per l’economia e per la politica, con i partiti divisi e dilaniati al loro interno. Credo che questa assemblea sia un esempio per la nostra gente e che lo statuto che stiamo votando debba renderla orgogliosa. Viva il Veneto, viva l’Italia!».
Per Luca Zaia (martedì era il suo onomastico, altra coincidenza) «ha vinto la politica, ha vinto il senso di responsabilità». Tira un sospiro di sollievo, il governatore («Non nascondo che in alcune fasi mi sono molto preoccupato»), rivendica per sé il ruolo scomodo di chi punta alla luna per colpire l’aquila («Dovevo riequilibrare la posizione gandhiana di Tesserin») e già rilancia sul fronte del regolamento d’aula e della nuova legge elettorale, «perché il nuovo Statuto dà vita ad una grande stagione riformatrice». Zaia rende onore ai consiglieri («Eravamo ad un bivio, insieme abbiamo scritto una pagina di storia») ma è indubbio che quella di ieri sia, almeno sotto il profilo mediatico, soprattutto una «sua» vittoria, la prima e più importante dall’inizio di un mandato iniziato tra aspettative superomistiche e piuttosto ingolfato negli ultimi tempi. Ma tutti i partiti, giustamente, vogliono addentare un pezzetto del pan della gloria. La Lega Nord, prima forza della maggioranza, con Federico Caner: «Non abbiamo piantato un bosco di pioppi, ma di noci. Abbiamo deciso di investire nella nostra regione e penso che questo consiglio sia pronto a volare alto: non è stato facile mettere mano ad uno Statuto all’avanguardia come quello del 1971, ma l’abbiamo fatto con il giusto approccio federalista ».
Il Pdl, che con Dario Bond ha fatto mea culpa «sugli anni passati, quando lo Statuto non lo voleva Galan e non lo voleva il consiglio, e con un presidente Piccolo che era piccolo davvero, per due volte è stato fatto annegare nel pantano della politica» e quindi, da bellunese, ha puntato sulla specificità data alla montagna, «che non è una questione di schei ma di dignità, quella che si deve ai bellunesi come a tutti gli altri veneti». Il Pd, che rivendica il suo ruolo di «opposizione responsabile» con Laura Puppato: «Diamo un voto convintamente positivo, il Veneto da noi si aspetta un segnale. Siamo orgogliosi di aver partecipato in modo non formale alla scrittura della Carta, ringrazio i miei consiglieri per essersi spogliati d’ogni interesse politico e comunicativo per puntare dritti all’obiettivo». L’Idv, che pure ha giocato il ruolo di una minoranza che non t’aspetti, con Gustavo Franchetto: «Forse il dibattito sul numero dei consiglieri ha finito per svilire il lavoro fatto sugli altri articoli, ma questo resta un giorno bellissimo in cui la politica è tornata ad essere un esempio, con senso del dovere».
Più tiepidi, invece, i commenti di Stefano Valdegamberi dell’Udc («lo Statuto si sarebbe potuto approvare più velocemente se non ci fossero stati i tentativi di Zaia di speculare con proposte demagogiche») di Diego Bottacin di Verso Nord («E’ stata un’occasione persa, è mancato il coraggio innovatore e riformista ed è prevalsa la paura e la volontà conservativa»), di Mariangelo Foggiato di Unione Nord Est («La mia battaglia ostruzionistica era semplicemente la ribellione alla pretesa dello Stato di affibbiare patenti di virtuosità al Veneto se non avesse obbedito all'imperativo del governo circa il numero dei seggi») e di Pietrangelo Pettenò della Sinistra veneta: «La Sinistra è tra quanti hanno vinto, sono fiero di questo risultato. Si poteva fare di più? Forse. Resta il fatto che i comunisti volevano il nuovo Statuto del Veneto e non sono riusciti a lasciarci fuori». La lunga marcia della nuova Carta della Regione si chiuderà tra due mesi, con la seconda lettura ed il nuovo voto, che per come si sono messe le cose appare poco più di una formalità. I nuovi traguardi che si profilano all’orizzonte del consiglio sono allora il regolamento d’aula e la legge elettorale. E pure l’eliminazione dei vitalizi ed il limite di due mandati consecutivi per il presidente, gli assessori e i consiglieri: l’aula si è impegnata a parlarne al più presto, votando ieri due ordini del giorno in apertura di seduta.

Dl sviluppo, la Lega presenta il taglio ai sussidi di disoccupazione per stranieri


E' al lavoro la cabina di regia che si occupa di definire i contenuti del decreto sullo sviluppo. Ancora da sciogliere il nodo risorse. Al vaglio al possibilità di un concordato fiscale per reperire finanziamenti da utilizzare nel decreto sviluppo. Nel Pdl fronda contro Tremonti: "No a misure a costo zero". Spunta una prima bozza: netto taglio alla burocrazia e agevolazioni per le imprese e per i mutui contratti dalle giovani coppie. Il Carroccio chiede gli incentivi per contratti a tempo indeterminato e il taglio dei sussidi di disoccupazione per gli immigrati.


Un concordato fiscale per reperire finanziamenti da utilizzare nel decreto sviluppo. E' una delle ipotesi spuntate nella riunione a Palazzo Grazioli tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i ministri economici che compongono la cabina di regia che si occupa di definire i contenuti del decreto sullo sviluppo. L’incontro, spiegano alcuni presenti, è servito per fare un aggiornamento del lavoro, ed una ulteriore riunione è stata convocata per domani perché l’obiettivo del Cavaliere, spiegano i suoi fedelissimi, è quello di arrivare il prima possibile all’approvazione del provvedimento.
Intanto spunta una prima bozza del decreto, anticipata dall'Ansa. Diverse lenovità insierite. Per far fronte alla ricostruzione delle zone colpite da calamità, il governo sta pensando a una "copertura assicurativa obbligatoria del rischio calamità naturali nelle nuove polizze che garantiscono i fabbricati privati destinati ad uso abitativo contro l’incendio". E ancora: dal 2013 le pagelle arriveranno solo via web insieme ai certificati. Lo stesso è previsto per iscrizioni e pagamenti delle tasse scolastiche. Per "incentivare l'uso degli strumenti elettronici per migliorare i servizi ai cittadini nel settore del trasporto pubblico locale, riducendone i costi", le aziende di trasporto locale adotteranno sistemi di bigliettazione elettronica e di pagamento interoperabili a livello nazionale". La bozzafa, poi, nascere una "Borsa" carburanti. Il Gme, che diventerà Gmec (Gestore dei mercati energetici e dei carburanti), definisce "un mercato organizzato all’ingrosso dei carburanti nel quale sono negoziati, con listini almeno settimanali, prodotti petroliferi per l’autotrazione".
Per quanto riguarda le imprese, invece, i controlli sulle imprese vengono razionalizzati e semplificati con l’obiettivo di "recare minore intralcio" all’attività imprenditoriale. La bozza del decreto prevede "la proporzionalità dei controlli e dei connessi adempimenti amministrativi al rischio inerente l’attività controllatà". Viene, inoltre, disposto "il coordinamento e la programmazione dei controlli da parte delle amministrazioni evitando duplicazioni e sovrapposizioni". Per favorire la realizzazione di nuove infrastrutture, "in sostituzione totale o parziale del contributo pubblico, può essere attribuita alla società di progetto affidataria della costruzione e gestione dell’opera una quota nel limite massimo del 25%, per un periodo non superiore a 15 anni, del gettito Iva riconducibile al funzionamento dell’infrastruttura". La bozza prevede, inoltre, che "i soggetti aggiudicatari di nuove opere infrastrutturali comprese in piani o programmi approvate dalle competenti amministrazioni pubbliche, ai fini dell’imposta sulle società, possono dedurre dal reddito di impresa l’equivalente degli aumenti di capitale proprio destinati ad investimenti infrastrutturali".
A "pesare" sulle sorti del provvedimento è però il giudizio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, grande assente nella riunione serale e soprattutto distante dal Cavaliere sulle modalità di definizione del provvedimento. A dividere i due sono infatti i costi: se per il titolare di via XX Settembre l’imperativo è che il decreto legge sia fatto a costo zero, per il presidente del Consiglio, così come per molti esponenti dell’esecutivo, vanno reperiti i finanziamenti necessari per le risorse. Ed è proprio la divergenza tra il Cavaliere ed il ministro del Tesoro, spiegano nel Pdl, a rallentare i tempi per la discussione in Consiglio dei ministri. Nella riunione di domani, viene sempre spiegato da chi questa sera ha partecipato all’incontro a via del Plebiscito, si dovrebbe decidere se andare avanti o meno con l’ipotesi del concordato fiscale, misura che potrebbe portare nelle casse dello stato circa 5 miliardi di euro. Un provvedimento che non va però confuso con il condono che vede il "no" di Tremonti ma anche della Lega Nord. "Non faremo nessun condono fiscale, nè diretto, nè indiretto nè tantomeno velato", ha precisato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ospite a Ballarò. Difficilmente il Consiglio dei ministri di questa settimana affronterà comunque l’argomento. E l’ipotesi più probabile è che una prima bozza del dl sia definita la prossima settimana.
Dalla Lega, intanto, arriva una proposta di legge, a prima firma Marco Reguzzoni, che introduce una serie di misure da accompagnare al decreto sviluppo e fondamentali per rilanciare l'economia italiana. Il punto più importante è sicuramente la possibilità di detrarre "totalmente" l'Iva per l’acquisto della prima casa per gli under 40 con contratto atipico. "Abbiamo messo a punto - spiega Reguzzoni - una serie di provvedimenti in grado di dare un indispensabile impulso alla crescita e rilanciare l'economia". Le norme proposte dai lumbard introducono importanti agevolazioni per l'acquisto della prima casa, incentivi per la stipula di contratti a tempo indeterminato e la riduzione delle aliquote Irpef per gli studenti lavoratori. Nono solo. Sulla base di criteri studiati ad hoc, Massimo Bitonci, capogruppo della commissione Bilancio, ha infatti proposto la concessione di un credito di imposta del 25 per cento ai datori di lavoro che assumono con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
I leghisti insistono, poi, sulla riduzione a soli tre mesi del diritto al sussidio di disoccupazione per cittadini extracomunitari, contro i sei previsti nel testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione.
In pratica: nel caso in cui un cittadino extracomunitario perda il lavoro, e non possa dimostrare di potersi mantenere, decorsi tre mesi potrà essere rimpatriato. "E' assurdo mantenere tanti disoccupati extracomunitari in cassa integrazione, quando ci sono tanti nostri giovani senza lavoro - commenta il vicecapogruppo Alessandro Montagnoli - nell’ottica del decreto sviluppo pensiamo che questi provvedimenti rappresentino delle possibilità innovative da sfruttare in tempi rapidi". In base alle proposte del Carroccio le giovani madri, i giovani precari, gli studenti lavoratori, gli over 40 e 50, avranno la possibilità di costruirsi un futuro contando su misure fiscali agevolate.


lunedì 17 ottobre 2011

CACCIA AI BLACK BLOC IN ITALIA MARONI, SI' ALLE LEGGI SPECIALI



15:18 17 OTT 2011 
(AGI) - Milano, 17 ott. - Per una volta Roberto Maroni Antonio Di Pietro sono d'accordo. Il ministro del'Interno e il leader del'Idv hanno chiesto insieme l'emanazione di "una nuova legge Reale bis" per "prevenire" le violenze come quelle che si sono verificate alla manifestazione degli 'Indignados' di sabato scorso a Roma.
"Domani riferiro' in Senato, ma devo dire che, per una volta, sono d'accordo con Antonio Di Pietro, che oggi ha detto che servono nuove norme per prevenire, una nuova legge Reale bis", ha affermato il ministro dell'Interno al suo arrivo nella sede di Assolombarda per un incontro a porte chiuse con la Giunta. "E' esattamente quello che voglio dire domani - ha aggiunto - annunciare una proposta per nuove misure legislative che possano consentire alle Forze di Polizia, alle Forze dell'Ordine, di prevenire piu' efficacemente i fatti, le violenze, come quelle di sabato". Il titolare del Viminale non ha voluto anticipare i contenuti della sua proposta, rimandando ogni spiegazione alla sua audizione, in calendario "domani a Palazzo Madama".
CACCIA AI BLACK BLOC, PERQUISIZIONI E ARRESTI
Intanto, dopo le devastazioni di Roma e' il momento delleperquisizioni e degli arresti. Operazioni di polizia e carabinieri sono in corso in tutta Italia, con perquisizioni e controlli a tappeto negli ambienti dell'anarchia e dell'estremismo piu' radicale, per arrivare ai responsabili dei disordini.
FERMATI SEI ANARCO-INSURREZIONALISTI
Centinaia gli uomini impegnati nell'operazione partita all'alba e che sta interessando tutte le regioni dal Trentino alla Lombardia, dal Lazio alla Sicilia. Fermati dalla Digos e dalla Polizia stradale di Firenze sei anarco-insurrezionalistia bordo di un furgoncino che rientrava da Roma. Sono state trovate maschere antigas e materiale utilizzato probabilmente durante gli scontri di sabato.
PERQUISIZIONI A ROMA, SI ESAMINANO FOTO E VIDEO
A Roma, la Digos e' impegnata in una serie di perquisizioni sia nella Capitale che nella provincia per il controllo di alcuni soggetti gravitanti nell'area anarco-insurrezionalista.
  Continua intanto l'acquisizione dell'esame da parte degli agenti di tutto il materiale fotografico e video per identificare gli autori degli atti di teppismo e di violenza. A Napoli, stando a quanto si apprende, l'attivita' degli investigatori si concentra sulla detenzione di materiale esplosivo.

VIDEO DI DEVASTAZIONI SUL WEB
In uno dei tanti filmati pubblicati su Youtube (VIDEO) viene mostrato l'arrivo dei blindati di carabinieri e polizia in piazza San Giovanni, uno dei momenti piu' tesi della manifestazione. Assediati dai violenti - armati di spranghe, pali e pietre - i blindati sono costretti ad arretrare e un mezzo dei carabinieri viene dato alle fiamme (VIDEO). Ha fatto il giro del web la dura contestazione di cui e' stato vittima Marco Pannella, insultato e oggetto di sputi da parte dei manifestanti (VIDEO). Un'altra sequenza e' stata ripresa dalla stampa internazionale: un black bloc afferra una statua della Madonna (VIDEO), la getta a terra e la distrugge a calci.

Via libera al nuovo Statuto Zaia: «Ha vinto la politica»


Stop all’ostruzionismo. Risolto il problema consiglieri: uno ogni 100 mila abitanti. Riconosciuta la specificità di Belluno, unica provincia interamente montana. Martedì il voto finale

L'aula del consiglio regionale (Archivio)
L'aula del consiglio regionale (Archivio)
VENEZIA — Ci sono volute dieci sedute di consiglio, dopo un anno di lavoro in commissione, una guerra di trincea combattuta sul filo del cavillo, all’ultimo emendamento (erano più di 1.200, 270 soltanto sul primo articolo), un tirare di nervi fino all’alba ma alla fine, segnatevi questa data, il 15 ottobre del 2011, e magari pure le ore e i minuti: 13.13 e 18.57. I primi sono quelli in cui il consiglio regionale ha votato l’articolo 1 del nuovo statuto del Veneto, dopo aver trovato la quadra sul fatidico numero dei consiglieri, i secondi sono quelli in cui è stato approvato l’ultimo articolo, tra applausi scroscianti si spera non troppo azzardati, visto che l’iter consiliare prevede una discussione finale martedì ed una seconda lettura tra due mesi. Tant’è, il risultato è epocale, atteso da almeno dieci anni, dunque si deve essere ottimisti.
La notte passata a Palazzo Ferro Fini tra venerdì e sabato in compagnia di un centinaio di dipendenti rassegnati, con pausa sonno sui divanetti, cotolette innaffiate di cabernet, estenuanti partite a «solitario» e pubbliche letture del Capitale di Marx, eccome se ha portato consiglio. Anche perché si rischiava di dover passare in aula pure la giornata di domenica. Pietrangelo Pettenò, alfiere della Sinistra e protagonista assoluto con il venetista Mariangelo Foggiato della guerriglia emendativa, dopo 26 ore consecutive passate al microfono ha ringraziato con gli occhi pesti ed un’ombra di barba la maggioranza «per avermi portato i due Fiesta Snack che ancora mi tengono in piedi» ed implorato il presidente del consiglio, Valdo Ruffato, di togliergli finalmente la parola con un atto d’imperio, dopo che questi lo aveva richiamato a «restare sul tema dell’emendamento», l’ennesimo. Tutti i consiglieri hanno salutato come salvifico l’intervento di buon mattino del professor Luigi Benvenuti, accorso al Ferro Fini per un consulto giuridico dell’ultim’ora sull’ipotesi avanzata dal capogruppo della Lega, Federico Caner, ossia quella di inserire accanto al parametro «mobile» di un consigliere ogni 100 mila abitanti, il limite «fisso» di 60 membri.
In realtà, l’impressione è che si fosse alla disperata ricerca di un’exit strategy onorevole per tutti, Pettenò e Foggiato compresi, ormai consci d’essere finiti in un pericoloso cul-de-sac, inutile sotto il profilo elettorale ed assolutamente dannoso per l’attività della Regione, che ha in coda l’assestamento di bilancio. Non si capisce altrimenti perché si sia dovuto attendere fino ad ora per arrivare ad un risultato che, sotto il profilo sostanziale, appare identico a quello di partenza: 49 consiglieri, più il presidente eletto, più il primo degli sconfitti. Almeno se ci si rifà al censimento del 2001, l’unico a far fede fino alla conclusione di quello avviato in questi giorni. Il limite dei 60, dicono Pettenò, Foggiato e pure l’Udc che inizialmente si era unita alla battaglia, «in realtà salva la democrazia in Veneto perché permette in futuro di superare il limite dei 50 imposto da Roma, rappresentando degnamente in consiglio tutte le forze politiche della regione». Vero, se non fosse che il censimento in itinere pare andare nella direzione esattamente opposta: la popolazione del Veneto non cresce, diminuisce, dunque alle elezioni del 2015 i consiglieri al Ferro Fini rischiano d’essere addirittura meno dei 49 previsti. La democrazia, c’è da credere, non avrà di che lamentarsi, ma nel frattempo «hanno vinto tutti» e allora bene così.
Superato l’ostacolo del numero dei consiglieri, grazie anche all’approdo in laguna del governatore Luca Zaia, venuto a dare la benedizione mentre i suoi tremavano all’idea che sparigliasse di nuovo, la votazione sul resto del testo è andata via liscia come l’olio, lasciando intatto il testo uscito dalla commissione, con la sua autonomia e la sua Venezia capitale, l’autogoverno del popolo veneto e l’ispirazione alla civiltà cristiana, il prima i veneti (attenuato) e la specificità di Belluno - si tradurrà in forme e condizioni particolari di autonomi amministrativa-, la libertà d’iniziativa economica e i diritti e i doveri del contribuente e i livelli minimi essenziali di efficienza amministrativa. Zaia plaude a tutti («Anche a Pettenò») e si dice convinto che «al di là delle prove di tonicità muscolare, oggi ha vinto la politica: dopo 40 anni il Veneto ha un nuovo statuto». Dario Bond, capogruppo Pdl, punta sul riconoscimento della libera iniziativa economica, «un principio che va a porre le basi di una nuova stagione di interventi a favore del nostro tessuto economico» mentre per Carlo Alberto Tesserin, presidente della commissione Statuto «si tratta di uno Statuto all'avanguardia, rispettoso della richiesta che viene dai cittadini per abbassare i costi della politica e orientato ad esaltare il vero rapporto elettori ed eletti». Il suo vice in quota Pd, Sergio Reolon, ricorda che «lo statuto è il frutto dello sforzo fatto in primo luogo da quella parte di opposizione che si è assunta responsabilità di governo» come il gruppo Idv che ribadisce: «Il nostro ruolo durante questa parte decisiva del dibattito è stato positivo e propositivo».