martedì 19 aprile 2011

I popoli si ribellano all'Unione Europea. Ecco perché

Populisti, xenofobi, destre "cattive". Eppure anche il voto di Helsinki, con la straordinaria affermazione dei "Veri Finlandesi" di Timo Soini allarga il contagio. Partiti comunque euro-scettici sono al governo in Olanda e Danimarca, oltre che da tempo in Italia con la Lega Nord e la sua linea dura sull'immigrazione.

In Germania la Merkel è condizionata dalle pulsioni antieuropeiste dei liberali e della Csu bavarese.In Francia Sarkozy è costretto a fare la "faccia feroce" per contenere la crescita del lepenismo di seconda generazione. Nel Regno Unito si ammette il fallimento del "multiculturalismo". E gli interventi finanziari in soccorso dei paesi malmessi (Irlanda , Grecia e adesso Portogallo) finiscono per avvalorare il dubbio che l'Europa sia ormai diventata una confraternita di banchieri e finanzieri che si sostengono fra loro, scaricandone i costi sui cittadini-sudditi.

Allora i popoli (dalla Scandinavia agli slavi dell'Est e ai paesi più mediterranei) sono solo stupidi ignoranti, preda di populisti "brutti,sporchi e cattivi", oppure esprimono un disagio montante e fondato verso le istituzioni comunitarie che avvertono sempre più lontane da sé ? Forse i paladini dell'"europeismo a prescindere" potrebbero, oltre che esecrare, cominciare davvero ad interrogarsi su questo distacco diffuso dell'opinione pubblica che rischia ormai di assumere i caratteri di una vera e propria "crisi di rigetto".
Il sondaggio di Affaritaliani.it (dove il 63 per cento vuol dare un calcio all'Ue) non è soltanto la spia di un provincialismo italiano, ma l'espressione di un malessere ormai continentale e ampiamente condiviso a tutte le latitudini. E forse quel "diritto di recesso" in qualche ambigua maniera ammesso a denti stretti dal Trattato di Lisbona può diventare una minaccia incombente. D'altra parte, come si sa, le valanghe partono sempre con una pallina di neve. E se un Paese piccolo e periferico comincia….

L'Europa, le sue speranze e le sue promesse partivano dalla constatazione che il continente era "un gigante economico, un nano politico e un verme militare". Certo, adesso è unica la "moneta", ma la "feluca" e la "spada", ovvero gli altri capisaldi indispensabili di una costruzione interstatuale, dove sono? Ad ogni emergenza (che coinvolge la sicurezza, i confini, lo stesso welfare) l'Europa balbetta, irresoluta e paralizzata dalla sua stessa barocca burocrazia. Così da trasmettere ai cittadini la sensazione di pesare quando non serve e invece, quando serve, di non esserci mai…

Giuseppe Baiocchi


http://affaritaliani.libero.it/

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