lunedì 9 maggio 2011

La Lega: è necessario operare per la pace

Non ci sono né veri vincitori né vinti: i conflitti armati lasciano dietro di sé una scia di sangue e di morte che troppo spesso si tenta di nascondere comunicando in maniera massiccia i motivi di una “giusta guerra”. Il problema però non è cercare le ragioni per cui si imbracciano i fucili, ponendo fine ai tavoli di pace. Troppo spesso il dialogo viene sostituito dalle pallottole, trascinando così intere popolazioni nella follia della guerra. Perché mentre ci affanniamo a rincorrere il nemico e a catturare il dittatore di turno, ci poniamo come giudici di altre persone, senza che nessuno ci abbia autorizzato a seminare morte e distruzione.
Per questo nel conflitto libico è stato necessario porre dei paletti certi, senza lasciare al caso e al tempo infinito la possibilità di decidere per noi quanto debba durare la guerra. Le bombe, nel momento in cui cadono, colpiscono inevitabilmente i civili alimentando la fuga di migliaia di famiglie dai luoghi di guerra. Il dramma dei profughi è figlio della guerra stessa, perché lo status di rifugiato, sancito dalle norme internazionali, non protegge i clandestini ma solo le popolazione vittime delle operazioni belliche. Se non ci fossero conflitti, i cittadini non sarebbero costretti a fuggire. Fermando le ostilità in Libia salveremmo vite umane e nel contempo eviteremmo la diaspora di migliaia di persone.
Ecco perché la Lega Nord ha puntato i piedi chiamando il Pdl ad assumersi le proprie responsabilità e ha chiesto una forte iniziativa politica del governo per una soluzione diplomatica della crisi libica.
Escludendo che l’Italia possa partecipare ad eventuali azioni di terra e fissando un termine temporale ben preciso entro cui concludere le azioni già in corso. Di guerre iniziate e mai finite la storia ne è stata purtroppo testimone troppe volte.
E’ anche inammissibile che, in un periodo così difficile da un punto di vista economico ed occupazionale, i costi di una guerra ingiusta ricadano sulla popolazione. E’ sempre necessario mantenere la coerenza con se stessi, con i propri ideali e valori, senza avere paura di ammettere la propria contrarietà alla guerra. Non si tratta di vendere false promesse, ma di convincere i propri alleati di governo a mettere da parte i preconcetti, trovare una soluzione condivisa che permetta di tenere fede agli accordi internazionali e che non ci impegni in una serie di azioni sbagliate ed ingiuste. Così è stato. Non si deve essere pacifisti solo a parole, esponendo una bandiera o sfilando in qualche corteo. Bisogna esserlo nei fatti, facendo pesare il proprio ruolo politico, coscienti che non si sta scherzando: la guerra è morte, sofferenza e dolore ed è sempre necessario ragionare e trovare una soluzione alternativa.
Massimiliano Bastoni
(Lega Nord per Milano)

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