lunedì 23 maggio 2011

Emergenza profughi, Zaia: «Noi non abbiamo dichiarato guerra alla Libia»

Il governatore: «i sindaci hanno ragione. Non siamo responsabili di quello che sta succedendo»

Il governatore Luca Zaia (archivio)

Il governatore Luca Zaia (archivio)

TREVISO - Sulla questione immigrati «i sindaci hanno assolutamente ragione». Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia a margine della Festa della Polizia. «La loro preoccupazione - ha spiegato Zaia, riferendosi alle polemiche sui piani di ospitalità - è anche la mia e di tutti i veneti. Noi non abbiamo dichiarato guerra alla Libia e non siamo responsabili di tutto quello che sta accadendo e tutte le Regioni italiane sono state chiamate all’ospitalità, ma l’accoglienza non dipende dal Veneto». Per quanto riguarda le critiche che vengono dalla Lega, Zaia ha detto di non «sentirsi solo. Dopo più di 20 anni nella Lega - ha osservato - so benissimo quali sono i nostri dettami.

Noi siamo per aiutare gli extracomunitari a casa loro, qui posto per loro non ce n’è considerato che abbiamo 172 mila disoccupati, di cui 30 mila sono immigrati. Il Veneto è la regione che ne ha ospitato di piu «circa 600 mila». Per Zaia «questa ondata di profughi la possiamo subire o gestire. Comunque oggi la partita non è piu» della Regione, ma del prefetto Lamorgese, per cui staremo a capire quali soluzioni verranno proposte . Siamo in attesa - ha rilevato ancora Zaia - della nomina del soggetto attuatore dell’ordinanza ministeriale dei profughi, che molto probabilmente sarà il prefetto di Venezia e tutti quindi discuteranno con lui». Zaia ha ricordato che sono stati gestiti nella prima fase 600 immigrati «e i cittadini non se ne sono neppure accorti. Da qui in poi non so cosa accadrà perché non è piu "cosa nostra"». «Il progetto dell’accoglienza diffusa - ha concluso - è una proposta, ma se il territorio non lo vuole si può dire di no come abbiamo fatto noi. Se ci sono sindaci che non li vogliono fanno bene a dirlo, io per primo sono al loro fianco. Però sappiano che se i profughi arrivano, in qualche parte dovranno andare». (Ansa).

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