sabato 13 agosto 2011

Bossi vince sulle pensioni, tensioni nel Pdl


Come aveva previsto il capogruppo del Carroccio alla Camera Marco Reguzzoni e come ha confermato ieri sera il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, alla fine «alla mediazione si è arrivati grazie a un incontro tra Berlusconi e Bossi». L'ennesimo, tra i continui vertici, riunioni e confronti/scontri, che hanno preceduto il Consiglio dei ministri che ha varato il decreto "anti-crisi".

La "sintesi politica", che ha sbloccato l'impasse nella maggioranza, è arrivata dopo una faticosa trattativa, andata avanti anche la scorsa notte e proseguita per tutta la giornata di ieri, tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, raggiunti spesso da Giulio Tremonti e sostenuti dai vertici dei rispettivi partiti. Il leader della Lega ha fatto le barricate sulle pensioni («finché non c'è qualcuno con il pugno più forte del mio, nessuno oserà toccare le pensioni»), arrivando persino a rassicurare i sindacati («non si molla») sulla sua assoluta fermezza.

E alla fine l'ha avuta vinta. Né il premier, né Tremonti sono infatti riusciti a convincerlo della necessità di mettere mano in modo corposo al capitolo previdenziale. Lo spauracchio per i lumbard era rappresentato in primo luogo dal congelamento delle pensioni di anzianità. La Lega, ha chiarito sempre Bossi «ha a cuore lavoratori e pensionati», e «la loro battaglia è anche la nostra». Per questo, anche ieri è venuto presto a Palazzo Chigi per «vigilare» sulle pensioni, incassando alla fine il risultato voluto.

La fitta rete di incontri e di vertici di maggioranza ha, però, fatto emergere in modo netto anche i contrasti e le tensioni che attraversano la coalizione di governo e lo stesso Pdl, con la sempre più crescente insofferenza manifestata, soprattutto nel partito del premier, nei confronti del ministro dell'Economia. Un clima di sospetto, sulla possibilità di agguati al governo e di assi a tal scopo, ha continuato ad aleggiare sulle riunioni di queste ore.

Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di alcuni parlamentari di spicco del Pdl, da Guido Crosetto a Osvaldo Napoli fino al governatore della Lombardia Roberto Formigoni, che hanno denunciato senza mezzi termini il peso soverchiante di una cultura "vetero-socialista" nella determinazione delle scelte di politica economica del Governo, anche ieri non sono mancati momenti di forte tensione. Formigoni non ha frenato i suoi attacchi e, al contrario, di fronte agli interventi sugli enti locali contenuti nel decreto, ha decretato la morte del federalismo fiscale, in una dura polemica con Roberto Calderoli.

Il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan, poi ripreso da Berlusconi, ha criticato il decreto anticrisi e la sua impostazione, in particolare il "contributo di solidarietà", minacciando di non votarlo: «Quando c'è la crisi, uno Stato serio la patrimoniale la mette. Ma su se stesso, non sulla gente», ha spiegato, rientrando poi nei ranghi e votando il provvedimento solo per «un atto di fedeltà» al premier. Nelle fasi più concitate che hanno preceduto il Cdm di ieri, lo stesso Tremonti – sempre più nel pesante ruolo di caprio espiatorio – avrebbe ceduto su diversi fronti del decreto, minacciando però le dimissioni qualora Berlusconi non si fosse mosso per dare a Grilli la potrona di Mario Draghi a Bankitalia. Il premier ha preso tempo e la cosa sarebbe al momento caduta.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-08-13/bossi-vince-pensioni-tensioni-081145.shtml?uuid=AaWLQzvD

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