sabato 27 agosto 2011

Maroni: nel 2011 30mila rimpatri

Un pungolo all'Europa «che ha un difetto di analisi e di azione» e la difesa del «modello italiano» che con «rigore non persecutorio ha gestito la drammatica emergenza» dei flussi migratori nel Mediterrano che in quattro mesi ha portato in Italia 57mila migranti provenienti dai paesi del Nord Africa. «Accoglienza, sicurezza e relazioni internazionali» sono le linee guida di questo modello «in cui resta chi ha diritto e viene rimandato a casa chi non ha diritto». Per dare le dimensioni dell'emergenza dei mesi scorsi che potrebbe ripresentarsi a breve, al Meeting di Cl a Rimini il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha ricordato che nei dieci anni precedenti gli arrivi erano stati in tutto 80mila. «Nei primi sei mesi dell'anno ne abbiamo rimpatriato 13mila – ha detto Maroni – e contiamo di arrivare a 30mila rimpatri entro la fine dell'anno».
In un dibattito dedicato al "Mare Nostrum", con il sindaco di Bari, Michele Emililano, che ha raccontato l'esperienza vissuta 20 anni orsono dalla sua città con l'arrivo in massa degli albanesi, e il demografo Gian Carlo Blangiardo dell'università Bicocca che ha illustrato rischi e opportunità del "dividendo demografico" nel continente africano, Maroni ha sottolineato l'importanza degli accordi bilaterali per prevenire l'immigrazione «non autorizzata». Secondo il ministro «gli accordi con gli Stati sono fondamentali per fermare il vergognoso traffico di esseri umani e quello della droga, gestiti dalle stesse organizzazioni criminali». Ma per far questo «è necessario avere stabilità istituzionale» nei paesi da cui partono i migranti. Perciò Maroni si è detto molto preoccupato per quello che accadrà nei prossimi sei mesi in Paesi come la Tunisia («dove a ottobre si terranno le elezioni ma è prevista la partecipazione di 80 partiti, con la prospettiva di un governo debole») o in Egitto dove ancora le elezioni non sono neppure state fissate. Per non parlare della Libia, che non ha una classe media ma ha una struttura politico-sociale caratterizzata dalla frammentazione in cento tribù. «Prevarrà il modello di democrazia occidentale – si è interrogato il ministro – o prevarranno i Fratelli Mussulmani, il cui slogan è "L'Islam è la soluzione"? Per loro l'Occidente è un nemico e io spero che non vincano loro le elezioni in quei Paesi. Non è una questione religiosa – ha sottolineato – ma di buon vicinato. L'Europa agisce ancora troppo poco. Deve muoversi non solo con la Nato e le bombe, per garantire in questi Paesi uno sviluppo democratico non ostile all'Occidente». Il timore, invece, «è che alcuni paesi siano più interessati al petrolio e al gas che alla stabilità». Con un riferimento per nulla mascherato a Francia e Gran Bretagna. Sulla necessità di definire accordi internazionali per regolare i flussi ha concordato il sindaco di Bari, Emiliano, che ha invitato a discutere di immigrazione «senza esasperazioni ideologiche. «Bisogna eliminare il reato di immigrazione clandestina» ha detto, ricordando - anche da ex magistrato - come tutti i divieti diventino occasione di business per la criminalità organizzata. Ieri a Rimini è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha rivelato come Gheddafi, negli ultimi mesi, stava pensando di trasformare «Lampedusa in un inferno, per vendetta». Infatti gli immigrati arrivavano «in gruppi ben organizzati di quindici venti imbarcazioni ogni due settimane».

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