lunedì 13 giugno 2011

Maroni: il governo svolti o si va a votare

«Il premier si impegni alle Camere su riforma fiscale e blocco degli sbarchi»

ROMA - Tirare a campare? «Per noi è tirare le cuoia, non lo possiamo accettare». Dopo le critiche dure all'uscita del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, Roberto Maroni rilancia. E questa volta il titolare del Viminale si rivolge direttamente al presidente del Consiglio con un ultimatum in quattro punti su due nodi cardine: riforma fiscale e Libia.


Ministro, è vero che la Lega è contro il governo?«Lo voglio dire chiaro: il mio non è un attacco a Tremonti (collega che stimo) né tantomeno al governo, ma uno stimolo per entrambi: a differenza di quanto sosteneva Andreotti, per noi tirare a campare vuol dire tirare le cuoia. Vuol dire perdere consenso e arrivare alle prossime elezioni con la prospettiva di una sconfitta annunciata».Quindi nessuna resa dei conti tra lei e il ministro dell'Economia?«L'unica resa dei conti è nel senso del bilancio pubblico e della riforma fiscale. Bisogna guardare i numeri e prendere decisioni. Come ho già detto all'indomani del voto amministrativo ci vuole il colpo di frusta. Berlusconi deve iscriversi nella categoria dei coraggiosi e lanciare un programma ambizioso per i prossimi due anni. Deve farlo adesso, il 22 giugno davanti alle Camere».Questo è uno slogan. Quali sono le vostre richieste?«Attuazione di quella parte del programma in materia economica con cui ci siamo presentati alle Politiche del 2008. I primi due punti, in particolare: rilanciare lo sviluppo e sostenere la famiglia. Quindi, riforma fiscale e "quoziente familiare". Mi ha molto impressionato il dato Istat secondo il quale è raddoppiato rispetto agli anni 80 il numero dei giovani che rimane a casa perché non può fare scelte alternative».Buoni propositi, ma Tremonti ha già spiegato che i fondi non ci sono.«Tremonti dice una cosa giusta: non si può fare la riforma aumentando il deficit. Ma proprio per questo noi chiediamo coraggio. Bisogna dare più soldi a famiglie, lavoratori e piccole e medie imprese prendendoli da qualche altra parte. Su questo ci sono già proposte e simulazioni, ad esempio quella della Cisl, che mi sembra da prendere molto sul serio. In ogni caso è arrivato il tempo delle decisioni. Come diceva Bertolt Brecht, esitare va benissimo, se poi fai quello che devi fare. Solo così potremo continuare davvero a governare».Lei parla al governo o alla base della Lega, che alle Amministrative ha mostrato di non condividere le scelte del vertice?«Io parlo a tutti, consapevole del momento di grave crisi che stiamo vivendo. Ma in ogni crisi c'èun'opportunità, e noi dobbiamo coglierla per cercare di ribaltare la situazione».Altrimenti?«Altrimenti si va a votare».Non vede alternative?«A chi pensa di far saltare il banco con governi tecnici, istituzionali o roba simile posso dire che la Lega non ci sta. L'ho ripetuto anche due giorni fa: non ho nessuna nostalgia di governi di unità nazionale o di compromesso storico. Serve un esecutivo che abbia la sua maggioranza e sia in grado di dialogare con l'opposizione. Oppure si torna alle urne».Lei crede davvero che basti l'appoggio dei Responsabili per parlare di maggioranza?«So bene che non possiamo restare ostaggio di questi numeri e per questo dico che il 22 giugno dovremo valutare con attenzione i risultati. Io credo che Berlusconi sia ancora in grado di ottenere un consenso ben più alto di quello avuto sinora, ma è questo l'ultimo banco di prova. È una via, stretta, difficile, con mille vincoli che lo stesso Tremonti ha indicato. Ma è l'unica che possiamo percorrere, altrimenti, lo ripeto: tiriamo le cuoia».E sulla Libia?«Le carrette del mare che trasportano profughi vengono ormai solo dalla Libia, perché grazie all'accordo che ho firmato il 5 aprile dalla Tunisia non arriva quasi più nessuno. Berlusconi si deve fare portavoce sulla scena internazionale della richiesta di fermare i bombardamenti e lasciare spazio alla diplomazia. Finché in Libia ci sarà la guerra non c'è alcuna possibilità di fermare gli sbarchi dei profughi che scappano da lì».La Nato ha già autorizzato un proseguimento del conflitto per altri tre mesi.«Questo non impedisce la trattativa. Ma se non ci fosse spazio per un negoziato, ho una richiesta in subordine: le navi della Nato che sono nel Mediterraneo per bloccare l'arrivo delle merci in Libia devono imporre il blocco anche al contrario e impedire la partenza dei profughi dalle coste della Libia».Vuol dire che dovrebbero respingere chi fugge dalla guerra?«Queste persone vengono mandate dalle truppe di Gheddafi, ce lo hanno confermato gli stranieri giunti a Lampedusa che hanno raccontato di non aver pagato per imbarcarsi. È la ritorsione del Colonnello e come tale va fermata. Temo invece - come mi è stato segnalato nelle ultime ore dai responsabili dell'Immigrazione del Viminale - che i mezzi internazionali impegnati nei pattugliamenti abbiano sì intercettato i barconi partiti nelle ultime ore, ma senza tuttavia intervenire. Come se fossero navi da crociera».Il blocco rischia di provocare altri morti.«Non è vero. Chi parte dovrebbe essere fermato, soccorso e riportato da dove è salpato. Il dispiegamento navale è tale da poter intervenire senza rischi. Il governo provvisorio libico ha già manifestato il consenso ad accogliere questi profughi che dunque verrebbero trasferiti a Bengasi. Del resto non c'è altra soluzione per fermare gli sbarchi. Io potrò intervenire solo quando in Libia ci sarà di nuovo un governo e un nuovo ministro dell'Interno con cui fare un accordo contro l'immigrazione illegale».Ha votato per il referendum?«Ho ritirato soltanto le due schede sul quesito relativo all'acqua e ho barrato il "Sì". Si tratta di un bene pubblico primario e la contrarietà alla privatizzazione è una posizione che la Lega ha sempre sostenuto. Io mi sono impegnato su questo e adesso voglio andare oltre».In che senso?«Se passa il sì, bisogna fare una legge per quei Comuni che non gestiscono in modo efficace l'acquedotto. L'amministratore pubblico che non è in grado di occuparsene non può rimanere a fare il sindaco e dunque farò una proposta normativa per far scattare il commissariamento, proprio come avviene in materia di rifiuti».E il nucleare?«Dopo l'intervento del governo, la consultazione è diventata inutile. Abbiamo buttato via 5 milioni di euro e complicato la vita degli italiani all'estero».Dunque secondo lei questo referendum non è un test per la maggioranza?«Qualcuno vuole dargli un valore politico, ma non è così perché gli schieramenti sono trasversali e molti partiti hanno lasciato libertà di voto».Si può dire che è tornato l'asse Bossi-Maroni?«Lui è il capo e con lui ci confrontiamo. Noi leghisti possiamo avere opinioni diverse su singole questioni o sulla tattica da adottare. Ma sulla strategia siamo tutti d'accordo. Siamo il partito del Nord, sappiamo bene che cosa interessa alla nostra gente. E non abbiamo alcuna intenzione di deluderla».

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