venerdì 3 giugno 2011

La vecchia sinistra prima snobbava la Patria Adesso scopre la Festa

Per decenni l’ideologia comunista ha disprezzato le nostre Forze armate: l’unica divisa da difendere era il fazzoletto rosso. Oggi qualcosa è cambiato



Non è stato, o almeno non mi sembra sia stato, il solito due giugno: solenne, ufficiale, ce­lebrativo, un po’ sonnacchio­so, qualche volta svogliato. Ho avvertito, sia nelle cerimo­nie sia nella partecipazione di popolo, qualcosa di molto di­verso. Una gran voglia di la­sciar da parte i cascami della cattiva politica e i veleni della cattiva propaganda per dare invece sfogo a quel sentimento a lungo considerato fuori m oda che è l’amor di Patria. Avverto il rischio terribile che questa espressione comporta: il rischio cioè di cedere alla melassa buonista per cui è famoso e insieme famigerato il De Amicis di «Cuore», di essere scambiati per bolsi rètori. Ma anche le mozioni degli affetti di Edmondo dei languori hanno la loro legittima collocazione nelle ricorrenze nazionali.

Non sono più melassa, sono sostanza e coscienza. La coincidenza con il centocinquantesimo anniversario dell’Unità è stata senza dubbio d’aiuto per fare di quella di ieri una giornata particolare. A differenza d’altre festività civili, ad esempio il 25 aprile, è una giornata che non divide più. Il contrasto tra monarchia e repubblica, che ebbe connotazioni aspre e risvolti drammatici, è ormai inserito nel grande libro della storia, non suscita passioni e tensioni. Tutti gli italiani potevano riconoscersi senza sforzo in una data senza rancori. Eppure al due giugno è mancato troppe volte, insieme al rancore, anche il calore d’una emozione che davvero coinvolgesse il Paese. Sull’Italia è pesata, nei primi decenni dopo la Liberazione, una sorta d i complesso d’inferiorità per l’umiliazione della sconfitta.

In molte sedi e in molti salotti politici s’è preteso dì enfatizzare la Resistenza, quasi che fosse la sola luce onorevole in una storia che viene da molto lontano. Si son voluti appannare o attenuare la presenza, il ricordo, la riconoscenza per le Forze armate come espressione della nostra identità. Non occorre essere guerrafondai per capire che le uniformi, le bandiere, le parate non sono orpelli folkloristici, sono la rappresentazione simbolica di ciò che siamo stati, di ciò che hanno fatto i padri, i nonni, i bisnonni. Con l’impegno di eguagliarne i sacrifici, se ne siamo capaci. Ma da alcuni si è voluto, in una lunga stagione, che fosse politicamente corretto snobbare se non spregiare i ragazzi in divisa: quando la divisa non fosse il fazzoletto rosso.

Tranne che per le scalmane di qualche centro sociale, mi pare che quel tempo sia definitivamente passato o si stia allontanando: e non saranno certo alcuni sindaci di provenienza rifondarola a invertire una tendenza che mi pare acquisita. Che se poi avessero nostalgie per le loro radici ideologiche, la spontaneità e la dimensione del tributo di affetto alle Forze armate visto ieri dovrebbe bastare a imporre una calmata. Sono venuti alcuni segnali importanti dai rituali romani. Evito d’interpretare il numero delle delegazioni straniere come un’attestazione del successo d’un due giugno eccezionale. Nulla può rivaleggiare con il matrimonio di William e Kate.

Ma il livello delle presenze ha dimostrato concediamoci una volta tanto il lusso dell’autoelogio - che l’Italia ha una posizione importante nel consesso internazionale, e che le ricorrenze decisive del suo passato sono sentite, anche al di là dei confini, come passaggi altrettanto decisivi per l’Europa e per il mondo. Posso, da risorgimentalista inguaribile, rallegrarmi per il riconoscimento che così ha avuto la troppo vituperata Unità? Un altro segnale è secondo me questo: non è vero che gli italiani sono irrimediabilmente faziosi. Lo sono se le circostanze lo richiedono - e una contesa elettorale, come quella che ci siamo appena lasciata alle spalle lo richiede sempre - ma in determinati momenti ritrovano motivi comuni di coesione e di speranza.

Sono piuttosto allergico all’ottimismo, e non voglio ignorare, in queste righe che onorano le Forze armate, le molte perplessità che le missioni internazionali suscitano e il dolore per le perdite umane che ne sono derivate. Ma a differenza del tempo in cui ai soldati, alla loro presenza, ai loro interventi si diceva n o per preclusione settaria, adesso i sì e i no sono più ragionati e posti, i più, sotto un denominatore comune. L’amor di Patria.

http://www.ilgiornale.it/interni/la_vecchia_sinistra_prima_snobbava_patria_adesso_scopre_festa/03-06-2011/articolo-id=527138-page=1-comments=1

1 commento:

  1. Non vi sta mai bene nulla. Li chiamate comunisti per istagare l'odio della popolazione leghista (quanti siete?)ed ora che vi rendete conto che sono più moderati e democratici di voi gli rinfacciate il patriottismo. Ecco come volete l'Italia voi, belligerante. Vi piace istigare sentimenti di risentimento, di scetticismo, anche se ho il dubbio che sia solo un sentimento di paura...quando non si conosce si ha paura, si diventa aggressivi e ci si vuole allontanare senza voler sentir nessuno...ecco, questi siete voi.Meglio un "comunista" rinsavito che mostra un pò d'amore per la Patria (sentimento latitante in molti cuori italiani....grazie anche a voi, ma soprattutto a Berlusconi!), che un ometto che non aspetta altro che infangare il proprio paese, la sua cultura, la sua gente per i suoi interessi meschini e deviati. Il fatto che non vi allontaniate dal Signor Berlusconi mi fa pensare che lo conosciate molto bene...e ci "sguazzate" in questa conoscenza. Ma mi sciocca di più vedere quanto bene ci sguazzate...il fatto che non condivida la vostra folle idea di voler divider un cosi bel Paese non vuol dire che non possa apprezzare almeno la base politica, la dignità e l'orgoglio. Complimenti, non è da tutti riuscire a rinunciare a tutto ciò solo per vedere il proprio capriccio accontentato. Come riuscite a dormire la notte con questa coscienza?
    Mah...posso solo immaginare la vostra risposta, Bossi style, qualcosa di volgare e inconsistente, come quello di un bambino prepotente che sa di aver detto o fatto la stupidaggine del secolo, ma gli brucia troppo ammettere il fallimento, quindi dire qualcosa di offensivo è l'unica cosa che gli rimane...almeno c'è l'1% di rischio che possa sembrare FIGO. ahahah...tenetevi questa "figaggine", quest' odio, la chiusura mentale...ma date un pò di tregua all'Italia, basta con questi sentimenti di "guerriglia", lasciateci essere ITALIANI (e per chi non fosse daccordo....avete mai visto Zelig?) :)
    Buon Giornata.

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