martedì 14 giugno 2011

Alemanno contro Pontida: ''Se attacca Roma, reagiremo duramente''

Bossi presenta il conto a Berlusconi. Torna il tema dei ministeri.

Giulia Nitti
Berlusconi ci prova, a resistere all’assalto della Lega, quando dice che “Pontida non sarà il giorno del giudizio universale”. Ma sa che il conto del Carroccio, salatissimo, arriverà proprio a Pontida, il 19 giugno, quando il popolo verde si darà appuntamento sul fiume sacro e vorrà sentire dal suo leader risposte chiare, alla maniera del senatùr.

Tutta "colpa" di Berlusconi

“Sono sicuro che continueremo a governare insieme”, ha detto ancora il premier riferendosi a Bossi. Ma addossare le colpe della “sberla” elettorale - questa l'efficace definizione di Roberto Calderoli - all’alleato di sempre è proprio quello che da ieri vanno facendo l’amico Umberto e gli altri leader del Carroccio.

Lo schiaffo del popolo del Nord

Alle consultazioni di domenica e lunedì i voti al Nord sono stati dieci milioni in più rispetto a quelli del Sud, e in nessun capoluogo di provincia, fatta eccezione per Sondrio, il numero dei votanti è stato inferiore al 50%. Nel Veneto è andato alle urne il 58% degli aventi diritto, compreso il presidente leghista della Regione Luca Zaia, che ha votato 4 sì con la spiegazione che “io non mi occupo del governo, io mi occupo della mia regione”.

La base che scalpita

I risultati di oggi gli hanno dato ragione. Ieri Zaia è stato l’unico dei suoi a ricevere gli apprezzamenti nello spazio “libero” di Radio Padania. Per tutti gli altri leader solo bastonate. Molti ascoltatori sono intervenuti solo per dire che loro hanno votato sì, quattro sì. Altri hanno intimato con rabbia alla gerarchia di svegliarsi. I più hanno fatto notare che ormai la Lega è stata “corrotta” dai palazzi romani. Qualcuno ha anche chiesto: “Umberto, ti prego, mollalo”. E non si fa fatica a capire a chi si riferiva.

Il rischio di perdere consensi

Con questi umori non è difficile intuire perché Bossi continua a ripetere “o cambiare o morire”. Anche il quotidiano Padania oggi spiegava che la Lega non ci sta più a vestire i panni di chi sta perdendo terreno sul suo territorio, di chi non sa più cosa vuole la sua gente.

La soluzione: "Liberare il Nord da Roma ladrona"

“A testa bassa ci mettiamo al lavoro per liberare in tempi rapidi il Nord”, ripeteva ieri Bossi. “Non c’è più tempo da perdere, abbiamo capito che a Roma c’è poca voglia di cambiare. Loro non pensano alla gente. O si svegliano o noi tiriamo dritti sulla nostra strada”.

Le richieste per ottenere la fiducia

Più concreto ancora Calderoli, che già guarda direttamente al 22 giugno, giorno in cui Berlusconi farà il suo discorso programmatico per ottenere la fiducia dalle Camere: “Domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui ‘non c’è due senza tre...’”.

Ministeri, riforma fiscale, Libia

Tante, ma chiare le richieste del Nord, proposte che i parlamentari leghisti chiedono di vedere fatte proprie dal premier nel suo programma: trasferire i ministeri sopra il Rubicone (la “testa”, è la metafora Bossi, deve stare al Nord); attuare la parte economica del programma, riforma fiscale in testa; dire una parola chiara sulla missione in Libia, che tanto è costata e ha portato in cambio solo schiere di sbarchi clandestini (“Con quel miliardo di euro avremmo fatto la riforma fiscale”, ha sentenziato ieri il solito Bossi).

Prendere i soldi dalle grandi banche

Vitale, prima di tutto, la rivoluzione fiscale, che Tremonti si ostina ritenere infattibile. Sul come prendere le risorse per attuarla “la soluzione c’è e la daremo a Pontida”, ha detto il senatur, che ha subito aggiunto: “i soldi sappiamo dove trovarli”, e cioè prendendoli a “le grandi banche che non hanno mai dato i soldi alle imprese”.

Il problema degli sbarchi

C’è poi la politica estera, la guerra in Libia, che il Carroccio non ha mai fatto mistero di non digerire. I desiderata della Lega sono stati affidati al ministro dell’Interno Maroni (che, a proposito, al referendum ha votato, due sì per l'acqua), che sta gestendo la bega degli sbarchi clandestini: “Berlusconi si deve fare portavoce della richiesta di fermare i bombardamenti e lasciare spazio alla diplomazia”, ha detto ieri mattina, “finché in Libia ci sarà la guerra non ci sarà alcuna possibilità di fermare gli sbarchi”.

Il patto che strozza i comuni

E poi l’ultima, ma non meno importante questione: il patto di stabilità imposto ai comuni. Il nodo è stato anticipato ieri da Matteo Salvini, ospite da Enrico Mentana su La7: il patto di stabilità impone ai comuni, anche a quelli virtuosi, di impegnare denaro in opere pubbliche e servizi, e impedisce anche a quelli che potrebbero di investire sul territorio.Va eliminato. Subito.

La Lega torni a fare la Lega

La Lega ha capito, insomma, che deve darsi una mossa. “Per noi tirare a campare significa tirare le cuoia e non lo possiamo accettare”, ha sintetizzato Maroni, ripetendo, solo con altre parole, lo stesso discorso di quell’ascoltatore che ieri pomeriggio, a Radio Padania, ha detto: “O la Lega torna a fare la Lega o torniamo al 4%”.

Alemanno: "Non accetteremo attacchi a Roma"

Ma non tutti, dall'altra parte, sembrano disposti a mantenere toni concilianti. In risposta alle prime esternazioni del Carroccio si fa sentire dalla capitale Gianni Alemanno: "Se da Pontida - dice - partirà un attacco a Roma, reagiremo duramente". Se Pontida non sarà il giorno del giudizio universale, sarà sicuramente quello della resa dei conti.

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