mercoledì 1 giugno 2011

Il governatore del Veneto Zaia: ci vuole cautela, Tremonti fa la differenza

di Alda Vanzan

VENEZIA - L’esempio è chiarissimo: «È come quando in famiglia qualcuno insiste per andare al ristorante. Quante volte si può andare a cena fuori? Dipende dai soldi. E chi sa quanti soldi ci sono in casa? Lo sa il papà. Ecco, bisogna chiederlo a Tremonti, è il ministro dell’Economia a sapere com’è il bilancio dello Stato e a stabilire la sostenibilità delle riforme. Perché tutte le riforme hanno un costo». È l’ex collega Luca Zaia, fino a un anno fa ministro dell’Agricoltura, ora presidente della Regione Veneto, a «spezzare una lancia» - parole sue - per Tremonti, ieri preso di mira dal premier.

Presidente Zaia, Berlusconi dice che sulle tasse non decide Tremonti. Come giudica questo pressing sul ministro dell’Economia?
«Tremonti è stato l’uomo che ha fatto la differenza in questo governo, senza di lui l’Italia avrebbe fatto la fine di Grecia e Portogallo. Non sono più nel governo e quindi non conosco nei particolari la situazione del bilancio statale, ma so che anche Tremonti conosce le istanze che arrivano dai territori. Anche a lui sta a cuore la riforma fiscale e tributaria».

Quando Berlusconi rilancia sulle tasse, vuol dire che sta scaricando Tremonti?
«Si possono dare molte letture a una frase del genere, secondo me ci vuole prudenza».

Ma quel fargli aprire i cordoni della borsa equivale a minore stretta sulla spesa.
«Ogni riforma costa. Sarà il governo a stabilirne i limiti della sostenibilità, ma tramite il ministro dell’Economia».

È l’effetto della sberla elettorale?
«Sarebbe meglio evitare di continuare a commentare e mettersi invece al lavoro. Sono patetici quelli che si attaccano alla calcolatrice e si lanciano in elucubrazioni aritmetiche per dire che no, non si è perso. È stata una sonora batosta, ma adesso servono i fatti. Meglio se con una accelerata».

Berlusconi dovrebbe dimettersi o fa bene a restare?
«Non faccio l’avvocato difensore di Berlusconi. Su Berlusconi e sulle alleanze dovete chiedere a Bossi».

Cambiare qualche ministro?
«Non compete a me. Se c’è da fare, si faccia. Ma i discorsi sul Berlusconi sì o Berlusconi no, sui rimpasti, per non dire delle facili analisi, colpa di tizio o caio, distolgono dal vero ragionamento che andrebbe fatto: i cittadini si aspettano risultati».

Si parla di uno strappo tra Pdl e Lega.
«Non ne so nulla. So, invece, che gli italiani ci hanno votato nel 2008 sulla base di un programma. Che fine ha fatto quel programma? Io vedrei bene un’agenda politica, cinque-sei provvedimenti strategici da portare a compimento entro il 2013, con tempi certi. E chi non li rispetta, a casa».

Che agenda propone?
«Io non siedo nella stanza dei bottoni, né mi permetto di dare lezioni. Ma sono governatore del Veneto e posso dire che in Veneto il tema delle riforme è sentito: le tasse e la burocrazia stanno facendo chiudere le imprese e faccio presente che senza partite Iva non c’è lavoro. Per me, al primo posto dell’agenda politica, c’è il federalismo fiscale».

Di cui i cittadini non avvertono vantaggi immediati.
«È ovvio che nel breve periodo non si vedano risultati. Questo è un paese preso male perché si è sempre ragionato con le cose ad effetto. Ma i nostri padri costituenti non avrebbero fatto la Costituzione che abbiamo se avessero voluto una carta ad effetto».

Reggerà l’alleanza Pdl-Lega?
«Finché non viene messo in discussione il programma, sì. Bisogna rispondere con i fatti: se una maggioranza non è in grado di farlo, non è più una maggioranza».

Ammesso di arrivarci, che previsioni fa per il 2013?
«Se arriviamo al 2013 senza la riforma fiscale, in Veneto la vedo dura».

In Veneto la Lega è andata meno peggio che in Lombardia, ma al primo turno ha voluto la prova muscolare correndo in molti Comuni da sola. Un errore?
«No, perché? È anche la dimostrazione che siamo liberi. E comunque in Veneto come Lega e centrodestra siamo andati bene, abbiamo preso più Comuni. Ma, ripeto, non è questo il tempo dei confronti tra Veneto, Piemonte o Lombardia. Basta con le facili analisi, è tempo di mettersi al lavoro: cose da fare e tempi certi».

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