lunedì 21 marzo 2011

Yara, la Lega attacca l'inchiesta Il procuratore: loro fanno così

BERGAMO - Le indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio adesso diventano un caso politico. Dopo la sortita solitaria del sottosegretario Daniela Santanchè, che aveva criticato la gestione dell'inchiesta da parte della procura di Bergamo, stavolta è un intero partito di governo, la Lega Nord, a muovere le sue pedine per attaccare il sostanziale nulla di fatto in cui si dibattono gli inquirenti a ormai quasi 4 mesi dalla sparizione della ragazzina.

Ieri la Padania, organo ufficiale del Carroccio, ha dedicato un'intera pagina per stigmatizzare i troppi «non lo so» espressi dal procuratore aggiunto Massimo Meroni nel suo recente incontro con la stampa in cui è stato fatto il punto sul caso Gambirasio. «Davanti a una folla di giornalisti - attacca il quotidiano di via Bellerio - per 23 volte il procuratore aggiunto Meroni ha risposto alle domande con "non lo so", "è possibile, ma anche il suo contrario", "non ne sono a conoscenza". Si è toccato il grottesco e i giornalisti si sono dimostrati più preparati». Il bombardamento di domande da parte dei mass media in quella circostanza era stato a 360 gradi; aveva riguardato quesiti cruciali per la soluzione del caso, come ad esempio le cause del decesso di Yara o il movente dell'assassinio, ma anche la consistenza di fantasiose ipotesi investigative affacciatesi da novembre a oggi, come la pista satanica o il significato di alcuni segni trovati sul cadavere della vittima.

L'articolo della Padania riprende anche lunghi brani di una lettera spedita una settimana fa al quotidiano L'Eco di Bergamo e nella quale due appartenenti alle forze dell'ordine - che non si erano firmati - elencavano gli errori a loro giudizio compiuti in questi mesi: dualismo tra polizia e carabinieri, testimoni sentiti più volte da entrambi i corpi di polizia sulle stesse circostanze, imperizia nella conduzione delle indagini. Sempre il quotidiano leghista, poi, lamenta il mancato impiego di mezzi tecnologici più avanzati nella fase delle ricerche, come ad esempio rilievi fotografici del terreno mediante elicotteri. A ciò si aggiungano alcune oggettive battute d'arresto a cui l'inchiesta è andata incontro: le infruttuose e insistite ricerche nel cantiere di Mapello o il precipitoso arresto del marocchino Mohamed Fikri (persona rivelatasi estranea ai fatti).

Alcuni di questi rilievi erano già stati mossi durante la conferenza stampa ma in quella circostanza il procuratore Meroni aveva difeso l'operato di carabinieri e polizia oltre che della titolare dell'inchiesta, la pm Letizia Ruggeri. Interpellato ieri, Meroni non ha voluto entrare nel merito delle critiche leghiste: «Non le ho lette e non intendo sparare sulla Croce Rossa», è stata la sua replica a botta calda, a cui ha fatto seguito una sottolineatura politica: «Mi stupirei se in questo momento la Lega elogiasse la magistratura; meglio evidenziare le cose che non funzionano».


Curiosamente il giallo di Brembate è il secondo caso di cronaca nera che nel giro di pochi giorni entra nel mirino delle critiche del Carroccio. La scorsa settimana Radio Padania per più giorni aveva dedicato la sua fascia di trasmissione mattutina alla critica delle indagini sulla strage di Erba che avevano portato alla condanna all'ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi. L'emittente leghista, anche in quella circostanza, aveva avanzato forti dubbi sulla validità del lavoro della procura (in quel caso quella di Como) e aveva ipotizzato che si tratti di un clamoroso errore giudiziario.
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