domenica 20 marzo 2011

Libia sotto attacco, bombe su Tripoli

Il lancio di un missile Tomahawk dal cacciatorpediniere Barry  della Marina militare Usa che incrocia nel Mediterraneo orientale
Il lancio di un missile Tomahawk dal cacciatorpediniere Barry della Marina militare Usa che incrocia nel Mediterraneo orientale

Raid sulla capitale e sulla residenza-caserma del Raìs. Il regime chiede una riunione urgente del Consiglio Onu


Tripoli sotto le bombe, all'alba del secondo giorno di «Odyssey Dawn», l'operazione militare in Libia della coalizione internazionale. Nella notte si sono susseguiti attacchi dal cielo e dal mare sulle coste del Paese nordafricano, colpito da una pioggia di missili per costringere il Colonnello Muammar Gheddafi al «cessate il fuoco».

ESPLOSIONI LUNGO LA COSTA - Ai raid, cominciati sabato a Bengasi, partecipano al momento Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Italia e Canada, gli altri due membri della coalizione internazionale, non hanno ancora preso parte attivamente agli attacchi. Ma il nostro Paese sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di sette basi militari. Poco prima dell'alba, un bombardamento ha preso di mira Tripoli e il dispositivo antiaereo nella capitale libica è entrato in azione. Il fuoco della contraerea è stato seguito da esplosioni e crepitio di armi automatiche. Il cielo della capitale è stato illuminato da traccianti e si sono udite frasi come «Allah è grande». Un aereo della coalizione ha sorvolato la zona a sud della città, dove si trova la residenza-caserma del Raìs a Bab al Azizia, stando a quanto riferisce un inviato dell'Afp che si trova in un hotel ad un chilometro dal bunker del Colonnello. Le esplosioni stanno continuando dunque nella capitale e lungo tutta la costa della Libia. Gli attacchi sono condotti da statunitensi, inglesi e francesi, per far rispettare alle truppe del leader libico la no fly zone sul Paese decisa dalle Nazioni Unite. Le forze di Gheddafi avrebbero bombardato nuovamente Bengasi, secondo quanto riportato da Al Jazeera. Citando fonti anonime, il canale satellitare ha parlato di fuoco dai tank e lancio di razzi.

CACCIA SPAGNOLI A DECIMOMANNU - In giornata si potrebbero alzare in volo dalla base di Decimomannu i caccia spagnoli giunti sabato in Sardegna. Attraverso un comunicato, il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, spiegando di considerare nulla la risoluzione 1973 che impone la no fly zone sulla Libia, e ha annunciato che Tripoli non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina. Ai raid delle forze alleate il Colonnello ha reagito fino a questo momento solo a parole con minacce gravissime: «il Mediterraneo - ha detto sabato sera attraverso un inusuale messaggio audio - è diventato un campo di battaglia». Il presidente del Parlamento Mohamed Zwei ha dichiarato che molti civili sono stati uccisi durante gli attacchi contro Tripoli e Misurata; ha inoltre ribadito che i ribelli sono appoggiati da Al Qaeda. Secondo la tv del regime, migliaia di libici si sono offerti come scudi umani attorno al bunker del Colonnello, mentre i morti per i raid occidentali, stando sempre alle fonti del regime, sarebbero almeno 48.

«CINA RAMMARICATA» - Sul fronte della diplomazia internazionale, il comitato dell'Unione africana sulla Libia ha chiesto lo «stop immediato a tutte le ostilità» in Libia. Membri del comitato avrebbero dovuto recarsi domenica a Tripoli ma non hanno ricevuto l'autorizzazione. E dopo la Russia, anche la Cina ha espresso il suo «rammarico» per gli attacchi della coalizione internazionale contro le truppe del Colonnello. Pechino, insieme a Mosca, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, si erano astenute al momento dell'approvazione della risoluzione 1973 che ha dato base legale all'intervento in Libia.

Nessun commento:

Posta un commento