giovedì 21 luglio 2011

La Fallaci fu sempre una liberale perfetta

Xenofoba, razzista, intollerante, violenta, ignorante, sgangherata, semplicistica. Mentre vendeva tre milioni di copie, la Trilogia di Oriana Fallaci (La Rabbia e l’Orgoglio, La Forza della Ragione, Oriana Fallaci intervista se stessa. L’Apocalisse) fu accolta con questi giudizi da colleghi (a esempio, Tiziano Terzani, fan di Pol Pot), storici (Franco Cardini, cattolico innamorato di Maometto) e scrittori (Valerio Evangelisti, ammiratore dell’assassino Cesare Battisti). Dalle parole si passò ai fatti giudiziari: in nome del politicamente corretto alcuni processi-farsa furono istruiti contro la Fallaci a Parigi, in Svizzera, a Bergamo. Gli attuali custodi della libertà d’espressione, all’epoca non trovarono nulla da obiettare.
Sono trascorsi dieci anni da La Rabbia e l’Orgoglio, cinque dalla morte dell’autrice. Oggi tutti riconoscono la grandezza della Fallaci, anche chi ha passato il tempo a denigrarla, a patto di rimuovere gli ultimi libri ritenuti ancora «impresentabili». La vulgata è questa: fu una grande donna moderna e illuminata fino a quando prese ad attaccare il mondo arabo. Quella – ci ha spiegato Monica Guerritore in un recente spettacolo teatrale – non era più la «vera» Fallaci. Era piuttosto una vecchia malata, colma di rancore e vittima della solitudine. È uno dei due artifizi con i quali mortificare l’originalità di Oriana Fallaci, rendendola inoffensiva. L’altro, meno grave e incoraggiato dalla scrittrice stessa, è definirla «anarchica». Titolo in Italia conferito sempre a sproposito a chi non rientra nei consueti schemi politici. Lei ci scherzava, quando minacciava di chiamare i suoi amici anarchici per far saltare in aria eventuali minareti irrispettosi del paesaggio toscano. L’anarchia però è cosa seria e ha connotazioni precise sia a sinistra sia a destra.Piuttosto Oriana Fallaci si muove, con la massima consapevolezza, all’interno del pensiero liberale. Sempre. Anche quando carica a testa bassa il Corano e i suoi seguaci. Ma quale razzismo... L’anarchia poi non c’entra un fico secco, come testimonia la sua ammirazione per una certa idea di Stato e per una certa classe politica: più volte, nella Trilogia e nel romanzo Un cappello pieno di ciliege, emerge la passione per il Risorgimento e la destra storica. C’è poi la Fallaci ex staffetta partigiana delle formazioni di Giustizia e libertà. Antifascista ed egualitaria, pronta però a scrivere che troppa uguaglianza conduce al collettivismo e uccide la libertà. Lontana quindi dalle idee socialiste che hanno avuto successo tra gli azionisti e i loro epigoni. Infine c’è l’«atea cristiana», il cui tragitto spirituale si svolge per intero all’ombra di Benedetto Croce e del suo Perché non possiamo non dirci cristiani.La lotta contro l’islam non è una battaglia contro l’immigrato. È una guerra alla teocrazia introdotta subdolamente nei Paesi democratici. Le comunità arabe rifiutano l’integrazione, facendo leva sul multiculturalismo frettoloso di un Occidente incapace di apprezzare (e dunque difendere) la libertà conquistata a caro prezzo. Il risultato? Alcuni quartieri delle nostre città obbediscono alla sharia. «Al novantacinque per cento – si legge in La Forza della Ragione – i musulmani rifiutano la libertà e la democrazia non solo perché non sanno di che cosa si tratta ma perché, se glielo spieghi, non capiscono. Sono concetti troppo opposti a quelli su cui si basa il totalitarismo teocratico. Troppo estranei al tessuto ideologico dell’Islam. In quel tessuto ideologico è Dio che comanda, non gli uomini.

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