mercoledì 7 settembre 2011

Zaia: «Se si batte sul Veneto sarà l'Italia a soffrire»

MANOVRA&LAVORO. Donazzan ottimista: meno crisi aziendali
«Sacconi vuole più tagli alla macchina regionale? Abbiamo proposto di ridurre consiglieri e vitalizi»


Prima di togliere l'ossigeno agli enti locali, forse è il caso di far dimagrire i costi della politica. Il presidente del Veneto, Luca Zaia non si stanca di ripeterlo come un mantra e si infastidisce quando il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi gli ricorda di farlo con la macchina regionale. «Noi lo stiamo già facendo - si sfoga parlando coi giornalisti nel consueto punto stampa - abbiamo proposto di ridurre i consiglieri e i vitalizi quindi». 
Poi però non nasconde la grande preoccupazione, per quei 200 milioni che mancheranno all'appello «dopo avere pagato gli stipendi e investito sulle piattaforme irrinunciabili come sanità, scuola, lavoro e trasporto pubblico locale, per noi non resta più nulla, anzi mancano ancora 200 milioni di euro per chiudere il bilancio». Insomma lo dice forte e chiaro: «Se si mette in ginocchio il Veneto, si mette in ginocchio l'Italia». Il governatore si augura che il governo non voglia arrivare a questo. La speranza, si sa, è l'ultima a morire per cui la fiammella rimane accesa. «Per la manovra si tratterà di valutare, al momento non abbiamo dati precisi per sapere quale sarà la ricaduta sui nostri enti. L'angoscia è che si tagli troppo agli enti locali, mi auguro che il governo riveda questa intenzione e si trovino altre soluzioni». 
Zaia il messaggio lo lancia all'esecutivo, e mandando giù amaro fa buon viso a cattivo gioco. Non ci sta a chi gli ricorda che, a causa della crisi e con questa manovra, il federalismo potrebbe saltare. Il presidente del Veneto tiene il punto ed è, invece, di tutt'altro parere. «Che il federalismo sia morto non è assolutamente vero. Questa manovra, anzi, anticipa il federalismo di un anno ed è scritto nero su bianco. Anticipa i costi e i fabbisogni standard e punta anche a premiare la virtuosità che significa non dover pagare più gli sprechi degli altri». E questo, secondo Zaia, rappresenta un grande segnale in direzione del federalismo. Anche se in questo momento è necessario «far quadrare i conti e sui mercati finanziari sembra di essere sulle montagne russe». 
Un po' cerchiobottista, però, Zaia lo sembra e per questo è stato tacciato di essere accondiscendente con la manovra che il governo si appresta a varare con grande fretta. La provocazione lo trova freddo: «Lo dicono perché non vado in televisione quando ti invitano, sennò finisce che poi ti viene la sindrome del popcorn». E tra provocazioni e polemiche, l'ultima proprio col ministro Sacconi, Zaia si toglie un sassolino dalla scarpa. E lo fa nel giorno dello sciopero generale della Cgil che ha portato in piazza a Mestre oltre 30 mila persone. «Lo sciopero è un diritto - mette in chiaro - ed è bene che sia esercitato in qualsiasi maniera». 
Restando in argomento, gli si chiede dell''articolo 8 della manovra, quello dei cosiddetti "licenziamenti facili". «Ho letto dalle dichiarazioni del ministro Sacconi che non sia proprio così - annota - certo non faccio io il difensore del governo o del ministro». Ma almeno una buona notizie in Veneto c'è: non si perdono più posti di lavoro. La buona novella giunge dall'assessore al Lavoro, Elena Donazzan. «Dal 2009 al 2011 abbiamo perso 70 mila posti di lavoro in Veneto, oggi constatiamo che si sono fermate le procedure di crisi , moltissime sono le aziende che prima chiedevano la cassa integrazione e oggi non la chiedono più perché ritengono di farcela con le loro forze». Anche la domanda e offerta di lavoro è in miglioramento. «Sono riprese in modo significativo le assunzioni - conclude Donazzan - e tra queste il mercato del lavoro sta difendendo i contratti a tempo indeterminato. Sono tutti buoni segnali - ha concluso - che servono per determinare le scelte della politica regionale».



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