venerdì 9 settembre 2011

Se in Italia l’extracomunitario supera il test universitario con 20/80 e all’italiano non basta 40/80

di Riccardo Ghezzi
Ha fatto scalpore e sta girando su Facebook la lettera di uno studente de L’Aquila che denuncia un caso di discriminazione nei confronti degli italiani: nel test d’esame di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia della sua città, i posti riservati agli italiani erano 111, quelli riservati agli extracomunitari 25. Il problema è che gli extracomunitari che si sono presentati al test erano solo 27, il venticinquestimo in graduatoria ha totalizzato il punteggio ridicolo di 2/80. Inutile dire che uno studente che passa un test con 2/80 probabilmente non diventerà mai medico, quindi la separazione delle liste per agevolare gli extracomunitari appare del tutto fuori luogo. Fortunatamente da quest’anno, solo da quest’anno, è stato introdotto dal ministro Maria Stella Gelmini un limite minimo consistente in 20/80 di punteggio per poter ottenere l’immatricolazione. Questo perché fino all’anno scorso un extracomunitario, agevolato dalle liste separate, poteva superare il test di ammissione anche con  punteggi sotto lo zero  come -0.25/80.
Qualcuno ha avanzato il sospetto che tale lettera riportasse una bufala. In realtà è tutto vero. Le liste separate esistono, eccome. E da anni.
Come si può apprendere dal sito del Ministero dell’Istruzione, www.miur.it, tutte le Università Statali italiane riservano per i corsi di laurea a numero chiuso una grande percentuale di posti a beneficio esclusivo di studenti stranieri extracomunitari.
Ad esempio, solo per il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, nell’anno accademico 2010/2011 sono stati destinati 8.500 posti per gli studenti italiani e appartenenti alla Comunità Europea, 474 posti riservati unicamente a extracomunitari, più addirittura 52 posti a beneficio esclusivo di studenti con cittadinanza cinese. La prova d’esame è unica per tutti, e ci mancherebbe. Unica concessione: gli stranieri devono dimostrare la propria buona conoscenza della lingua italiana.
Rimanendo nell’ambito delle cifre attinenti a Medicina e Chirurgia, se si fossero presentati solo 300 extracomunitari, i rimanenti 174 posti disponibili non sarebbero stati presi da italiani. Sarebbero rimasti vuoti. Idem se non si fosse presentato alcun extracomunitario o cinese: 474+52 posti totalmente inutilizzati.
Le “quote extracomunitarie” negli Atenei aumentano negli anni, così come in effetti i flussi migratori. Ma gli extracomunitari che si presentano ai test di ammissione non sono mai così tanti. Così succede che i posti riservati agli italiani rappresentano una percentuale risibile in confronto alla totalità degli italiani che partecipano ai test di ammissione, mentre quelli riservati a extracomunitari o cinesi, questi ultimi come detto hanno una lista tutta loro, a volte non vengono neppure riempiti. Ed ecco che un italiano rischia di non farcela totalizzando anche 50/80, mentre un extracomunitario accedeva persino con 0/80 e da quest’anno, consoliamoci, può passare con 20/80, punteggio che si può in ogni casoottenere anche rispondendo a caso.
Tutto regolare, perché le “quote extracomunitarie” sono pure pagate. Profumatamente. Ma non dai Paesi d’origine, bensì dalla Comunità Europea. Albania, Marocco, Romania si guardano bene dal pagare i posti riservati nelle Università ai loro giovani che emigrano in Italia. I finanziamenti arrivano dall’Ue, quindi si tratta di soldi pubblici di cittadini anche italiani.
Non si dica che, essendo liste separate, gli studenti extracomunitari non rubano posti agli italiani: basterebbe ci fosse una graduatoria unica, basata solo sui punteggi e quindi sul merito, e non si verificherebbero anomalie di questo tipo.
E non si faccia neppure l’esempio dell’Erasmus: in questo caso si verifica sempre uno “scambio” tra studenti di diversi Paesi. Inoltre gli universitari, italiani e non, che usufruiscono del progetto pagano cifre anche non banali per accedere a certi servizi.
Riportiamo l’abusato e citato, spesso a sproposito, articolo 3 della Costituzione italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma allora, perché liste separate nei test di ammissione? E perché “no alle classi separate” e “sì alle liste separate per i test di ammissione”?


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