giovedì 8 settembre 2011

Rivolta contro il «taglia-feste» «Sant'Ambrogio non si tocca»


Lunedì in consiglio mozione bipartisan: rispettare la tradizione. Masseroli: unicità del «caso Milano»

La tradizionale «prima» alla Scala (Fotogramma)
La tradizionale «prima» alla Scala (Fotogramma)
MILANO - La manovra fa saltare Sant'Ambrogio, ma la sollevazione politica è bipartisan. Lunedì, durante il primo consiglio comunale dopo la pausa estiva, verrà presentato un ordine del giorno, proposto dal presidente dell'aula Basilio Rizzo, in cui si chiede di mantenere la festività per rispetto delle ragioni storiche e sociali che la caratterizzano e per riconoscere il ruolo della città in Italia. La nuova disposizione del governo, che accorpa tutte le feste patronali alla domenica più vicina e salva soltanto la ricorrenza dei santi protettori di Roma, Pietro e Paolo (tutelata dal Concordato), minaccia una serie di appuntamenti che sono entrati nel rito e nella tradizione cittadina: dalla consegna delle benemerenze civiche, del mattino del 7 dicembre, alla Prima scaligera, in programma la sera.

Fino a ieri, gli impegni erano tutti confermati: restano dunque la cerimonia degli Ambrogini, così come l'apertura della stagione della Scala, con il Don Giovanni già in cartellone. Il vicepresidente del consiglio comunale, Andrea Fanzago (Pd) taglia corto: «Non si salva il Paese azzerando le tradizioni. La festa di Sant'Ambrogio ha un significato profondo per la città e non vedo come si possa rinunciare agli appuntamenti che coinvolgono tutti i milanesi». Poi, attacca: mi stupisce che la Lega, abilissima a trovare tutti i pretesti per difendere le nostre tradizioni, voti una norma che, tra le altre cose, di fatto cancella un rito ambrosiano. E mi stupisce lo facciano anche il consigliere e parlamentare De Corato, il cattolico vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi e tutti gli altri parlamentari milanesi del centrodestra». 

Passa all'azione la Lega, con il capogruppo Matteo Salvini che annuncia la nascita di una pagina Facebook «Giù le mani da Sant'Ambrogio», battezzata giusto il sette settembre «perché abbiamo tre mesi di tempo per salvare la nostra festa». Salvini è categorico: «Non mi interessa il colore politico di un governo. Può essere di centrodestra o centrosinistra, cattolico o ateo, ma le sorti di un Paese non passano attraverso Sant'Ambrogio. Lo dico da leghista, ma prima ancora da milanese». Via alla pagina di protesta, dunque: «E se raggiungeremo molti contatti, li porteremo a Roma. Anche perché, tra le altre cose, Ambrogio è molto più santo di Pietro e Paolo...». 

Il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli puntualizza che «la volontà emersa alla riunione dei capigruppo è quella di non entrare nel merito della manovra nazionale, ma di sottolineare l'unicità del caso Milano». «Il giorno di Sant'Ambrogio - Masseroli - rappresenta un momento unico per tutta la città. Toglierlo significa togliere attrattività e redditività: anche dal punto di vista economico, perché con tutti gli eventi che ci sono, la città comunque vive e rende». Ma non è solo la politica a voler conservare i riti. Le scuole milanesi potranno contare sul principio dell'autonomia per poter decidere di non modificare i calendari già fissati, che prevedono la chiusura delle aule il giorno 7. E la Diocesi dovrebbe confermare la Messa solenne del 6 dicembre in Sant'Ambrogio, durante la quale l'arcivescovo rivolge il tradizionale Discorso alla città. Il primo, del cardinale Angelo Scola.


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