martedì 6 settembre 2011

Al via il Giro di Padania, tocca ai corridori Basso e Garzelli tra i protagonisti


Ivan Basso vuole una vittoria di tappa al Giro di Padania (Foto by varesepress/genuardi)

di Francesco Caielli
VARESE Incurante delle polemiche che si sta trascinando dietro da settimane e forte di un parco partenti da corsa vera, prenderà il via oggi da Paesana, in Piemonte, la prima edizione del Giro della Padania. Cinque tappe che toccheranno anche Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto; provincia di Varese protagonista in occasione della terza frazione, che partirà da Lonate Pozzolo. Una lista di iscritti da leccarsi i baffi (nomi sparsi: Basso, Garzelli, Malori, Tiralongo, Goss, Wegelius, Visconti, Pozzovivo, Baliani, Rebellin, Rasmussen) e la benedizione del ct azzurro Paolo Bettini, che ha addirittura chiesto e ottenuto dal patron Renzo Oldani di allungare l'ultima tappa per farne un test decisivo alla vigilia del Mondiale di Copenaghen. Un montepremi di buon livello (ottomila euro al vincitore della generale, 3.100 per chi porterà a casa una tappa) e una fiammante maglia verde Padania per il leader della classifica.

La corsa è stata voluta da Umberto Bossi in persona, che, un anno fa, aveva espresso il suo desiderio: «Voglio il Giro della Padania». Detto, fatto: su spinta del sottosegretario all'Interno Michelino Davico, appassionatissimo di ciclismo, la macchina organizzativa si è messa in moto e il Giro verde ha visto la luce. A occuparsi della parte sportiva è stata e sarà la Alfredo Binda, varesinissima società che da anni organizza (bene) la Tre Valli e nel 2008 ha dato vita (benissimo) ai Mondiali di Varese.

Ed è proprio il presidente Renzo Oldani a sgombrare il campo da ogni polemica: «Noi - ha detto - con la politica non abbiamo mai avuto nulla a che vedere, e non vogliamo certo iniziare ora. Quella che parte oggi è una corsa ciclistica che appassionerà tanta gente, sarà spettacolare e avvincente, e sarà l'ultimo banco di prova prima dei Mondiali».

Eppure le discussioni ci sono state, e nemmeno poche: il primo a farsi sentire era stato il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che aveva scritto una lettera a Coni e Federbici chiedendo di bloccare la corsa padana. Poi ha detto la sua anche un gruppo di artisti che ha annunciato che in occasione dell'ultima tappa dipingerà sulla strada centinaia di croci bianche in segno di dissenso. Ultimo in ordine di tempo il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi: ha annunciato che il gruppo non potrà transitare dalla sua città, passaggio previsto in occasione della terza tappa, dopodomani.

«Mi dispiace che si sia scatenato questo putiferio - continua Oldani - perché a me piacerebbe che si parlasse solo di sport: per la prima volta la Binda si trova a organizzare una corsa a tappe. E io sono troppo contento per questa opportunità, e troppo occupato negli ultimi preparativi, per badare alle polemiche. Spero che tutto vada bene, e che eventuali proteste non intralcino il lavoro dei corridori e non rovinino la festa».

Restano le “padanate”: quella maglia verde, era proprio il caso? «La maglia verde - conclude Oldani - al Giro d'Italia è quella del miglior scalatore, al Padania sarà quella del leader nella generale. Tra le altre cose, alla maglia verde è legato un programma di beneficenza che andrà ad aiutare bambini nei Paesi disagiati: bambini non padani». Via alla corsa, dunque, anche se chi ha ideato il Giro verde forse si augura che non vinca Giovanni Visconti. Siciliano, correrà con la maglia tricolore di campione italiano: vederlo sul podio, sarebbe troppo.

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