venerdì 10 febbraio 2012

Olimpiadi, torta da dieci miliardi. Sarà un'altra grande mangiatoia?

Una spesa pubblica gigantesca. Tra candidatura, impianti, strade, alberghi e il resto. Le varie cricche sono già pronte a buttarsi. Forti dei precedenti del 2006 e del 2009. Sarà un'altra grande mangiatoia?
La vela di Calatrava a Tor Vergata. Foto di Lorenzo MaccottaLa vela di Calatrava a Tor Vergata. Foto di Lorenzo Maccotta
La macchina dei grandi eventi è di nuovo in azione. Come negli anni ruggenti di Guido Bertolaso e Angelo Balducci, prima della grande crisi. Non c'è solo l'austerity a minacciare le casse dello Stato. Adesso spingono il presidente del Consiglio a firmare un impegno di spesa colossale che andrà a gravare su tutti gli italiani: l'organizzazione delle Olimpiadi a Roma nel 2020. Al premier Mario Monti chiedono di sottoscrivere la dichiarazione di sostegno del governo alla candidatura della Capitale.

La decisione è in calendario per martedì 14 febbraio e il 15 scade il termine per presentare la domanda al Comitato olimpico. Ma se va male questa volta, la promessa è di riprovarci con i Giochi del 2024. Secondo il preventivo, comunque mai rispettato fin dallo scandalo degli stadi d'oro di "Italia '90", sono 8 miliardi e 200 milioni che lo Stato deve garantire. Sommati al miliardo e 600 milioni da stanziare per l'ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino, fanno quasi 10 miliardi. Un'occasione per rilanciare l'immagine del Paese, secondo i sostenitori. Certo, ma a patto di non ripetere gli sprechi del passato. 

Già soltanto a parlarne si paga. Il comitato Roma2020 istituito per l'occasione ha calcolato un acconto iniziale di 42 milioni. Soldi pubblici e privati. Un terzo è destinato alla promozione della "domanda per candidarsi", la fase uno. I due terzi verranno invece spesi per sostenere la candidatura vera e propria, la fase due. Inutile dire che la maggior parte di questi costi è a carico pubblico: "Il budget", è scritto nella proposta di candidatura, "sarà finanziato... da parte del Comune di Roma, della Regione, della Provincia e di altri soggetti pubblici". Insomma, soltanto per predisporre il virgolettato riportato qui sopra, appaltare i sondaggi, girare gli spot pubblicitari, aprire il sito Internet e così via, se ne andrà qualche decina di milioni. 

Quanti insegnanti, quanti medici, quanti ingegneri, quanti ricercatori si possono formare o assumere con 42 milioni? Pensare di bruciare una cifra così forte soltanto per la promozione e senza la certezza del risultato è un gioco d'azzardo. Ovviamente l'azzardo è a carico dei cittadini, visto che i giocatori di questa partita non rischiano nulla. 

Non ci rimette niente Gianni Alemanno, sindaco della Capitale e vicepresidente del comitato promotore. Poco importa che il suo Comune abbia appena dimostrato di non avere nemmeno i soldi per comprare sale e pale e affrontare la grande nevicata della scorsa settimana. E non ci rimette nulla la solita lobby trasversale dei grandi eventi. La stessa di sempre. 

Al centro nel senso dello schieramento politico, come primo firmatario della mozione che affida al sindaco il mandato di ospitare i Giochi, il senatore Francesco Rutelli che, a proposito di controllo dei conti, nel suo partito non sta brillando per efficienza. A destra il numero due nel governo di Silvio Berlusconi, l'ex sottosegretario Gianni Letta, presidente onorario di Roma2020. E tra gli iscritti al comitato promotore, Giovanni Malagò, presidente per l'organizzazione dei Mondiali di nuoto nel 2009 a Roma, l'ultimo evento che ha disseminato colate di cemento in nome dello sport.
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