sabato 10 novembre 2012

La spending review della Spagna: basta spesa sanitaria per i clandestini

di Riccardo Ghezzi
La Spagna non ha mostrato alcuna indecisione sulla spending review: lo scorso aprile l’esecutivo del premier Mariano Rajoy ha varato il decreto che prevede un taglio di ben 10 miliardi alla spesa destinata a sanità e istruzione.
Tra questi tagli, alcuni sono destinati a fare discutere. O, perché no?, ad essere presi come esempio: tra i più clamorosi, sarà eliminata la tessera sanitaria per l’assistenza di base agli immigrati senza permesso di residenza o di lavoro.
L’assistenza sanitaria pubblica sarà tuttavia garantita ai minori, alle donne in stato di gravidanza e ai malati cronici. Con una importante postilla: la fattura dei costi sostenuti per le cure sarà trasferita ai Paesi d’origine.
Gli immigrati irregolari che vorranno continuare ad essere coperti dall’assistenza sanitaria pubblica dovranno versare una quota annuale pari a 710,49 euro, che sale a ben 1864,80 per gli over 65: addirittura il doppio di un’assicurazione sanitaria privata.


Inutile dire che il provvedimento ha fatto e farà discutere: è già pronto un ricorso alla Corte Costituzionale annunciato dalla comunità autonoma dell’Andalusia, non certo l’unica a ribellarsi. Il governo basco dovrebbe seguire la medesima strada, forte anche della completa autonomia in materia di servizi e assistenza sociale.
In totale, sono cinque le regioni ribelli che stanno pensando a come non applicare la misura varata dall’esecutivo nazionale: Andalusia, Asturie, Paesi Baschi, Canarie e Catalogna. Ribellioni indotte da ragioni di “separatismo”, ma anche politiche: in nessuna di queste comunità autonome governa il Partito Popolare di Mariano Rajoy. Andalusia, Asturie e Paesi Baschi sono governate dal Psoe, le Canarie da Coaliccion Canaria e Psoe, la Catalogna da Convergencia I Union.
C’è da dire che in queste cinque regioni risiede all’incirca la metà degli stranieri che sarebbero colpiti dal provvedimento, stimati dal governo in poco più di 150.000 unità. In caso di ribellione portata fino in fondo, il risparmio garantito dalla misura dell’esecutivo centrale sarebbe assai ridimensionato, costringendo probabilmente il premier Rajoy e i suoi ministri a studiare alternative.
Secondo alcune associazioni per la difesa dei diritti degli immigrati, gli stranieri che rischiano di perdere l’assistenza sanitaria sarebbero invece ben 578.712: a tanto ammonterebbe il numero dei migranti che figurano nelle statistiche ufficiali come residenti in Spagna senza autorizzazione.
Un migliaio di medici di base ha già sottoscritto un appello all’obiezione di coscienza, per non sospendere le cure nonostante il divieto.
La spending review è una necessità, ma se si tratta di stranieri privi di permessi di lavoro e di residenza c’è già chi è pronto a disobbedire. Anche in Spagna il “politicamente corretto” la fa da padrone.

http://www.qelsi.it/2012/la-spending-review-della-spagna-basta-spesa-sanitaria-per-i-clandestini/

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