venerdì 11 novembre 2011

«L' opposizione è bella» Bossi fa risorgere la Lega di «Roma ladrona»

MILANO - Luca Zaia, in mutande, sotto al Leone di San Marco che guarda dritto nelle telecamere e dice: «Guardate come ci hanno ridotto». Il sindaco di Varese, Attilio Fontana, privo di fascia tricolore e accerchiato dalla Polizia - non più indirettamente guidata da Roberto Maroni - che cerca di arrestarlo per i ripetuti atti di disobbedienza civile. I consiglieri regionali che occupano i banchi delle giunte conniventi con «Roma ladrona». Sono soltanto sogni, certo. Raccontati con tono rapito da un alto dirigente leghista. Ma è l' intero Carroccio che da ieri ha ricominciato a sognare. È stato sufficiente che le agenzie e i tg rilanciassero le dichiarazioni di Umberto Bossi: stare all' opposizione «è bello». Meglio ancora: «Stare all' opposizione è più divertente». L' euforia che ha pervaso ieri il corpo leghista di fronte alla prospettiva di tornare all' opposizione di un governo guidato da Mario Monti è difficile da rendere. Forse, la sintesi migliore del sentimento è nella battuta di un dirigente del Carroccio veneto: «È il nostro 25 aprile». La Liberazione: «Per tre anni abbiamo dovuto stare zitti, arrampicarci sui vetri con i militanti, mettere la mordacchia ai nostri sindaci. Ora, se Dio vuole, basta». La giornata leghista si apre con il barometro politico che sembra indicare la prevalenza dell' ipotesi elettorale. Lo stesso Bossi lo dice: «Tendenzialmente, vogliamo andare al voto». Nessuno pensa che ci sia da stappare bottiglie, al di là dell' ostentazione di sicurezza una campagna elettorale da qui a un paio di mesi sarebbe difficile da reggere: «Anzi, da qualche parte rischieremmo le pomodorate» ammette il leghista veneto. E ad ogni buon conto, Roberto Maroni ieri mattina ha convocato i dirigenti del Viminale per annunciare che la macchina del voto forse dovrà essere messa in moto in un periodo senza precedenti. Ma, appunto, la scommessa è quella per «un governo insostenibile». Tanto per preparare il terreno, dunque, è partito il fuoco di fila dei no. A partire da Roberto Calderoli: «La Lega non sosterrà mai, ribadisco: mai, un governo tecnico, di unità nazionale, di tregua, di maggioranze allargate o come diavolo lo si voglia chiamare. Altro non sono che pastrocchi di Palazzo». Qualcuno ieri lanciava il cuore oltre l' ostacolo e addirittura avrebbe voluto cominciare da subito, dicendo no al maxiemendamento che approderà in parlamento nel weekend. Ma è stato lo stesso Bossi a chiarire che il no ci sarebbe soltanto se il provvedimento includesse interventi sulle pensioni o sul mercato del lavoro. In secondo luogo, scherza un deputato, «il governo Monti deve ancora nascere. Non c' è ragione per renderne la gestazione più tormentata». Sarà ottimismo, ma buona parte dei leghisti danno il governo Monti come cosa fatta: «Basterà il nome. Ed ecco che lo spread scenderà, la Borsa darà segnali di ripresa, l' Europa sorriderà e anche Mario Draghi riuscirà a inviare la sua benedizione. Giornali e tivù indicheranno in anticipo i nemici della patria. Ed ecco che le aule forniranno tutti i voti necessari». Anche il Senato? «Anche il Senato». Chi ha colto perfettamente gli umori (non soltanto) della base padana è il ministro Sacconi: «Pdl e Lega dovranno affrontare la crisi di comune accordo conservando nella buona come nella cattiva sorte il valore» dell' alleanza. Che «non può essere messo in gioco per mere ragioni tattiche».
http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/10/opposizione_bella_Bossi_risorgere_Lega_co_8_111110027.shtml

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