venerdì 8 giugno 2012

Sisma, 50 Comuni dichiarano danni. Zaia vogliamo deroghe al patto di stabilità


Il governatore: «Vogliamo deroghe al Patto di stabilità per ricostruire». Secondo la Regione sono almeno 150 gli edifici lesionati. Il decreto non soddisfa

VENEZIA — Nel giorno in cui il governatore Luca Zaia incontra a Bologna il capo dello Stato Giorgio Napolitano insieme ai presidenti di Emilia, Vasco Errani, e di Lombardia, Roberto Formigoni, per il post-terremoto, si scopre che il Veneto ha accusato un colpo molto più pesante di quanto si pensasse. Scorrendo i due elenchi elaborati dalla Regione all’indomani delle scosse degli scorsi 20 e 29 maggio, risultano infatti colpiti circa 150 edifici, tra chiese (e campanili), beni culturali e artistici, scuole, palestre, ospedali, municipi e altri uffici pubblici, cimiteri, case, capannoni, aziende agricole e ditte. Da questa doppia ricognizione, alla base delle delibere con cui Zaia dichiara e poi conferma lo stato di crisi, si evince che la natura si è accanita non solo sul Polesine e sui luoghi di culto di Padova, ma anche sulle province di Treviso, Vicenza e Verona, per un totale di 49 Comuni.
Tanto è vero che gli sfollati sono più che raddoppiati dai 31 iniziali agli attuali 64, ospitati in alberghi della regione. L’elenco dei siti feriti è lungo, perchè alle scuole e alle chiese chiuse in venti Comuni del Polesine e nel Vicentino dopo la prima scossa si aggiungono, in seguito al bis del 29 maggio, crolli e relativa inagibilità di asili, elementari e superiori nel Padovano (Este, Codevigo, Montagnana, Ponso, Battaglia, Carceri, Pontelogno, Arre, Rovolon), nel Trevigiano (Montebelluna e Tarzo), nel Vicentino (Sandrigo) e nel Veronese (Casaleone, Concamarise, Gazzo e Legnago), oltre a crepe in luoghi di culto, problemi all’ospedale di Padova e cedimenti al ponte San Francesco e al cimitero di Este. Una realtà che ieri ha spinto Zaia a dichiarare: «Dire che ci ha soddisfatti il decreto firmato da Napolitano con le indicazioni per la ricostruzione è una parola grande. Vorremmo che il presidente intercedesse con il governo affinchè ci liberi dal vincolo del patto di stabilità e ci lasci investire il miliardo e 312 milioni che questa legge inutile impedisce al Veneto di spendere. Servirebbero a mettere a norma scuola e ospedali».
Il governatore risponde poi alla decisione della Lombardia di aprire le strutture sanitarie ai terremotati di Emilia e Veneto offrendo loro prestazioni specialistiche e farmaci senza il versamento del ticket, con la medesima esenzione concessa ai propri cittadini sfollati o danneggiati dal sisma. Quindi cala il tris: l’assessore all’Economia, Isi Coppola, attraverso «Veneto Sviluppo» ha predisposto linee di credito a tasso zero per le imprese che rischiano il blocco delle attività («utilizziamo i fondi di rotazione per artigianato, Pmi, commercio e servizi, oltre al cosiddetto fondo Polesine. Le aziende possono chiedere un finanziamento da 5 mila a 100 mila euro a tasso zero e rimborsabile in 7 anni»); il responsabile dei Lavori pubblici Massimo Giorgetti ha avviato un’altra ricognizione di scuole, monumenti ed edifici lesionati; il referente per la Protezione Civile, Daniele Stival, ieri ha formulato in 10 milioni una prima conta dei danni con i sindaci dei Comuni polesani coinvolti. «La Regione ha stanziato 500 mila euro per le somme urgenze— precisa l’assessore — ma poi ci vorrà l’intervento del governo, al quale invieremo la lista dei danni».
La catena di solidarietà si allunga ai privati, con le imprese veronesi che mettono a disposizione i propri capannoni per dare continuità alle attività produttive dell’Emilia e Confcommercio, che adotta tre campi in Emilia. Sempre in tema di stima dei danni, mentre il governo prolunga lo stato di crisi dal 21 luglio al 31 maggio 2013, il direttore regionale per i Beni culturali, Ugo Soragni, ha istituito l’Unità di crisi deputata a rilevarli e a predisporre interventi urgenti. Il primo, del valore di 100 mila euro, riguarda la messa in sicurezza del campanile di Ficarolo. Da ieri è invece agibile il tunnel che nella basilica di Sant’Antonio a Padova consente di nuovo l’accesso ai fedeli alla cappella delle reliquie dopo il distacco di un pezzo di affresco da una volta.

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