venerdì 8 marzo 2013

Che ci facevano i manifesti di Ambrosoli nella sede leghista?


Il racconto di un militante che ha scoperto il segreto: alcuni alleati li attaccavano di nascosto a pagamento

Sabotaggio, ma siete pazzi?”. Immaginate una sera di campagna elettorale, in via Sacco a Varese, nella sede del comitato per Maroni. Quella notte un assessore del carroccio era rientrato alla base, confidando nel caldo rifugio della sede leghista. E invece, una volta che la porta era stata chiusa erano spuntati davanti a lui i manifesti di Ambrosoli,  l’avversario. La circostanza è proprio divertente, e ancora più simpatico, immaginate, è stato ascoltare di nascosto dalla viva voce dell’assessore leghista la storiella, mentre l’altro collega assessore rideva, con le lacrime agli occhi. Ebbene, dopo la scoperta, l’ispezione ha inizio: i manifesti non sono pochi, ma tanti, e anche di più. Ambrosoli, Ambrosoli, Ambrosoli. L’assessore è spaventato, le pensa tutte, il tradimento, un equivoco, un furto, la digos. E invece. Fa qualche telefonata e cosa scopre? I sostenitori di un candidato della lista “Maroni presidente”, nella fattispecie pare fossero quelli di Luca Ferrazzi (peraltro eletto, con pieno merito) erano così bene organizzati che hanno anche avuto una commessa dalla lista Ambrosoli per attaccare i loro, a pagamento. “Ma davvero?” gli chiede il collega. “Orco boia…veeeerooo” gli fa l’altro. Un po’ attaccavano i loro, un po’ quelli del nemico, ma facendosi pagare. E dove li nascondevano? Nella sede della Lega. Geniale.


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