mercoledì 23 maggio 2012

E ora arriva il partito dei gay


Il simbolo è top secret, ma l'idea è già in fase avanzata: una lista che nasca dal movimento omosessuale e parli a tutti di libertà individuali. In coalizione con chi? Con nessuno, perché i suoi promotori sono contro tutti i 'partiti bigotti'
(22 maggio 2012)
Gossip? Progetto politico? Ennesima sparata? Chissà. Fatto sta che, nel fuggi fuggi generale dei cittadini e dei politici dal vecchio e ormai poco attraente "partito", da tempo scritto con la p minuscola, c'è chi invece va controcorrente. Già. Mentre politologi, sociologi, editorialisti, leader in disarmo analizzano il voto delle amministrative e registrano la sconfitta del sistema politico della Seconda Repubblica, incassando la vittoria di Beppe Grillo e dei non-votanti, i gay pensano che sia la volta buona per scendere in campo con un proprio simbolo. 

A mobilitare le truppe e lanciare l'idea di unGay Party, che possa correre con un proprio simbolo alle elezioni politiche del 2013 è il Gay Center di Roma. Sigla che scatena sempre e puntualmente il dibattito - anzi lo scontro - nel pianeta gay italiano. Una polemica antica, che si rinnova mese dopo mese. E aggiunge particolari. Da una parte l'Arcigay nazionale di Paolo Patanè, dall'altra il circolo di Roma e ancora il portavoce diGay Center Fabrizio Marrazzo, espulso dall'Arcigay (anche se il ricorso in Tribunale dà ragione a lui). 

In questa polemica fra gruppi la benzina è, proprio come per la politica tradizionale, un elenco di spese, rimborsi, sedi, ecc. Ultima in ordine di tempo la "base romana" di Arcigay nazionale: un appartamento al Colosseo preso in affitto come sede di rappresentanza al costo di parecchie decine di migliaia di euro l'anno. Secondo l'associazione una indispensabile struttura politica, secondo i "nemici" un pied-à-terre. 

In questo clima che precede di pochi mesi il congresso nazionale dell'Arcigay, ecco l'ultima trovata. Forte di alcuni sondaggi (ma i bene informati parlano di un nuovo test specifico che l'associazione starebbe per commissionare ad analisti vicini, udite udite, a Silvio Berlusconi), Fabrizio Marrazzo si preparerebbe a coniare un simbolo di partito che porti bene in vista la parola incriminata, quella che spacca la politica italiana e che nessuno osa davvero pronunciare: GAY. 
Niente matrimoni, niente Pacs, niente legge contro l'omofobia, ripetono i promotori. Anni buttati. Fallimenti a catena. Stritolati da un Parlamento omofobo e alla perenne ricerca dei fantomatici voti moderati, che poi equivalevano a ricatti sui temi etici e dei diritti civili. Ora l'aria - ripetono al Gay Center - è cambiata. E snocciolano cifre. «Il 62% degli italiani sono favorevoli che una coppia gay che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata. Il 43,9% concordano con l' affermazione che é giusto che una coppia omosessuale si sposi se lo desidera. Questi dati Istat danno la sveglia alla politica. Adesso non resta che sondare il favore degli italiani per un Partito gay, visto che i partiti oggi in Parlamento non sanno rispondere a queste istanze», dice Marrazzo, portavoce del Gay Center. 

Ma come sarà questo Pg, Partito Gay? Una specie di Arcigay che finisce sulla scheda elettorale? Nulla di tutto questo, a sentire loro. Che hanno un'idea tanto bislacca quanto antipolitica, vista l'aria che tira nel Paese. 

Il simbolo e il progetto vero e proprio restano top secret, ma chi ci lavora non starebbe guardando a sinistra. Anzi. Il modello che più attira i fondatori del Gay Party è un inedito mix fra le civiche alla Beppe Grillo e la Forza Italia del primo Berlusconi. 

Una specie di "Forza Gay", dice qualcuno, che parli a chiara voce di libertà individuali, abbatta i moralismi e le bigotterie della politica italiana. A partire dal processo Ruby. Sono molti infatti a pensare che il nuovo partito gay non dirà affatto quel che ripetono da mesi a sinistra sul tema dell'utilizzatore finale. E che difenderà Ruby Rubacuori non in quanto vittima del drago, ma in quanto libera di disporre del suo corpo. 

Un bel cortocircuito nel pianeta dell'associazionismo gay, in gran fibrillazione per le elezioni politiche in avvicinamento e, appunto, per il congressone di Arcigay che vedrà contrapposte almeno due mozioni e due visioni del futuro dell'associazione. Tutti a caccia di facce nuove per rappresentare le istanze degli omosessuali italiani nelle istituzioni. Omosessuali che, questo ormai è chiaro, non votano tutti dalla stessa parte. E - proprio come i grillini - spesso manifestano un'insofferenza bipartisan verso i partiti tradizionali, che hanno sempre boicottato le loro istanze.

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