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giovedì 7 aprile 2011

PERMESSI TEMPORANEI PER CHI VUOL ANDARE IN EUROPA E RIMPATRIO PER I SOGGETTI SOCIALMENTE PERICOLOSI

Il premier Silvio Berlusconi ha firmato oggi il decreto che prevede il rilascio di un «permesso di soggiorno temporaneo per protezione umanitaria» ai circa 26mila immigrati arrivati da gennaio dalla Tunisia e il documento consentirà loro di lasciare l'Italia. Sono esclusi i «soggetti socialmente pericolosi» (destinatari di un provvedimento di espulsione già notificato o denunciati) che invece saranno rimpatriati presto in nord Africa.
A questo punto, spiega Maroni, la Francia deve cambiare atteggiamento e abbandonare la sua «ostilità», dando seguito invece alla «libera circolazione in area Schengen», che «è garantita da regole che devono essere applicate». Il ministro dell'Interno è intervenuto oggi in un'informativa alle Camere sull'emergenza immigrazione e sull'accordo con la Tunisia, iniziata con un minuto di silenzio per la sciagura in mare della scorsa notte a sud di Lampedusa.

Il titolare del Viminale ha spiegato che «la stragrande maggioranza» degli immigrati arrivati in Italia hanno «mostrato la volontà di recarsi in Francia o in un paese europeo» e che «l'iniziativa del governo consentirà loro di di girare nei paesi dell'area Schengen». Sui permessi e sulle parole di Maroni è ora attesa una presa di posizione dell'Unione europea e soprattutto della Francia, che aveva fatto capire di non ritenerli sufficienti per una libera circolazione in Europa, e quindi nel suo territorio. «E' sbagliato farci la guerra», ha precisato Maroni, annunciando che sulla questione «domani incontrerò il ministro dell'Interno francese per trovare un accordo, se sarà possibile», e «per definire un sistema di intervento comune che coinvolga tutti i paesi europei».

A livello nazionale la novità della riunione di ieri sera a palazzo Chigi con le Regioni è «il passaggio dalla fase emergenziale acuta vissuta fino a oggi a una programmazione che ci consente una gestione più efficace dell'immigrazione clandestina, attraverso il coinvolgimento della Protezione civile nazionale e regionale». Maroni ha anche fornito i numeri aggiornati degli sbarchi (390 dall'1 gennaio, con 25.867 persone arrivate: «23.352 arrivati sulle Pelagie, di cui 21.519 sedicenti tunisini provenienti dal sud della Tunisia. Circa 2.300 i rifugiati, arrivati tutti dalla Libia») e ha annunciato che in base all'intesa firmato a Tunisi martedì «tutti i cittadini tunisini che arriveranno in Italia dalla firma dell'accordo saranno rimpatriati: la Tunisia lo ha accettato», ora «sulla carta l'accordo c'è, si tratta di farlo applicare ed è compito del governo».

Infine Maroni ha fatto appello all'Unione europea affinchè contribuisca a «chiudere i rubinetti» e aiuti a «gestire questo fenomeno epocale»: l'Ue deve fare un «salto di qualità», pensando a «accordi bilaterali con i singoli paesi» in particolare «sulla prevenzione, sviluppando politiche di aiuto economico e rilanciando la cooperazione internazionale. Qualcosa di concreto è stato fatto, ma non è sufficiente: l'Unione assuma quel ruolo di protagonista e non solo di coordinamento che finora è mancato». La Francia sembra però intenzionata a voler proseguire sulla linea dura. Il ministero dell’Interno di Parigi ha inviato infatti a tutti i prefetti del Paese una circolare in cui ricorda cinque regole molto rigide per l’ingresso in Francia da «un paese terzo» membro dello spazio Schengen.

La circolare spiega che gli immigrati provenienti da un paese Schengen «possono effettuare in Francia soggiorni che non superino i tre mesi» ma devono rispettare diverse condizioni: essere in possesso «o di un documento di soggiorno valido emesso da uno stato membro dello spazio Schengen e del proprio passaporto», «o di un’autorizzazione provvisoria di soggiorno valida, emessa da uno stato membro, accompagnata da un documento di viaggio emesso dallo stesso stato membro». «In ognuna di queste ipotesi, questi titoli di soggiorno e autorizzazioni provvisorie di soggiorno - viene spiegato ai prefetti - sono accettabili soltanto se notificate alla Commissione europea dallo stato che li ha emessi». Oltre a «un documento di soggiorno valido» e «un documento di viaggio valido riconosciuto dalla Francia», gli stranieri interessati devono «giustificare di avere risorse sufficienti» e di «non rappresentare con la loro presenza in Francia una minaccia per l’ordine pubblico». I prefetti sono invitati a «verificare se le cinque condizioni sono tutte soddisfatte. In ogni altro caso, gli stranieri vengono riconsegnati allo stato membro di provenienza».

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