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domenica 10 aprile 2011

BRESCIA: Adro, La denuncia della Lega Nord: "Basta soldi agli immigrati"

Un'assemblea pubblica per ribadire il criterio della residenzialità. Il sindaco di Adro non ha usato giri di parole per parlare della prepotenza dei nuovi arrivati.

Oscar Lancini, sindaco leghista di Adro (Brescia) Ap / Lapresse
Oscar Lancini, sindaco leghista di Adro (Brescia) Ap / Lapresse

Brescia, 10 aprile 2011 - La residenzialità come criterio essenziale per l’accesso ai servizi sociali. Questa la formula invocata a gran voce dalla Lega Nord bresciana nell’assemblea pubblica al Museo della Mille Miglia. Il nome dell’incontro d’altronde valeva più di mille parole: “Prima i nostri”, vale a dire: chi risiede e paga le tasse accede a sussidi e case popolari, altrimenti niente da fare. Tra gli invitati, ha rubato la scena Oscar Lancini, sindaco di Adro, che ha messo sul tavolo le questioni del fondo affitti e del bonus bebè rivolto solo agli adrensi, provvedimenti affossati dal tribunale del Lavoro in seguito al ricorso di Cgil e fondazione Piccini. «Il risultato - ha tuonato Lancini – è che ora è che chi avrebbe diritto a tali sussidi per dignità e pudore non ha più neanche coraggio di chiedere, mentre chi è arrivato ieri e ha ancora la valigia aperta batte i pugni sul tavolo dell’assistente sociale».

Una prepotenza intollerabile per il sindaco di Adro che però ammonisce: «Ormai il cittadino se n’è accorto di queste storture e quando sarà chiamato alle urne metterà la croce su Alberto da Giussano». Non ha usato giri di parole anche il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi che parlando del bonus bebè per i nuovi nati da coppie italiane (respinto recentemente anche nell’ultimo ricorso) ha commentato: «Il giudice del lavoro che ha emesso la sentenza è comunista, siamo andati a trovarlo e alle sue spalle aveva un ritratto di Che Guevara». Per il vicesindaco, la città, reduce dalla logorante “protesta della gru”, ha bisogno ora di un nuovo “patto sociale” basato su due punti nodali: «Uscire dall’assistenzialismo verso gli stranieri, alcuni percepiscono sussidi da 15 anni, e spostare gli stanziamenti verso i nostri giovani perché ora c’è un rapporto di un nato italiano ogni tre stranieri».

Il capogruppo della Lega a palazzo Loggia Nicola Gallizioli, per riequilibrare la bilancia dei servizi sociali in favore dei bresciani, ha avanzato invece la proposta di rivedere la formula per il calcolo del reddito Isee (“visto che favorisce sempre gli extracomunitari, creiamo degli Isee locali, comune per comune”) e di chiedere il requisito della residenzialità per l’accesso ai servizi sociali invece della cittadinanza italiana. Un criterio quest’ultimo sistematicamente bocciato nella lunga serie di battaglie legali sollevate da Camera del Lavoro di Brescia, Asgi e fondazione Piccini.

di Paolemilio Bonzio

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