mercoledì 9 marzo 2011

Lo strappo della Lega spaventa il Pdl

Il Carroccio minaccia la corsa solitaria a Pavia, Treviso
e Ravenna. Verso un candidato lumbard a Bologna

MARCO ALFIERI

MILANO
«Ci sono dei casi in cui le persone che ci presenta il Pdl sono inadatte. I miei locali non accettano», sibila Umberto Bossi. «Berlusconi è un alleato fedele, in linea di massima faremo accordi», ma «vedremo lista per lista...».

Eccolo il passepartout bossiano per tenersi le mani libere e andare alla conta alle amministrative di maggio, «suggellando il bacio della morte al Pdl», come si azzarda un esponente Pd un filo ottimista. Se lo schema bossiano è chiaro - insieme al Pdl a Milano, Torino, Bologna e tendenzialmente negli altri comuni capoluogo e nelle province al rinnovo - il diavolo leghista si annida al solito nei dettagli. Così quella frasetta buttata lì dal Senatur - «ci sono candidati inadatti» - potrebbe aprire la strada a tutta una serie di deroghe anche in centri maggiori, destinate ad infiammare il rush finale sulle liste elettorali.

Basta farsi un giro nelle province del Nord per capire come la partita sia fluida. Nelle 7 regioni padane (Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Fvg e Emilia Romagna) andranno al voto 3 province (Mantova, Pavia e Treviso) e 527 Comuni tra cui 11 capoluoghi (Torino, Novara, Savona, Varese, Milano, Rovigo, Trieste, Bologna, Pordenone, Rimini e Ravenna) e 27 centri sopra i 15 mila abitanti.

In Lombardia, ad esempio, ci sono incendi in corso a Pavia e Desio, che non è esattamente capoluogo ma la capitale della Brianza produttiva diventata, dopo i fatti di ’ndrangheta, un caso nazionale. Nella provincia pavese, infatti, la Lega continua a frenare sull’ipotesi di un Poma bis (il presidente Pdl uscente). «Mai più con Vittorio e gli uomini legati ad Abelli», è il mantra di quel pezzo di Lumbard che fa riferimento a Roberto Mura e Angelo Ciocca, il consigliere regionale campione di preferenze. Tradotto: se i berluscones lo ricandidano (o ricandidano un abelliano), i padani andranno da soli. Sullo sfondo le inchieste di ’ndrangheta che hanno travolto esponenti vicini all’ex zar della sanità lombarda.

Certo, la pressione da via Bellerio è di andare insieme agli alleati, ma quel bossiano «ci sono persone inadatte», sembra calzare a pennello al caso Pavia. E al caso Desio, dove a novembre la Lega ha votato insieme al Pd una mozione per sciogliere la giunta forzaleghista, chiacchierata per collusioni ’ndranghetiste. Il Carroccio, con il segretario cittadino Ettore Motta, spinge per un profilo autonomista dal Pdl su temi come legalità e pianificazione del territorio. Nel frattempo Renato Farina, l’ex agente «Betulla», attuale commissario cittadino del Pdl, ha proposto una candidatura possibilmente unitaria, Pia D’Andrea. La Lega però frena e vuol correre da sola.

In Veneto, mentre si sta divorando sui congressi provinciali, il Carroccio punta alla corsa solitaria a Treviso provincia per completare il cappotto 2010, quando Zaia diventò presidente della regione guidando il sorpasso sul Pdl. Nella Vandea del governatore due consiglieri provinciali Pdl uscenti sono passati con il Carroccio (Marostica e Marson), un assessore starebbe per farlo (Michele Noal). Ma soprattutto i sondaggi danno la Lega al 50% e i cugini del Pdl sotto il 10. Il resto potrebbe farlo la lista civica «Razza Piave», cavallo bianco in campo rosso, presentata l’altro giorno a Cimadolmo, il paese dei camionisti, in appoggio al presidente padano ricandidato, Leonardo Muraro. Una formazione fatta apposta per succhiare altri consensi ad un Pdl trevigiano in via d’estinzione.

Ma ci sono tensioni anche in Romagna, la nuova frontiera del Carroccio. Qui si voterà in 8 Comuni tra cui Rimini e Ravenna. «Il consiglio nazionale all’unanimità ha chiesto al Federale la deroga per correre da soli nei due capoluoghi», tuona Gianluca Pini, il deputato leghista del territorio. «Il Pdl non è affidabile, è diviso al suo interno e poi a Ravenna propone un candidato che vuole la moschea, come si fa...».

A Bologna, infine, confermata la corsa unitaria, la sorpresa potrebbe arrivare dal colore del candidato. Non un pidiellino come a Torino e Milano, bensì il leghista Manes Bernardini. Sarebbe una prima assoluta, nell’Emilia rosso sbiadita.

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