sabato 12 marzo 2011

COTA: Non si può giocare con la gente. Non possiamo tollerare che ospedali e strutture sanitarie vengano utilizzate per strumentalizzazioni politiche

Nel mirino dell’Avvocatura regionale, per quanto riguarda la riforma sanitaria, sono finiti medici, giornalisti, politici e sindacalisti

Giro di vite del governatore,
allertati gli avvocati. «Per attaccarmi c’è chi specula
sulla pelle della gente»

MAURIZIO TROPEANO
TORINO

L’idea che qualcuno possa interpretare la sua decisione come un’intimidazione lo fa andare su tutte le furie, anche se il presidente della Giunta regionale, Roberto Cota, ammette che «è arrivata l’ora di avvisare tutti i naviganti, giornalisti, politici, medici sindacalisti: non si può giocare con la gente. Non possiamo tollerare che ospedali e strutture sanitarie vengano utilizzate per strumentalizzazioni politiche e per creare tensione sociale».

Da ieri, così, l’Avvocatura regionale è stata incaricata dalla giunta di centrodestra di «intraprendere le opportune azioni di tutela legale rispetto a notizie inesatte e a pratiche diffamatorie in tema di sanità». La legge prevede già la possibilità di tutela attraverso la querela, ma Cota ha deciso di fare un passo in più annunciando preventivamente il controllo su tutto quanto detto e scritto in materia sanitaria: «Nessun limite alla libertà di critica o di parola, ma ognuno si dovrà assumere la responsabilità delle sue affermazioni e di verificare la loro correttezza».

L’eventuale azione legale sarà decisa dalla giunta dopo un monitoraggio di articoli, pubblicazioni e volantini, perché «non possiamo accettare che ci sia chi afferma che se un paziente muore in un ospedale è colpa della riforma sanitaria». Il governatore ha investito molte delle sue fortune politiche nella riforma della sanità, tanto da esporsi in prima linea anche con blitz nei pronto soccorso e in strutture ospedaliere. La Lega Nord accompagna questa sua azione con manifesti e altre iniziative che promettono «meno sprechi, più servizi». Una scommessa da vincere a fronte di un piano di rientro che prevede tagli alle spese per 150 milioni. Tagli che non «sono una scelta discrezionale ma una necessità imposta da chi non ha provveduto a gestire il debito nella passata legislatura». La giunta di centrosinistra, per intenderci.

Ma questi ragionamenti sono difficili da spiegare alla gente comune e le proteste arrivano anche dai territori (il Cuneese) che tradizionalmente sono un bacino elettorale per il centrodestra. Una situazione difficile che il Pd cerca di sfruttare con una campagna incentrata sui tagli dei servizi. Da qui la necessità di «un’operazione verità» per evitare che la riforma diventi il parafulmine da utilizzare per scaricare le criticità, che pure esistono, ma che «vengono sistematicamente stravolte confondendo le cose». Esempi? Uno per tutti: «Ci sono arrivate segnalazioni di cittadini che si sono sentiti dire dal medico curante che non si possono fare le mammografie per colpa della riforma. Peccato che le nuove regole erano state decise dalla giunta Bresso. Simili falsità non saranno più accettate».

Reschigna, capogruppo Pd, attacca: «Cota invece di confrontarsi con il mondo della sanità e con i territori minaccia azioni legali contro tutti coloro che non dicono quello che piace a lui». E Artesio (Fed) aggiunge: «Cota vuole mettere sotto silenzio giornali, operatori sanitari e opposizioni».

Nessun commento:

Posta un commento