Dal Cadore al Vicentino. Il Senatur: «Tagliare le Province? Non si risparmia. La colpa è di Bankitalia che non vuole bene a questo governo»
Bossi a Schio (Galofaro)
SCHIO (Vicenza) - La mazurca estiva dei Santamonica, che trascina in pista ballerini agé dal passo leggero, aiuta a risollevare il morale del popolo leghista, deluso e amareggiato da questa estate tormentata dallo spread ma comunque deciso a dimostrare al Capo che «i veneti sono ancora con lui», nonostante tutto e tutti. Prova d’affetto e di fedeltà quanto mai necessaria, quella della sagra padana di Schio, una delle capitali del Veneto tutto sudore e partita Iva, dopo l’infelice «due giorni» cadorina di Umberto Bossi, trascorsa da recluso volontario all’hotel Ferrovia di Calalzo e chiusa con un’improvvisa partenza (fuga?) nel cuore della notte. Il piazzale asfaltato è affollato e sono tutti qui solo per lui, per il Capo, mentre i colonnelli si rincorrono tra le salamelle: «L’hai sentito? Viene? Che fa?». Perché se salta pure il secondo comizio in tre giorni, chi ha il fegato di prendere il microfono sul palco? Il popolo è adorante, ma fin lì. «I nostri militanti non mollano mai - sorride Angelo Chierico, anima del Carroccio del Basso Vicentino - ma i voti non ce li danno mica solo loro... C’è tanta gente, specie tra gli imprenditori, che non nasconde la sua delusione: da questo federalismo, onestamente, ci si aspettava di più».
Il pubblico ulula: «Via le Province». Lui va piatto: «No, sono una questione di identità e non si risparmierebbe nulla. E' venuto un presidente, l’altro giorno, a fare casino in Cadore. Ma non aveva capito che era salvo». Il Senatùr ripete dieci volte «abbiamo salvato le pensioni», «facciamo gli interessi del Nord», «la colpa è di Bankitalia che non vuole bene a questo governo» e assicura: «Ci avete mandato a Roma e noi sappiamo cosa fare: non molliamo!». Ma nessuno si aspetti miracoli dal passaggio della manovra in parlamento: «Abbiamo la crisi che bussa alla porta: è una svolta storica, non una cosa da niente, la gente capisce che l’Italia sta finendo male e bisogna prepararsi al dopo, che per noi è la Padania ». Il pubblico, forse stremato dall’attesa, è tiepido e qualcuno azzarda: «Tagliate Roma, tagliate la politica». Lui se la cava con un «Padania libera!». Poi riprende il refrain dei popoli del Nord, prima di passare il microfono al segretario vicentino Maria Rita Busetti: «Il federalismo ci salverà!». Ma la replica del popolo è raggelante: fischi e rabbiosi «dov’è?», «dov’è?». Arriva?
Nessun commento:
Posta un commento