di Eugenio Bruno e Roberto Turno
L'intento politico è chiaro: far passare il messaggio che, dopo una maxi-correzione dei conti da 47,8 miliardi che ha impattato solo per lo 0,016% sui partiti che si sono visti tagliare appena 7,7 milioni di rimborsi elettorali, chi amministra la cosa pubblica non può essere esente da sacrifici. Dando così seguito, anche se in ritardo, a uno degli slogan lanciati da Pontida un mese fa. Ma il rischio di un effetto spot c'è tutto. Anche per lo strumento prescelto: una legge di revisione costituzionale avrà bisogno di tempi lunghi, mentre le Camere, in un quadro politico traballante, hanno davanti non più di 20 mesi di lavoro vero.
Il testo, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, ricalca non senza novità quello messo a punto un anno fa dallo stesso ministro leghista. A cominciare dagli interventi sul Parlamento. Accanto a una Camera dei deputati, formata da 250 componenti anziché i 630 attuali, compare il Senato federale: sarà eletto a suffragio universale su base regionale in concomitanza con le elezioni locali e avrà anch'esso 250 membri, al posto dei 315 odierni. Contemporaneamente sparisce la circoscrizione estero e viene sancito il principio che l'indennità di onorevoli e senatori sarà «stabilita dalla legge, in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione ai lavori secondo le norme dei rispettivi regolamenti». Si potrà diventare deputati e senatori a 21 anni. E presidente della Repubblica a 40. Il suo supplente, in caso di impedimento, sarà il presidente della Camera.
Per il presidente della Repubblica sono però previste anche altre limitazioni. Non nominerà più i senatori a vita: arrivano invece i «deputati a vita», limitati agli ex inquilini del Quirinale. Potrà sciogliere solo la Camera, «anche su richiesta» del primo ministro. E potrà farlo anche negli ultimi sei mesi del suo mandato: scompare così il cosiddetto 'semestre bianco'.
A lavorare in fabbrica con uno stipendio di 1.000€ al mese e poi vediamo se hanno voglia tutti di fare i politici.
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