domenica 10 aprile 2011

TORINO: La Lega lancia la guerra alla moschea

Proprio di fronte all'ingresso di quella che presto dovrebbe diventare una moschea, la Lega ha aperto un ufficio, inaugurato da Borghezio

ANDREA ROSSI
TORINO

Sulla facciata dell’ex magazzino che presto diventerà moschea sventola un tricolore. L’hanno appeso i marocchini che hanno ottenuto il permesso dal Comune. Tutto intorno si agitano le insegne di Alberto da Giussano, segno che questo lembo di via Urbino, a due passi dai cantieri del passante ferroviario, presto potrebbe trasformarsi in terra di tensioni. «Il quartiere non vuole la moschea e noi siamo con loro», tuona l’europarlamentare della Lega Mario Borghezio. «I veri patrioti non sono quelli che appendono il tricolore al balcone. Sono quelli che difendono i propri confini». In quelle parole c’è tutto quel che sarà tra sette-otto mesi, ora che di fronte alla moschea la Lega ha aperto una sede.

Sbaglia chi la riduce a sezione di partito, buona per la campagna elettorale, anche se con la battaglia anti-moschea la Lega spera di fare incetta di voti nel quartiere. Borghezio, che dell’operazione è ispiratore e regista, la vuole trasformare in un doppione del presidio aperto alcuni anni fa a San Salvario, in cui un volontario sforna pratiche: richieste di contributo, permessi di soggiorno, documenti. Spesso per stranieri. Una contraddizione? Secondo i leghisti no. «Noi rispettiamo chi rispetta il nostro territorio e le nostre leggi», spiega Borghezio.

Il messaggio, però, è chiaro: là dove ogni settimana centinaia di musulmani andranno a pregare la Lega vuole esserci. Dall’ufficio di via Urbino 6 ogni giorno alcune sentinelle sorveglieranno i movimenti dei dirimpettai al civico 5, i marocchini della moschea, forse con l’obiettivo di convincerli a cambiare aria. «Eviteremo che questa diventi una nuova Porta Palazzo», dice Mario Bianchi, leader dei Volontari verdi. «Tutti i giorni saremo qui per difendere la legalità».

Nel Carroccio sperano che non sia necessario. In via Urbino i lavori del centro islamico devono ancora cominciare. E la Lega, oltre che sul territorio, si prepara a dare battaglia nelle aule di tribunale. Il capogruppo in Regione Mario Carossa ha presentato ricorso al Tar contro il permesso di costruire rilasciato dal Comune. «Un sopruso, una palese violazione di legge», attacca insieme con Elena Maccanti. L’associazione La Palma ha appena depositato la propria difesa. «Tutto si è svolto nella massima trasparenza», assicurano Abdellaziz Khounati e il suo legale Emiliano Riba. «Il nostro sarà un centro aperto a tutti, dialogherà con il quartiere». Intanto la Lega cerca di cavalcare le paure di chi nel quartiere abita. Borgo Aurora, porta della periferia Nord, la più disagiata della città.

Il Carroccio non ne fa mistero, alla gente chiede voti per contare di più. Lo fa cavalcando slogan come quello lanciato dal deputato Davide Cavallotto: «Mentre qualcuno pensa alla Gran Torino noi stiamo nelle periferie, che sono un’auto scassata». Chiaro il riferimento a Piero Fassino, che ieri era tra i banchi di Porta Palazzo a parlare con i commercianti, abbozzando un progetto condiviso di rilancio del mercato e della zona.

Al candidato del centrosinistra, che insiste sull’esigenza di riconoscere diritti e «far sentire italiano e torinese chi è nato qui da genitori stranieri», la Lega replica con toni ben diversi: «Primo la nostra gente, poi gli altri se ce n’è. E in questo momento non ce n’è».

Nessun commento:

Posta un commento